I microrganismi sono entità biologiche caratterizzate da un’ordine delle strutture che li distingue dalla casualità e dal disordine degli oggetti inanimati.
Per mantenere questo ordine c’è bisogno di un costante lavoro che richiede energia.
Tale energia è prelevata dall’ambiente esterno alla cellula e poi impiegata per i lavori cellulari chimici, osmotici, elettrici e poi restituita come calore che, però, non può essere utilizzato come fonte energetica.
L’energia utilizzabile può essere luminosa e chimica. Gli elementi, intesi come “nutritivi”, preventivamente “digeriti” e scissi nelle loro unità costitutive (catabolismo), servono per produrre tale energia (chimica).
Le reazioni chimiche sono catalizzati da enzimi che intervengono sulla velocità di reazione diminuendo la grandezza della barriera dell’energia di attivazione, ossia del livello energetico che devono raggiungere i reagenti perché la reazione possa svolgersi.
Gli enzimi lavorano in catene di reazioni delle vie metaboliche. Esistono enzimi costitutivi delle vie metaboliche che funzionano sempre ed enzimi soggetti a regolazioni di vie metaboliche che non funzionano costantemente. Le vie metaboliche possono essere comprese nel metabolismo che è l’insieme delle reazioni chimiche catalizzate da enzimi e che comprende l’anabolismo e il catabolismo.
Metabolismo microbico e produzione di energia
Catabolismo: degradazione di sostanze chimiche e rilascio di energia (produzione di E). I nutrienti (proteine, polisaccaridi e lipidi) vengono scissi nelle loro unità costitutive.
In base alla fonte di energia che utilizzano, i microrganismi possono essere suddivisi in chemiotrofi (chemiorganotrofi e cremiolitotrofi) e fototrofi (Fig. 1)
Anabolismo: biosintesi, costruzione, sintesi di molecole complesse a partire da componenti più semplici (necessita di energia, consumo energia) (Fig. 2).
Una visione d’insieme del catabolismo microbico
Il catabolismo può essere suddiviso in tre stadi:
Reazioni di ossido-riduzione e l’ATP
Le reazioni chimiche per la produzione di energia (catabolismo) sono quelle di ossido-riduzione (Fig. 4) che determinano il movimento di elettroni da un componente a più alto potenziale (donatore) ad un altro a più basso potenziale (accettore).
L’energia liberata dai processi degradativi biologici viene in gran parte immagazzinata nell’adenosintrifosfato (ATP)
L’ATP contiene nella sua molecola legami ad alto contenuto energetico che possono essere scissi secondo le sequenze ATP-ADP-AMP con liberazione di energia ad ogni passaggio (Fig. 5).
L’incorporazione dell’energia nell’ATP avviene con tre diverse modalità:
Le ossidazioni biologiche (catabolismo)
Le ossidazioni biologiche sono di tre tipi:
1. respirazione aerobica; 2. respirazione anaerobica; 3. fermentazione.
Questi processi hanno in comune la via che parte dal glucosio e arriva alla formazione dell’acido piruvico (glicolisi o via di di Embden-Meyerhof) attraverso un processo a due stadi (Fig. 6).
Un primo stadio a sei atomi di carbonio dove il glucosio viene fosforilato due volte e convertito in fruttosio 6-fosfato (consumo di due ATP).
Un secondo stadio dove il fruttosio 6-fosfato viene scisso in due composti a tre atomi di carbonio ciascuno dei quali viene convertito in acido piruvico mediante cinque passaggi.
In questo stadio si realizza la fosforilazione a livello del substrato con liberazione di due molecole di ATP e la produzione di un NADH per ogni trioso ossidato ad acido piruvico.
La via dei pentoso-fosfati e la via di entner-Doudoroff rappresentano altri percorso metabolici, tipici di alcuni procarioti, che possono decorrere contemporaneamente o alternativamente alla via glicolitica (Fig. 7).
Ciclo degli acidi tricarbossilici o ciclo di Krebs
Nella respirazione (aerobia e anaerobia) l’acido piruvico viene degradato fino a CO2 , attivato con CoA ed introdotto nel Ciclo di Krebs nel terzo stadio del catabolismo (Fig. 8).
