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Teresa Colletta » 12.La rivista “Storia dell'urbanistica-Campania”: un contributo per una nuova storiografia urbana. Esemplificazione: i Campi Flegrei una storia di lunga durata


La rivista storia dell’Urbanistica/Campania

La “Storia dell’ urbanistica/Campania”: un contributo per una nuova storiografia urbana.

Nel 1986 il Guidoni inaugurò le Serie Regionali della rivista “Storia dell’Urbanistica” e di cui vorrei qui riportare l’Editoriale al primo numero di “Storia dell’Urbanistica/Campania”, di cui fui nominata responsabile scientifico, proprio per sottolineare gli intenti che si volevano perseguire con questa iniziativa: “Nell’avviare la serie regionale di “Storia dell’Urbanistica” dedicata alla Campania, ritengo utile sottolineare l’ambito scientifico nazionale all’interno del quale anche questa pubblicazione si inserisce: un ambito legato alla ricerca universitaria ma anche intimamente correlato con le realtà locali. La “Storia dell’Urbanistica”, disciplina relativamente giovane ma capace, ormai di organizzare intorno a un ben definito settore di studi i contributi provenienti da diversi campi settoriali, può costituire un filo conduttore per ricostruire una storia più concreta e più modernamente concepita della città e del territorio meridionale. (….)

(….) Nell’auspicio che la “Storia dell’Urbanistica/Campania” riesca a configurarsi come polo di attrazione per gli studi regionali volti ad utilizzare le fonti archivistiche per una più puntuale e finalmente sistematica ricostruzione della storia urbana e territoriale. Un lavoro capillare dovrà coinvolgere città e centri minori, apportando nuovi contributi critici e mettendo a disposizione degli studiosi documenti e fonti inediti o non ancora pienamente utilizzati, nella consapevolezza di contribuire alla costruzione di una nuova storiografia“.

(dalla Relazione presentata all’Università degli Studi di Firenze, Associazione Nazionale Storia della Città, nella Giornata di studio: La storia dell’urbanistica: un tema specialistico e pluridisciplinare, Firenze, 13-14 Ottobre 2006).

I numeri editi della rivista sulle città della Campania

In effetti le Serie Regionali della Rivista erano strettamente legate all’ampliamento che la disciplina aveva avuto in stretta collaborazione con altre iniziative scientifiche di carattere internazionale, e hanno proseguito sotto la guida del Direttore con più numeri, pur non avendo una specifica e unitaria scadenza, ma sempre relazionate a specifiche ricerche.
È rilevante dare uno sguardo ai titoli dei numeri della rivista dedicati alla Campania, Responsabile scientifico: Teresa Colletta, per comprendere i temi di ricerca strettamente legati alle città e al paesaggio regionale:

  1. Pozzuoli, a cura di Teresa Colletta (1989);
  2. Platee e progetti: dal Settecento a Novecento, a cura di Teresa Colletta (1991);
  3. Centri dell’Irpinia, a cura di Teresa Colletta (1995);
  4. Benevento. Catasti storici, mura, piazze, a cura di T. Colletta, M. Aceto, F. Belardelli (1997);
  5. Centri altomedievali della Campania. Agropoli, Castelvolturno, Borgo di Corpo di Cava, a cura di Teresa Colletta (2000);
  6. Napoli e Amalfi tra IX e XII secolo, a cura di Teresa Colletta e Edith Giacalone (2002);
  7. Le piante ricostruttive dei tessuti urbani medievali e moderni: metodi e ricerche, a cura di Teresa Colletta (2006);
  8. Tra Storia e urbanistica. Le colonie mercantili e le minoranze etniche in Campania tra Medioevo e Età moderna, a cura di Teresa Colletta (2008), pp.181;
  9. T. Colletta (a cura di), Tra Storia e recupero. Le città portuali dell’Impero Spagnolo nell’età di Filippo II. L’età del confronto e la riqualificazione dei loro fronte a mare storici”, “Storia dell’Urbanistica /Campania”, n. IX, 2009, pp. 110.

Il primo numero della rivista dedicato a Pozzuoli e ai Campi Flegrei

Proprio per tenere fede all’Editoriale e nell’auspicio che la «Storia dell’Urbanistica/Campania» riesca a configurarsi come polo di attrazione per gli studi regionali volti ad utilizzare le fonti archivistiche per un più puntuale approfondimento e sistematica ricostruzione della storia urbana e territoriale, il primo numero della rivista si concentrò sull’analisi di Pozzuoli e del suo centro storico e sulla trasformazione del paesaggio dei Campi Flegrei con una lettura della sua origine e formazione.

