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Francesco Domenico Moccia » 14.L'infrastruttura verde


Giardini storici

Nei centri storici spesso si conserva un ampio patrimonio di giardini privati e pubblici. In questo caso, la loro conservazione obbedisce ad una doppia istanza: quella della cura del patrimonio culturale e quella del mantenimento degli equilibri ambientali in aree dove non sono consentite trasformazioni urbanistiche radicali. Spesso si pone anche il tema della fruizione pubblica degli spazi privati la cui opportunità va valutata su un complesso di fattori. In ogni caso la manutenzione dei giardini storici è l’unica in grado di conciliare entrambe le istanze e non meravigli rilevare a quanto abbandono tale prezioso patrimonio è il più delle volte lasciato.

Incisione di Francesco Piranesi raffigurante l’intero progetto di Andrea Memmo su Prato della Valle (Padova), 1776

Incisione di Francesco Piranesi raffigurante l'intero progetto di Andrea Memmo su Prato della Valle (Padova), 1776


Giardini storici

Il Prato della Valle a Padova, realizzato nella seconda metà del Settecento è uno dei primi esempi di giardini pubblici.
In precedenza, nelle città, le aree verdi sistemate a giardino appartenevano quasi esclusivamente alla nobiltà che ne faceva un complemento decorativo delle proprie abitazioni. Un giardino, anche di contenute dimensione era un elemento canonico del palazzo, ma per le dimore delle famiglie di maggior prestigio, esso poteva assumere anche le dimensioni di un attuale parco urbano.
Nei villaggi contadini e nei centri rurali, lo spazio verde complementare all’abitazione aveva uno scopo utilitaristico, invece che decorativo, come nei sopra citati “giardini di delizie”. Infatti assicurava la vicinanza dell’orto all’abitazione ed assumeva un prevalente scopo alimentare.

Particolare dell’area di Prato della Valle dalla Pianta disegnata da Giovanni Valle, fine del XVIII secolo

Particolare dell'area di Prato della Valle dalla Pianta disegnata da Giovanni Valle, fine del XVIII secolo


Aree verdi

Parchi di quartiere e campi di gioco.
La dotazione minima di verde attrezzato è di mq. 9 per abitante, ma è anche importante la distanza di ogni abitazione dalle aree verdi che non dovrebbe essere superiore a m. 500.

Le aree verdi hanno diversi usi e conformazioni, in dipendenza della loro estensione. Sono campi gioco per i bambini e per i ragazzi e possono ospitare impianti sportivi all’aperto. Sono anche luoghi di riunioni e di passeggio; varie manifestazioni pubbliche e collettive possono trovarvi posto. In rapporto a ciascuna di tali attività il verde troverà una propria configurazione e dovrà accogliere le idonee attrezzature ed impianti.

Ma comunque possa essere l’esigenza di funzioni specifiche non si deve trascurare il ruolo ecologico e climatico da combinare con ogni altro uso come substrato costante. Come McHargh ci ha insegnato in teoria e pratica, l’oculata scelta di alberi, cespugli e prati, la giusta collocazione di fiori o erbe aromatiche, la disposizione dell’acqua, le pendenze del suolo, creano, attraverso le brezze, i profumi, l’umidità, l’ombra e la luce, le atmosfere modulabili dal progettista secondo i sui scopi.

Parco giochi bambini. Fonte: Tripadvisor

Parco giochi bambini. Fonte: Tripadvisor


Aree verdi

Questo “progettare con la natura” rende compatibili la realizzazione di spazi aperti destinati a scopi sociali con la creazione di ecosistemi in cui si favorisce la biodiversità e il controllo climatico. Bisogna assicurare la frequenza e la capillare distribuzione di piccoli spazi verdi specialmente all’interno dei tessuti residenziali. Nell’urbanistica contemporanea essi sono associati ad attrezzature culturali, sportive o per l’istruzione i cui piccoli volumi e tipi edilizi possono essere considerati compatibili con l’ambiente naturale o agreste.

