La scelta della funzione in un edificio di interesse storico artistico
Il progetto di restauro di un edificio di interesse storico artistico ha per fine la conservazione del bene. Il suo adeguamento funzionale, dunque, rappresenta un importante passaggio strategico che garantisce la gestione e la manutenzione dell’edificio restaurato, consentendone la valorizzazione e l’inserimento all’interno delle funzioni contemporanee del territorio nel quale si colloca. L’individuazione della funzione da assegnare all’edificio non è dunque il fine dell’intervento di restauro quanto un mezzo per perseguire la sua conservazione. Per individuare correttamente una destinazione d’uso idonea, in linea con i principi della conservazione integrata, come definiti nella Dichiarazione di Amsterdam e nella Carta del Patrimonio Europeo del 1975, occorre verificarne la compatibilità a scala urbana e architettonica.
Compatibilità a scala territoriale: occorre verificare l’accessibilità al sito o al manufatto oggetto di intervento, con attenzione alle vie d’accesso, ai mezzi di trasporto ecc.; occorre verificare le interrelazioni tra il sito o il manufatto oggetto di intervento e i tessuti abitati limitrofi e le emergenze territoriali; occorre, inoltre, verificare se esistono funzioni analoghe o complementari a quella individuata per l’edificio che possano con esso attivare una sinergia e fare sistema; occorre verificare la congruenza della destinazione d’uso con gli strumenti urbanistici vigenti.
Compatibilità a scala architettonica: occorre verificare che la funzione prescelta non richieda uno stravolgimento della consistenza fisica e formale del manufatto da restaurare; occorre verificare che la funzione prescelta non richieda uno stravolgimento delle strutture portanti del manufatto da restaurare; occorre verificare che la funzione prescelta sia culturalmente compatibile con il bene oggetto di intervento.
Fonte: grafici elaborati nell'ambito del Laboratorio di Restauro dell'Architettura prof. Renata Picone, A.A. 2005-2006
Fonte: grafici elaborati nell'ambito del Laboratorio di Restauro dell'Architettura prof. Renata Picone, A.A. 2005-2006
Fonte: grafici elaborati nell'ambito del Laboratorio di Restauro dell'Architettura prof. Renata Picone, A.A. 2005-2006
Concetti generali
La maggioranza degli edifici di interesse storico artistico è destinato ad accogliere funzioni pubbliche o comunque ad ospitare destinazioni d’uso che aprano al pubblico l’edificio. Da ciò scaturisce la necessità tutta attuale di adeguare l’edificio oggetto di restauro alle normative vigenti in materia di impianti e di sicurezza antisismica, nonché di consentire l’installazione di reti tecnologiche al fine di garantire la sua fruibilità. Da alcuni decenni la disciplina del restauro architettonico ha posto particolare attenzione alla comprensione del funzionamento in termini tecnologici del manufatto storico, attribuendo particolare rilievo alla conservazione degli impianti. Parallelamente, le esigenze dei fruitori attuali sottolineano la necessità di richiedere prestazioni, in termini tecnologici, impensabili nella fase di costruzione degli storici manufatti. Se, dunque, in virtù dell’attenzione maturata al dato materiale, il progetto di restauro tende anche alla conservazione degli impianti, esso è sicuramente l’occasione per consentire un adeguamento impiantistico e un miglioramento del comfort abitativo al fine di una più agevole e sicura fruizione del bene, garantendo quest’ultimo da un lato, i fruitori dall’altro. In questa lezione, rimandando ad altra sede la trattazione dell’adeguamento alla normativa antisismica dell’edificio da restaurare, l’interesse sarà posto sull’adeguamento alla normativa antincendio degli edifici storici oggetto di restauro. Un’attenzione particolare, da parte del progettista, deve essere posta nell’adeguamento dell’edificio alle prescrizioni, che non costituisce un aggiustamento a posteriori dell’intervento, ma deve necessariamente rientrare nella fase di definizione del progetto di restauro: gli esiti funzionali e soprattutto formali assumono un ruolo specifico nella riuscita dell’intervento, sottolineando i differenti approcci che l’architetto può avere nei confronti della fabbrica storica.
Cenni sulla normativa antincendio
Definizioni
Per contenere il rischio di incendio si può intervenire con misure di prevenzione e di protezione:
Al fine di stabilire, anche quantitativamente il tipo di misure da adottare ai fini antincendio, è necessario fare riferimento ad ulteriori definizioni.
Il carico di incendio Q
Il carico di incendio rappresenta la quantità di materiale combustibile espresso in legno presente in un locale, ottenibile attraverso una equivalenza. Dal carico di incendio si definisce la classe dei singoli ambienti o dell’intero manufatto espresso con un numero che rappresenta anche la durata minima di resistenza da richiedere per gli elementi del manufatto.
