Qual è il campo d’azione dell’architettura?
Qual’è l’ordine di grandezza degli spazi che l’architettura può trattare?
Adottando i metodi di misura convenzionali in uso nell’ambito delle discipline scientifiche (di origine occidentale), lo spazio fisico può essere misurato in questo modo: adottando come unità di misura il metro, e procedendo su base 10, cioè per multipli e sottomultipli definiti dalle potenze positive e negative del numero 10.
Seguendo questo criterio, si può allora affermare che la visione umana dello spazio può misurare 46 ordini di grandezza dalla 25° potenza alla -16° potenza di 10.
I campi disciplinari della conoscenza umana possono dunque essere definiti alle diverse scale di grandezza:
ordine di grandezza dei parsec, anni luce e kilometri: astronomia
ordine di grandezza dei kilometri e metri: geografia
ordine di grandezza dei metri, centimetri e millimetri: biologia
ordine di grandezza dei millimetri e micron: istologia
ordine di grandezza dei micron: citologia
ordine di grandezza degli angstrom: biologia molecolare, chimica
ordine di grandezza degli angstrom, picometri e fermi: fisica delle particelle
L’ordine di grandezza degli spazi investiti dalla disciplina dell’architettura si colloca tra il campo della geografia e quello della biologia.
L’applicazione acritica all’architettura dei metodi convenzionali di misura (unità di misura: il metro; multipli e sottomultipli in base dieci), pur essendo indispensabile nelle fasi dello sviluppo tecnico (progettazione esecutiva, costruzione) dell’architettura, può essere fuorviante nelle fasi di ideazione e di progettazione, dove è necessaria la consapevolezza della dimensione corporea dello spazio fisico architettonico.
E’ necessario introdurre il punto di vista etologico e antropologico per comprendere la natura dello spazio architettonico e delle sue misure.
Lo spazio architettonico, considerato come l’insieme delle costruzioni artificiali realizzate dalla specie umana a protezione della propria sopravvivenza, viene allora ad essere misurato in modo appropriato sulla base delle sfere prossemiche definite dalle diverse scale degli involucri artificiali del corpo umano.
La nozione di “prossemica” è stata coniata da Edward T.Hall, antropologo americano (1914- ), per indicare lo studio delle relazioni di vicinanza e lontananza nella relazioni umane. La prossemica è “lo studio di come l’uomo struttura inconsciamente i microspazi – le distanze tra gli uomini mentre conducono le transazioni quotidiane, l’organizzazione dello spazio nella propria casa e negli altri edifici e infine la struttura delle sue città.” La prossemica studia “il linguaggio silenzioso” (The Silent Language 1959), “la dimensione nascosta” (The Hidden Dimension, 1966), e “la quarta dimensione dell’architettura”, ovvero “l’impatto degli edifici sul comportamento umano” (The Fourth Dimension In Architecture: The Impact of Building on Behavior , 1975).
A partire dall’involucro naturale del corpo (la pelle), che definisce il confine tra il “dentro” e il “fuori” del corpo, possiamo identificare i seguenti involucri artificiali, che sono dimensionalmente contenuti l’uno nell’altro in un processo di inclusione progressiva:
l’abito – gli arredi della casa – la casa – la città – il paesaggio – il mondo – l’universo.
Alle diverse scale di questi involucri, si sviluppano le diverse attività umane denominate:
abbigliamento – arredamento – edilizia – urbanistica – architettura del paesaggio.
Queste attività hanno un prolungamento immateriale nella costruzione mentale delle immagini del mondo:
cosmologie.
Il campo d’azione dell’architettura viene dunque definito dalla dimensione minima del raggio d’azione delle mani, alle dimensioni intermedie del raggio d’azione del corpo, fino al raggio massimo d’azione corporea-mentale, quello della visione, che si estende al raggio d’azione dell’immaginazione.
Nella nostra storia culturale, dall’antichità classica fino all’epoca moderna, il corpo umano è stato considerato come l’unità di misura dello spazio non solo architettonico.
Nell’antica Grecia, le proporzioni armoniche del corpo umano costituivano il “canone” (la regola) di riferimento per la composizione artistica (Policleto, Prassitele) e architettonica. Su questo canone si è generato un codice linguistico (lo “stile classico” dell’architettura) che è stato usato ininterrottamente per venticinque secoli, ed è tuttora parzialmente in uso.
Nel Rinascimento, il corpo umano era pensato come un “microcosmo” analogo al “macrocosmo” dell’universo (Francesco di Giorgio Martini, Piero della Francesca, Leonardo da Vinci). Le proporzioni armoniche del corpo erano il riferimento per la composizione architettonica ma anche per l’immaginario cosmologico.
Nell’epoca Moderna, le proporzioni del corpo umano sono state analizzate matematicamente ed hanno costituito la base per lo sviluppo di sistemi di misura “a scala umana” (Le Corbusier). La gestualità del corpo è stata studiata come struttura di irraggiamento di diverse significazioni nelle infinite direzioni dello spazio (Schlemmer).
Policleto di Argo, il canone (il Doriforus), V secolo aC (Prassitele) Alessandro di Antiochia?, Venere di Milo, 130 aC Ordini di Architettura di Grecia classica
Francesco di Giorgio Martini (1439-1501), le proporzioni umane in architettura, tratto da architettura civile e militare
1. Creatività
3. Misure
4. Abitare
5. Corpi
6. Gesti
8. La mutazione
Edward T. Hall The Silent Language (1959)
Edward T. Hall The Hidden Dimension (1966)
Edward T. Hall, Mildred Reed Hall The Fourth Dimension in Architecture: The Impact of Building on Behavior (1975)
Donatella Mazzoleni La città e l'immaginario, Officina, Roma 1985