L’insediamento dei mercanti stranieri nelle città: una tematica di storiografia urbana
La tematica del processo di installazione degli stranieri nei grandi centri urbani e del riconoscimento degli spazi fisici progettati e costruiti dalle “nationi” di stranieri. Sulla base di una rilevante quantità e diversità di basi documentali sono stai messi a punto notevoli contributi scientifici e una pluralità di modelli di appropriazione dello spazio urbano nelle città europee tra la fine del Medioevo e l’Età moderna. Da parte nostra in questa Lezione si focalizzerà il tema su: “Le colonie di mercanti stranieri nelle città portuali ed in particolare si esemplificherà il caso della città portuale di Napoli tra Medioevo ed Età moderna”. Le comunità straniere si insediano nello spazio urbano della città dall’Alto Medioevo e per tutto il Quattrocento organizzando quartieri e aree riservate. All’interno delle città storiche si hanno anche trasferimenti di alcune comunità. La stabile presenza di colonie commerciali negli spazi delle città portuali lungo le coste della penisola è una realtà ben nota agli storici e più recentemente si è rivelata una tematica di rilievo per la storia urbana. È da individuare in effetti il ruolo svolto nello sviluppo urbano nelle città ove è riconosciibile l’insediamento “straniero” in età medioevale e moderna e. l’esistenza o meno di una specifica strategia d’impianto urbano.
Il tema delle colonie/nationi, dei quartieri, degli spazi, dei luoghi mercantili stranieri nelle città portuali, è poi di particolare interesse ad una investigazione più puntuale per le strette relazioni che si instaurano tra la loro localizzazione e gli spazi mercantili e di scambio. Sulla base di una rilevante quantità e diversità di basi documentali sono stati messi a punto notevoli contributi scientifici e una pluralità di modelli di approssimazione dello spazio urbano nelle città europee tra la fine del Medioevo e l’Età moderna.
Le città portuali e la presenza di mercanti stranieri e comunità forestiere
La presenza degli stranieri si manifesta con forme architettoniche di grande rilevanza formale: talvolta essa investe il carattere compatto del tessuto edilizio e l’eventuale presenza di slarghi al suo interno o di stretti vicoli con portici e pontili.O ancora solamente la toponomastica ci rende palese la loro localizzazione unitamente alla presenza della testimonianza delle chiese da loro edificate e ancora presenti con l’antica titolarità del santo protettore della comunità e questa presenza fisica riconoscibile quasi sempre, val la pena di sottolineare avviene lungo la riva non distante dai moli di cui sono proprietari o concessionari e vicino al porto.
Nelle città portuali dell’ex regno di Napoli studiate riscontriamo la presenza di colonie a Napoli, capitale dal 1282 in primis e poi a Amalfi, Salerno, Gaeta e a Messina e Palermo in Sicilia e a Bari Brindisi e Taranto lungo la costa adriatica, e a Capua, Avellino e Benevento all’interno da considerarsi porti fluviali di interesse per lo scambio che avveniva per le merci tra le due coste su itinerari privilegiati.
Su questi temi si è svolto il Seminario del 2007 i cui Atti sono nel volume T. Colletta (a cura di), Colonie mercantili e minoranze etniche in Campania…, 2007.
Gli storici dell’urbanistica hanno posto attenzione al riconoscimento delle scelte di localizzazione e sugli spazi fisici progettati e costruiti dalle comunità o “nationi” di stranieri, nella consapevolezza che la presenza di mercanti stranieri e di minoranze etniche nelle città dell’Europa mediterranea è già da tempo una tematica d’interesse degli storici, coinvolgendo diverse competenze e specializzazioni.
Metodologie di insediamento delle colonie di stranieri nelle città portuali che abbiamo affrontato nel volume su “Napoli città portuale e mercantile” nel confrontare le diversità a riguardo di Genova e Napoli ad esempio e operando analogie con Barcellona, Valencia, Siviglia, Marsiglia.
E’ questo un fenomeno che si riscontra in tutte le città portuali nel lungo medioevo e che ha caratteristiche comuni nelle città di cultura spagnola con caratteri di impianto urbano simili nelle insediamento delle colonie a Napoli capitale del Sud.
