Architectura Nascitur ex Fabrica et Ratiocinatione. (Vitruvio)
L’Architettura è il gran libro dell’umanità. (Hugo)
Niuna cosa … metter si dee in rappresentazione che non sia anche in funzione. (Algarotti)
Tutto ha da nascere dalla necessità: la necessità non ammette il superfluo. (Milizia)
L’architettura non consiste in altro che nel bell’ornamento aggiunto all’edificio. (Ruskin)
L’architettura finisce dove comincia la funzione. (Lutyens)
L’architettura non è altro che l’ordine, la disposizione, la bella apparenza, la proporzione delle parti tra loro la convenienza e la distribuzione. (Michelangelo)
Nell’architettura il bello … consiste essenzialmente nella proporzione: con la sola proporzione e senza alcun ornamento un edificio può essere bello. (Winckelmann)
L’architettura è una scienza intellettuale e pratica diretta a stabilire col raziocinio il buon uso e le proporzioni degli artefatti. (Lodoli)
L’architettura è fra tutte le arti del disegno la più noiosa a sentirne parlare. (Boito)
“Se dovessi insegnarvi architettura? Davvero una domanda difficile …
Inizierei proibendo gli ordini (…). Insisterei su un vero rispetto per l’architettura. (…) Mi sforzerei di inculcare nei miei allievi un acuto bisogno di controllo, di imparzialità nel giudicare di sapere “come” e “perché” … e li incoraggerei a coltivare questi atteggiamenti sino al loro ultimo giorno. Vorrei però che così facendo si basassero su una serie di fatti oggettivi. Ma i fatti sono fluidi e mutevoli, specialmente ai nostri giorni; pertanto insegnerei loro a diffidare delle formule e vorrei convincerli che tutto è relativo. (…)
L’architettura è spazio, larghezza, profondità, altezza, volume e circolazione. Architettura è una concezione della mente. (…) Architettura è organizzazione. Tu sei un organizzatore, non uno stilista da tavolo da disegno”.
Le Corbusier, If I had to teach you architecture, Casabella n. 766, maggio 2008.
Vitruvio nel terzo libro del suo trattato De Architectura (I secolo a.C.) definisce l’architettura come il risultato della composizione di tre principi: la firmitas (la solidità costruttiva), la utilitas (la destinazione d’uso) e la venustas (la bellezza).
L’architettura è fatta di architetture, tutte diverse tra loro. In questa lezione proviamo a raccontare l’architettura usando di volta in volta uno dei tre termini vitruviani, per distinguere e – provvisoriamente – classificare alcune architetture. L’ipotesi è che alcune architetture consentano di riconoscere in uno dei tre termini l’origine del percorso progettuale. Un percorso, appunto, che non è fondato su una logica additiva (firmitas+utilitas+venustas) ma su una logica compositiva. Il triangolo che racconta la posizione dei tre termini non è quasi mai isoscele e. il percorso compositivo che li tiene insieme è iterativo, curvo, circolare – o, meglio, spiraliforme. L’ordine dato al discorso sull’architettura è volutamente schematico: il suo obiettivo è soprattutto quello di guidare lo sguardo alla comprensione della complessità attraverso un iniziale processo di riduzione.
Le schede che seguono tendono a fornire una lettura strutturata di alcune architetture classificate secondo la rispondenza a uno dei tre termini della triade vitruviana. Per segnalare la possibile, progressiva, articolazione della prima classificazione, le tre categorie vengono subito ristrutturate con una nuova tripartizione. Anche per dire che si potrebbe continuare …
Nel video 1: rappresentazione della triade vitruviana: dalla fissità dei vertici di un triangolo equilatero alla isotropia del cerchio. La figura del cerchio meglio rappresenta la circolarità del processo compositivo in cui le tre categorie si alternano, si confrontano e si misurano continuamente.
