Cominciamo questo corso con la domanda: “che cos’è l’Architettura?”.
Cercheremo la risposta prima di tutto nella nostra tradizione culturale, andandola a cercare nelle definizioni “retoriche” (cioè: costruite con cura e compiacimento) elaborate nel corso della storia e condivise dalla comunità scientifica.
Orienteremo tuttavia la ricerca fin dall’inizio non nella retorica del linguaggio verbale e concettuale, ma piuttosto nella retorica dei linguaggi iconografici.
Andremo cioè a vedere come l’architettura viene rappresentata in immagini (per allusione o analogia, enfasi e iperbole, metafora o metonimia, personificazione e similitudine) quando di essa si vuole celebrare l’autorità sociale e culturale.
Troveremo subito una immagine allegorica dell’architettura, che è stata riconosciuta come particolarmente felice, ed ha avuto durevolezza nel corso della nostra storia.
Successivamente, ritorneremo al linguaggio verbale, ma per esplorare l’eredità di significati complessi conservati e trasmessi nel nome “architettura”.
Nelle lezioni che seguiranno approfondiremo la riflessione cercando di appropriarci fisicamente di ciò che dal nome “architettura” viene enunciato, e verificarne la sua attuale validità come reale nutrimento per la nostra immaginazione. Abbandoneremo la consapevolezza storica ed i supporti concettuali, e cercheremo di trovare verso l’Architettura uno “sguardo corporeo”.
Fasi del percorso agogico (toccate da questa lezione)
Preparazione – Ricerca nomade – Serendipity – Accumulazione – Tentativi di ideazione – Analogie -Distrazione, riposo – Epifania – Valutazione
Linguaggi non-verbali (usati o citati in questa lezione)
Linguaggi del corpo
gesti, cosmesi, tatuaggio, abbigliamento, appropriazione territoriale
Linguaggi spaziovisivi
grafica, pittura
Linguaggi spazioterritoriali
arredamento, architettura, paesaggio, cosmologie
Riferimenti interdisciplinari (usati o citati in questa lezione)
Etologia, Antropologia
Figure retoriche (usate o citate nel corso di queste lezioni)
Accumulazione – Allegoria – Allusione – Anagogia – Analogia – Antitesi – Assonanza – Enfasi – Iperbole – Iterazione – Metafora – Metonimia – Ossimoro – Paragone – Paretimologia – Personificazione – Similitudine – Sineddoche – Sinestesia – Tautologia
La parola “allegoria” ha due radici: “allos“=altro e “agoreuo“=parlo in pubblico.
Si confrontino i termini greco “agorà“=spazio pubblico, e latino “grex“=gregge, gruppo.
La figura retorica dell’ “allegoria” consiste nella rappresentazione di un’idea mediante una figura, specificamente usata in una esposizione pubblica.
“Allegoria” è “dire con altro in pubblico“.
Marc-Antoine Laugier nel frontespizio dell’ Essai sur l’Architecture (1755) rappresenta l’architettura come una donna colta (si appoggia su reperti antichi) e raffinata (è vestita con eleganza), che indica ad un bambino alato l’intreccio dei rami di un albero.
Decodificando l’allegoria, possiamo tradurre questa immagine con le parole:
“L’Architettura è un’Arte che indica nella Natura le sue origini”.
“Arte” è attività fatta con le mani, “arti” anteriori liberati, nella specie umana, dalla funzione locomotoria in virtù dell’acquisizione della stazione eretta, e dunque specializzati in lavori di manipolazione e precisione.
Parenti della parola “arte” sono i nomi di oggetti come le “armi”, e di concetti come “armonia” e “ordine”.
Il nome “architettura” è composto da due parti:
La parte “-tettura“, di origine latina (tectura), ha in sé la radice indoeuropea tekt, comune a:
La parte “archi-“, di origine greca (arché), ha in sé la radice indoeuropea arch, che indica un’area di senso relativa ai concetti astratti di origine, principio, ed eccellenza.
Acquistando consapevolezza dell’origine etimologica e dunque del significato complesso e stratificato del nome “architettura” che noi diamo alla nostra disciplina, possiamo affermare che l’architettura (Arché + Tekt) soddisfa dunque due categorie di bisogni:
La costruzione del senso avviene attraverso un processo a cascata di formulazione di immagini-specchio:
la percezione di somiglianza tra i diversi involucri del corpo induce l’attivazione del pensiero analogico, il cui esercizio rende possibile la donazione di senso ai luoghi dell’abitare, che a sua volta ci viene restituita come godimento di bellezza…
Nella sua produzione materiale e immateriale l’architettura mostra di avere quindi due anime:
L’architettura può dunque essere esercitata come un potente linguaggio di pace che attraversa tutte le culture del mondo al di qua delle differenze di identità, razza, religione, politica, radicandosi nei valori universali umani.
Oppure, essere esercitata come un potente linguaggio di guerra, che sfida le differenze di identità, razza, religione, politica, accentuando i valori identitari in reciproca competizione.
L’architettura viene esercitata compiendo due gesti semplici, che sono alla base di ogni progetto e costruzione:
1. Creatività
3. Misure
4. Abitare
5. Corpi
6. Gesti
8. La mutazione