Nelle lezioni precedenti, abbiamo compiuto i passi iniziali del nostro percorso conoscitivo.
Abbiamo definito l’architettura come l’arte di:
Abbiamo poi definito il campo di validità dell’architettura ed i suoi specifici sistemi e unità di misura.
In questa lezione cominceremo a compiere esplorazioni, intra- ed extra-disciplinari, che ci permettano di accumulare elementi di più ampia consapevolezza utili all’accrescimento del nostro potenziale immaginario.
Oggetto di questa lezione è: abitare.
Fasi del percorso agogico (toccate da questa lezione)
(Preparazione) – Ricerca nomade – Serendipity – Accumulazione – (Tentativi di ideazione) – Analogie – (Distrazione, riposo – Epifania – Valutazione)
Linguaggi non-verbali (usati o citati in questa lezione)
Linguaggi spaziovisivi
grafica, pittura
Linguaggi spazioterritoriali
architettura, paesaggio, cosmologie
Riferimenti interdisciplinari (usati o citati in questa lezione)
Filosofia
Il pensiero del filosofo tedesco Martin Heidegger ha avuto molta influenza sul pensiero archittetonico nella seconda metà del Novecento.
Sintesi della filosofia di Heidegger (da Wikipedia)
“(…) L’uomo, acquisendo coscienza della propria finitezza di fronte alla possibilità della morte, può superare l’angoscia che ne deriva solo recuperando il nesso fondamentale che lo lega all’essere. Heidegger definisce “Cura” questo compito dell’uomo (…) Nella storia contemporanea, tuttavia, l’umanità vive un pericolo fondamentale: il senso dell’essere viene smarrito a causa sia della manipolazione dell’ente operata dalla tecnica, sia della scarsa attenzione che l’uomo di oggi pone al linguaggio. La questione della tecnica ed il grande valore assegnato da Heidegger alla poesia sono perciò due temi fondamentali in cui si sviluppa la riflessione ontologica di questo importante pensatore tedesco.“
” (…) All’abitare, così sembra, perveniamo solo attraverso il costruire. Quest’ultimo, il costruire, ha quello, cioè l’abitare, come suo fine. Tuttavia non tutte le costruzioni sono delle abitazioni (…). Queste costruzioni albergano l’uomo (…) ma le abitazioni hanno già in se stesse la garanzia che un abitare sia davvero possibile?
(…) Il costruire è già in se stesso un abitare (…). L’antica parola alto tedesca per “bauen”, costruire, è “buan”, e significa abitare. Che vuol dire: rimanere, trattenersi.
(…) Il modo in cui tu sei e io sono, il modo in cui noi uomini siamo sulla terra, è il Buan, l’abitare.
(…) I due modi del Bauen – bauen inteso come coltivare, nel senso latino di colere, cultura, e bauen come erigere costruzioni, aedificare – sono entrambi compresi nel Bauen propriamente detto, nell’abitare.”
Da Martin Heidegger Costruire Abitare Pensare
Conferenza tenuta il 5 agosto 1951 nel quadro del Secondo Colloquio di Darmstadt su Uomo e spazio; stampata negli atti del colloquio, Darmstadt, 1952.
t.i. in Martin Heidegger Saggi e discorsi a cura di Gianni Vattimo, Mursia , Milano 1976.
“Se tuttavia ascoltiamo ciò che il linguaggio ci dice nella parola bauen, apprendiamo tre cose:
Ma “sulla terra” significa già “sotto il cielo” (…). La terra è quella che servendo sorregge (…). Il cielo è il cammino arcuato del sole (…). I divini sono i messaggeri che ci indicano la divinità (…). I mortali sono gli uomini (…). Questa (…) semplicità noi la chiamiamo il Geviert, la Quadratura.
L’abitare è sempre un soggiornare presso le cose (…). I mortali proteggono e curano le cose che crescono e edificano in modo appropriato quelle che non crescono da sé.
“L’autentica crisi dell’abitare non consiste nella mancanza di abitazioni. La vera crisi degli alloggi è più vecchia delle guerre mondiali e delle loro distruzioni, più vecchia anche dell’aumento della popolazione terrestre e della condizione dell’operaio dell’industria. La vera crisi dell’abitare consiste nel fatto che i mortali sono sempre ancora in cerca dell’essenza dell’abitare, che essi devono anzitutto imparare ad abitare“.
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Da Martin Heidegger Costruire Abitare Pensare (cit)
“Il nostro abitare è assillato dalla crisi delle abitazioni. Anche se così non fosse, il nostro abitare odierno è ossessionato dal lavoro, reso instabile dalla ricerca del vantaggio e del successo, succube dell’industria del tempo libero e dei divertimenti (…). L’abitare così inteso è sempre solo l’avere un alloggio.
Quando Hönderlin parla dell’abitare, guarda al tratto fondamentale dell’esserci dell’uomo (…): è il poetare (das Dichten) che, in primissimo luogo, rende l’abitare un abitare (…).
“L’uomo non abita in quanto si limita a organizzare il proprio soggiorno sulla terra sotto il cielo, prendendosene cura, come contadino, di ciò che cresce, e insieme erigendo edifici. Un tal coltivare-costruire è possibile all’uomo solo se egli già costruisce nel senso del poetante prender-misure. L’autentico coltivare-costruire accade in quanto vi sono dei poeti, uomini che prendono la misura per l’architettonica, per la disposizione strutturata dell’abitare“.
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Da Martin Heidegger Poeticamente abita l’uomo
Conferenza tenuta il 6 ottobre 1951 alla Bühlerhöhe, stampata in Akzente, rivista di poesia, fasc. I, 1954 p.57 sgg.
t.i. in Martin Heidegger Saggi e discorsi a cura di Gianni Vattimo, Mursia , Milano 1976.