Questi spazi verdi sono anche il contesto più gradevole ed adatto per sviluppare la mobilità non veicolare. Le piste ciclopedonali ne sono una componente fissa; al contrario, la progettazione di tali percorsi risulta più efficace se si accompagna alla creazione di un contesto verde.

La politica delle piantumazioni ha effetto sulla riduzione dei gas serra in quanto gli alberi assorbono CO2. Ci sono molti spazi urbani in cui si possono piantare alberi. Le strade alberate sono state introdotte alla metà dell’Ottocento con i grandi lavori di Parigi ed hanno trovato una grande diffusione in tutto il mondo.

Un parco giochi disegnato per insegnare la scienza alla West Parish Elementary in Gloucester, Mass. Fonte: PTO Today

Un parco giochi disegnato per insegnare la scienza alla West Parish Elementary in Gloucester, Mass. Fonte: PTO Today


Piantumazione e alimentazione

Quando lo permette la larghezza i viali possono assumere il valore di veri e propri grandi parchi lineari con il pregio di scandire le aree edificate e portare i loro benefici a diretto contatto con le residenze.

Dentro queste strisce di verde si accomodano anche varie attività pubbliche come un piccolo mercatino di quartiere (foto in alto) o campi di gioco e micro-attrezzature sportive. Possono, alternativamente, organizzare la circolazione secondo diverse modalità di trasporto facendo in modo che si distingua il mezzo pubblico in corsia riservata, che ci sia spazio sufficiente e separato per i pedoni, che si possano ricavare delle piste ciclabili.

Nelle città, la conservazione di spazi agricoli ha molteplici utilità. La vicinanza del mercato dà uno sbocco più sicuro alla produzione, si riducono i costi di trasporto, ma anche le relative emissioni di gas serra. I prodotti sono più freschi, privi di conservanti e, quindi, più salutari.

Con gli orti urbani si può dare un occupazione a pensionati o popolazioni marginali assicurando un ricavo alimentare per l’autosostentamento. L’agricoltura urbana può avvicinare il cittadino all’agricoltura, educarlo al rispetto della natura, alla conservazione delle conoscenze ed abilità agricole della tradizione.

Parigi: Boulevar Edgar quinet. Fonte: foto Moccia

Parigi: Boulevar Edgar quinet. Fonte: foto Moccia

Viale alberato di Milano. Fonte: foto Moccia

Viale alberato di Milano. Fonte: foto Moccia


Parchi urbani

Nelle (rare) zone di espansione o di ristrutturazione urbanistica delle fasce esterne (aree di densificazione), la creazione di parchi urbani può risultare dalla individuazione di aree di pregio naturale intrinseco o potenziale per le quali spesso necessita un’ampia opera di bonifica con la rimozione di fabbricati di poco pregio e cattivo stato di conservazione. Molte aree industriali dismesse hanno riservato porzioni rilevanti a parco, conferendo, con tali dotazioni, una nuova impronta alle funzioni che hanno riconvertito le precedenti attività.

Progetto del Parco di Bagnoli sull’area ex Italsider. Fonte: Comune di Napoli

Progetto del Parco di Bagnoli sull'area ex Italsider. Fonte: Comune di Napoli


Parchi urbani

Nell’area industriale Redaelli e Montedison di Milano Rogoredo la Società Risanamento sta realizzando un grande progetto di riconversione. Su una superficie totale di mq. 1.200.000 sono state destinate a parco mq. 316.000. Il master plan di Norman Foster, con Paolo Caputo e Giovanni Carminati, dichiara evidenti obiettivi di una città dentro la città con intenzioni di realizzare ottimali condizioni ecologiche.
Il progetto del parco sarà realizzato dallo studio West 8 landscape diretto dall’architetto olandese Adriann H. Geuze.
Il programma di lavori prevede la realizzazione entro il 2010.

