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Antonella di Luggo » 21.Tematismi del rilievo: il rilievo del colore


La percezione del colore

Mentre nel rilevamento metrico è possibile ottenere risultati metricamente determinati, con scarti di errore valutabili in relazioni agli obiettivi ed alle strumentazioni impiegate, non si può dire lo stesso per il rilievo del colore. Nel primo caso, infatti, rileviamo lo spazio fisico, nel secondo rileviamo una sensazione visiva in quanto il colore è la risposta percettiva del nostro sistema oculare allo stimolo della luce, quando questa ultima viene in parte rifranta da un determinato oggetto. Inoltre, poiché il nostro sistema ottico riconosce gli impulsi luminosi ricevuti sotto forma di onde elettromagnetiche e li trasmette al nostro cervello trasformati dal nervo ottico in impulsi elettrici, è il cervello che vede i colori e non gli occhi. E quindi è la luce a permettere e a condizionare la capacità di vedere i colori. Inoltre nella visione delle cose entrano in gioco molteplici fattori propri del contesto a cui esse appartengono.

Ha collaborato alla redazione di questa lezione l’arch. A. Paolillo.

R. Erskine, Greenwich Millennium Village, Londra, 1997

R. Erskine, Greenwich Millennium Village, Londra, 1997


La percezione del colore (segue)

Una superficie non è mai osservata in un contesto totalmente acromatico, ma è percepita insieme a numerosi altri stimoli provenienti da diversi oggetti compresenti (sfondi, luminosità diffusa, fonti di luce concentrata) e da interferenze molteplici, per cui uno stesso colore può essere registrato in modo diverso se percepito in contesti diversi. Quando poi confrontiamo le differenze percettive determinate dalla illuminazione naturale e artificiale di uno stesso luogo, ci rendiamo conto della incidenza delle fonti di luce sulla fruizione della struttura morfologica delle architettura presenti nelle nostre città.

Nel campo del rilievo assumono fondamentale importanza non solo il rilievo delle dimensioni e delle geometrie di una architettura o di una città, ma parimenti il rilievo dei materiali, delle grane, dei colori, delle capacità o meno di assorbire e di riflettere la luce, delle tipologie di luce naturale e di luce artificiale prevedibili. Nei programmi di qualificazione e di riqualificazione urbana sono innumerevoli le iniziative che affrontano il tema del colore nel complesso dei contesti urbani, nei dettagli di architetture e di parti architettoniche. Ed oggi sovente queste iniziative coinvolgono i cosiddetti “piani del colore” e “piani della luce”.

Napoli, centro storico

Napoli, centro storico

Napoli, via Medina

Napoli, via Medina


Il colore nell’architettura

I colori rappresentano l’elemento più visibile delle facciate, anche se il più sfuggente. Fino a prima della Guerra mondiale, i colori delle facciate erano generalmente indicati con i nomi delle tinte a calce impiegate (bigio, cinericcio, perla, pagliericcio, celeste, rosso violaceo chiaro, viola, ecc.). Per le parti in ferro o in legno dai colori a olio usati (bronzo, nero, verde, bleu, nero, ecc.) o dai colori imitativi dei materiali lapidei o laterizi (mattone finto, granito finto, legno finto, effetto marmo, ecc.). Con lo sviluppo edilizio del dopoguerra ed il conseguente impiego di materiali moderni nella costruzione delle nuove facciate e con la scarsa manutenzione di quelle storiche, i colori tradizionali delle facciate sono progressivamente scomparsi, consumati dal tempo, cancellati o eliminati dalla demolizione delle stesse facciate.

A. Baculo, I fronti urbani di Napoli, Napoli, 2006

A. Baculo, I fronti urbani di Napoli, Napoli, 2006


Il piano del colore

Nei restauri delle facciate storiche, nella maggior parte dei casi, l’unico documento storico sui colori originari è rappresentato dalle tracce deboli e contraddittorie delle tinte sopravvissute sulle stesse facciate.

Queste tinte devono essere accuratamente rilevate e riprodotte il più fedelmente possibile con gli stessi materiali e tecniche con cui esse erano state un tempo applicate, perché nel loro insieme rappresentano la “tavolozza dei colori” di una Città, l’elemento più significativo per la stesura di un Piano del Colore.

Il Piano del Colore ha quindi come obiettivo principale quello di creare un quadro generale di riferimento unitario, finalizzato al controllo ed al corretto indirizzo degli interventi di tinteggiatura delle facciate, nel rispetto della storia, dello stile e dell’uso di materiali nelle epoche passate.

