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Renata Picone » 13.L'adeguamento funzionale e la a messa norma negli edifici di pregio storico artistico


Introduzione

La scelta della funzione in un edificio di interesse storico artistico

Il progetto di restauro di un edificio di interesse storico artistico ha per fine la conservazione del bene. Il suo adeguamento funzionale, dunque, rappresenta un importante passaggio strategico che garantisce la gestione e la manutenzione dell’edificio restaurato, consentendone la valorizzazione e l’inserimento all’interno delle funzioni contemporanee del territorio nel quale si colloca. L’individuazione della funzione da assegnare all’edificio non è dunque il fine dell’intervento di restauro quanto un mezzo per perseguire la sua conservazione. Per individuare correttamente una destinazione d’uso idonea, in linea con i principi della conservazione integrata, come definiti nella Dichiarazione di Amsterdam e nella Carta del Patrimonio Europeo del 1975, occorre verificarne la compatibilità a scala urbana e architettonica.

Compatibilità a scala territoriale: occorre verificare l’accessibilità al sito o al manufatto oggetto di intervento, con attenzione alle vie d’accesso, ai mezzi di trasporto ecc.; occorre verificare le interrelazioni tra il sito o il manufatto oggetto di intervento e i tessuti abitati limitrofi e le emergenze territoriali; occorre, inoltre, verificare se esistono funzioni analoghe o complementari a quella individuata per l’edificio che possano con esso attivare una sinergia e fare sistema; occorre verificare la congruenza della destinazione d’uso con gli strumenti urbanistici vigenti.

Compatibilità a scala architettonica: occorre verificare che la funzione prescelta non richieda uno stravolgimento della consistenza fisica e formale del manufatto da restaurare; occorre verificare che la funzione prescelta non richieda uno stravolgimento delle strutture portanti del manufatto da restaurare; occorre verificare che la funzione prescelta sia culturalmente compatibile con il bene oggetto di intervento.

Compatibilità funzionale a scala urbana

Fonte: grafici elaborati nell’ambito del Laboratorio di Restauro dell’Architettura prof. Renata Picone, A.A. 2005-2006

Fonte: grafici elaborati nell'ambito del Laboratorio di Restauro dell'Architettura prof. Renata Picone, A.A. 2005-2006


Compatibilità funzionale a scala architettonica

Fonte: grafici elaborati nell’ambito del Laboratorio di Restauro dell’Architettura prof. Renata Picone, A.A. 2005-2006

Fonte: grafici elaborati nell'ambito del Laboratorio di Restauro dell'Architettura prof. Renata Picone, A.A. 2005-2006


Compatibilità funzionale a scala architettonica

Fonte: grafici elaborati nell’ambito del Laboratorio di Restauro dell’Architettura prof. Renata Picone, A.A. 2005-2006

Fonte: grafici elaborati nell'ambito del Laboratorio di Restauro dell'Architettura prof. Renata Picone, A.A. 2005-2006


Messa a norma dell’edificio da restaurare

Concetti generali

La maggioranza degli edifici di interesse storico artistico è destinato ad accogliere funzioni pubbliche o comunque ad ospitare destinazioni d’uso che aprano al pubblico l’edificio. Da ciò scaturisce la necessità tutta attuale di adeguare l’edificio oggetto di restauro alle normative vigenti in materia di impianti e di sicurezza antisismica, nonché di consentire l’installazione di reti tecnologiche al fine di garantire la sua fruibilità. Da alcuni decenni la disciplina del restauro architettonico ha posto particolare attenzione alla comprensione del funzionamento in termini tecnologici del manufatto storico, attribuendo particolare rilievo alla conservazione degli impianti. Parallelamente, le esigenze dei fruitori attuali sottolineano la necessità di richiedere prestazioni, in termini tecnologici, impensabili nella fase di costruzione degli storici manufatti. Se, dunque, in virtù dell’attenzione maturata al dato materiale, il progetto di restauro tende anche alla conservazione degli impianti, esso è sicuramente l’occasione per consentire un adeguamento impiantistico e un miglioramento del comfort abitativo al fine di una più agevole e sicura fruizione del bene, garantendo quest’ultimo da un lato, i fruitori dall’altro. In questa lezione, rimandando ad altra sede la trattazione dell’adeguamento alla normativa antisismica dell’edificio da restaurare, l’interesse sarà posto sull’adeguamento alla normativa antincendio degli edifici storici oggetto di restauro. Un’attenzione particolare, da parte del progettista, deve essere posta nell’adeguamento dell’edificio alle prescrizioni, che non costituisce un aggiustamento a posteriori dell’intervento, ma deve necessariamente rientrare nella fase di definizione del progetto di restauro: gli esiti funzionali e soprattutto formali assumono un ruolo specifico nella riuscita dell’intervento, sottolineando i differenti approcci che l’architetto può avere nei confronti della fabbrica storica.