Firmitas: Architettura e costruzione
Nelle architetture che vengono raccolte sotto il nome della firmitas il dato tecnico costruttivo è centrale ed emerge diversamente a seconda che si tratti di opere che nascono da un problema di ingegneria: acquedotti, strade, ponti, dighe (verso l’ingegneria) o di opere manifesto delle potenzialità della tecnologia (emblematicità della tecnica) o in ultimo di opere in cui il dato costruttivo diviene espressione poetica e tema principale della composizione (sincerità costruttiva).
Nel video 2 i termini della triade vitruviana assumono pesi differenti, quindi il triangolo equilatero si deforma e si allunga verso il vertice più rappresentativo, in questo caso la firmitas.
La diga di Klingenberg è un esempio emblematico di sintesi tra ingegneria e architettura dell’infrastruttura. L’opera si impone nel paesaggio: la sua forma, in una forte suggestione estetica. Rimanda alla funzione per la quale è stata costruita ed è espressione della forza che essa esercita e oppone alla spinta delle acque.
“La pesante parete destinata ad assorbire la pressione viene così scomposta in un imponente sistema di montanti ; le ombreggiature degli archi ciechi conferiscono all’opera, pur nella ampia e semplice scansione, una straordinaria vivacità“.
(T. Heuss)
Nel 1971 i giovanissimi Piano e Rogers vincono il progetto per realizzazione di un grande centro culturale nel cuore di Parigi, tra gli antichi quartieri del Marais e di Les Halles.
Il Beaubourg è un grande contenitore di acciaio e vetro a pianta rettangolare che si sviluppa su 5 piani, ognuno con una pianta aperta e flessibile.
L’estroflessione dei colorati tubi per gli impianti e della strutture di servizio come la suggestiva scala mobile che si arrampica sulla facciata anteriore evocano i disegni futuribili degli Archigram e la forza incontenibile della modernità.
Il Beaubourg apparentemente espressione emblematica della tecnica moderna è in realtà paradosso della tecnica. È infatti un prodotto di tipo quasi artigianale: ogni pezzo che lo compone è unico e non prodotto industrialmente in serie. Il trasporto dei pezzi, dato il loro dimensionamento, è stato tanto complicato da richiedere una fase progettuale specifica.
Nell’opera di Perret la struttura in cemento armato, materiale che fa la sua prima apparizione all’inizio del secolo, non viene mascherata ma piuttosto messa in evidenza ed esibita come mezzo si espressione architettonica; la soluzione strutturale adottata viene riflessa in facciata e costituisce l’impianto formale attraverso un continuo rapporto dialettico tra l’ossatura e il sistema di tamponamento.
La facciata dell’edificio viene caratterizzata attraverso un trattamento della superfici ottenuto con pezzi di ceramica di piccole dimensioni fissati nel cemento fresco.
Così Perret risolve il problema di una intelligibilità dei modi della costruzione, con variazioni sottili tra materia della struttura e materia dei tamponamenti, attraverso un gioco sottile nel trattamento superficiale del cemento armato, (…) regolato da una precisa gerarchia tra elementi portati e portanti.
Utilitas: Architettura e funzione
Molte architetture sono segnate dalla utilitas ma a ben vedere le differenze più significative rispetto ai caratteri dello spazio sono riassumibili in poche battute e rimandano a opposizioni come spazio domestico/spazio pubblico; che rimandano a loro volta a questioni di dimensione (piccolo-grande) e/o di relazione (prossimo-distante) tra spazi. Così il tema della casa assume un suo particolare significato legato da un lato all’espressione individuale, dall’altro all’universalità degli spazi dell’abitazione. E quello degli edifici pubblici si concentra intorno all’idea della rappresentatività di un grande spazio comune: la grande sala. Mentre le funzioni “nuove” propongono spesso una contaminazione tra spazi dello “stare” e spazi del “percorrere”.
Nel video 3 i termini della triade vitruviana assumono pesi differenti, quindi il triangolo equilatero si deforma e allunga verso il vertice maggiormente rappresentativo, in questo caso la utilitas.
