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Riccardo Florio » 11.Il concetto di ordine architettonico nell'architettura classica


Il concetto classico di ‘ordine’

La prima descrizione scritta degli ordini architettonici si rinviene nell’antico trattato vitruviano De Architectura libri decem, risalente al I sec. a.C. Vitruvio vi presenta gli ordini dorico, ionico e corinzio, accennando anche ad un quarto ordine, quello toscano, mentre non cita affatto l’ordine composito. Il trattato costituisce l’unico documento sull’argomento pervenutoci dall’antichità e anche il testo che fu di largo riferimento per la trattatistica rinascimentale sugli ordini.
L’antico teorico romano utilizza, in realtà, il termine ‘ordine’ nella definizione del concetto di bellezza, intendendo quest’ultima come rivelazione dell’armonia dell’ordine universale, mentre, corrispondentemente all’attuale accezione di ‘ordine’, adopera l’espressione ‘genera‘.
Il significato attuale di ‘ordine’ viene utilizzato, per la prima volta, in periodo rinascimentale da Raffaello che, nella Lettera a papa Leone X usò il termine ‘ordinare’ nel senso di dare una regola proporzionale.
Il lessico vitruviano è legato, invece, alla concezione del ‘bello’ nella filosofia classica; esso non si riferisce a “una manifestazione piacevole solo esteriormente“, ma a “manifestazioni di archetipi o di idee interagenti che corrispondono a perfezione“.
O. M. Ungers

R. Migliari, Disegno della base attica vitruviana

R. Migliari, Disegno della base attica vitruviana


Il concetto classico di ‘ordine’

Il compimento dell’ordine universale divino, in cui la bellezza è espressa attraverso regole proporzionali e criteri matematici chiari e definiti è permesso, secondo Platone, da un percorso conoscitivo che conduce l’uomo alla scoperta della realtà vera, portando il sapere latente a livello cosciente.

R. Migliari, Esempio di primo proporzionamento di un ordine dorico

R. Migliari, Esempio di primo proporzionamento di un ordine dorico


Origini degli ordini architettonici

Lo scopo dell’architettura classica è stato sempre quello di ottenere un’armonia delle parti suscettibile di dimostrazione. Si è sempre ritenuto che questa armonia fosse propria degli edifici dell’antichità e fosse in gran parte incorporata negli elementi principali antichi, particolarmente nei cinque ordini“. J. Summerson
Le origini degli ordini architettonici sono riconducibili alla necessità di un linguaggio comune fondato su elementi convenzionali. Probabilmente, l’intenzione di cristallizzare in qualcosa di più duraturo gli elementi di una primitiva costruzione che aveva assunto carattere sacrale fece copiare in pietra i primitivi elementi lignei; in seguito si copiarono queste copie, iterando il procedimento fino a pervenire a una formula stabile e accettata. In questo senso, gli ordini sono configurabili come strumento di riduzione “di una realtà complessa a un numero discreto di elementi architettonici che consentano di rappresentarne stabilmente la logica” permettendo la continuità e la permanenza dell’esperienza classica nel tempo.
A. Monestiroli

Philibert de l’Orme, L’Architecture, La capanna primitiva, 1567

Philibert de l'Orme, L'Architecture, La capanna primitiva, 1567

Jacques François Blondel, La capanna primitiva, 1777

Jacques François Blondel, La capanna primitiva, 1777


L’ordine come rappresentazione del sistema costruttivo

L’ordine come rappresentazione del sistema costruttivo, ha come archetipo l’architettura lignea e, ancor prima, l’albero; tale legame si manifesta, in particolare, nell’elemento fondamentale del sistema statico, la colonna. In questo senso, l’apparente arbitrarietà formale e terminologica dei numerosi elementi singolari che costituiscono ciascun ordine trova, in parte, una giustificazione. Se si considera la trabeazione dell’ordine dorico, i triglifi, che nel fregio si alternano alle metope, rappresentano le parti terminali, o teste, delle travi lignee secondarie appoggiate sull’architrave; la tenia, il lungo listello che corre tra fregio e architrave, si configura come elemento di collegamento che viene fissato ai triglifi mediante le sottostanti gocce che funzionano alla stregua di cavicchi. Lo stesso Vitruvio, nel trattato citato, afferma che le prime colonne derivano dagli alberi, perché i Greci, prima che esistessero i templi, adoravano i loro dèi nei boschi.

William Chambers, Capanna primitiva ed evoluzione degli ordini, 1769

William Chambers, Capanna primitiva ed evoluzione degli ordini, 1769


L’ordine come rappresentazione del sistema costruttivo

In epoca illuminista, Marc Antoine Laugier, nell’Essay sur l’Architecture del 1753, studia le origini dell’architettura, individuando nell’ordine, in quanto sistema costruttivo della capanna primitiva, l’elemento di rappresentazione dei valori del passato validi anche nel presente. Nella stessa epoca, l’Encyclopedie di Diderot e D’Alembert, alla voce Architecture, curata da J. François Blondel, riporta che l’architettura nasce dalla primitiva necessità dell’uomo di ripararsi dalle intemperie e individua nell’architettura greca i più alti valori costruttivi.

