L’analisi volumetrica è la procedura o il metodo analitico secondo cui è possibile risalire al titolo (Concentrazione) di un analita in soluzione misurando il volume di una soluzione standard di un opportuno reagente a titolo esattamente noto impiegato nell’operazione. Alla base del procedimento vi è una reazione tra la sostanza detta titolante e l’analita detto titolando o titolato. Il procedimento più comune consiste nell’erogare il titolante con una buretta in una beuta contenente la soluzione incognita; questa tecnica analitica prende il nome di titolazione.
Si basano su diverse reazioni:
Caratteristiche delle titolazioni
Il titolo corrisponde alla concentrazione del reattivo. Come dovrebbe essere ormai noto, la concentrazione può essere espressa in diversi modi (figura a lato).
In precedenza è stato evidenziato che una titolazione viene eseguita mediante lenta aggiunta di una soluzione standard da una buretta ad una soluzione dell’analita fino a che la reazione tra i due non viene giudicata completa.
Ma quando una titolazione può essere giudicata completa?
Ebbene, una titolazione può considerarsi terminata quando gli equivalenti di titolante e di analita sono uguali (punto equivalente).
Il punto di equivalenza è proprio quel punto della titolazione in cui la quantità di titolante aggiunta è esattamente quella richiesta dalla reazione stechiometrica dell’analita.
Il punto di equivalenza costituisce il risultato ideale da ricercare in una titolazione. Ciò che effettivamente si misura è il punto finale attraverso un’improvvisa variazione di una proprietà fisica o chimica della soluzione.
Per tutti i tipi di titolazioni è possibile costruire le curve teoriche di titolazione; queste servono a capire la base teorica dei punti finali e le sorgenti degli errori di titolazione. Esse consistono in un diagramma che ha sull’asse delle ascisse il volume del reagente e su quello delle ordinate una qualche funzione della concentrazione dell’analita o del reagente.
Di norma la curva risultante è una sigmoide, nella quale le osservazioni importanti sono limitate ad una piccola zona (da ±0,1 a ±0,5 mL) intorno al punto di equivalenza.
Il punto di equivalenza di una titolazione è un punto teorico che non si può determinare sperimentalmente. È possibile solo stimare la sua posizione osservando qualche cambiamento fisico associato con la condizione i equivalenza. Questo cambiamento è detto punto finale della titolazione.
La differenza di volume (presa in valore assoluto) tra il punto di equivalenza ed il punto finale costituisce l’errore di titolazione.
Ei = Vep – Veq
Ei: errore di titolazione
Vep: volume effettivo usato per arrivare al punto finale
Veq: volume teorico di reagente richiesto per raggiungere il punto di equivalenza
Il punto finale di una titolazione si evidenzia in genere mediante l’uso di indicatori. Con il termine indicatore si intende un composto, o un sistema costituito da più composti, in grado di subire delle modificazioni facilmente osservabili, generalmente il colore, in funzione dell’ambiente chimico in cui si trova.
Oltre agli indicatori, possono essere adoperati degli strumenti (Chimica Analitica Strumentale) per rilevare il punto di equivalenza. Questi rispondono a certe proprietà della soluzione che cambiano in modo caratteristico durante la titolazione. Fra tali strumenti ci sono i voltametri, gli amperometri, gli ohmmetri, i colorimetri, i pHmetri, i registratori di temperatura o i rifrattometri.
La validità di un procedimento analitico dipende dalla conoscenza della quantità di uno dei reagenti utilizzati. E’ possibile conoscere la concentrazione esattamente nota del titolante.
Si supponga di voler preparare 5,000 L di una soluzione di Na2CO3 (105,99 g/mol) 0,1000 M dallo standard primario solido.
Poiché il volume è espresso in litri si basano i calcoli sulla mole piuttosto che sulla millimole.
Nella maggioranza dei casi, il titolante non è disponibile sotto forma di standard primario. Si utilizza allora una soluzione di titolante avente circa la concentrazione desiderata, per titolare una massa nota di uno standard primario.
Si ipotizzi di voler preparare 1,000L di una soluzione 0,1 M di HCl (36,465 g/mol). L’acido cloridrico non è uno standard primario occorre pertanto preparare una soluzione a concentrazione approssimata e poi titolarla con una sostanza madre (Standardizzazione). L’HCl concentrato puro per analisi, è commercializzato sotto forma di soluzione acquosa, sulla bottiglia del reattivo sono riportati la purezza (37%) e la densità (1,185 g/mL).
È quindi sufficiente prelevare 8.3 mL mediante una pipetta tarata, versare questa soluzione in un matraccio tarato da 1 L e portare a volume mediante acqua distillata. Per quanto detto precedentemente, la soluzione non può essere definita esattamente 0.1 N, ma circa 0.1 N ed è perciò necessario standardizzarla.
Per ottenere il titolo esatto si deve standardizzare questa soluzione mediante una titolazione con uno standard primario come il carbonato sodico.
In questo caso si preleva una quantità di carbonato sodico che contenga un numero di equivalenti sufficienti a far reagire circa 20-25 ml di soluzione da standardizzare, che verrà posta perciò nella buretta. In questo caso il titolante è la sostanza madre solida che, dopo essere stata pesata, si troverà nella beuta, mentre il titolando sarà contenuto nella buretta.
Si supponga di disporre di una soluzione di HCl 0,1 M e di una soluzione a titolo esattamente noto di Na2CO3 0,112 N.
Sapendo che per standardizzare 10 mL di HCl sono stati impiegati 11,2 mL di Na2CO3, quale sarà il titolo esattamente noto della soluzione di HCl?
V1 * N1 = V2 * N2
Dove:
V1: volume del titolante usato
N1: concentrazione del titolante espressa in normalità
V2: volume del titolato
N2: concentrazione del titolato (incognita)
Quindi:
V1: 11,2 mL
C1: 0,112 mol/L
V2: 10 mL
C2: X mol/L
11,2 mL * 0,112 M = 10 mL * X M
X = 0,125 M
E’ molto importante conoscere e sapere applicare correttamente la legge della diluizione delle soluzioni. Si supponga di voler diluire una soluzione 0,1 molare di HCl di 1/10.
Anche in questo caso si applica la formula:
V1 * C1 = V2 * C2
Dove:
V1: X mL
C1: 0,1 M
V2: 100 mL (volume scelto arbitrariamente)
C2: 0,01 M
X mL * 0,1 M = 100 mL * 0,01 M X = 10 mL
Quindi si prelevano 10 mL di una soluzione 0,1 M di HCl con una pipetta tarata, si versano in un matraccio da 100 mL e si porta a volume (fino alla linea di fede) con acqua deionizzata.
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Douglas A. Skoog, Donald M. West F. James Holler; Chimica analitica una introduzione; edizioni EdiSes.