Adeguamento alla normativa antincendio

Cenni sulla normativa antincendio

  • La normativa ai fini della sicurezza antincendio, che inizialmente è stata introdotta per le nuove strutture, soprattutto metalliche, è stata poi estesa anche ad altre tipologie di manufatti
  • In particolare, il D.M. 16.02.1982, che individua tutte le attività soggette al controllo di prevenzione incendi, riporta al n. 80 anche “gli edifici pregevoli per arte e storia e quelli destinati a contenere biblioteche, archivi, musei, gallerie, collezioni o comunque oggetti di interesse culturale sottoposti alla vigilanza dello stato”. Nel corso di questa lezione, oltre a definizioni e criteri desunti dalla normativa generale, si fa riferimento al D.M. 569/92 e al D.P.R. 418/95, concernenti le norme di sicurezza antincendio per gli edifici storico-artistici destinati rispettivamente a musei, gallerie, esposizioni e mostre, e biblioteche e archivi. Va, inoltre considerato che esiste una normativa specifica per determinate tipologie di edifici e destinazioni d’uso, come i luoghi di spettacolo, le scuole, etc.
  • Va sottolineato che nel D. M. 16.02.1982, l’intento del legislatore era principalmente quello di tutelare la sicurezza delle persone, non già il manufatto, sia esso esistente o di nuova realizzazione
  • Una crescente consapevolezza delle peculiarità del patrimonio architettonico è stata recepita dal legislatore, per cui l’adeguamento ai fini della sicurezza antincendio di un edificio di interesse storico artistico prevede delle deroghe che di volta in volta vanno discusse dal progettista con i suoi referenti in tale ambito: la soprintendenza, per la tutela del manufatto, il comando dei VV. FF. per la sicurezza antincendio. Questi ultimi, in particolare, per l’esame dei progetti, tengono conto principalmente della resistenza al fuoco delle strutture, del carico di incendio, della compartimentazione, del sistema di vie di uscita

Normativa antincendio e restauro architettonico

Definizioni

Per contenere il rischio di incendio si può intervenire con misure di prevenzione e di protezione:

  • le misure di prevenzione intervengono riducendo la possibilità che l’incendio si sviluppi; esse comprendono, ad esempio, l’adozione di materiali e strutture incombustibili o ignifughe, i divieti di fumo nei vari ambienti, la limitazione di eventuali surriscaldamenti
  • le misure di protezione intervengono a limitare le conseguenze dell’incendio e quindi il pericolo alle persone e alle cose. Esse possono essere di tipo passivo (adozione di materiali con bassa reazione al fuoco, compartimentazione orizzontale e verticale, distanze di sicurezza) e di tipo attivo (estintori, impianto idrico antincendio, impianto di rilevazione automatica)

Al fine di stabilire, anche quantitativamente il tipo di misure da adottare ai fini antincendio, è necessario fare riferimento ad ulteriori definizioni.

Normativa antincendio e restauro architettonico

Il carico di incendio Q

Il carico di incendio rappresenta la quantità di materiale combustibile espresso in legno presente in un locale, ottenibile attraverso una equivalenza. Dal carico di incendio si definisce la classe dei singoli ambienti o dell’intero manufatto espresso con un numero che rappresenta anche la durata minima di resistenza da richiedere per gli elementi del manufatto.

La resistenza al fuoco REI

La resistenza al fuoco è definita come l’attitudine di un elemento da costruzione a conservare per un tempo determinato in tutto o in parte la stabilità (R), la tenuta (E), l’isolamento (I).

