Sono l’espressione delle condizioni dell’ambiente in cui è conservato l’alimento.
Tratteremo di:
Ogni microrganismo presenta un intervallo di temperature entro cui può crescere, determinato dalla temperatura alla quale sia gli enzimi che la membrana possono svolgere le proprie funzioni. Nella Figura 5a è riportato un esempio dell’effetto della temperatura sul tasso di crescita di un batterio. Come si può vedere si possono individuare tre limiti di temperatura che sono:
I microrganismi sulla base dei loro limiti minimi, massimi e ottimali di crescita alle varie temperature sono distinti nei gruppi indicati in figura.
PSICROTROFICI. Microrganismi in grado di svilupparsi alle temperature di refrigerazione degli alimenti (da -5°C a +7°C). Hanno una grande importanza in quanto sono responsabili delle alterazioni degli alimenti refrigerati. Fanno parte di questo gruppo specie di batteri (Pseudomonas, Bacillus, Clostridium, Brochothrix, Carnobacterium e altri), lieviti (Candida, Saccharomyces e altri) e muffe (Aspergillus, Penicillium e altre).
Perché possono crescono anche a basse temperature?
I lipidi di membrana contengono un’alta percentuale di acidi grassi insaturi i quali abbassando il punto di solidificazione consentono alla membrana citoplasmatica di svolgere le proprie funzioni di assorbimento e trasporto dei nutrienti anche a bassa temperatura. Inoltre a temperature superiori a 30°C vi è una minore stabilità di alcuni enzimi.
Le temperature minime e massime di crescita di un microrganismo dipendono strettamente dai valori degli altri fattori ecologici e sono valide quando questi ultimi sono ai loro valori ottimali.
Esempio di interazione tra fattori ecologici sulla crescita di Staphylococcus aureus:
Conservazione refrigerata
Conservazione degli alimenti a temperature comprese tra -1-0°C fino a 5-10°C.
Le basse temperature determinano un allungamento della fase lag e una riduzione del tasso di crescita dei batteri psicrotrofi e allo stesso tempo inibiscono la crescita dei mesofili, allungando la vita di conservazione degli alimenti.
I tempi di conservazione dipendono da una serie di fattori, tra i quali sono determinanti il livello iniziale di contaminazione, soprattutto di psicrotrofi, la natura dell’alimento e l’impiego combinato con altre tecnologie di conservazione (trattamenti preliminari dell’alimento come lavaggio e scottatura; atmosfera protettiva, ecc).
Effetti del congelamento sui microrganismi
La resistenza dei microrganismi al processo dipende:
Alte temperature
I trattamenti termici devono conciliare due obiettivi, ovvero ridurre le popolazioni microbiche a livelli accettabili (patogeni e/o alterativi) e allo stesso tempo mantenere quanto più inalterate possibili le caratteristiche organolettiche dell’alimento.
In base alla temperatura e alla durata del trattamento possiamo distinguere diversi trattamenti termici:
Alte temperature
Trattamenti termici:
Pastorizzazione: trattamento termico, a temperature comprese tra 60 e 80°C, con l’obiettivo di risanare igienicamente un alimento.
Alte temperature
Trattamenti termici:
Sterilizzazione (commerciale): trattamenti effettuati a temperature superiori ai 100°C con l’obiettivo di eliminare sia le forme vegetative che le spore di patogeni e alterativi.
Per progettare un processo di trattamento termico con combinazioni tempo/temperatura efficaci a raggiungere gli obiettivi tecnologici prefissati, è di fondamentale importanza conoscere l’effetto del calore sui microrganismi.
Cinetica di morte termica dei microrganismi
Proviamo a calcolare la resistenza termica di una popolazione di batteri (sospesa in un terreno nutritivo liquido) esposta ad una temperatura costante di X°C per un determinato periodo di tempo.
Se riportiamo graficamente il numero (UFC/ml) dei batteri sopravvissuti nel tempo avremo la curva di sopravvivenza termica della popolazione microbica (Figura 5b).
Se riportiamo gli stessi valori su una carta semilogaritmica (asse x lineare e asse y diviso in parti uguali ogni una delle quali rappresenta un ciclo logaritmico) avremo una retta in cui per ogni ciclo log il 90% della popolazione risulta uccisa dal trattamento, ovvero il 10% della popolazione sopravvive (Figura 5c).
Tempo di riduzione decimale
La pendenza della retta (Figura 5b) è direttamente correlata al tempo di riduzione decimale, D.
D è il tempo necessario, ad una data temperatura, a ridurre la popolazione microbica del 90% o di un logaritmo, o, che è la stessa cosa, a ridurre ad 1 decimo la popolazione iniziale.
Il valore di D diminuisce all’aumentare della temperatura.