Le Corbusier progetta la casa Domino, la cui struttura in cemento armato rappresenterà una unità-base per la maggior parte delle sue case fino al 1935. La maison Domino è costituita da elementi standard che offrono molte possibilità nella disposizione interna delle case; si tratta di un sistema “struttura-ossatura” completamente indipendente dalle funzioni della pianta e che supporta semplicemente solai e scale.
Il problema della casa è un problema che dipende dall’epoca in cui si vive (…) L’architettura ha come primo compito, in un’epoca di rinnovamento, quello di operare una revisione dei valori, la revisione degli elementi costitutivi della casa. (…) Se si sradicano dal proprio cuore e dalla propria mente i concetti sorpassati della casa e si esamina la questione da un punto di vista critico e oggettivo, si arriverà alla casa-strumento, casa in serie, sana e bella (…). Bella anche di tutta l’animazione che il senso artistico può apportare ad organi rigorosi e puri.
(Le Corbusier)
Tra le diverse famiglie di costruzioni che hanno segnato l’esperienza della città di questi due ultimi secoli l’edificio del museo ha sicuramente costituito un tipo architettonico riconoscibile e, malgrado tutto, consolidato.
(F. Collotti)
Agli inizi del XIX secolo J. N. L. Durand pubblicava, infatti, un progetto paradigmatico di museo, composto da una serie di lunghe gallerie a volta che circoscrivevano quattro cortili e da uno spazio centrale coperto da una cupola.
Gli studi di Durand divengono elementi di riferimento, una sorta di manuale per la composizione degli edifici pubblici; Schinkel nel 1823 nell’Altes Museum a Berlino ripropone gli elementi fondativi individuati da Durand ma aggiunge l’ampio colonnato in facciata che inquadra la maestosa scalinata di ingresso.
La Neue Staatsgalerie di Stirling si rifà a sua volta all’Altes Museum, nella organizzazione della gallerie intorno a un grande spazio circolare. Stirling reinterpreta il modello schinkeliano per poter parlare al suo tempo, ma ciò che interessa sottolineare è il permanere di alcune modalità di organizzazione dello spazio degli edifici pubblici che travalicano i limiti temporali e che diventano dunque caratterizzanti nella costruzione delle grandi architetture pubbliche.
Le stazioni, cattedrali della civiltà contemporanea, palazzi dell’industria moderna dove si pratica il culto del secolo, quello della ferrovia.
(T. Gautier)
Con la rivoluzione industriale il volto della città viene caratterizzato da strutture edilizie speciali, destinate a funzioni inedite. Con l’invenzione della macchina a vapore nel 1789, nasce la stazione ferroviaria. Edificio pubblico per eccellenza, la stazione deve assolvere ad un problema funzionale di circolazione a allo stesso tempo accogliere un ampio numero di persone; lo spazio è caratterizzato dalla presenza di una grande hall.
Tutti gli edifici ferroviari di fine Ottocento, presentano una facciata che rievoca la monumentalità urbana delle antiche chiese, ma alle spalle dell’edificio la grande tecnologia ferroviaria. A partire dagli anni venti l’architettura della stazione perderà la doppia identità, la sua architettura rimanderà piuttosto ad un linguaggio di “stile internazionale” caratterizzato da un rigore della forma, dedita solo ad esprimere il culto della macchina e della velocità.
Venustas: Architettura e forma
La ricerca della venustas è il principio-guida di molte architetture. Per individuare un principio formale che strutturi l’intero percorso progettuale si può partire da più “fonti”: dagli exempla che costruiscono la storia della disciplina: dentro questi esempi si possono ricercare principi compositivi stabili, classici; o procedere per copia, per citazione, per contaminazione di elementi e stili della architettura storica (il rapporto con la storia); dalla rivendicazione di un rapporto integrato con l’artisticità del proprio tempo, e dunque dalla costruzione di un forte legame con le correnti artistiche di cui si condividono principi compositivi e obiettivi (il rapporto con le arti); dalla volontà di ripensare e declinare attraverso le nuove architetture la “essenza” compositiva di quelle “della storia” (la tipologia).