Il ciclo può essere diviso in tre stadi che, partendo da composti a 6 atomi di carbonio, portano alla formazione successiva di composti a 5 e 4 atomi di carbonio con liberazione di 6 molecole di CO2.
Gli enzimi di tale ciclo sono ampiamente distribuiti in tutti i microrganismi: batteri aerobi, protozoi, parte di alghe e funghi.
Tale ciclo ha importanza sia per la produzione di energia sia per la formazione di scheletri di atomi di C (precursori metabolici), da usare nelle biosintesi, e alla produzione di 3 molecole di NADH, 1 di FADH e 1 di GTP.
Nei microrganismi aerobi la glicolisi si continua in tale ciclo e nella catena di trasporto degli elettroni che porta alla completa demolizione del glucosio in CO2 e H2O estraendone così la maggior parte dell’energia.
Tale energia viene accumulata parzialmente nell’ATP durante il passaggio dei protoni nella catena di trasporto di elettroni con il meccanismo detto fosforilazione ossidativa.
Nella catena di trasporto di elettroni una serie di trasportatori operano in associazione per trasferire elettroni da donatori (NADH e FADH) all’ossigeno (Fig. 9).
Durante tale processo gli elettroni sono trasferiti da trasportatori con potenziali di ossido-riduzione minori a quelli con potenziali maggiori, fino all’O2 e l’H per formare H2O.
Tale differenza di potenziale determina un rilascio di energia che può essere immagazzinata nell’ATP (fosforilazione ossidativa).
Lez. 8, Fig. 9 in Madigan M. T., Martinko J. M., Brock. Biologia dei microrganismi, CEA, Fig. 5-19 pag.124 vol.1
Ipotesi chemiosmotica e modificazione conformazionale
La catene di trasporto di elettroni è organizzata in modo tale che durante il trasporto i protoni si spostano verso l’esterno della matrice mitocondriale (eucarioti) o della membrana citoplasmatica (procarioti), mentre gli elettroni sono spinti verso l’interno della membrana muovendosi lungo la catena.
Il rilascio dei protoni all’esterno avviene quando trasportatori che trasportano sia protoni che elettroni, li rilasciano a trasportatori che trasportano solo elettroni e ciò porta alla creazione della forza proton matrice (FPM) costituita da un gradiente protonico e da un potenziale di membrana dovuto alla diversa distribuzione di carica.
Quando i protoni guidati dalla PMF, ritornano alla matrice mitocondriale o membranare attraverso il complesso proteico dell’ATPasi, l’energia del potenziale di membrana (gradiente protonico) induce modificazioni nella conformazione dell’ATPasi, e viene sintetizzato ATP in una reazione inversa a quella di idrolisi (Fig. 10).
Resa energetica nella respirazione aerobica
Per ogni NADH ossidato si formano tre molecole di ATP. Il percorso con il FADH, tipico dei batteri, produce solo 2 ATP.
L’ossidazione aerobica del glucosio fino a 6 molecole di CO2 provvede quindi alla produzione di 38 o 28 molecole di ATP a seconda che si tratti di eucarioti o procarioti (Tab. 1).
In assenza di O2, l’NADH prodotto nella glicolisi può essere riossidato a NAD+ attraverso la riduzione dell’acido piruvico o di un suo derivato, con formazione di acidi e CO2 (Fig. 11).
Tale processo è detto fermentazione (produrre un’effervescenza) e ad esso è associata la produzione di ATP.
Microrganismi anaerobi facoltativi, anaerobi obbligati e anaerobi aerotolleranti possono metabolizzare l’acido piruvico con formazione di diversi tipi di composti (Fig. 12).
Fermentazione omolattica ed eterolattica
L’acido lattico è prodotto dal piruvato mediante l’azione della lattico deidrogenasi per rigenerare il piridin nucleotide necessario per la degradazione dei carboidrati.
I batteri lattici omofermentanti lo producono in quantità superiori all’85% mentre negli eterofermentanti oltre ad acido lattico è prodotta CO2, acido acetico o acetaldeide ed etanolo.
Muffe, batteri, alghe, protozoi, animali con muscoli scheletrici possono effettuare tale processo.