Il tempo di riduzione decimale può essere calcolato con la seguente equazione:
D=t/logNo-logNt
dove: No è il numero di microrganismi presenti prima del trattamento e Nt è il numero di microrganismi presenti dopo un tempo t di trattamento termico.
Costante di resistenza termica (z)
Il valore di z è definito come l’incremento di temperatura necessario per ridurre del 90% o di un ciclo logaritmico il valore di D. Esso è calcolato riportando graficamente il log dei valori di D alle rispettive temperature, ovvero:
z=T2-T1/logDT1-logDT2
Dove: T1 e T2 rappresentano, rispettivamente la temperatura più bassa e più alta dei trattamenti termici applicati, mentre, DT1 e DT2 i rispettivi valori di D.
Esempio: determiniamo i valori di D a varie temperature di una sospensione di spore batteriche. Supponiamo di avere le seguenti coppie Temperatura/D(min): 100/10; 110/1. Il valore di z sarà: 110-100/log10-log1=10/1-0=10°C. Dunque, è necessario aumentare di 10°C la temperatura (da 100°C a 110°C) per ridurre di 1 log (ad 1/10) il valore di D (da 10 a 1 min).
Tempo di morte termica
E’ indicato con F e indica il tempo necessario per ridurre ad un valore stabilito una popolazione di microrganismi o di spore.
In genere è espresso come multiplo di D (F=1D indica che il trattamento termico è in grado di determinare una riduzione della popolazione microbica del 90%).
Nei trattamenti termici applicati ad alimenti poco stabili si applica F121=12D, con D di Clostridium botulinum. A 121°C il valore di D per le spore di C. botulinum è pari a 0,21 min, per cui il minimo processo necessario per alimenti in scatola non acidi, è 12×0,21=2.52 min.
Per convenzione il tempo di un trattamento termico a 121°C con un valore di z pari a 10°C si indica semplicemente con F0 ed esprime la letalità totale di una popolazione di 1012 spore termoresistenti di botulino.
L’umidità dell’ambiente di conservazione di un alimento influenza lo sviluppo microbico:
Gli alimenti con bassa attività dell’acqua vanno conservati in ambienti con bassa UR in quanto tendono ad assorbire acqua fino a quando non è raggiunto l’equilibrio.
Le alterazioni superficiali a cui vanno incontro alcuni alimenti vengono accelerate in ambienti molto umidi.
Per contro, gli alimenti in ambienti molto secchi tendono a perdere acqua, con una alterazione delle loro caratteristiche organolettiche al punto da risultare indesiderati per il consumo.
La composizione e la concentrazione dei gas dell’ambiente di conservazione di un alimento influenza lo sviluppo microbico.
Gli alimenti possono essere conservati in:
I vari gas possono influenzare in modo diverso il comportamento dei microrganismi. La CO2 a concentrazioni elevate è tossica per i microrganismi. L’assenza di gas in una confezione rallenta notevolmente lo sviluppo microbico, soprattutto a basse temperature.
La conservazione in ATMOSFERA MODIFICATA consente l’allungamento della shelf life di molti alimenti (carne, vegetali, ecc.).
Sono l’espressione dei fenomeni di interazione che si instaurano tra le diverse popolazioni microbiche che colonizzano un alimento.
I microrganismi durante la loro crescita negli alimenti, possono influenzarsi a vicenda attraverso fenomeni di competizione, mutualismo, commensalismo e amensalismo.
Interazioni microbiche
L’esistenza dei fenomeni di interazione microbica, concorre in molti casi al controllo dello sviluppo di microrganismi indesiderati, sia alterativi che patogeni.
Fattori ecologici estrinseci e impliciti
In questa lezione abbiamo preso in considerazione i fattori ecologici estrinseci e impliciti e la loro influenza sul comportamento dei microrganismi negli alimenti.
Alcuni punti di riflessione e studio sono i seguenti:
Batteri lattici: ecologia, fisiologia e tassonomia
Tra i microrganismi coinvolti nella preparazione di alimenti fermentati, i batteri lattici, sia naturalmente presenti sulle materie prime, sia aggiunti agli alimenti come componenti di colture starter e/o protettive, trovano largo impiego nella produzione di una grande varietà di alimenti fermentati, come derivati del latte, della carne, di vegetali, di prodotti da forno, insilati e altri, contribuendo in vari modi nel determinare le loro caratteristiche e la loro stabilità.
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2. Principali caratteristiche dei microrganismi associati con gli ...
3. Ecologia microbica degli alimenti
4. Fattori ecologici intrinseci
5. Fattori ecologici estrinseci, impliciti e tecnologici
6. Batteri lattici: ecologia, fisiologia e tassonomia
7. Batteri lattici: Lactobacillus, Carnobacterium, Weissella, Leuc...
8. Batteri lattici: Streptococcus, Enterococcus, Lactococcus, Bifi...
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12. Le alterazioni microbiche degli alimenti e i microrganismi anti...
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