Marc-Antoine Laugier, Essay sur l’Architecture, Origini dell’architettura, 1753

Marc-Antoine Laugier, Essay sur l'Architecture, Origini dell'architettura, 1753


L’ordine come rappresentazione del sistema costruttivo

John Summerson, Il linguaggio classico dell’architettura, L’ordine dorico, 1963

John Summerson, Il linguaggio classico dell'architettura, L'ordine dorico, 1963


Il mito degli ordini

Al processo mimetico della realtà che riprende gli esempi dell’architettura lignea, si affianca il costante riferimento alle proporzioni del corpo umano nell’attività progettuale che armonizza i rapporti tra le parti dell’ordine architettonico.
La figura umana viene prescelta come elemento connotativo dei vari ordini, come spiega Vitruvio nel Libro IV del De Architectura dedicato al mito sull’origine degli ordini. Vi narra che l’ordine dorico fu inventato da Doro, figlio di Elleno quando costruì ad Argo un tempio dedicato ad Hera. Successivamente, fu però Ione a stabilire i rapporti tra le parti dell’ordine dorico tramandato nei secoli. Con l’incarico di costruire tredici colonie in Asia, costui non riuscendo a rammentare le proporzioni che aveva ammirate nelle colonne del tempio di Doro ad Argo e, volendo pervenire a un risultato insieme bello e possente, si riferì ai rapporti tra la pianta del piede e l’altezza dell’uomo, fissandoli nel valore di 1:6.

Il secondo ordine vitruviano, lo ionico, fu creato dallo stesso Ione che, chiamato ad edificare un tempio in onore della dea Diana, le volle dedicare una costruzione ispirata alla sua femminilità.

Philibert de l’Orme, L’Architecture, 1567

Philibert de l'Orme, L'Architecture, 1567


Il mito degli ordini

Vitruvio stabilì, perciò, che nell’ordine ionico il diametro della colonna e la sua altezza fossero in rapporto di 1:8 e che le forme del capitello simulassero una capigliatura femminile ondulata.

Il terzo ordine presentato da Vitruvio è il corinzio, il cui mito descrive la storia di un matrimonio mancato di una giovane di Corinto, morta poco prima delle nozze. Sulla tomba della donna, la sua nutrice pose un canestro recante tazze che fu ricoperto con una lastra lapidea. Alla base del canestro crebbe una pianta di acanto che, arrivata alla lastra di copertura, ripiegò le proprie foglie verso il basso, assumendo la singolare configurazione che è divenuta propria del capitello corinzio.
Tuttavia, l’interpretazione sull’origine degli ordini architettonici ha prodotto, nei secoli, altre ipotesi. Recentemente uno studio condotto da G. Hersey e R. Girard, in The Lost Meaning of Architecture, del 1998, parte dal presupposto che l’architettura nasce in quanto forma del sacro; si origina, cioè, quando si instaura un processo che, da una situazione di crisi, porta alla ricomposizione del conflitto attraverso un atto violento, ma di per sé già culturale e sociale: il sacrificio. Questo è inteso come costruttivo di un ordine generale e sociale e di un ordine particolare, architettonico.

Claude Perrault, L’ordine corinzio e la sua genesi

Claude Perrault, L'ordine corinzio e la sua genesi


Ordine e modularità nell’architettura classica

Nel concetto di ordine architettonico è connaturato, fin dall’antichità, quello di serie, successione, ripetizione, nel senso di insieme di strumenti atti a leggere un organismo architettonico come sistema numerico e armonico, riproponibile continuamente attraverso un modulo.
Nel Libro III del De Architectura, Vitruvio si sofferma sulla necessità che la composizione del tempio sia basata su schemi proporzionali, cioè sulla “commensurabilità di ogni singolo membro dell’opera e di tutti i membri nell’insieme dell’opera, per mezzo di una determinata unità di misura o commodulatio“.
Questa, che per Vitruvio corrisponde al diametro della colonna misurato all’imoscapo, nasce dalle proporzioni umane. Dichiarando la propria ammirazione per coloro i quali “coordinarono i membri degli edifici in modo che la loro distribuzione, nel singolo e nel totale, fosse armonica per proporzione e simmetria“, Vitruvio propone una classificazione qualitativa dei templi in base al ritmo nella disposizione delle colonne, lungo il peristilio.

Classificazione degli intercolumni secondo Vitruvio

Classificazione degli intercolumni secondo Vitruvio


Ordine e modularità nell’architettura classica

Le varie classi, contraddistinte da un rapporto tra diametro di base e intercolumnio variabile da 1:1½ (picnostilo) fino a 1:4 (areostilo), configurano il tempo musicale degli edifici, assicurando quell’armonia di effetti visivi che sarà poi ripresa, in epoca rinascimentale, da interessantissimi studi sulla corrispondenza tra musica e architettura.

Le immagini presenti nelle pagine 1 e 2 sono tratte da Riccardo Migliari, Il disegno degli ordini e il rilievo dell’architettura classica: Cinque pezzi facili, in “disegnare idee immagini”, anno II, n. 2, giugno 1991. L’immagine di pagina 8 è tratta da Claude Perrault, Les dix livres d’Architecture de Vitruve, 1684.

Intervalli consonanti della musica antica

Intervalli consonanti della musica antica


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