Piano del colore del centro storico di Pesaro, 1990

Piano del colore del centro storico di Pesaro, 1990


Il rilievo del colore

Non esiste la memoria del colore. Non è possibile riconoscere se un colore è uguale ad un altro visto in precedenza anche se a breve distanza di tempo perché non è possibile memorizzare la sensazione provata.

Questo rende impossibile la definizione di un linguaggio colorimetrico che abbia un valore oggettivo e che sia valido per osservazioni a distanza di tempo e di spazio.

Il colore osservato di una superficie dipende:

  • dalla qualità dell’illuminazione;
  • dalla direzione dell’illuminazione;
  • dalla direzione dell’osservazione;
  • dal contorno e dal contesto e cambia a seconda dei colori con cui si confronta;
  • dalla natura della luce che potrebbe essere riflessa dalla superficie;
  • dalla natura e dallo stato di adattamento degli occhi dell’osservatore;
  • dall’estensione della superficie.

Il rilevamento cromatico

Il rilevamento cromatico è finalizzato a restituire l’effetto cromatico dei fronti edilizi e delle loro parti, tenendo presente che la scala di analisi – pur operando una valutazione d’insieme – non può che essere quella 1/1 a cui va riferita una restituzione grafica adeguata. Perciò tutte le procedure di rilevamento devono rientrare in un programma organico di documentazione iconica e sinottica, a scala urbana ed a scala di dettaglio.

Il rilievo del colore va dunque riferito ai materiali ricorrenti nei manufatti architettonici presi in esame, sia a quelli tipici delle superfici murarie realizzate in pietra, in laterizio, in maiolica, in intonaco tinteggiato, in stucco, sia a quelli tipici degli elementi architettonici realizzati in legno, in metallo, in vetro, ecc.

Il rilievo delle tinteggiature, cioè del paramento esterno della gran parte degli edifici, soprattutto di quelli tradizionali, può essere eseguito sia mediante rilevamento cromatico diretto, sia mediante rilevamento strumentale, sia mediante rilevamento informatico.

Tavola relativa al rilievo dei materiali e del colore. Fonte: elaborati del corso di Applicazioni di Geometria e Rilievo, prof.ssa A. di Luggo

Tavola relativa al rilievo dei materiali e del colore. Fonte: elaborati del corso di Applicazioni di Geometria e Rilievo, prof.ssa A. di Luggo


Metodi per il rilievo del colore

  • Metodo della trascrizione a campione: essa comporta la realizzazione di un supporto adeguato sul quale riprodurre la tinta in esame, e quindi i risultati dipendono molto dalla perizia del rilevatore. Si tratta di un rilievo diretto, manuale che presuppone la coloritura di supporti con tecniche diverse (pastello, acquarello, ecc.) rilevati a diverse ore del giorno.
  • Metodo del confronto diretto: si avvale della comparazione tra la cromia in esame e una serie di campioni standard, cioè con atlanti del colore, come ad esempio il Munsell book of colors, contenente la riproduzione controllata di oltre 1600 colori. Si tratta di rilievo visivo attuato per confronto e analogia con una campionatura di colori già prefissata. Usa l’occhio umano come strumento e può essere usata da più persone contemporaneamente per un confronto (mazzetta Sikkens).
  • Metodo strumentale: basato sull’elaborazione della misura della riflettanza diffusa dalla superficie del campione in esame, che può essere effettuata con colorimetri, spettrofotometri portatili e con telefotometri.
  • Metodo informatico.
Corso di Rilievo dell’Architettura, Prof. A. di Luggo

Corso di Rilievo dell'Architettura, Prof. A. di Luggo


Il rilevamento cromatico diretto

Nel rilevamento cromatico per confronto diretto, per documentare il colore rilevato sulle superfici murarie intonacate o sui materiali lapidei o su quelle in laterizio, o in legno, in metallo, si ricorre a un sistema di campionamento standard, riferito ad una scheda/colori, o ad una gamma/campioni predisposta. La documentazione viene riportata sui grafici di dettaglio in termini numerici e alfanumerici, piuttosto che mediante una rappresentazione mimetica che non può tener conto sia della diversità dimensionale che di quella percettiva tra la scala reale e quella della rappresentazione.
Il codice/colore è definito dai parametri di tonalità (T alfanumerica) che esprime il carattere del colore, di saturazione (S numerico) che misura l’intensità del colore, e di luminosità (L numerico) che definisce la quantità di luce che un colore riflette. Per la valutazione dell’esatto colore di una superficicie si fa riferimento al principio di appartenenza/colore secondo le modalità del Sistema Munsell.

