Perché e come è sorta l’architettura moderna?
Secondo una linea critico-storicistica di base crociana, Bruno Zevi ipotizza quattro ordini di motivazioni, derivanti dalle premesse tecniche di altrettante tendenze storiografiche che si possono sintetizzare in:
Queste motivazioni, ciascuna corrispondente rispettivamente alle tendenze storiografiche suddette, sarebbero:
Quale delle quattro componenti ha una precedenza o una prevalenza sulle altre? Di primo acchito si sarebbe portati ad indicare la prima (il gusto): ma noi sappiamo che la storia procede per consenso e “contagio di motivi”, e non tanto per singole sollecitazioni.
Tutte queste motivazioni si intrecciano continuamente tra loro, e concorrono e stimolano ad occuparci anche della “storia delle idee”.
Le quattro cause furono non solo compresenti, ma complementari, si stimolarono reciprocamente, divenendo ognuna la verifica di tutte le altre. Per Zevi lo specifico dell’architettura (ciò in cui essa essenzialmente consiste) è la spazialità interna, ed è questa che diventa la chiave di lettura dell’intera vicenda architettonica moderna.
Giulio Carlo Argan, dal punto di vista del suo storicismo di impronta marxista, individua invece quei caratteri esponenti del Movimento Moderno che ne segnano gli esiti, piuttosto che le origini.
Riferendosi in particolare al Razionalismo (che è solo una delle correnti del Moderno in architettura, ma – per così dire – emblematica), egli scrive: “L’architettura moderna si è sviluppata in tutto il mondo, secondo alcuni principi generali:
(G. C. Argan, L’arte Moderna 1770-1970, Sansoni, Firenze, 1970, pagg. 324-25)
Per Argan questi principi corrispondono all’etica fondamentale dell’architettura moderna.
Molti inizi per molte storie: Manfredo Tafuri e Francesco Dal Co negano la possibilità di risalire ad un univoco inizio dell’architettura moderna, pur ravvisando nel criticismo illuminista il clima intellettuale in cui fermenta il germe razionalista/funzionale del Moderno. Essi assumono invece la pluralità delle storie come traccia di un lavoro di scavo e di ricerca per scardinare le convenzioni ideologiche delle periodizzazioni consuete e ormai tradizionali (ideologicamente consolidate).
“La storia che ci proponiamo di tratteggiare – essi scrivono – necessariamente si sdoppia e si moltiplica:
- storia delle strutture che formano – senza l’architettura – l’ambiente umano;
- storia dei tentativi di gestire quelle strutture;
- storia degli intellettuali che per tale gestione hanno cercato di costruire politiche e metodi;
-storia dei nuovi linguaggi che, abbandonata la speranza di raggiungere parole assolute e definitive, cercano di delimitare l’area del proprio intervento.
“Non è nemmeno il caso di sottolineare che la intersezione di tali storie molteplici non darà mai un’unità”. (M. Tafuri, F. Dal Co, Architettura contemporanea, Electa, Milano, 1976, p.5). E perciò sarebbe una forzatura ideologica, insufficientemente fondata, voler fissare in un solo momento storico l’origine dell’architettura moderna.
La formazione di una sensibilità moderna in architettura si inscrive nel complesso delle ragioni e dei caratteri che hanno segnato nel tempo l’insieme dell’esperienza estetica, nelle sue varie e specifiche espressioni linguistiche, di cui le Avanguardie dei primi decenni del Novecento rappresentano la fase dirompente e traumatica.
Hans Sedlmayr (La rivoluzione dell’arte moderna, Cantagalli, Siena, 2006) riduce tutta l’arte moderna a quattro caratteristiche:
Da queste discendono conseguenze che, per Sedlmayr, avrebbero materializzato gli “idoli laici” dell’arte moderna. In questa quadro, i primi due caratteri richiamati (l’aspirazione alla purezza, il dominio della geometria) riguardano esplicitamente l’architettura.
Adolf Loos, Casa Müller a Praga (1930). Fonte: wikipedia
“Per divenire pura, non più contaminata, autonoma, l’architettura deve espellere da se stessa tutti gli elementi delle altre arti con le quali era collegata sino ala fine del Barocco e del Rococò (ed anche oltre), e cioè:
a – gli elementi scenografici, pittorici, plastici e ornamentali
b – gli elementi simbolici, allegorici e rappresentativi
c – gli elementi antropomorfi
Come quarto punto, l’architettura dovrebbe espellere anche l’elemento “oggettivo” che le è proprio, che è la FUNZIONE: ma questo estremo passo l’Architettura non può compierlo.
Tuttavia – sostiene il critico – vi sono esempi ove lo “scopo” (la funzione) non è preso sul serio, ma diviene pretesto per realizzare idee “puramente architettoniche”.
Geometrismo e tecnicismo sono conseguenze del raggiunto ideale di PUREZZA e di AUTONOMIA.