L’architettura è una operazione umana sul corpo della Terra.
La percezione della Terra come corpo-matrice dovrebbe costituire sempre l’atto iniziale di un progetto d’architettura.
Tale percezione si dà in condizioni semplici e primarie nel deserto: la Terra si estende fino al limite del cerchio dell’orizzonte, sovrastata dalla calotta semisferica del Cielo. In queste condizioni elementari, l’immagine del territorio è un paesaggio assoluto.
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L’esperienza del deserto dovrebbe essere considerata base necessaria nella costruzione dei fondamenti della formazione di un architetto, ai fini del percorso utile a garantire condizioni favorevoli allo sviluppo del pensiero creativo.
Nella cosmologia dell’antico Egitto, il cui territorio è caratterizzato interamente dal deserto, il mondo è rappresentato come unione sacra di terra e cielo: il dio Geb (la terra, il deserto) è sovrastato dall’abbraccio della dea Nut (il cielo, la notte stellata). Ogni mattina la dea Nut partorisce Osiride, il sole, il figlio di questa unione cosmica, ed ogni sera lo reinghiotte.
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Lo studio delle antiche cosmologie ed il contatto intuitivo con le immagini cosmogoniche (cioè che rappresentano l’origine del mondo) costituisce un ulteriore fondamento della formazione di un architetto ai fini del percorso utile a garantire condizioni favorevoli allo sviluppo del pensiero creativo.
Ogni bambino o bambina, in età pre-scolare, rappresenta lo spazio del mondo in modo archetipico: una linea di terra in basso al margine inferiore dello spazio del foglio, una linea di cielo al margine superiore, e lo spazio tra terra e cielo come intervallo in cui si collocano la casa e tutte le cose del mondo.
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Lo studio del disegno infantile e la conservazione del contatto intimo con il pensiero magico dell’infanzia costituisce un terzo fondamento della formazione di un architetto, di estrema importanza ai fini del percorso utile a garantire condizioni favorevoli allo sviluppo del pensiero creativo.
Abitare è costruire un riparo sulla terra, sotto il cielo.
Abitare è radicarsi.
Le fondamenta della casa sono infisse nella terra
Abitare è segnare la propria presenza nel mondo.
Una semplice pietra infissa nella terra è sufficiente a segnare la presenza umana nel mondo.
La stele che segna la tomba di Confucio nel Cimitero di Qu Fu, VI-V sec. a.C. (Cina) (UNESCO )
“E’ il poetare che, in primissimo luogo, rende l’abitare un abitare. Poetare è l’autentico far abitare (…) Noi abitiamo poeticamente ? Probabilmente noi abitiamo in un modo completamente impoetico (…) Il fatto che abitiamo in modo impoetico, e fino a che punto, lo possiamo esperire in ogni caso solo se sappiamo il poetico. Un rovesciamento di questo abitare impoetico, se e quando accadrà, possiamo sperarlo solo se manteniamo l’attenzione rivolta al poetico. Come e fino a che punto il nostro fare e non fare possa aver parte in questo rovesciamento possiamo provarlo solo noi stessi, se prenderemo sul serio il poetico“.
“Il guardare in alto supera la distanza che sta fra noi e il cielo, e rimane tuttavia quaggiù sulla terra. Il guardare in alto misura tutto il ‘frammezzo’ che sta fra cielo e terra. Questa misura (…) la chiameremo ora la ‘dimensione’ (…) Essa non è originata dal fatto che la terra e il cielo sono volti l’una verso l’altro. Anzi, il loro essere rivolti l’una verso l’altro si fonda a sua volta nella dimensione. L’abitare dell’uomo sta in questo misurare-disporre la dimensione guardando verso l’alto (…) Il misurare-disporre è la poeticità dell’abitare. Poetare è un misurare (…) “.
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Da Martin Heidegger Poeticamente abita l’uomo (cit)
Abitare è collocarsi nell’universo, cioè orientarsi
Stonehenge, 3200 a.C. (UK)
E’ un sito neolitico nello Wiltshire, Inghilterra, incluso dal 1986 nel patrimonio mondiale dell’umanità dell’UNESCO. Associato al mito di Re Artù e a molti altri miti e leggende, è oggetto nell’epoca contemporanea di turismo di massa oltre che di celebrazioni esoteriche che si richiamano alle religioni pagane dell’antichità.
Il nome significa “pietra sospesa” (da stone, pietra, e hang, sospendere). I megaliti in gres (del peso di 20-25 tonnellate) che lo compongono sono collocati in cerchio, con allineamenti collegati alle direzioni dei solstizi e degli equinozi. Il complesso viene dunque interpretato come una grande macchina solare, una sorta di osservatorio astronomico e luogo di significato cosmico.
Stonehenge, 3200 a.C. (UK). Fonte: UNESCO
1. Creatività
3. Misure
4. Abitare
5. Corpi
6. Gesti
8. La mutazione
Martin Heidegger
Costruire Abitare Pensare
Conferenza tenuta il 5 agosto 1951 nel quadro del Secondo Colloquio di Darmstadt su Uomo e spazio; stampata negli atti del colloquio, Darmstadt, 1952.
Poeticamente abita l'uomo
Conferenza tenuta il 6 ottobre 1951 alla Bühlerhöhe, stampata in Akzente, rivista di poesia, fasc. I, 1954 p.57 sgg.
t.i. in Martin Heidegger Saggi e discorsi a cura di Gianni Vattimo, Mursia , Milano 1976.