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Antonio Franco Mariniello » 1.Di che cosa parliamo quando parliamo di Architettura


Architettura

Di che cosa parliamo quando parliamo di architettura?

Quando parliamo di Architettura, parliamo di un’arte, cioè di una attività umana che produce e comunica senso mediante l’uso di tecniche e di un linguaggio appropriati.

L’architettura è arte fondamentalmente progettuale: essa è, al tempo stesso, teoretica, pratica e poietica.

L’architettura è il punto di intersezione del progetto con la materialità del processo produttivo: essa crea (produce) uno spazio, interpreta lo spazio, non soltanto per abitarlo, ma per indurre in chi lo abita o lo contempla un piacere estetico.

Il pensiero dell’architettura e sull’architettura ricerca il senso dell’abitare dell’uomo sulla terra, e – più in generale – il senso dell’esser-ci, cioè dell’essere dell’uomo nel mondo (cfr. M. Heidegger).
Perciò l’architettura è arte essenzialmente “mondana”: essa è letteralmente immersa nel mondo; anzi essa è propriamente quell’attività (insieme complesso di teorie, di tecniche, di pratiche) che costruisce e trasforma il mondo fisico perché questo possa essere abitato dall’uomo.

Archetipo

Questo pensiero architettonico, nelle sue attuali molteplici manifestazioni (i progetti, le opere, la critica), non sfugge al principio fondamentale di tutto il pensiero contemporaneo: questo principio afferma che non esiste alcuna verità assoluta e incontrovertibile (archè), alcun essere supremo, signore del mondo, alcun codice o sistema di riferimento inviolabile. Sembrerebbe questo un principio “laico”, prodotto com’è dai processi di secolarizzazione indotti dalla cultura del Moderno, ma questo stesso principio – paradossalmente – è il prodotto di una “fede” fondamentale dell’Occidente: la fede greca (da Eraclito in poi) nel divenire del mondo. Ed è per questo che non è possibile “liberarsi” dei Greci, andare “fuori” del presupposto che le forme del pensiero, della cultura, della civiltà si succedano nel tempo, e che noi ci troviamo “in cima” a questo sviluppo, che è storicamente condizionato e che tuttavia non possiamo assumere come verità assoluta, in quanto, appunto, pre-supposto.

Il Partenone. Fonte tg0-positivo.

Il Partenone. Fonte tg0-positivo.

Mies van de Rohe, la Neue National Gallery (1965-1968). Fonte Wikimedia.

Mies van de Rohe, la Neue National Gallery (1965-1968). Fonte Wikimedia.


Archetipo

La tipologia a corte della casa greca antica. Fonte Marco Capurro.

La tipologia a corte della casa greca antica. Fonte Marco Capurro.


Archetipo

Mies van de Rohe, casa a corte. Fonte Politecnico di Torino.

Mies van de Rohe, casa a corte. Fonte Politecnico di Torino.


Differenze

Sviluppo implica un “movimento”: il movimento che, secondo il filosofo Derrida, produce quel “tessuto di differenze” che è la lingua.
Ovvero: ogni codice, ogni sistema di rinvii, è ancora tutto inscritto in quel divenire; e dunque quel tessuto di differenze, ordito dai tanti “linguaggi”, non sarebbe altro che una trama di interpretazioni di quei significati originari e fondamentali da cui si vorrebbe uscire.

Mileto (V secolo a.C.). Fonte Portale per la Storia dell’Arte.

Mileto (V secolo a.C.). Fonte Portale per la Storia dell'Arte.

Pianta della città di Ferrara nel XVI secolo. Fonte Comune di Ferrara.

Pianta della città di Ferrara nel XVI secolo. Fonte Comune di Ferrara.


Continuità

L’architettura stessa (che per sua natura non potrebbe vivere e riprodursi in un orizzonte teoretico di totale incertezza) non fa altro che interpretare questa inesauribile capacità di significazione, quando, ricordando se stessa, cerca riferimento agli antichi autori della classicità, o quando produce essa stessa, nella contemporaneità, un’opera che viene riconosciuta come un “classico”.

Dice, infatti, mirabilmente J.L. Borges:
Classico è quel libro che una nazione o un gruppo di nazioni o il lungo tempo hanno deciso di leggere come se nelle sue pagine tutto fosse deliberato, fatale, profondo come il cosmo e capace di interpretazione senza fine” (J.L. Borges, “Sui classici”, in Nuova antologia personale, Milano, Rizzoli, 1976, p. 260).

Pianta di Manhattan, N.Y. (1807). Fonte Michelle Young, untappednewyork.com.

Pianta di Manhattan, N.Y. (1807). Fonte Michelle Young, untappednewyork.com.


Riferimenti e modernità

Le Corbusier, Confronto tra i Redents e i tessuti di Parigi, New York e Buenos Aires (1930). Fonte Fabio Ghersi, Facoltà di Siracusa, Università degli Studi di Catania.

Le Corbusier, Confronto tra i Redents e i tessuti di Parigi, New York e Buenos Aires (1930). Fonte Fabio Ghersi, Facoltà di Siracusa, Università degli Studi di Catania.


Classicità

Giorgio de Chirico, Piazza d’Italia (1915). Fonte Art Knowledge News.

Giorgio de Chirico, Piazza d'Italia (1915). Fonte Art Knowledge News.


I materiali di supporto della lezione

M. Heidegger, Essere e tempo, I Meridiani, Milano, 2006

A. Mariniello, Pre-testi - Sussidiario di Composizione, Liguori, Napoli, 2005

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