L’aspirazione a questi ideali nasce con l’Illuminismo, ma essi saranno compiutamente raggiunti nel primo ventennio del Novecento, quando lo sviluppo tecnologico è giunto alla possibilità della totale riduzione delle forme alla geometria elementare.
Tra i moventi più forti e unificanti che hanno prodotto e favorito lo sviluppo diffuso e trans-culturale dell’architettura moderna si possono certamente riconoscere: I’istanza della moralità espressiva e linguistica, il mito della Funzione, il culto del Nuovo.
L’istanza della moralità espressiva e linguistica porta con sé dei precisi corollari estetici:
a. la TRASPARENZA: l’architetto moderno lascia guardare attraverso, tra interno e esterno, non nasconde, non mistifica, non copre con false ed opache sovrastrutture l’autentica sostanza strutturale e formale dei volumi originari ed elementari; questa è anche il significato etico di un’architettura sempre aperta alla penetrazione della luce
La Trasparenza. L. Mies Van De Rohe, VillaTugendhat, Brno (1929-1930). Fonte: wikimedia
b. l’ASIMMETRIA e il rifiuto del conformismo degli accordi e delle consonanze più consuete che ipocritamente nascondono i conflitti, le tensioni e le dialettiche della forma: il Moderno non impone “ordini” o codici stilistici tradizionali, il Moderno è severo ma antiautoritario, e antigerarchico (ogni parte della composizione ha pari dignità e valore formale), teorizza e pratica la libertà da costrittive e superficiali coerenze stilistiche;
c. la PIANTA LIBERA: con essa si afferma il rifiuto di ogni referente “figurativo”.
L’organizzazione planimetrica della spazio trova le proprie ragioni tanto nelle necessità d’uso, razionalmente analizzate, e rifiuta la costrizione in una scatola muraria pre-figurata; ciascun edificio è un individuo che somiglierà e rappresenterà solo se stesso.
La pianta libera. Le Corbusier, Villa Sovoye a Poissy (1929-1930). Fonte: Prof. Marco Negroni
Mito ed idolo laico dell’architettura moderna, la FUNZIONE è il centro di attenzione analitica e metodologica della composizione che la assume in quanto dato oggettivo e necessario, a partire dalle funzioni biologiche primarie della vita umana.
Da queste la composizione moderna (in particolare nel funzionalismo) fa discendere la determinazione di standard di prestazioni e di comportamenti che determinano progressivamente la forma architettonica (la forma segue la funzione) fino a fare della esattezza funzionale lo scopo ultimo dell’organizzazione della spazio e di ogni processo produttivo (dall’oggetto d’uso, all’edificio, alla città).
L’aderenza assoluta alla razionalità funzionale rispetto alla scopo insegue l’utopia della sincerità e della sinteticità estreme dell’espressione formale contro lo spreco della ridondanza stilistica: nell’economia dei segni e del processo di costruzione della architettura è la concreta possibilità di diffusione democratica della Bellezza nell’epoca della produzione industriale.
Marcel Breuer, Poltrona Wassily (1925). Fonte: wikipedia
II culto e l’ossessione del Nuovo tendono ad esorcizzare e a distruggere le spoglie ormai prive di vita autentica dei simulacri formali dell’eclettismo ottocentesco, espressione a loro volta di un insostenibile peso dell’oppressione sociale delle masse da parte di una borghesia dominante, retriva e proterva nell’ostentazione estetizzante del proprio dominio. Per l’ideologia dell’architettura moderna, la ricerca continua di nuove forme è inseparabile dall’aspirazione alla costruzione di nuovi assetti sociali: Arte nuova per l’Uomo nuovo e per una nuova Società di uguali: detto così, come uno slogan, si può ricostruire in questa proposizione l’ideologia progressista del Moderno in architettura come nelle altre arti.
Karl Ehn, Karl Marx Hof, Vienna (1927-1930). Fonte: Politecnico di Torino
1. Di che cosa parliamo quando parliamo di Architettura
2. Il Tempo
3. Storia
4. Alcuni principi dell'architettura moderna
6. Composizione
8. Luogo
11. Linguaggi del progetto contemporaneo
12. Sviluppo del tema progettuale: Analisi, descrizione, interpretazione
13. Sviluppo del tema progettuale: principio insediativo
14. Formulazione dell'ipotesi progettuale
15. Sviluppo del tema progettuale: l'uso del riferimento (I parte)
16. Sviluppo del tema progettuale: l'uso del riferimento (II parte)
17. Sviluppo del tema progettuale: elaborazione del progetto generale
18. Sviluppo del tema progettuale: l'unità abitativa
19. Il tema del recupero urbano in aree complesse: esemplificazioni progettuali – parte prima
20. Il tema del recupero urbano in aree complesse: esemplificazioni progettuali – parte seconda
Letture
B. Zevi, Storia dell'architettura moderna, Einaudi, Torino, 1961
G. C. Argan, L'arte Moderna 1770-1970, Sansoni, Firenze, 1970
M. Tafuri, F. Dal Co, Architettura contemporanea, Electa, Milano, 1976