  • La stabilità è l’attitudine di un elemento da costruzione a conservare la resistenza meccanica sotto l’azione del fuoco
  • La tenuta è l’attitudine di un elemento da costruzione a non lasciare passare né produrre, se sottoposto all’azione del fuoco su un lato, fiamme, vapori o gas caldi sul lato non esposto
  • L’isolamento è l’attitudine di un elemento da costruzione a ridurre la trasmissione del calore

Normativa antincendio e restauro architettonico

In base a queste definizioni, i vari elementi sono classificabili con riferimento al numero di minuti entro il quale tali caratteristiche sono mantenute.

Si comprende, dunque, che una volta definita la classe dell’edificio, sono implicitamente definite le caratteristiche che devono essere richieste agli elementi costruttivi.

In particolare, per le murature è possibile definire la classe in funzione dei materiali, come evidenzia la tabella.

Peraltro, oggi i produttori di materiali edili forniscono direttamente materiali classificati e certificati ai fini antincendio.

Porta tagliafuoco REI 120: la porta mantiene per almeno 120 minuti le caratteristiche REI. Fonte: Orvi Serramenti

Porta tagliafuoco REI 120: la porta mantiene per almeno 120 minuti le caratteristiche REI. Fonte: Orvi Serramenti

Spessori delle pareti tagliafuoco

Spessori delle pareti tagliafuoco


Compartimentazione

Un’attenzione particolare deve essere posta dal progettista alla compartimentazione: essa consiste nella individuazione di zone omogenee di rischio (caratterizzate dalla stessa destinazione d’uso, carico d’incendio, livello di affollamento) facilmente isolabili rispetto alle altre mediante filtri atti ad impedire la propagazione dell’incendio. Tali filtri possono anche essere considerati come spazi nei quali è impedito lo sviluppo dell’incendio, in grado di consentire un deflusso in sicurezza degli occupanti.

  • La compartimentazione può essere verticale o orizzontale
  • I collegamenti verticali (scale, ascensori ecc.) costituiscono un compartimento autonomo

Compartimentazione ed edifici storici

Relativamente agli edifici di interesse storico artistico, la normativa antincendio prevede, anche in funzione della destinazione d’uso, una adeguata compartimentazione, e comunque l’utilizzo di una porta tagliafuoco REI 120 che separi le attività principali da altre attività presenti nel manufatto, ferma restando l’inalterabilità dei carichi di incendio.

Ma le peculiarità di un manufatto di pregio storico artistico possono non soddisfare i requisiti richiesti per la realizzazione di tale compartimentazione. In questo caso è possibile intervenire con sistemi alternativi come l’individuazione di uscite secondarie e di scale esterne o la limitazione dell’afflusso di fruitori all’interno dell’edificio.


Percorsi di esodo

In materia di protezione, lo studio dei percorsi di esodo assume importanza fondamentale, particolarmente negli interventi di restauro su edifici di pregio storico artistico: va considerato un percorso massimo di 30 metri (40 m se è presente un sistema di spegnimento automatico) per raggiungere un luogo sicuro, di larghezza non inferiore a 90 cm, opportunamente segnalato.

Per luogo sicuro si intende uno spazio scoperto ovvero compartimento antincendio, separato da altri compartimenti mediante spazio scoperto o filtri a prova di fumo, avente caratteristiche idonee a ricevere e contenere un predeterminato numero di persone (luogo sicuro statico), o a consentirne in movimento ordinato (luogo sicuro dinamico).

La lunghezza dei percorsi verso un luogo sicuro va calcolata dal punto più lontano (interno) del fabbricato.


Affollamento

  • Il massimo affollamento consentito deve essere commisurato al sistema di uscite, considerando 60 persone per un modulo di larghezza pari a 60 cm. Per la determinazione dell’affollamento si considera la somma di tutte le uscite larghe almeno 90 cm (compresi eventualmente gli ingressi) e il relativo numero di persone che possono attraversarle
  • Nel caso in cui le vie d’uscita non soddisfino il deflusso del numero di persone previste, si procede alla riduzione dell’affollamento attraverso un sistema di limitazione controllato degli visitatori in entrata e uscita
  • Una particolare attenzione meritano le vie di fuga: la normativa specifica per gli edifici sottoposti a tutela varia quantitativamente rispetto a quella prevista per nuove costruzioni o manufatti non vincolati, più restrittiva. Va però considerata l’opportunità di prevedere almeno due vie di fuga che consentano il raggiungimento di un luogo sicuro