Essendo le città portuali una forte attrazione del traffico internazionale marittimo esse offrono possibilità alla presenza stabile di colonie mercantili straniere e questa presenza risulta essere un indice rilevante dell’attività portuale. (da T. Colletta, Napoli città portuale…, cap.III, 2006)
La tematica si focalizza nel mio lungo lavoro di storia urbana su Napoli (“Napoli città portuale e mercantile. La città bassa, il porto ed il mercato dall’VIII al XVII secolo”, Roma 2006, pp.480, ill.280) dove ho potuto verificare la ricchezza delle colonie mercantili forestiere e straniere nella città portuale partenopea vicino al mare e la loro influenza nella costruzione della città nuova medievale (detta “la città bassa”) lungo la costa marina tra il nuovo porto a ovest e il mercato a est.
Presenza di comunità straniere che si è verificata anche in molte città della Campania (Amalfi, Capua, Aversa, Salerno, Benevento, Mercato Sanseverino, Teggiano ) e non solamente nella capitale tra l’XI ed il XVI secolo come si è avuto conferma nel Seminario dell’aprile 2004, curato con il prof. Giovanni Vitolo, sul tema “Tra storia e urbanistica. Colonie mercantili e minoranze etniche in Campania tra Medioevo ed Età moderna”, i cui Atti sono in stampa raccolti nel numero IX, 2008 di “Storia dell’Urbanistica/Campania” che è stato pubblicato per Kappa edizioni nel 2005.
Fenomeno delle colonie di mercanti stranieri che oggi si amplia nelle città portuali del regno di Napoli e Sicilia con la possibilità di operare un confronto tra le città portuali degli stati italiani pre-unitari lungo le due coste tirreniche e adriatiche.
Ogni etnia o colonia svolge un ruolo nell’economia cittadina, legato a pratiche professionali consolidate e danno luogo per lo svolgersi della loro attività ad un insediamento nel territorio urbano definito, ma raramente recintato, vicino al mare sia nelle città meridionali dell’Italia peninsulare sia insulare.
Si registra la creazione di moli, fondaci, banchi , logge ed anche arsenali propri delle colonie straniere oltre la loro chiesa in stretta relazione con il santo patrono della città di provenienza della comunità straniera.
L’affluenza nelle città portuali di queste comunità straniere, poi costituitesi in colonia nel momento del riconoscimento della loro stabile permanenza in città, determina un cospicuo aumento di popolazione e conseguentemente il forte incremento demografico.
Questo fenomeno comporta la nascita delle nuove aggregazioni urbane , o nuovi quartieri in alcuni casi, di spazi e larghi aperti , strade e vichi strettamente connessi con l’area portuale di quel centro. Area portuale che di conseguenza si amplia e si ristruttura per adeguarsi ai nuovi traffici commerciali.
La costruzione, sviluppo e trasformazione della città bassa di Napoli città portuale
Abbiamo posto grande rilevanza alla crescita del fenomeno dell’immigrazione urbana di cui la capitale del regno meridionale è stata oggetto fin dai secoli altomedievali per proseguire per tutto il Medioevo e l’Età moderna. Studio approfondito nel volume oggi testo base del Corso di storia della città per un lungo periodo che va dall’VIII al XVII secolo,
La crescita e l’incremento del fenomeno dell’ insediamento straniero stabile è il fenomeno che va indagato, ossia quando i mercanti si stabilizzano e si formano delle colonie stabili di gruppi di mercanti, artigiani specializzati, i cui membri sono caratterizzati da tratti comuni (lingua, costumi, cultura). Si caratterizza una specifica identità derivata dal luogo d’origine che trova espressione nella tendenza a costituirsi in Natione, con un suo capo ed una sua amministrazione giuridica in uno o due Consoli. (da T. Colletta, Napoli città portuale…cap.III, 2006)
La politica di liberazione dei mercanti nel regno del Sud
L’accorta politica dei regnanti al Sud ad iniziare dai Normanni, seguendo quanto avevano operato ben prima gli Amalfitani, deliberarono con Tancredi la libertà di traffico per mercanti via terra e via mare, e poi con gli Svevi della casa degli Hoenzollern con Federico II perseguirono un’accorta politica di liberazione e consentirono un’immigrazione di mercanti stranieri e di forestieri per incrementare le attività di scambio e quelle manifatturiere.
