Il Sopralluogo
Il progetto è un atto di impossessamento del luogo. Devo prima di tutto vedere la sua forma, avere la percezione delle sue misure, comprenderne la struttura.
(G. Fabbri)
“Per Descrizione si intende un discorso che conduce alla cosa attraverso le impronte di essa”.
(Nicola Abbagnano)
“Con un occhio archeologico e chirurgico, ho imparato a guardare le città. Detestavo l’estetismo modernista come quello di ogni revival formalista… Mostrare l’architettura per i dati che le erano propri significava impostare il problema in modo scientifico togliendo ogni sovrastruttura, enfasi e retorica che le si erano incrostate negli anni dell’avanguardia”.
(Aldo Rossi)
“Realtà e descrizione è un binomio complesso; spesso vi è un’ ossessione che si sovrappone a ogni altro interesse. Queste ossessioni non sempre si realizzano nell’opera anzi forse mai, ma sono tra le intuizioni più importanti, la cifra segreta di altri progetti”.
(Aldo Rossi)
“… la poesia è in qualche posto là dietro è là da moltissimo tempo, il poeta non fa che scoprirla”.
(Jan Skàcel)
“… la storia non è una compilazione di fatti, ma la comprensione di uno sviluppo della vita in atto”.
(Sigfried Giedion)
Due modi di intendere il sopralluogo
Il viaggiatore classico
“Prima di ogni viaggio mi preparo disegnando i posti che andrò a visitare, lo faccio prima, non voglio fare come i pittori tedeschi che con gli acquerelli dipingevano sul posto, non voglio disegnare mentre viaggio. Invece prima di partire ho tutti gli elementi per sapere e giudicare il posto che andrò a visitare. Il disegnare durante o dopo è una maniera ottocentesca, da pittore, da accademia. Invece così è da sapienti”.
(Carlo Aymonino)
Il viaggiatore romantico
“Da parte mia preferisco sacrificare molte cose, vedere solo quello che immediatamente mi attrae, passeggiare a caso, senza piantina e con una assurda sensazione di esploratore”.
(Alvaro Siza y Vieira)
Anche la fotografia, in apparenza la più oggettiva delle descrizioni è in realtà un modo di costruire l’immagine di un luogo, di orientarne la visione.
“… ora, cosa significherebbe per l’architettura prendere seriamente in esame il problema della visione? La visione può essere sostanzialmente definita come un modo di organizzare lo spazio e gli elementi dello spazio. E’ un modo di guardare e di definire una relazione tra soggetto e oggetto”.
(Peter Eisenman)
Immagine tratta dalla mostra "Fotocittà" tenutasi a Napoli nel 1997, a cura di Francesco Iodice sui rapporti tra la cultura dell'immagine e la cultura del territorio
Immagine tratta dalla mostra "Fotocittà" tenutasi a Napoli nel 1997, a cura di Francesco Iodice sui rapporti tra la cultura dell'immagine e la cultura del territorio
“Non bisogna dimenticare quando si traccia una pianta che è l’occhio umano a verificarne gli effetti [...] Nella realtà, gli assi non si percepiscono a volo d’uccello, come risulta dalla pianta posta sul tavolo da disegno, ma si individuano sul terreno: si sta in piedi e si guarda in avanti.
L’occhio guarda in lontananza e, obiettivo imperturbabile, vede tutto, anche al di là delle intenzioni e delle volontà. L’asse dell’Acropoli va dal Pireo al Pantelico, dal mare alla montagna. Dai Propilei, perpendicolarmente all’asse, lontano all’orizzonte, il mare. Una linea orizzontale perpendicolare alla direzione disegnata dall’architettura in cui vi trovate; sensazione ortogonale importante. Architettura sublime: l’Acropoli proietta i suoi effetti fino all’orizzonte”.
(Le Corbusier)
“Guardando noi non cogliamo la realtà nella sua complessità, al contrario attraverso gli occhi noi componiamo la nostra immagine identificando il centro di gravità del luogo e attraverso l’individuazione di questo punto diamo misura al sito. Conoscere l’ordine significa dunque ri-costruire lo schema mentale della realtà, tracciare una mappa del luogo, ovvero la pianta della sua architettura”.
(Paola Scala)
Guardare umano, guardare architettonico
In ciascuna descrizione della realtà è implicito un punto di vista, non tanto fisico quanto mentale; una volontà, non sempre consapevole, di orientare la visione per riuscire a raccontare la nostra immagine del reale. Orientare lo sguardo non significa sacrificare “la complessità che deve essere riconosciuta per non piombare nell’idiozia” (Aldo Rossi); tuttavia spesso l’illusione di riuscire a cogliere la complessità del reale attraverso una descrizione costruita su più livelli porta a dichiarare che non c’è niente da fare, che la descrizione della realtà non consente la sua interpretazione.
Il guardare umano è un vedere selezionato …
(Paola Scala)
Guardare umano, guardare architettonico
… il guardare architettonico è quello che seleziona gli elementi a partire dalla consapevolezza che i fatti urbani sono complessi in sé… e che l’architettura non rappresenta che un aspetto di una realtà più complessa, ma nel contempo, essendo il dato ultimo verificabile di questa realtà, essa costituisce il punto di vista più concreto con cui affrontare il problema. (Giancarlo De Carlo)
Quando si costruisce un’ immagine è necessario ricordare che è l’occhio umano a selezionare i segni e a ri-costruire l’ordine interno alle cose. (Paola Scala)
Cappella di Ronchamp
La cappella sorge, senza interposizione di basamento sul punto più alto della collina, quasi il tradursi improvviso di questa in una forma più controllata e complessa. (Alberto Samonà)
Studio per Evora
Il disegno non è per Siza un linguaggio autonomo; si tratta di prendere le misure, di fissare le interne gerarchie del sito che si osserva, dei desideri che esso suscita, delle tensioni che induce. (Vittorio Gregotti)
“Le strade della città vanno verso l’interno negli estuari di terra piana che tra i picchi montuosi scendono dai grandi altipiani dell’interno, gli altipiani somigliano infatti al dorso di una grande mano aperta che si schiaccia contro il mare; le montagne che discendono sono le dita di questa mano; esse toccano il mare; e tra le dita delle montagne sono posti gli estuari di terra, e la città è costruita sopra di essi…
Sull’aereo ho disegnato per Rio De Janeiro un’immensa autostrada collegante a mezza altezza le dita dei promontori aperti sul mare”.
(Le Corbusier)
2. Architettura
3. Città
5. I caratteri dell'edificio: scomposizione e ricomposizione
6. I caratteri del vuoto: progetto di uno spazio pubblico
Eisenman P., Oltre lo sguardo, in “Domus”, n. 734
Ferrara F. e Scala P. (a cura di), Il Sopralluogo, 5° quaderno del. Dottorato di Ricerca in Progettazione Urbana, CUEN, Napoli, 2006
Gregotti V., Modificazione, in “Casabella” n. 498/9, gennaio-febbraio 1984
Le Corbusier, Scritti, (a cura di R, Tamborrino), Einaudi, Torino, 2003
Perec G., Specie di spazi, 1989
Samonà G., Lettura della cappella a Ronchamp, in «L'architettura cronache e storia», n. 8, 1956
Siza A., Immaginare l'evidenza, Laterza, Roma, 1998