Normativa antincendio e restauro architettonico

Fonte: grafici elaborati nell’ambito del Laboratorio di Restauro dell’Architettura prof. Renata Picone, A.A. 2005-2006

Fonte: grafici elaborati nell'ambito del Laboratorio di Restauro dell'Architettura prof. Renata Picone, A.A. 2005-2006


Scale antincendio

Nell’ambito dell’individuazione delle vie di fuga, particolare rilievo assume l’individuazione e la localizzazione delle scale antincendio:

Le scale antincendio devono avere un andamento rettilineo, prevedere dei pianerottoli di riposo, gradini con pedata di 30 cm e alzata di 17 cm. Il numero dei gradini per rampa può variare da 3 a 15, mentre i parapetti devono resistere ad una spinta orizzontale di 120 kg/ml.

Esistono diverse tipologie di scale antincendio:

  • scala protetta, che costituisce un compartimento antincendio con porte REI ad ogni piano dotate di congegno di autochiusura
  • scala a tenuta di fumo che costituisce un compartimento antincendio con porte REI ad ogni piano dotate di congegno di autochiusura da spazio scoperto o almeno aperto su uno dei tre lati
  • scala esterna di sicurezza, totalmente esterna e munita di parapetto alto 120 cm
Scala a tenuta di fumo

Scala a tenuta di fumo

Scala protetta

Scala protetta


Scale antincendio

La realizzazione di scale antincendio ai fini dell’adeguamento alla normativa può costituire un’occasione progettuale per l’architetto restauratore, chiamato a dare una risposta architettonicamente qualificata ad una prescrizione.

Castello di Rivoli, progetto di restauro di A. Bruno

Castello di Rivoli, progetto di restauro di A. Bruno

Teatro Verdi di Pisa, progetto di restauro di M. Carmassi

Teatro Verdi di Pisa, progetto di restauro di M. Carmassi


Scale antincendio

Palazzo della Ragione a Milano, progetto di restauro di M. Dezzi Bardeschi

Palazzo della Ragione a Milano, progetto di restauro di M. Dezzi Bardeschi

Palazzo della Ragione a Milano, progetto di restauro di M. Dezzi Bardeschi

Palazzo della Ragione a Milano, progetto di restauro di M. Dezzi Bardeschi


Mezzi antincendio di protezione attiva

  • Relativamente ai mezzi antincendio di protezione attiva, oltre ad apposita segnalazione delle vie di fuga e sistemi di illuminazione di emergenza, va prevista la presenza minima di un estintore ogni 150 mq di superficie posto in posizione ben visibile. La scelta delle sostanze estinguenti dipende dal materiale infiammabile presente negli ambienti
  • Se possibile, va realizzato un impianto idrico antincendio dotato di idranti e manichette flessibili UNI 45 e UNI 70 e idoneo impianto di rilevamento fumi
  • E’ prevista altresì la possibilità di realizzare un sistema di spegnimento automatico ad acqua, CO2, gas
  • La scelta del sistema di spegnimento e del suo dimensionamento è funzione delle caratteristiche dell’edificio e dell’eventuale materiale in esso conservato od esposto
  • Oltre tali prescrizioni, va prevista una formazione del personale tale che in fase di gestione siano rispettate tutte le prescrizioni previste dalla normativa vigente

Normativa antincendio e restauro architettonico

Fonte: grafici elaborati nell’ambito del Laboratorio di Restauro dell’Architettura prof. Renata Picone, A.A. 2002-2003

Fonte: grafici elaborati nell'ambito del Laboratorio di Restauro dell'Architettura prof. Renata Picone, A.A. 2002-2003


I materiali di supporto della lezione

Riferimenti normativi:

D.M. del 30-11-1983

D.M. 569/92

D.P.R. 418/95

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Progetto "Campus Virtuale" dell'Università degli Studi di Napoli Federico II, realizzato con il cofinanziamento dell'Unione europea. Asse V - Società dell'informazione - Obiettivo Operativo 5.1 e-Government ed e-Inclusion

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