Milano: progetto del quartiere Santa Giulia. Fonte: Milano Santa Giulia

Milano: progetto del quartiere Santa Giulia. Fonte: Milano Santa Giulia


Sistemi di verde

A partire dalle pionieristiche soluzioni di F. L. Olmsted quali il progetto dei parchi di Boston del 1884, soprannominato anche la corona di smeraldo, si scopre e, sempre di più, si va affermando, l’idea che le are verdi debbono formare sistema per esprimere a pieno tutte le loro potenzialità. Secondo questo principio, si possono connettere zone verdi di diversa natura (parchi urbani, aree gioco, viali, corsi d’acqua, zone agricole, giardini storici, ecc.) secondo dei percorsi o delle continuità d’uso e di organizzazione ecologica in modo tale da realizzare fasce continue. Queste, possono rappresentare percorsi che attraversano i tessuti urbani e costituisco la struttura fondamentale degli spazi pubblici, accompagnare passeggiate e sistemi di attrezzature, valorizzare elementi naturali originari o riscoperti come la valle di un fiume o la cima di una collina boscata. I sistemi di parchi hanno costituito anche la cintura verde, un criterio di organizzazione generale delle zone verdi di una città, insieme alla sua alternativa dei raggi verdi. Se la prima è stata usata come il contenimento entro un prefissato perimetro dell’espansione urbana, i secondi sono serviti a far penetrare cunei verdi fin alle zone più centrali e mantenere separati gli assi radiali di espansione.

In figura: La cintura verde di Francoforte (1989). Con le diverse colorazioni sono indicati spazi naturali, boschi, superfici agricole, corsi d’acqua, parchi, verde attrezzato, cimiteri, giardini e orti gestiti secondo criteri naturali.

La cintura verde di Francoforte (1989). Verde e la città. Idee e progetti dal Settecento ad oggi di Emanuela Belfiore, Ed. Gangemi

La cintura verde di Francoforte (1989). Verde e la città. Idee e progetti dal Settecento ad oggi di Emanuela Belfiore, Ed. Gangemi


Raccolta acque meteoriche

Gli impianti per le acque meteoriche sono correntemente finalizzati al loro smaltimento con la sola preoccupazione per la sicurezza degli abitati (evitare inondazioni, erosione e danno ai fabbricati). Con l’incremento dell’intensità delle piogge e la loro concentrazione nel tempo parallela all’aumento della domanda d’acqua per usi umani, è necessario pensare ad impianti per la raccolta, conservazione, riciclo e utilizzazione.
L’acqua piovana si può raccogliere principalmente dalle coperture dei fabbricati dove, a differenza delle strade, c’è una minore quantità di inquinanti ed essere utilizzata per l’uso domestico non potabile (scarico dei gabinetti, pulizie, irrigazione) oppure per alcune lavorazioni industriali. Condotta negli spazi pubblici può alimentare fontane, stagni e vasche, dove avviene anche la sua conservazione (invece che nei serbatoi), oltre che a provvedere all’irrigazione delle zone verdi.
I benefici che si hanno da questo uso dell’acqua sono anche indiretti, in quanto si evita di ingolfare gli impianti fognari, sovraccaricare gli impianti di depurazione e sottrarre l’alimentazione delle falde acquifere da cui traiamo, poi, l’acqua potabile.

Raccolta delle acque pivane. Fonte: US Environmental Protection Agency

Raccolta delle acque pivane. Fonte: US Environmental Protection Agency


Raccolta acque meteoriche

Per godere di tali benefici, nella progettazione urbanistica, si deve adottare l’accorgimento di separare le canalizzazione delle acque bianche per evitare che siano convogliate nelle fognature insieme agli scarichi degli impianti igienici. Tale misura, da adottare come norma nei nuovi insediamenti, può costituire anche programma di revisione degli impianti urbani di aree già edificate.

La raccolta delle acque meteoriche avviene semplicemente con le pluviali tradizionali. La differenza consiste solamente che le tubatura convogliano l’acqua in un serbatoio che può essere individuale o collettivo. In ogni caso sarà dotato di un filtro d’ingresso in modo da eliminare scorie e insetti depositati sulle coperture. Il serbatoio è dotato di tubo di fuoriuscita per il troppo pieno e di una pompa per indirizzare l’acqua ai servizi domestici.

Questi impianti per lo più realizzati per il singolo fabbricato possono assumere anche una dimensione maggiore con cisterne che raccolgono le acque da complessi edilizi o interi isolati per poi redistribuirli. Le acque possono essere raccolte anche in vasche per arredare il verde pubblico.