 

Tavola relativa al rilievo dei materiali e del colore. Fonte: elaborati del corso di Applicazioni di Geometria e Rilievo, prof.ssa A. di Luggo

Tavola relativa al rilievo dei materiali e del colore. Fonte: elaborati del corso di Applicazioni di Geometria e Rilievo, prof.ssa A. di Luggo


Il rilevamento cromatico diretto (segue)

Tavole relative al rilievo dei materiali e del colore. Fonte: elaborati del corso di Applicazioni di Geometria e Rilievo dell’Architettura, prof.ssa A. di Luggo

Tavole relative al rilievo dei materiali e del colore. Fonte: elaborati del corso di Applicazioni di Geometria e Rilievo dell'Architettura, prof.ssa A. di Luggo

Tavole relative al rilievo dei materiali e del colore. Fonte: elaborati del corso di Applicazioni di Geometria e Rilievo dell’Architettura, prof.ssa A. di Luggo

Tavole relative al rilievo dei materiali e del colore. Fonte: elaborati del corso di Applicazioni di Geometria e Rilievo dell'Architettura, prof.ssa A. di Luggo


Il Sistema Munsell

Questo sistema venne proposto da Albert Munsell agli inizi del Novecento. Esso definisce un sistema cromatico tridimensionale che classifica le sfumature del colore. Il sistema occhio-cervello vede un colore e la conseguente sensazione può essere rappresentata da tre valori psico-sensoriali: H (hue, cioè tonalità), C (chroma, cioè croma) e V (valore, luminosità).

H = tinta o tonalità: è divisa nei cinque colori di base: rosso (R), giallo (Y), verde (G), blu (B) e porpora (P), con una seconda dimensione tra ciascun colore, divisa in 10 gradazioni. La tinta dipende fisicamente dalla lunghezza d’onda dominante.

V = Luminosità o valore: definisce la caratteristica di riflessione di un colore. Corrisponde fisicamente alla quantità di energia luminosa riflessa da un colore definibile chiaro o scuro. Una tinta sarà tanto più luminosa quanto meno nero contiene. La misurazione del livello di luminosità o oscurità di un colore, è divisa in 11 incrementi progressivi che vanno dal bianco al nero.

C = Saturazione o purezza: è l’intensità di un colore e dipende fisicamente dalla distribuzione spettrale. Un colore sarà saturo quando non contiene bianco. La misurazione della saturazione (o purezza) di un colore, è suddivisa in 15 gradazioni.

Il Sistema Munsell (segue)

Lungo la circonferenza sono riportate le tinte  in dieci tonalità, lungo l’asse verticale è riportata la chiarezza (valore) in undici valori, e lungo il raggio la saturazione.

Il Sistema Munsell per la rappresentazione dei colori

Il Sistema Munsell per la rappresentazione dei colori


Sistemi RGB e CMY

Nel sistema Munsell, ciascun colore viene caratterizzato usando gruppi di tre simboli. Ad esempio, un rosso brillante è 5R 4/14, dove R sta per Rosso, 5R indica il grado di tonalità, 4 la luminosità e 14 la saturazione.
Al sistema Munsell (HLC) si ispirano i sistemi attualmente in uso nei computer e cioè il sistema RGB (Red, Green, Blu,) ed il sistema CMY (Cyan, Magenta, Yellow).
Il sistema RGB si basa sulla sintesi additiva dei colori della luce e individua i tre colori fondamentali della luce attraverso una prova sperimentale. Componendo il rosso (R-red), il verde (G-green) ed il blu (B-blue) si possono ottenere tutte le tinte compresa la luce bianca. Il sistema CMY si basa invece sulla sintesi sottrattiva dei pigmenti, cioè delle sostanze coloranti. La sintesi si chiama sottrattiva perchè i colori mescolati sottraggono la luce al colore desiderato fino a raggiungere il nero (esattamente il contrario della sintesi additiva). I colori che derivano dai primari sono chiamati secondari: ad esempio cyan+giallo= verde; giallo+magenta= rosso; magenta+cyan= blu.
Al centro dello spettro si ottiene un colore marrone scuro detto nero di selezione che però non raggiunge mai il nero profondo. Per tale motivo nella stampa, ai tre colori primari a colori viene aggiunto il nero puro per dare maggiore rilievo e profondità alle immagini.

Il prisma rifrange la luce bianca e la scompone nei colori di cui è composta. Fonte: Francozeri

Il prisma rifrange la luce bianca e la scompone nei colori di cui è composta. Fonte: Francozeri

Sintesi sottrattiva dei colori col metodo CMY. Fonte: Francozeri

Sintesi sottrattiva dei colori col metodo CMY. Fonte: Francozeri


Il rilevamento cromatico strumentale

Il rilevamento strumentale avviene mediante uno spettrofotometro che valuta caso per caso e luogo per luogo la composizione spettrale della tinta.

