Concetti generali
Il de-restauro si configura come un particolare caso di restauro architettonico atto a rimuovere interventi prevecentemente effettuati, che si sono rivelati alla prova del tempo dannosi per la sussistenza dell’opera architettonica.
Nel corso degli ultimi due secoli, tuttavia, il de-restauro è stato originato anche da motivazioni di carattere estetico e figurativo; numerosi sono, infatti, i casi in cui l’eliminazione di precedenti interventi – che si ponevano consapevolmente e tecnicamente come opere di restauro – è stata generata dalla volontà di adeguare il manufatto architettonico alle mutate esigenze di gusto.
Un caso emblematico di de-resaturo effettuato negli anni ‘50 del Novecento per adeguare la fabbrica architettonica al cambiamento di gusto dell’epoca è l’intervento eseguito alla cattedrale di Troia in provincia di Foggia in Puglia.
Qui, la locale soprintendenza, all’inizio degli anni ‘50, avviò una sistematica eliminazione degli apparati decorativi aggiunti nell’Ottocento da Federico Travaglini per adeguare l’interno della chiesa alla “rude nudità romanica” degli esterni di epoca normanna.
Si tratta di un’operazione oggi ritenuta antistorica e inutilmente lesiva di una testimonianza del passaggio dell’opera nel tempo. Tuttavia, numerosi interventi realizzati ancora nel corso degli ultimi decenni in Italia e in Europa su edifici di interesse storico artistico rispondono a tale logica.
Un esempio significativo di de-restauro effettuato recentemente per motivi di sopravvivenza dell’opera architettonica è quello delle mura greche di Capo Soprano a Gela in Sicilia.
Le mura, venute alla luce tra il 1948 e il 1954, grazie allo scavo del banco di sabbia che le aveva ricoperte, costituiscono uno straordinario esempio di fortificazione greca in calcarenite (basamento) e mattoni crudi che si estende per oltre 300 metri lungo l’antica linea di costa.
Negli anni ‘50 Franco Minissi operò un intervento protettivo della parte in mattoni crudi con lastre di cristallo che impacchettarono la muratura da entrambi i lati, collegate da barre in acciaio alloggiate in fori che attraversavano l’intera sezione muraria.
Si determinarono, pertanto, nel corso di trent’anni, le condizioni per un’ideale “effetto serra” all’interno delle lastre favorendo la presenza di vegetazione, che unita alle lame d’acqua della pioggia contribuì a degradare i mattoni, già sollecitati dagli sforzi di taglio indotti dalle barre di acciaio.
L’attuale intervento di de-restauro alle mura di Capo Soprano ha previsto la rimozione, delle lastre con la messa in luce dell’intera struttura dei mattoni crudi e lo studio delle tecniche tradizionali per la loro conservazione come il trattamento della superficie con olio, già praticato nell’antichità.
I fori per l’alloggiamento delle barre sono stati richiusi con un leggero sottosquadro rispetto alla muratura.
L’intervento di Minissi va inquadrato nella fiduciosa prospettiva del dopoguerra in cui l’uso delle tecniche moderne nel restauro appariva quanto mai risolutivo. Rivelatosi oggi dannoso per la sopravvivenza dell’opera, esso ha tuttavia costituito nella coscienza collettiva una fase costruttiva del monumento, degna di essere comunque ricordata.
In tal senso la proposta di conservare alcune lastre di cristallo a memoria dell’intervento può contribuire a rappresentare simbolicamente i danni che un restauro a volte può provocare.
Il teatro di Eraclea Minoa, in Sicilia è stato, come le mura di Gela, oggetto di un intervento di protezione da parte dell’architetto Franco Minissi, che ha coperto l’intera cavea con una struttura in materiale plastico, il cui disegno ne richiamava l’originario impianto.
Tale intervento si è, però, rivelato fortemente lesivo della sussistenza materiale dei resti del teatro, accelerando i fenomeni di degrado sulle superfici che dovevano essere protette, a causa di un microclima che favoriva la crescita di vegetazione e di altri agenti patogeni.
Nell’ultimo decennio si è quindi reso necessario un intervento di de-restauro che ha previsto la rimozione della struttura in materiale plastico e la protezione dei resti superstiti con una copertura protettiva provvisoria in attesa della predisposizione di un progetto di restauro e valorizzazione dell’intera struttura.
Il progetto di de-restauro degli interventi effettuati sui monumenti dell’Acropoli tra i primi decenni dell’800 e gli anni ‘20 del 900 da Pittakis e Balanos si è reso necessario a causa dei danni che questi ultimi stavano provocando alle strutture in marmo.
In particolare, il diffuso impiego di grappe in ferro e di architravi in cemento armato in manufatti esposti alle intemperie aveva generato una forte ossidazione degli elementi metallici con il conseguente aumento di volume e la caduta dei copriferri e il danneggiamento delle strutture in marmo adiacenti.
Gli interventi di de-restauro, conclusi in massima parte nel 2004, sono stati preceduti da un’attenta fase di progetto, i cui risultati sono stati sottoposti a verifiche internazionali tra il 1979 e il 1983.
Nel caso dell’Eretteo, l’intervento di de-restauro ha previsto l’integrazione dei blocchi di marmo erosi o mancanti con blocchi squadrati provenienti dalla medesima cava. Tale intervento, se da un lato risponde al requisito della compatibilità tra materiali omogenei, risulta meno convincente dal punto di vista della distinguibilità delle aggiunte, soprattutto se ne considerano gli esiti a distanza di tempo.
Nel caso del Partenone, il recente intervento di de-restauro, condotto sotto la direzione dell’architetto archeologo Manolis Korres ha osservato i seguenti criteri:
In particolare, il progetto di Korres ha previsto la ricollocazione dei rocchi di colonne del portico dispersi nell’intorno del tempio soprattutto a seguito dell’esplosione avvenuta all’interno della struttura nel 1687, allorché era adibita a polveriera.
1. Metodologia della progettazione del restauro architettonico
2. Gli interventi sulle preesistenze e il rapporto tra "antico e nuovo"
3. Gli interventi di de-restauro. Il caso dei monumenti dell'Acropoli di Atene
5. Introduzione al consolidamento degli edifici storici. Le strutture e i terreni di fondazione
6. Le murature: conoscenza, analisi dei meccanismi di dissesto e interventi di consolidamento
9. Il ruolo della diagnostica nel progetto di restauro architettonico
10. Materiali e tecniche innovative nel restauro architettonico
11. Problemi di conservazione delle strutture in cemento armato
12. I problemi di umidità negli edifici storici
13. L'adeguamento funzionale e la a messa norma negli edifici di pregio storico artistico
14. Il superamento delle barriere architettoniche negli edifici e nei siti storici
15. Il progetto di conservazione delle superfici architettoniche
R. Ricone, Ristauro e de-restauro. Il caso della cattedrale di troia in Puglia, in Restauro, criteri metodi esperienze, a cura di S. Casiello, Electa Napoli, Napoli 20002.
M. Rosi, Il restauro del Partenone, in S. CASIELLO, (a cura di), Restauro, criteri metodi esperienze, cit.
M. G. Filetici, F. Giovanetti, F. Mallouchou-Tufano, E. Pallottino, (a cura di), Restauri dell'Acropoli di Atene 1975-2003 (I), Quaderni ARCo Restauro, Storia e Tecnica 2003, Gangemi editore, Roma 2003.