Il processo progettuale si articola tra costruzione logica ed intuizione in una tensione tra idea e realtà. E’ una ricerca fatta di avanzamenti e ripensamenti, di verifiche fondate su un processo intellettuale ma necessariamente radicato su una ricerca empirica ove si fondono insieme le necessarie dimensioni del fare e del pensare.
L’idea rispetto al tema di architettura e al luogo diventa guida e verifica del processo in una dimensione critica sempre aperta al mettere in discussione gli avanzamenti, ove intuizione ed esperienza possano trovare nuove strade più appropriate.
«Dopo aver assimilato fin nell’inconscio le caratteristiche del tema [...] cerco di dimenticare per un momento la gran quantità di problemi e comincio a disegnare in un modo che ricorda molto l’arte astratta. Disegno, guidato unicamente dall’istinto, tralasciando qualsiasi sintesi architettonica, [...]e per questa via nasce gradualmente, proprio da base astratta, l’idea principale, specie di punto di partenza, grazie al quale, poi, si riesce ad armonizzare fra loro gli innumerevoli problemi particolari e contraddittori».
Alvar Aalto, Idee di Architettura, scritti scelti 1921-1968, pag. XXIX
Abbiamo scelto di presentare come caso studio la Baker House (1947) di Alvar Aalto, che rappresenta un’espressione concreta della sua posizione teorica in un momento in cui il maestro meditava soprattutto sulle questioni riguardanti tecnologia, monumentalità e umanesimo in architettura.
La nuova casa dello studente per gli allievi del MIT, uno dei primi progetti per l’ampliamento di un Campus universitario realizzato negli Stati Uniti nel dopoguerra, doveva ospitare 353 studenti in stanze singole, doppie e triple.
Il lotto assegnato era una striscia di terreno lunga e stretta, prospiciente il Memorial Drive, la strada che si affaccia sul fiume Charles, nella città di Cambridge (MASS.). L’idea di Aalto è di realizzare un’architettura che fosse capace di instaurare una forte relazione tra natura e costruito a partire dai caratteri del luogo e dalle esigenze di una comunità di studenti.
Il fiume ed il Campus diventano i due elementi di riferimento: natura ed architettura trovano espressione e correlazione nel dar forma ad un edificio per l’abitare che, sebbene in contrasto tipologico e morfologico con gli edifici neoclassici della città universitaria, riesce con la sua forma e il suo principio insediativo ad enfatizzarli e contestualizzarli valorizzando i caratteri del luogo.
Alvar Aalto, Baker House, 1947 – vista zenitale del campus
Come emerge dagli studi preliminari, il progetto si è sviluppato a partire da uno schema di blocchi sfalzati disposti lungo una diagonale, in relazione al fiume e al Memorial Drive. In una serie di schemi comparativi, Aalto analizza varie alternative progettuali, valutando in base all’esposizione, al panorama, alla circolazione, alla privacy che offrivano ed ai requisiti funzionali.
«Aalto lavora all’insegna del provare e riprovare, della sperimentazione continua che conduce all’impostazione delle ipotesi ma anche delle antitesi:
[...] ‘in ogni preciso momento, a ogni scelta, siamo pronti al dubbio e alla critica, da usarsi in modo positivo, come costante paragone in favore del ‘piccolo uomo‘».
Op. cit., pag. XI
Le scelte materiche sono segnate e dalla ricerca tipologica e spaziale e dai caratteri dell’architettura del New England. La scelta di rivestire la facciata della Baker House in mattoni nasce e dal riferimento all’architettura locale e dal ricercare una forte relazione con la natura, dove Aalto preferisce una voluta imperfezione in contrapposizione alla perfezione artificiale di tipo meccanico.
« Qualche anno fa ero a Milwaukee, dal mio vecchio amico Frank Lloyd Wright. Fece una conferenza cominciando: ‘Egregi Signore e Signori, sapete cos’è un mattone? E’ un piccolo e modesto oggetto, che costa forse 11 cent, ma che ha una caratteristica tutta particolare: datemi un mattone e ne trasformerò il valore in quello di un lingotto d’oro dello stesso peso’.
E’ stata credo l’unica volta che ho sentito definire l’architettura in pubblico in modo tanto chiaro e incisivo: si potrebbe cioè definire la possibilità di trasformare una pietra priva di valore in un lingotto d’oro».
Op. cit., pag. 120
«Esiste un altro fattore, forse ancora più importante: la scala umana, cioè la dimensione corretta di tutto ciò che facciamo. Si dice che l’architettura ha ritrovato di recente la sua strada giusta e i suoi antichi obiettivi, anche se espressi in forme nuove, in quanto umanizzatrice di un mondo essenzialmente meccanizzato».
1. Conoscenza e consapevolezza nel percorso didattico
2. Elementi e principi della composizione architettonica
3. La modellistica nel processo progettuale
4. Il processo progettuale: un esempio da Alvar Aalto
5. Tradizione e Innovazione: Brunelleschi e la cupola di Santa Maria del Fiore
6. Tradizione e Innovazione parte 2. Le Corbusier e l'Ospedale di Venezia
7. Tradizione e Innovazione parte 3. Sant'Agnese in Agone
8. Tradizione e Innovazione parte 4. Alvar Aalto e la sede della Enso-Gutzeit