Fermentazione lattica:
Fermentazione del glucosio fino ad etanolo e CO2
L’acido piruvico viene decarbossilato (piruvico decarbossilasi) ad acetaldeide che, successivamente, è ridotta ad etanolo con liberazione di NAD+ (alcol deidrogenasi):
CH3COCOOH → CH3CHO → CH3CH2OH (Fig. 15)
La respirazione anaerobica utilizza NO3-, SO24 o CO2 come accettori finali di elettroni (Fig. 16).
Essa non è energeticamente efficiente come quella aerobica, nella sintesi di ATP. Ciò è dovuto al fatto che tali composti hanno un potenziale redox più basso rispetto all’O2 (O2 = + 0.815; N03- = + 0.421).
La respirazione anaerobica, però, risulta essere più efficiente dal punto di vista energetico rispetto alla fermentazione in quanto permette al microrganismo di sfruttare comunque la catena di trasporto di elettroni e la fosforilazione ossidativa in assenza di 02.
Denitrificanti
Alcuni batteri utilizzano NO3 come accettore finale di elettroni con formazione di nitrito (enzima nitrato reduttasi):
NO3- + 2 e- + 2H+ + → NO2- + H2O
Il nitrito risulta essere autotossico per questi microrganismi che, quindi, riducono il nitrato ad N2 mediante un processo che è detto denitrificazione. In tale processo ogni molecola di nitrato è in grado di accettare 6 elettroni:
2NO3- + 10 e- + 12 H+ → N2 + 6 H2O
I denitrificanti utilizzano tale via in alternativa alla normale respirazione quando nel suolo si instaurano condizioni anaerobiche.
Metanigeni
Sono microrganismi anaerobi obbligati che utilizzano come accettare finale di e-/H+ la CO2 o il carbonato e riducono la CO2 a metano (CH4).
Solfobatteri (Desulfovibrio)
Riducono il solfato e lo riutilizzano come accettare finale di e-/H+:
SO24 + 8 e- + 8H+ → S2- + 4H2O
Ossidazione di molecole inorganiche (aerobi e anaerobi)
Gli elettroni derivanti dall’ossidazione di composti inorganici entrano nella catena di trasporto degli e- (riduzione dell’NAD) attraverso l’uso dell’energia derivante dalla fosforilazione ossidativa (ATP ad ADP) poiché la riduzione va contro gradiente a potenziale redox.
I microrganismi in grado di effettuare tale processo (chemiolitotrofi) utilizzano, quindi, coppie redox di composti inorganici come produttori di energia.
Ossidazione di molecole inorganiche (aerobi e anaerobi)
Nitrificanti (nitrosanti e nitricanti)
Ossidano l’azoto presente nel terreno in forma ammoniacale:
Poichè la quantità di ATP è bassa i nitrificanti devono ossidare una gran quantità di sostanza inorganica e questo implica un forte impatto ambientale.
Solfobatteri (Thiobacillus)
Batteri chemiolitotrofi che ossidano S, H2S, S2032- (tiosolfato) e altri prodotti riducibili ad acido solforico con impatto ecologico importante.
La produzione di acido solforico da parte dei solfobatteri per riduzione di S, H2S e S032+ può determinare una riduzione del pH a livelli di 2 e 3.
Nitrificanti e solfobatteri, quindi, devono invertire (tramite PMF e ATP) il flusso elettronico per poter produrre NADH e questo implica una minore resa energetica finale di ATP. Comunque, essi trovano poca competizione nel loro ambiente.
1. Introduzione, storia e sviluppi della microbiologia
4. La membrana citoplasmatica dei procarioti
5. La parete cellulare dei procarioti
6. Le strutture esterne della cellula procariota: la capsula e i flagelli
7. Le inclusioni cellulari dei procarioti
9. La Microbiologia pedologica
10. Ruolo dei microrganismi nel suolo
11. Cicli biogeochimici, effetto rizosfera e PGPR
12. Rapporti simbiontici piante-microrganismi: azotofissatori e micorrize
Perry et al., Cap. 5
Madigan et al., Cap. 5
Biavati e Sorlini, Microbiologia Generale e Agraria, Casa Editrice Ambrosiana, Cap. 8
Prescott et al., Microbiologia, Zanichelli Editori, Cap. 8