La scala è un elemento costituito da una successione di gradini che consentono il superamento del dislivello, ciascuno composto da alzata e pedata e tale che: 2a+p=63 cm.
L’insieme dei gradini costituisce una rampa. Se il percorso della rampa cambia direzione o la rampa stessa risulta troppo lunga, si interpone una struttura orizzontale per la sosta o il riposo, pianerottolo. Se rampa e pianerottolo prospettano su uno spazio vuoto, sono protetti da una struttura di delimitazione (ringhiera o corrimano).
La scala può assumere innumerevoli forme che possono distinguersi in base:
In particolare, in relazione al punto 1) possiamo distinguere: scale a una o più rampe in linea, a due rampe, a tre o quattro rampe, a pozzo centrale, a tenaglia.
L’insieme di tutte le strutture portanti che individuano lo spazio della scala si chiama gabbia. L’insieme delle strutture portanti eventualmente presenti al centro della scala si chiama anima. Il vuoto individuato dalla parte interna di sviluppo delle rampe, nel caso in cui non sia presente la struttura d’anima, si chiama pozzo o tromba. L’ambiente in cui è racchiusa la scala si definisce vano scala.
Il senso di percorrenza di una scala viene convenzionalmente rappresentato in pianta con una linea continua che indica il percorso al centro della rampa e con una freccia posta all’estremo superiore della linea. Tale linea indica sempre il senso di salita. Una scala si definisce destrorsa se la linea di percorrenza si svolge in senso orario nei punti di cambiamento di direzione e sinistrorsa nel caso contrario (senso antiorario).
La zoccolatura è il rivestimento di protezione sviluppato per tutta la lunghezza della scala che ricopre, ad altezza variabile, le pareti della gabbia e dell’anima. I gradini di inizio di una scala possono essere più larghi e di forma curvilinea, anche per permettere un facile accesso a persone che provengono da più direzioni; tali gradini si definiscono di invito. Caposcala è l’ultimo elemento della rampa a livello del pianerottolo. Se i gradini sono sostenuti da una o due travi inclinate, queste si definiscono i fianchi. Altezza di piano o interpiano è la distanza misurata verticalmente tra gli estradossi di due piani immediatamente sovrapposti. Altezza libera di piano è la distanza misurata verticalmente tra l’estradosso di un piano e l’intradosso di quello immediatamente soprastante.
In accordo con la convenzione che la pianta è intesa essere una sezione orizzontale a 1,20 m da terra, nella pianta del pianterreno devono essere indicati i gradini fino a tale quota. Una linea inclinata che ne interrompe la rappresentazione indica che la scala continua al piano superiore. Oltre la linea inclinata i gradini possono essere omessi o anche rappresentati a tratteggio. Una freccia indica il senso di salita della scala.
Nella pianta dei piani succcessivi bisogna rappresentare la rampa che dal primo livello congiunge il secondo tagliata a 1,20 m da terra. Questa volta verrà riportata una doppia linea inclinata oltre la quale si riportano i gradini della rampa sottostante, cioè quella che dal piano terra arriva al primo piano, in particolare quella omessa nella rappresentazione del piano terra. Due frecce – una per ogni rampa- indicano il senso di salita delle rampe.
Analoga rappresentazione per i piani successivi.
Nella pianta dell’ultimo livello la scala verrà rappresentata per intero, in quanto tutta al di sotto della quota 1,20 del piano di sezione. Una sola freccia indica il senso di salita della rampa.
Nel rilievo, invece, per riportare con precisione la quota del rilievo si seziona il singolo gradino su cui passa il piano di sezione.
Attraverso il rilievo delle scale è possibile collegare un piano a quello successivo, ricavare l’altezza dei vari piani e lo spessore del solaio. Il rilievo planimetrico di una scala, non comporta particolari problemi: prese le misure interne del vano, si prelevano quelle dei pianerottoli di arrivo e di partenza, la lunghezza delle rampe, la larghezza delle pedate, il numero delle alzate e delle pedate; inoltre, sullo schizzo, vanno riportati il punto di partenza e di arrivo di ogni rampa e il piano di sezione su cui va costruita la successiva sezione verticale. Il problema è più complesso per le scale elicoidali: in tal caso, i gradini non hanno la pedata costante e, pertanto, è necessario rilevare, per ciascuno di essi, le due larghezze della pedata. In linea generale, nel rilievo della pedata bisogna rilevarne sia l’intero sviluppo (leggibile in sezione), sia la sola parte visibile in pianta, considerando dunque la proiezione di ciascun gradino su quello successivo.
Per quanto riguarda il rilievo altimetrico di una scala, è bene rilevare l’altezza intercorrente fra i vari pianerottoli. A tal fine si utilizza un filo a piombo, calato all’interno del vano scala, sul quale, a mezzo di regoli muniti di livella, si riportano i punti che delimitano le quote dei vari pianerottoli. È opportuno rilevare, sullo stesso filo a piombo, l’altezza globale della scala. Per quanto riguarda l’altezza dei gradini, questa deve essere rilevata singolarmente, verificandone il dato nel dividere la misura della distanza fra i due pianerottoli per il numero delle alzate. Sulla sezione si deve riportare, inoltre, con chiarezza, il numero delle alzate di ciascuna rampa.