La concessione di Privilegi e Franchigie
I Privilegi e le Franchige venivano concessi a chi intendeva insediarsi nelle città portuali del Sud e attirarono un gran numero di nuove comunità straniere in tutto il regno; fenomen che si incrementò notevolmente sotto il regno degli Angiò con Napoli divenuta capitale nel 1282.
Con l’istituzione del Console, nominato dalla città di origine, ma regolamentato da ben precisi decreti, la colonia straniera diventa una Natione in molte città portuali del Sud in periodo angioino, ossia alla fine del Duecento e continua per tutto il Trecento.
La messa in atto di privilegi regii a loro favore li rende liberi da pagamenti fiscali fino al 1395, tutti diritti ed imposizioni, ben documentati.
La Natione dei Marsigliesi ebbe da Carlo I d’Angiò nel 1277 il riconoscimento di un Console per amministrare la comunità a Napoli e contemporaneamente lo stesso re dette l’autorizzazione a costruire una Loggia in loro favore, per attuare gli scambi mercantili nella capitale del regno dal 1282, dopo la realizzazione di altre logge in altre città portuali.
Le Logge sono gli edifici per lo scambio e sono costruite dalle colonie straniere.
Loggia che veniva gestita dal Console che rimaneva sempre in contatto e alle dipendenze della città di Marsiglia, città di origine.
Di grande interesse sono le colonie dei Pisani costituitesi nelle città portuali della penisola, e per primi a Napoli, dove costruirono una Loggia.
Napoli piazza commerciale di forte richiamo per i mercanti stranieri
Non abbiamo a Napoli un grado di visibilità degli stranieri come in altre città di Europa attraverso catene di edifici che testimoniano la loro presenza: dai fondaci alle logge, agli ospedali e alle chiese, ai palazzi e agli alberghi, dai ghetti ai quartieri riservati,così come poche sono le testimonianze delle fonti a riguardo sia delle regole, sia dei privilegi e delle concessioni ineguali accordate alle differenti minorità, gruppi o comunità “straniere”, come abbiamo potuto constatare nel corso della ricerca.
Ciò non pertanto Napoli può essere riconosciuta come una piazza commerciale di grande richiamo dove risiedono numerosi gruppi di mercanti ed artigiani e si svolgono attività commerciali e di scambio Ebrei, Amalfitani, Greci, Pisani, Genovesi, Francesi, Provenzali, Marsigliesi, Toscani, Fiorentini, Lombardi, Catalani etc… fin dall’Alto Medioevo sono presenti in città.
La presenza diffusa di un numerose colonie forestiere e straniere, nell’accezione data a tale distinzione da Mario Del Treppo, di certo il maggiore studioso del fenomeno nel Mezzogiorno, ebbe il suo maggiore sviluppo per la politica intrapresa dagli Angioini per Napoli capitale del regno meridionale e per l’incentivazione dei traffici con tutto l’Occidente.
Il continuo rapporto dei sovrani francesi con gli operatori mercantili stranieri è verificato dalle concessioni di territori, di cariche di governo, di privilegi e con la stipula di trattati commerciali.
Dal momento in cui Napoli diventa la capitale del regno si ha un forte accrescimento di diverse comunità di forestieri e stranieri, testimoniato da successive concessioni di suolo, talchè dovettero organizzarsi secondo una presumibile suddivisione degli spazi urbani, pur se questi non furono delimitati da confini. Le comunità straniere di lavoratori economici vivevano in spazi urbani riconosciuti pubblicamente dalle autorità politiche e per reciproca difesa, vivevano insieme uomini accomunati oltre che da una stessa attività, comunanza di costumi e di lingua, anche dall’idioma e da tradizioni comuni.
