Nel Rinascimento nasce l’esigenza di un metodo razionale per l’applicazione del linguaggio antico all’architettura del proprio tempo; il primo metodo soddisfacente in tal senso fu quello di Jacopo Barozzi da Vignola , che nel delineare una regola unitaria per la distribuzione delle proporzioni, propose un criterio generale per la progettazione degli ordini stessi, tale da risolvere la cronica frattura tra prassi e teoria.
Tale esigenza, derivava dalla necessità di gestire tale contenzioso al fine di farne un vero e proprio strumento di supporto alla pratica architettonica.
Infatti, la trattazione rinascimentale inerente gli Ordini non è da intendersi come un ritorno all’antico, bensì come una necessaria speculazione che potesse garantire la corretta applicazione di un linguaggio antico all’architettura del tempo.
Jacopo Barozzi da Vignola usò il termine ordine come sinonimo di ciò che Vitruvio aveva chiamato genera, nell’accezione di maniera, specie di appartenenza dei caratteri delle architetture osservate, da cui trarre una regola, un unico sistema proporzionale di riferimento nella progettazione.
In risposta al metodo serliano, il Vignola nel suo trattato Regola delli cinque ordini di architettura del 1562, propose un metodo divisionale e non più additivo per il proporzionamento dei cinque ordini; il criterio di base, valido per tutti gli ordini, toscano, dorico, ionico, corinzio e composito, stabilisce un rapporto tra piedistallo, colonna e trabeazione nella proporzione 4:12:3. Ogni ordine poi va a specificarsi secondo le proprie peculiarità, derivate dal rapporto tra base ed altezza della colonna differente per ogni ordine.
Qualsiasi altra proporzione è inoltre commodulata al raggio della colonna valutato all’imoscapo; il modulo così ottenuto è a sua volta segmentato in dodici tratti dette parti.
Le immagini proposte alle pagine 1,3,4,5,6,7 sono tratte da Jacopo Barozzi da Vignola, Regola delli Cinque Ordini d’Architettura, Roma 1562; l’immagine di pagina 2 è tratta da Giuseppe Boidi, Manuale di disegno architettonico, Torino 1876.
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