Si tratta di un sistema ottico checonsente di mettere a confronto un campione bianco con un campione colorato esposti entrambi alle componenti colorate della luce bianca attraverso un prisma.
Il risultato comparativo viene registrato in un grafico che ne determina le componenti cromatiche dei colori fondamentali della luce (rosso, verde, blu). Questo metodo non sempre risulta adeguato sia per i tempi di impiego, sia per le dimensioni estese degli ambiti urbani presi in esame.

La misurazione di un campione colorato o di una luce può essere effettuato anche attraverso il colorimetro.

Si tratta di un dispositivo formato da due superfici piane che si intersecano e che costituiscono lo schermo a due sezioni che viene illuminato contemporaneamente da sinistra con 3 proiettori che illuminano il campione in esame con i filtri delle tre luci fondamentali (rosso, verde, blu), e da destra con una luce bianca standard. Il raffronto tra la riflettanza delle 2 superfici ci dà il valore cromatico in RGB del campiona da misurare.

 

Funzionamento schematico dello spettrofotometro. Fonte: Francozeri

Funzionamento schematico dello spettrofotometro. Fonte: Francozeri

Funzionamento schematico del colorimetro. Fonte: Francozeri

Funzionamento schematico del colorimetro. Fonte: Francozeri


Il rilevamento cromatico informatico

Il rilevamento informatico invece permette di estendere ed organizzare la documentazione del colore ad ampi comparti urbani, di operare agevoli confronti, di verificare l’insieme dei colori e di controllarne gli accostamenti. Tale procedura avviene dapprima acquisendo in computer un ampio catalogo fotografico elaborato su criteri di rilevamento analogico e articolato in riprese scattate in più ore del giorno sulla stessa superficie, ed in secondo momento verificando mediante software adeguati la coincidenza del colore presente nella fotografia con quello presente in uno schedario di colori codificati (codice Munsell o codice Sikkens color collection 3031 o altro codice/colore). Il rilevamento informatico del colore presenta comunque dei limiti legati alla possibilità di riuscire a tarare gli errori prevedibili nella strumentazione fotografica e informatica, relazionate l’una all’altra. Per ovviare a tali imprecisioni si preferisce spesso una procedura di rilevamento diretto integrata da filtri e da varie modalità di verifica.

La restituzione informatizzata del rilievo consente anche di poter colorare le facciate utilizzando sistemi di rappresentazione coordinati con i sistemi di notazione in sito.

 

Tavole relative al rilievo del colore  e dei materiali. Fonte: elaborati del corso di Applicazioni di Geometria e Rilievo, prof.ssa A. di Luggo

Tavole relative al rilievo del colore e dei materiali. Fonte: elaborati del corso di Applicazioni di Geometria e Rilievo, prof.ssa A. di Luggo


Le lezioni del Corso

I materiali di supporto della lezione

Aveta A., Amore R., Megna C., Il colore delle città, Arte tipografica, Napoli, 1993.

Baculo A., Campi M., di Luggo A., Florio R., F. Maglioccola, I fronti urbani di Napoli, Electa Napoli, 2006.

Balzani M., I componenti del paesaggio urbano. Colore, Maggioli, Firenze, 1994.

Campi M., L'indagine multimediale della forma, Editrice Gaia Salerno, 2004.

Carbonara G., Trattato di restauro architettonico, Utet, Torino, 1996, Vol. II.

Dell'Aquila M., De Rosa A. ( a cura di), Realtà virtuale o visione reale?, Arte tipografica, Napoli, 2001.

Docci M., Maestri D., Manuale di rilevamento architettonico e urbano, Laterza, Roma-Bari, 1998.

Falzone P., Galimberti V., Gasparoli P., Soro R., Il progetto colore, Erga, Genova, 2001.

Falzone P., Il rilevamento del colore dei prospetti storici : emergenze ed edilizia di base, 2000.

Feiffer C., La conservazione delle superfici intonacate, Skira, Milano, 1997.

Fiorani D., Il colore nell'edilizia storica, Gangemi, Roma, 2000.

Goethe J. W., La teoria dei colori, Il Saggiatore, Milano, 1981.

Mandelli E. ( a cura di), Colore Luce e Materia in Architettura, Alinea, Firenze, 2000.

Muselli G., Oltre le facciate, Clean, Napoli, 1998.

Morlacchi M., L'architettura del colore, Gangemi Roma, 2002.

Morlacchi M., Il rilevamento cromatico, 2000.

Munsell A. H., A color notation, New York/Boston, 1919.

Zennaro P., Il colore degli edifici. La scelta e la stesura del colore all'esterno degli edifici, Alinea Editrice, 2003.

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