La massiccia acquisizione di suolo pubblico è senza dubbio l’aspetto più rilevante del radicamento forestiero a Napoli, così come l’organizzazione similare tra le diverse colonie delle parti di tessuto urbano, in uno stesso rapporto con il potere locale tramite l’istituto dei Consolati dei forestieri. Il Consolato deve ritenersi il principale privilegio riconosciuto dallo stato ospitante alle comunità mercantili straniere: l’istituzione del consolato era infatti uno strumento di rappresentanza e di giurisdizione ed era già presente in città alla fine del Duecento, come è stato dimostrato per il Consolato dei Genovesi. (da T. Colletta ( a cura di), Mercanti stranieri e minoranze etniche …, 2007)
Le comunità straniere s’insediano nella fascia esterna alle mura altomedievali marittime lungo la riva e si suddividono la città bassa in zone di uso prevalente, tra ciascuna di loro, pur se non totalmente privatizzate. Le comunità già insediate non modificano le dislocazioni già effettuate in periodo normanno svevo, ma ampliano semmai la loro acquisizione di spazi all’intorno, di cui però non si riconoscono i limiti e ben poche sono le architetture che le fonti ci tramandano a loro attribuite.
Possiamo certamente affermare però che l’unica scelta urbanistica di cui si è certi a riguardo della presenza delle colonie straniere in città, fin dal periodo ducale, è che tutte si insediano nella “parte di basso” di Napoli, ossia nella fascia costiera meridionale marittima e permangono per tutto il Trecento ed il Quattrocento.
Le colonie, poi istituitesi come nazioni, erano dei gruppi di eguale provenienza e lingua, tra i quali predominanti erano le elites mercantili, membri di famiglie di imprenditori, padroni di navi- mercanti, residenti in città in virtù del loro lavoro; ma vi erano anche artigiani, tecnici specializzati in molteplici lavorazioni, etc.
Le comunità straniere di lavoratori economici vivevano in spazi urbani riconosciuti pubblicamente dalle autorità politiche e per reciproca difesa cercavano di vivere in uno stesso luogo urbano, essendo accomunati oltre che da una stessa attività, comunanza di costumi e di lingua, anche dall’idioma e da tradizioni comuni.
L’organizzazione similare tra le diverse colonie delle parti di tessuto urbano presentava anche uno stesso rapporto con il potere locale tramite l’istituto dei Consolati dei forestieri.
La rappresentanza straniera definisce una organizzazione mercantile secondo una configurazione diffusa lungo tutta la fascia costiera, differenziata in parti separate, secondo una condivisa ripartizione tra le numerose colonie ed attuata tramite ben precise e singole concessioni regie per ciascuna comunità ad avere proprie strade, logge, banchi, chiese, etc.
E’ questa una consuetudine molto diffusa anche in altre città portuali, le comunità di stranieri che si trasferivano nei centri marittimi non si disperdevano sul territorio urbano, ma si riunivano intorno ad una strada e poi fondavano una loro chiesa o cappella. (da T. Colletta, Napoli città portuale e mercantile …, 2006, cap.IV)
Con l’istituzione del Mercato nuovo ad oriente della città bassa per volontà di Carlo d’Angiò (vedi Lezione 15 su piazza Mercato) alla fine del Duecento si attua la localizzazione di numerose strutture per lo scambio nella fascia costiera:
1. sia delle principali strutture mercantili pubbliche (Dogane, Logge, Fondaci, Osterie, Banchi, Portici ed Archi );
2. sia delle colonie forestiere e straniere, con la conseguente particolare strutturazione viaria mercantile in funzione delle attività portuali e delle esigenze mercantili marittime;
3. sia con la creazione di proprie strutture mercantili Logge e Fondaci ed anche chiese per le comunità, dedicate ai santi patroni d’origine.
L’identificazione delle fasi di accrescimento della particolare struttura urbanistica della larga fascia marittima-la città bassa di Napoli- e del continuo avanzamento della linea di costa è stata resa più facilmente comprensibile e dimensionalmente registrabile tramite planimetrie ricostruttive.
Sulle planimetrie (in scala metrica 1:200) si è operato una prima ipotesi di dislocazione urbanistica delle comunità forestiere e straniere, analizzandole secondo un presumibile ordine cronologico di insediamento.
