Sebbene il Barocco sia un’età di grandi rivolgimenti storici, nell’opera di Borromini ritroviamo un profondo rispetto per i nessi col passato. Egli non imita le forme passate: le incorpora nelle sue creazioni e scopre nella storia una fonte di energia per ulteriori sviluppi.
Nell’intervenire nel contesto di piazza Navona cerca di penetrare il carattere unificatore di questo ambiente e fa sì che la sua architettura entri a far parte di quest’unica realtà architettonica, arricchendola e rinnovandola.
Interviene su un impianto iniziato dal Rainaldi, ridefinendone le proporzioni ed accettando la pianta originale a croce greca, dilatata nella dimensione trasversale. Ridisegna completamente l’esterno, stabilendo come tema della composizione la concavità, come ripresa dello spazio della piazza.
L’assunto della massima integrazione dell’opera con il contesto determina l’accentuazione della continuità muraria della facciata e la scelta di un partito unitario e grandioso che eviti minuziose suddivisioni. Borromini coglie l’essenza di questo spazio, che riflette un carattere distintivo della città di Roma: la chiusura e la continuità degli spazi urbani, che si caratterizzano come interni urbani.
Palazzi, chiese, case di varie epoche risultano fusi in un’unica realtà architettonica ed urbanistica: tale unità e continuità sembrano nascere dalla ricorrenza dei materiali, dei colori e degli elementi compositivi, che svolgono la stessa funzione, ma in una composizione sempre diversa ed in una cornice unitaria, determinata dall’adattamento degli edifici all’allineamento sulla sagoma dell’antico stadio di Diocleziano e da un’altezza divenuta col tempo canonica.
La ricchezza dell’ambiente nasce proprio dalla diversità di ogni singolo edificio nella continuità ed unità della piazza. L’architetto sintetizza e rinnova tutti questi elementi caratterizzanti, senza rinunciare ad un linguaggio tutto suo, né al dinamismo spaziale ed alla plasticità.
Così Sant’Agnese si pone in rapporto dialettico con il contesto, proprio nel riaffermare la continuità della cortina e nell’esaltare la forma della piazza, grazie all’opposizione concavo-convesso che si genera tra l’articolazione della facciata e lo spazio antistante, instaurando un’accentuata relazione dinamica con la fontana del Bernini e ponendo in posizione dominante la cupola, come elemento protagonista della scena urbana.
Sembra che Borromini abbia lavorato a questo intervento plasmando tutta la piazza, non considerando la chiesa un inserimento nella cortina, ma il completamento di un unico e grande complesso edilizio.
Le immagini delle slide 1, 2, 3, 6, 7, 8, 9 sono tratte da www.flickr.com
L’immagine della slide 4 è presa da Virtual Earth.
1. Conoscenza e consapevolezza nel percorso didattico
2. Elementi e principi della composizione architettonica
3. La modellistica nel processo progettuale
4. Il processo progettuale: un esempio da Alvar Aalto
5. Tradizione e Innovazione: Brunelleschi e la cupola di Santa Maria del Fiore
6. Tradizione e Innovazione parte 2. Le Corbusier e l'Ospedale di Venezia
7. Tradizione e Innovazione parte 3. Sant'Agnese in Agone
8. Tradizione e Innovazione parte 4. Alvar Aalto e la sede della Enso-Gutzeit