Attraverso il rilievo della scala è possibile determinare la quota dei pianerottoli caposcala, rispetto al caposaldo di partenza. Le misure in larghezza sono tratte direttamente dalla pianta della scala. E buona norma, tuttavia, nella scelta del piano di sezione, accertarsi che la sua posizione sia tale da tagliare la scala sulle rampe e restituire così una visione completa. Se nel vano scala si aprono finestre o porte, occorre rilevarne le relative misure.
Un’ulteriore classificazione distingue le scale in muratura in relazione:
Per quanto riguarda la struttura in relazione alla tipologia dell’impianto: a spina, a doppia spina, a pozzo, a doppio pozzo.
È possibile distinguere, un diverso sistema costruttivo ed in particolare: appoggio continuo, appoggio puntuale, appoggio “libero”.
In relazione a quanto detto, il sistema voltato si differenzia:
Nell’architettura napoletana, si riscontra con frequenza la tipologia di “scala aperta”, ove la scala prospetta sul cortile disegnando una facciata scenografica che caratterizza in modo evidente lo spazio interno dell’edificio. Il prospetto della scala è diversamente connotato in base al disegno dell’arco paramentale la cui configurazione è a sua volta in funzione della tipologia di scala cui si riferisce.
La facciata può essere caratterizzata:
Tra le volte rampanti semplici (volte di traslazione) è possibile distinguere la volta a botte zoppa e la volta a botte rampante.
La volta a botte zoppa presenta un piano di imposta obliquo ed è generata dalla traslazione su piani paralleli di un arco zoppo, le cui generatrici di imposta orizzontali sono poste a livelli differenti.
La volta a botte zoppa può essere simmetrica o asimmetrica (a collo d’oca).
La volta a botte rampante si imposta su spina muraria continua o pozzo chiuso ed è generata dalla traslazione di un arco secondo un asse
La volta a vela rampante è presente sulle rampe delle scale che presentano un appoggio puntuale nelle tipologie a spina, a doppia spina, a pozzo e a doppio pozzo. La volta a vela è connotata da una curvatura bidirezionale e si riscontra nei pianerottoli di riposo di diverse tipologie di scale di forma prevalentemente quadrata.
1. Orizzonti didattici ed applicativi del rilievo dell'Architettur...
3. Metrologia e teoria dell'errore
6. Parti ed elementi dell'architettura: nomenclatura
7. Schizzi e appunti di rilievo
8. Fondamenti teorici del rilevamento
9. Strumenti di supporto al rilievo e strumenti per il rilievo dir...
10. Metodi per il rilevamento diretto
11. Metodi per il rilievo altimetrico diretto
13. La scala nell'edilizia residenziale napoletana: analisi conosci...
14. Strumenti per il rilievo indiretto
15. Metodi per il rilievo indiretto
16. La fotografia nel rilievo. Metodi e strumenti per il rilievo fo...
17. La fotografia nel rilievo. Il fotoraddrizzamento
18. Nuove tecnologie per il rilievo dell'architettura: il laser sca...
19. L'impiego del GPS nel rilevamento
22. Tematismi del rilievo: il rilievo del degrado
26. Elementi di Geometria Proiettiva
27. Il metodo di Monge - rappresentazione degli enti fondamentali
28. Condizioni di appartenenza, parallelismo e perpendicolarità ne...
29. Teoria delle ombre nel metodo di Monge
30. L'omologia
31. Introduzione all'assonometria. Assonometria obliqua
33. La rappresentazione prospettica
34. La prospettiva: rappresentazione degli enti geometrici fondamen...
Abbate F., Sollecitazione e forma. La forma delle strutture, Gallina, 2005
AA.VV., Enciclopedia dell'Architettura, Garzanti, 1996
AA.VV., Dizionario di Ingegneria, Utet, Torino 1970, 11 voll.
AA.VV., Dizionario universale dell'arte e degli artisti, Il Saggiatore, Milano 1970, 4 voll.
Bini M., Tecniche grafiche di rappresentazione, Alinea, Firenze 1986
Breymann Gustav A., Archi, volte, cupole, Dedalo Librerie, 2003
Capomolla R., Mornati S., Vittori C., Volte, solai e coperture, Roma 1995
Chiaromonte F., Elementi di costruzione edilizia, Napoli 1942
Docci M., Maestri D., Manuale di rilevamento architettonico, Laterza , Roma , 1998
Donghi D., Manuale dell'architetto, Utet Torino 1923
Galliani G.V. (a cura di), Dizionario degli Elementi costruttivi, Utet, Firenze 2001
Gesuele A. , Pagliano A., Verza V., La Geometria animata, Cafoscarina, Venezia 2007
Macrì V. (a cura di ), Le strutture voltate. Storia, architettura, rappresentazione, Palermo, 2000
Portoghesi P. (a cura di), Dizionario Enciclopedico di Architettura e Urbanistica, Gangemi Editore 2007
Sgrosso A. , La rappresentazione geometrica dell'architettura. Applicazioni di geometria descrittiva, UTET 1996