Raccolta delle acque pivane. Fonte: US Environmental Protection Agency

Raccolta delle acque pivane. Fonte: US Environmental Protection Agency


Infrastruttura verde

L’approccio secondo l’infrastruttura verde alla gestione delle acque meteoriche significa usare l’inerente abilità dell’ambiente a rallentare, filtrare ed assorbire l’acqua piovana il più vicino possibile al suolo. Questo approccio riduce il rischio di inondazione, inquinamento ed erosione dei canali.

E’ una filosofia che punta a combinare l’efficacia dei costi con la protezione della qualità dell’acqua e la soluzione dei problemi. Nella sua applicazione alla scala più vasta deve indirizzare nella scelta della localizzazione delle urbanizzazioni con il rispetto del sistema idrografico naturale.
Nelle aree urbanizzate propone una serie di soluzioni infrastrutturali.

Sui bordi delle strade e dei parcheggi si possono realizzare canali di assorbimento dal fondo largo tra m. 1 e 2, profondi cm. 15 con pendenze laterali di 4:1 ed una pendenza longitudinale del 6% massima.

Fattori dell’infrastrutture verdi. Fonte: US Environmental Protection Agency

Fattori dell'infrastrutture verdi. Fonte: US Environmental Protection Agency


Canali assorbenti

E’ sufficiente l’inserimento di uno di questi canali perlomeno su un lato della strada, in dipendenza della sua importanza e grandezza. Nel caso di parcheggi la permeabiltà si può aumentare con una pavimentazione drenante. Alcune piastrelle forate consentono anche la crescita del prato, ma non possono essere utilizzate dove la sosta degli autoveicoli rischia di far penetrare nel suolo materiali inquinanti come carburanti ed oli minerali.

I canali assorbenti possono essere realizzati anche per accogliere le acque provenienti dalle coperture dei fabbricati purché abbiano una distanza di m. 3 dalle loro pareti.

Tetti verdi

Una ricerca dell’EPA ha trovato che i tetti verdi trattengono il 50% dell’acqua piovana rispetto ad un normale tetto piano in asfalto durante il corso dell’anno. In estate l’acqua trattenuta è relativamente maggiore, grazie al contributo dell’evaporazione. I tetti verdi danno un contributo positivo alla qualità dell’acqua per quanto riguarda il pH ed i nitrati. Si consiglia di procedere ad ulteriori trattamenti (come canali assorbenti, stagni o zone umide) degli scarichi dai tetti verdi, sebbene, quando manchi lo spazio per tali impianti, si possono comunque ottenere i vantaggi dell’assorbimento dell’acqua ed della sua utilizzazione per lo sviluppo della flora. Inoltre, i tetti verdi ritardano il deflusso dell’acqua, riducendo i punti di picco.

Piantumazione in relazione allo spessore del terreno vegetale. Fonte: City of Portland, Oregon

Piantumazione in relazione allo spessore del terreno vegetale. Fonte: City of Portland, Oregon

Andamento dell’assorbimento delle acqua meteoriche. Fonte: City of Portland, Oregon

Andamento dell'assorbimento delle acqua meteoriche. Fonte: City of Portland, Oregon


Fioriere assorbenti

L’acqua piovana può nutrire il verde di arredo urbano lungo i perimetri dei fabbricati, le strade pubbliche le piazze ed i giardini pubblici. In questo caso si indirizzerà verso queste fioriere gli scarichi delle pluviali dove, fino ad una certa quantità, il liquido sarà trattenuto dal terreno vegetale (spessore cm. 50) per nutrire la vegetazione. Attraverso le pianta evapora mitigando il clima. I sottostanti cm. 30 di pietrisco formano una riserva, mentre un sistema di canali di troppo pieno provvede a smaltire le quantità in eccesso che non possono essere assorbite.