La resistenza al fuoco REI
La resistenza al fuoco è definita come l’attitudine di un elemento da costruzione a conservare per un tempo determinato in tutto o in parte la stabilità (R), la tenuta (E), l’isolamento (I).
In base a queste definizioni, i vari elementi sono classificabili con riferimento al numero di minuti entro il quale tali caratteristiche sono mantenute.
Si comprende, dunque, che una volta definita la classe dell’edificio, sono implicitamente definite le caratteristiche che devono essere richieste agli elementi costruttivi.
In particolare, per le murature è possibile definire la classe in funzione dei materiali, come evidenzia la tabella.
Peraltro, oggi i produttori di materiali edili forniscono direttamente materiali classificati e certificati ai fini antincendio.
Porta tagliafuoco REI 120: la porta mantiene per almeno 120 minuti le caratteristiche REI. Fonte: Orvi Serramenti
Un’attenzione particolare deve essere posta dal progettista alla compartimentazione: essa consiste nella individuazione di zone omogenee di rischio (caratterizzate dalla stessa destinazione d’uso, carico d’incendio, livello di affollamento) facilmente isolabili rispetto alle altre mediante filtri atti ad impedire la propagazione dell’incendio. Tali filtri possono anche essere considerati come spazi nei quali è impedito lo sviluppo dell’incendio, in grado di consentire un deflusso in sicurezza degli occupanti.
Relativamente agli edifici di interesse storico artistico, la normativa antincendio prevede, anche in funzione della destinazione d’uso, una adeguata compartimentazione, e comunque l’utilizzo di una porta tagliafuoco REI 120 che separi le attività principali da altre attività presenti nel manufatto, ferma restando l’inalterabilità dei carichi di incendio.
Ma le peculiarità di un manufatto di pregio storico artistico possono non soddisfare i requisiti richiesti per la realizzazione di tale compartimentazione. In questo caso è possibile intervenire con sistemi alternativi come l’individuazione di uscite secondarie e di scale esterne o la limitazione dell’afflusso di fruitori all’interno dell’edificio.
In materia di protezione, lo studio dei percorsi di esodo assume importanza fondamentale, particolarmente negli interventi di restauro su edifici di pregio storico artistico: va considerato un percorso massimo di 30 metri (40 m se è presente un sistema di spegnimento automatico) per raggiungere un luogo sicuro, di larghezza non inferiore a 90 cm, opportunamente segnalato.
Per luogo sicuro si intende uno spazio scoperto ovvero compartimento antincendio, separato da altri compartimenti mediante spazio scoperto o filtri a prova di fumo, avente caratteristiche idonee a ricevere e contenere un predeterminato numero di persone (luogo sicuro statico), o a consentirne in movimento ordinato (luogo sicuro dinamico).
La lunghezza dei percorsi verso un luogo sicuro va calcolata dal punto più lontano (interno) del fabbricato.
Fonte: grafici elaborati nell'ambito del Laboratorio di Restauro dell'Architettura prof. Renata Picone, A.A. 2005-2006
Nell’ambito dell’individuazione delle vie di fuga, particolare rilievo assume l’individuazione e la localizzazione delle scale antincendio:
Le scale antincendio devono avere un andamento rettilineo, prevedere dei pianerottoli di riposo, gradini con pedata di 30 cm e alzata di 17 cm. Il numero dei gradini per rampa può variare da 3 a 15, mentre i parapetti devono resistere ad una spinta orizzontale di 120 kg/ml.
Esistono diverse tipologie di scale antincendio:
La realizzazione di scale antincendio ai fini dell’adeguamento alla normativa può costituire un’occasione progettuale per l’architetto restauratore, chiamato a dare una risposta architettonicamente qualificata ad una prescrizione.
1. Metodologia della progettazione del restauro architettonico
2. Gli interventi sulle preesistenze e il rapporto tra "antico e nuovo"
3. Gli interventi di de-restauro. Il caso dei monumenti dell'Acropoli di Atene
5. Introduzione al consolidamento degli edifici storici. Le strutture e i terreni di fondazione
6. Le murature: conoscenza, analisi dei meccanismi di dissesto e interventi di consolidamento
9. Il ruolo della diagnostica nel progetto di restauro architettonico
10. Materiali e tecniche innovative nel restauro architettonico
11. Problemi di conservazione delle strutture in cemento armato
12. I problemi di umidità negli edifici storici
13. L'adeguamento funzionale e la a messa norma negli edifici di pregio storico artistico
14. Il superamento delle barriere architettoniche negli edifici e nei siti storici
15. Il progetto di conservazione delle superfici architettoniche
Riferimenti normativi:
D.M. del 30-11-1983
D.M. 569/92
D.P.R. 418/95