Nelle tre piante ricostruttive della fascia marittima: in periodo altomedievale, in periodo angioino ed in periodo aragonese, “ricostruite” sulla base della pianta della Società del Risanamento del 1889 (in scala 1:200), si èvidenziato sul lungo fronte a mare la permanenza nei luoghi già prescelti delle prime colonie (tra IX e XII secolo) all’interno della murazione dell’XI secolo vicino all’area portuale e nella occupazione di aree esterne ai primi insediamenti, ad ovest e ad est del fronte a mare già occupato, da parte delle nuove comunità. Sono da riferirsi al primo gruppo di colonie: 1. gli Ebrei nell’area di Porta Nova; 2. i Pisani intorno all’ex porto Pisano, ora molo angioino; 3. gli Amalfitani nella zona degli orefici e gli Scalesi nella parte orientale vicino alla porta Furcillensis poi porta Nolana; 4. i Genovesi lungo la via omonima della loro loggia, fuori porta delle Calcariae, ove era la Pietra del pesce. Per il secondo gruppo di colonie straniere insediatesi al seguito dei regnanti francesi sono state individuate: 5. i Toscani e i Fiorentini alla rua toscana, poi Sellaria; 6. i Francesi vicino al Castello, lungo la rua francese; 7. i Catalani nella via omonima; 8. i Marsigliesi a S. Lucia e al Carmine; 9. i Lombardi a S. Eligio. (da T. Colletta, Napoli città portuale e mercantile…2006, Tavole II e III fuori testo).
La metropoli medievale napoletana può essere riconosciuta una città portuale e mercantile – una città-porto- di rilevanza urbana pari ad altre città portuali italiane ed europee (Amalfi, Genova, Pisa, Marsiglia, Siviglia, Barcellona).
Il riconoscimento della “topografia degli stranieri” nella città bassa per più secoli subì delle trasformazioni e degli spostamenti con l’accrescimento della città quattrocentesca verso occidente, fenomeno di acquisizione di nuovi spazi proseguito nel Cinquecento.
Il fenomeno dello spazio occupato dagli stranieri si venne ad incrementare nel radicamento che la capitale del regno offriva ai nuovi arrivati di una permanenza stabile. Solamente in seguito vi saranno varii spostamenti delle comunità all’interno della città storica alla ricerca di più ampi e consoni spazi.
Un caso riconoscibile di questi ipotetici trasferimenti o spostamenti di nationi di stranieri già presenti in città, con l’individuazione della loro presenza sul territorio peri-urbano in costruzione alla fine del Quattrocento, tramite fonti documentarie ancora inesplorate.
Le fonti di archivio e la presenza di stranieri in città
Si ha la possibilità infatti di registrare la presenza di Greci, di Fiorentini e più particolarmente della Natio genovese in una ben determinata area d’ampliamento urbano tra la fine del Quattrocento ed il primo trentennio del Cinquecento tramite le Platee monastiche.
Le fonti di mano religiosa invece saranno di grande utilità ad attestare la presenza straniera in un momento successivo quando con le prime “Platee” o “Descrizioni dei Beni” gli enti monastici elencano tra i loro enfiteuti anche cittadini provenienti da località straniere.
Con le testimonianze dei Registri catastali monastici abbiamo una più precisa riconoscibilità di questi nuclei di censuarii di diversa provenienza in città.
Le comunità straniere nello spazio urbano della città del Quattrocento. I trasferimenti di alcune comunità.
Nelle nuove aree di ampliamento occidentali a monte dello “stradone dell’Incoronata” si registra la presenza di Greci, i Fiorentini ed Genovesi in periodo aragonese e vicereale.
Le fonti delle carte pre-catastali
Le piante pre-catastali, come più volte si è affermato danno la possibilità di perimetrare i vasti territori di proprietà monastica in città e di seguire tramite la documentazione di archivio la loro urbanizzazione. (per la cartografia pre-catastale vedi le lezioni 5-6)
Il ricco monastero di San Pietro Martire per donazioni angioine possedeva: “il territorio inferiore” detto anche l’”Arena grande”, lungo la marina da Porto Salvo fino alla chiesa di S.Andrea degli Scopari.
Le “carte” delle Platee delle proprietà danno la possibilità, oltre a seguire il processo di edificazione, lungo e costante (di cui parleremo nella prossima lezione constatano anche come i cittadini napoletani e “stranieri” coinvolti nella costruzione ed acquisizione dei lotti nelle nuove aree di urbanizzazione.