Es. di fioriere assorbente. Fonte: City of Portland, Oregon

Es. di fioriere assorbente. Fonte: City of Portland, Oregon

Schema di sezione di una fioriera. Fonte: City of Portland, Oregon

Schema di sezione di una fioriera. Fonte: City of Portland, Oregon


Stagni di detenzione

Stagno di cattura secco
Utilizzando le pendenze del suolo, nelle aree depresse è possibile convogliare le acque dilavanti o appositamente guidate con canali assorbenti in modo che vadano a formare uno stagno di raccolta.
Il disegno di lato illustra un tale stagno della dimensione di poco superiore a mq. 1.000.
Lo stagno deve prevedere uno o più punti di ingresso delle acque dilavanti e la possibilità di smaltire l’acqua eccedente, con una via di uscita.
Intorno alla parte più bassa va prevista una striscia di separazione tra la zona umida e quella secca (buffer zone) che costituisce una sorta di argine. Questa separazione determina anche la scelta delle essenza vegetali: cespugli adatti ad ambiente umido e quelli adatti ad ambiente secco. Tutto il terreno deve essere ricoperto preferibilmente a prato sia sui fianchi in pendenza che sul fondo. Intorno si prevedano anche alberi sempreverdi e decidui (rispettivamente in azzurro e verde).

Questa infrastruttura facilita l’assorbimento dell’acqua piovana e costituisce elemento per il disegno paesaggistico di piccoli parchi di quartiere.

Pianta di uno stagno di detenzione. Fonte: City of Portland, Oregon

Pianta di uno stagno di detenzione. Fonte: City of Portland, Oregon


Stagni di detenzione

Stagno di cattura umido Schema di stagno in cui la parte più profonda trattiene costantemente l’acqua, che superato un certo livello viene poi assorbita dal suolo. Fonte: City of Portland, Oregon

Stagno di cattura umido Schema di stagno in cui la parte più profonda trattiene costantemente l'acqua, che superato un certo livello viene poi assorbita dal suolo. Fonte: City of Portland, Oregon


Zone umide di trattamento inquinanti

Le zone umide possono produrre processi di fitodepurazione, sedimentazione e filtrazione. Hanno bisogno di essere alimentate in modo da mantenere una superficie di acqua stagnante capace di sostenere una vegetazione acquatica.
La dimensione minima dell’area da servire per il drenaggio delle acque meteoriche è di almeno mq. 40.000
I canali affluenti, prima di immettersi, presenteranno una pozza profonda per il deposito dei sedimenti. Almeno il 50% della palude deve avere una profondità di cm. 70 ed il 20% di cm. 20-60.
La distanza minima dai fabbricati è di m.4.
Si dispone la vegetazione in modo da ombreggiare lo specchio d’acqua, con gli alberi sui lati sud, est ed ovest.
E’ necessario prevedere una strada di accesso per la manutenzione. Il controllo dei sedimenti e dello smaltimento degli inquinanti va incluso nella gestione e manutenzione.

Es. di stagno. Fonte: City of Portland, Oregon

Es. di stagno. Fonte: City of Portland, Oregon


I materiali di supporto della lezione

McHarg, Ian L., Progettare con la natura, Padova, Franco Muzzio, 1989.

Belfiore, Emanuela, Il verde e la città. Idee e progetti dal Settecento ad oggi, Roma, Cangemi, 2005.

Roseland, Mark, Toward Sustainable Communities. Resources for Citizens and their Governments, Gabriola Island Canada, New Society Publishers, 2005.

Environmental Protection Agency, Green Roofs for Stormwater Runoff Control, February, 2009.

M. Falchetta (curatore), Il Programma Enea Sull'energia Solare A Concentrazione Ad Alta Temperatura, 2006.

Steve Fancher, Stormwater Management Manual, City of Portland, 2004.

Nevue Ngan Associates, Eisen|Letunic, Van Meter Williams Pollack LLP, ICF International, Stormwater Management Handbook Implementing Green Infrastructure in Northern Kentucky Communities, May 2009.

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Progetto "Campus Virtuale" dell'Università degli Studi di Napoli Federico II, realizzato con il cofinanziamento dell'Unione europea. Asse V - Società dell'informazione - Obiettivo Operativo 5.1 e-Government ed e-Inclusion

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