La capacità di visione della realtà può in alcuni casi essere potenziata al punto da restituire suggestioni percettive che assumono una oggettiva distanza rispetto alle caratteristiche fisiche, chimiche, meccaniche, di appartenenzaad una riconosciuta realtà iniziale. Le moderne tecnologie contribuiscono alla elaborazione di straordinari risultati rappresentativi che impongono in maniera esclusiva un approccio interpretativo e fortemente creativo, basato sull’esuberanza dei riferimenti forniti dall’immagine concepita.
Si veda in proposito l’elaborazione di Jeremy Burgess, che partendo dall’ingrandimento di Un frammento della carrozzeria arruginita di una Ford-Cortina approda ad un risultato raffigurativo espressione di una ricercata volontà interpretativa. Questo tipo di esperienza determina un plusvalore conoscitivo rendendo visibile in una particolare dimensione ciò che visibile non è o non lo è in quella stessa dimensione.
La possibilità di discernere la cosa manifesta è inverata dalle modalità di apparizione della cosa stessa e dal grado di confusione figurativa che essa instaura con la realtà riferibile.
“Il mondo invisibile non è costituito solo da ciò che non si lascia vedere, ma anche da ciò che non è messo in rilievo nel dominio del visibile: quando la cosa nascosta alla luce della coscienza acquisisce forma e si arrende all’evidenza, la reazione è quella dello stupore“.
Salomon Resnik
Il volto di Madame Kupka si scorge faticosamente tra le verticali multicolori della tela di František Kupka, ma non appena si rivela tutto il campo figurativo è come da esso risucchiato.
“Il fatto è che la rappresentazione di un oggetto è sempre e soltanto quella della sua interpretazione in un determinato sistema costruttivo“.
Jacques Guillerme
Una forma di mimetismo diversa è quella che Holger Trülzsch utilizza per la sua Testa in pietra, materia e forma, stato iniziale e condizione finale, esperienza plastica e informe indistinto, equivalenza e compresenza materica e differenziazione espressiva, quasi un contrappunto diacritico alla Venere degli stracci di Michelangelo Pistoletto che rende tutto immediatamente palese: il candore delle sue forme e del suo sguardo sono offuscati dalla montagna caotica di brandelli della realtà che sommerge ineluttabilmente viso e corpo.
Un’ulteriore considerazione che occorre effettuare è quella relativa alla componente temporale che ogni esperienza conoscitiva presuppone. La mutabilità incessante della realtà osservabile implica una scelta condizionante l’atto rappresentativo nel momento in cui si stabilisce una determinazione di tipo temporale.
La rappresentazione della realtà raggiunge una particolare condizione di equilibrio instabile; esiste una massa di figure che precede e che seguirà, ma la condizione raggiunta, al pari della Roccia in bilico di Andy Goldsworthy o del Gorgo d’acqua divenuto lapillo cristallino di lava trasparente, diventa espressione di una consapevolezza della complessità del dato reale osservato.
Nella ripresa di Drottningholm di Ken Josephson, si esprime il rapporto paradossale tra i diversi gradi di realtà propri dello stesso oggetto.
Se la permeabilità conoscitiva della realtà, dopo le esperienze dello spazio prospettico, di quello discontinuo e poi moltiplicato, rispettivamente del Rinascimento, del Romanticismo e del Cubismo, viene posta in crisi dalla concezione dello spazio cieco informale, la acquisita metafora del muro, lo spazialismo abbatte questo diaframma e, attraverso le incisioni profonde dei Concetti spaziali di Lucio Fontana, punta dritto verso un ignoto dispensatore di nuovi territori della immaginazione e delle interpretazioni cognitive.
“L’interazione tra l’oggetto osservato e lo strumento dell’osservazione (l’apparato di ricerca ma anche la coscienza dell’osservatore) modifica il primo, per cui non si potrà mai dire «come è» l’oggetto che indaghiamo, ma solo quali sono gli effetti della nostra osservazione“.
Max Born
La complessità del reale filtrata attaverso le maglie dei procedimenti cognitivi viene decifrata e riproposta nei vari livelli della rappresentazione. Il fitto gioco delle distanze che si solidifica tra i piani appartenenti alla figura osservata e, quindi, percepita, e alla figura restituita attraverso il disegno assume una metabolizzazione segnica che passa attraverso il corpo del figuratore.
Ne emerge l’esigenza della valutazione dei confini e delle interconnessioni che si istituiscono nel campo delle figurazioni tra ciò che è oggetto dell’esplorazione critica e l’artefice di tale momento ripropositivo delle cose reali.
Le doppie labbra ansimanti e prigioniere delle lenti scavate nel blocco metallico de Lo sguardo critico di Jasper Johns incarnano la fusione di osservazione e espressione propria del nostro giudizio critico fatto sulla base di un’esperienza consapevole e insieme inconscia.
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