Nel video 4 i termini della triade vitruviana assumono pesi differenti, quindi il triangolo equilatero si deforma e allunga verso il vertice maggiormente rappresentativo, in questo caso la venustas.
L’architettura – diceva Terragni – non è costruzione né soddisfazione di bisogni materiali, essa è armonia di proporzioni che provoca contemplazione e commozione.
Un equilibrio classico si legge sulla facciata della casa del Fascio, basata su proporzioni matematiche, sul rettangolo aureo, sull’esattezza geometrica.
La casa coincide con un volume puro ed esattamente determinato; un parallelepipedo pari alla metà di un cubo. (…) La geometria si pone come matrice autentica e, prima del progetto, elemento generatore della forma della architettura.
(D. Vitale)
La classicità della casa del Fascio rimanda alla casa a corte, al palazzo rinascimentale; l’equilibrio tra i pieni ed i vuoti delle facciate rievoca la precisione delle logge rinascimentali.
Arte e tecnica, una nuova unità questo motto segna la nascita del movimento olandese De Stjl, che inizialmente ruota attorno all’attività dei pittori P. Mondrian, e T. van Doesburg e dell’architetto G.Th. Rietveld.
Le tesi del movimento neoplastico sono basate (…) su una stretta unità tra pittura, scultura e architettura (…) in pittura le linee che si intersecano a 90°, i riquadri di colori risolti in rosso. giallo, blu; in architettura la scomposizione del volume in piani colorati, l’eliminazione delle bucature come fori nella parete (…) (R. De Fusco).
La casa costruita da Rietveld è la realizzazione dei 16 punti dell’architettura plastica di Van Doesburg. Il punto undicesimo è una descrizione della casa ideale: la nuova architettura è anticubica, (…) altezza, larghezza e profondità più tempo acquistano negli spazi una espressione plastica interamente nuova.
(K. Frampton)
Il concetto di “tipo” attraversa tutta la pratica architettonica.
Il tipo è un enunciato che descrive una struttura spaziale interna, una disposizione logica delle parti: esso ha un valore universale in quanto è riferibile a una serie di oggetti architettonici che presentano gli stessi caratteri ma che, pur variando nella loro forma, nella loro definizione architettonica, mantengono una matrice comune.
(C. M. Aris)
È possibile, quindi, rintracciare una sorta di matrice spaziale comune a opere architettoniche molto diverse tra loro. lI raffronto tra villa Foscari e villa Stein, raccontato da Colin Rowe e poi da C. M. Aris, dimostra l’attenzione di Le Corbusier per l’architettura della storia. La tecnica compositiva produce poi le differenze: nella villa Foscari tutte le componenti sono assoggettate a un asse di simmetria che governa tutta la composizione; nella villa Stein invece lo schema tipologico ha piuttosto la funzione di cornice o trama di fondo sulla quale Le Corbusier opera trasgressioni, modulazioni e spostamenti, sia nella pianta che nel prospetto.
2. Architettura
3. Città
5. I caratteri dell'edificio: scomposizione e ricomposizione
6. I caratteri del vuoto: progetto di uno spazio pubblico
T. Heuss, Hans Poelzig 1869-1936, Electa,Milano, 1985
K. Frampton, Storia dell'architettura moderna, Zanichelli, Bologna, 1982
Perret: 25bis rue Franklin, in Rassegna n. 28, dicembre, 1986
Le Corbusier, Verso un'architettura (a cura di P. Cerri e P. Nicolin), Milano, 1966
R. De Fusco, Il neoplasticismo, in Storia dell'architettura contemporanea, Editori Laterza, Bari, 1992