Le “carte” delle Platee danno la possibilità di seguire l’edificazione, dopo l’avvenuta urbanizzazione secondo la stessa metodologia di impianto: quattro strade parallele nel primo caso alla linea di costa e nel secondo caso allo “stradone dell’Incoronata”, l’antica via Borgo delle corregge, poi via Medina.
La documentazione archivistica delle Platee monastiche ci dà anche la possibilità, oltre a seguire il processo di edificazione, lungo e costante, anche quello di constatare i cittadini napoletani e “stranieri” coinvolti nella costruzione ed acquisizione dei lotti nelle nuove aree di urbanizzazione, come sarà per la zona di Santa Marta, di cui si parlerà nella prossima lezione.
La lettura della Platea d’archivio di San Pietro Martire riguardante il “territorio di Santa Marta”,
Ossia della pianta pre-catastale della zona di proprietà monastica unitamente ai fascicoli d’archivio annessi ci ha dato indicazioni a proposito della localizzazione degli stranieri nel Cinquecento.
(per la cartografia pre-catastale e catastale vedi le lezioni 4, 5 e 6)
La lettura dei documenti ci ha dato la possibilità di individuare alla fine del Quattrocento-primi anni del Cinquecento la localizzazione nelle nuove zone di espansione più vicine alla corte di alcune comunità straniere: di Greci, di Fiorentini e di Genovesi – con l’acquisizione dei lotti da parte delle comunità straniere. Più particolarmente i Genovesi, di cui anche le fonti “guidistiche” ricordano la presenza ivi del quartiere di Genova nuova. Quartiere di cui parleremo nella prossima Lezione. Molti Greci, Fiorentini e i Genovesi ad iniziare dall’ultimo ventennio del Quattrocento si stabiliscono nelle aree di nuova urbanizzazione, ben collegate con la residenza reale aragonese, tramite il grande stradone dell’Incoronata, punto nevralgico della nuova città in espansione verso occidente.
L’insediamento degli stranieri è strettamente legato alle possibilità offerte dalle aree di nuova costruzione sia per comunità insediate di recente, sia di trasferimento di comunità dalle aree mercantili vicino alla riva. La scelta è operata sia per nuove possibilità di rendite posizionali, sia anche per le opportunità offerte in queste zone in costruzione di poter edificare grandi architetture religiose, ma anche congreghe, teatri, ospedali e case palaziate etc. da parte delle comunità straniere più radicate nella città portuale napoletana.
Il fenomeno insediativo ed edilizio proseguirà ininterrotto per tutto il Cinquecento fino a costituire in questa zona di “S. Marta” nuove colonie straniere, come sarà il caso di “Genova nuova”. (da T. Colletta, Napoli città portuale e mercantile…, 2006, cap.V)
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La Lezione è la sintesi delle ricerche da me condotte sulle colonie mercantili in Campania e alle relazioni e partecipazioni a Convegni in particolarmente sulla città portuale di Napoli. Si rimanda al volume di testo del Corso: T. Colletta, Napoli città portuale e mercantile. La città bassa ilò porto ed il mercato dall'VIII al XVIII secolo, Roma, Kappa, 2006
Per un maggiore approfondimento della tematica :
T. Colletta, Naples Medieval metropolis. The foreigner merchants' contribution to the development of the most relevant city-port of Southern Italy, International Medieval Congress," Medieval Cities", 2007, IMC, 9-12 luglio 2007, Centre of Medieval Studies, University of Leeds, Session, thematic session, n.1512. Il saggio è sul sito web del Centro di Leeds (sommario e testo).
T. Colleetta ( a cura di ), Tra Storia e urbanistica. tra storia e urbanistica. Colonie mercantili e minoranze etniche in Campania tra Medioevo ed età moderna, numero monografico di “Storia urbanistica /Campania”, n.VIII, 2007, pp.181;
T. Colletta," La rete di colonie di mercanti stranieri nelle città portuali del regno di Napoli e Sicilia della costa tirrenica e della costa adriatica tra Medioevo ed Età moderna" La città e le reti, V Congresso dell'Associazione italiana di storia urbana (AISU) Milano, 19-20-21 febbraio 2009, Sessione: “La rete degli scambi”, A/5.