Coinvolgendo città e centri minori, si apportava nuovi contributi critici e si metteva a disposizione degli studiosi documenti e fonti inediti o non ancora pienamente utilizzati, nella consapevolezza di contribuire alla costruzione di una nuova storiografia per le città della Campania.

Nella presente lezione si farà quindi riferimento alla storia urbana e territoriale dei Campi Flegrei e di Pozzuoli in particolare.

Copertina del I volume di Storia dell’urbanistica Campania, 1987, dedicato a Pozzuoli e ai Campi Flegrei.

Copertina del I volume di Storia dell'urbanistica Campania, 1987, dedicato a Pozzuoli e ai Campi Flegrei.


Copertina e indice del primo numero della rivista

Copertina e indice del I volume di Storia dell’urbanistica Campania, 1987, dedicato a Pozzuoli e ai Campi Flegrei.

Copertina e indice del I volume di Storia dell'urbanistica Campania, 1987, dedicato a Pozzuoli e ai Campi Flegrei.


Storia urbana e territoriale dei Campi Flegrei

Il tema di Pozzuoli e dei Campi Flegrei è un tema di storia della città e del paesaggio di grande rilevanza ambientale e dopo il 1987 siamo ritornati sull’argomento nel presentare il Workshop indetto dall’Istituto Calzabini di Napoli nel marzo 2007. Il tema progettuale e di recupero riguardante l’accessibilità alle zone archeologiche puteolane e flegree doveva prevedere il rispetto del paesaggio e dell’ambiente circostante e quindi una loro conoscenza approndita da parte degli allievi.

I Campi Flegrei, una storia urbana e territoriale di “lunga durata”

Il potere suggestivo ed evocativo dei Campi Flegrei era, com’è noto, legato alle tradizioni mitologiche che vedevano il territorio vulcanico – le fumarole, i crateri, i laghi tenebrosi- diventare «forma della divinità, l’elemento catalizzatore e ispiratore dei vari culti primitivi” come sottolinea il Maiuri in numerosi saggi. È il luogo del mito che maggiormente caratterizza il territorio flegreo. Fino agli anni ‘50, la caratteristica fondamentale dell’area flegrea è stata la predominanza, rispetto all’organizzazione delle trasformazioni e degli insediamenti umani, dell’immagine ambientale, determinata dalla particolare morfologia costiera definita dalla gerarchia delle antiche caldere vulcaniche e dalla conformazione dei crinali e dei crateri delle colline vulcaniche lungo la costa marina, con la coesistenza di lagune e laghi vulcanici. Paesaggio ambientale fortemente caratterizzato arricchito da coltivazioni agricole, proprie di tutta l’area flegrea – la vite, l’olivo, gli agrumi – che si integravano con la macchia mediterranea, con il sistema di terrazzamenti, costituendo un efficace strumento di controllo idrogeologico del patrimonio naturale, geo-morfologico ed ambientale. Gli insediamenti urbani conservavano pressoché immutato il carattere nucleare delle prime colonie greche flegree di Cuma e Dicearchia (Rione Terra a Pozzuoli) e dei successivi insediamenti romani di Baia, Bauli, Misenum, e Puteoli (Pozzuoli), i cui confini erano leggibili perché determinati dagli stessi caratteri della configurazione vulcanica del territorio (da T. Colletta, I campi flegrei, 2007).

Il porto e i monumenti di Pozzuoli romana: Puteoli

Il porto di Puteoli, già scalo dei cumani e centro di traffici marittimi assunse un ruolo fondamentale nell’organizzazione degli approvvigionamenti della città imperiale nell’età di Augusto. Il porto ed il molo sono due dei più grandiosi esempi dell’ingegneria portuale dell’età augustea, struttura oggi ancora visibile, ma sotto il livello del mare, per i ben noti continui fenomeni bradisismici.

La crescita urbana, in epoca repubblicana, ebbe un incremento repentino con l’istituzione della colonia romana di Puteoli. La città romana superò i confini dell’antica città greca, arroccata sul promontorio a picco sul mare. L’area dell’acropoli costituiva una importante nucleo pubblico e religioso sull’altura protesa verso il mare ed ebbe nuovo impulso con la costruzione del Capitolium e del tempio di Augusto, sul precedente edificio templare di epoca sannita; all’intorno un denso quartiere residenziale, organizzato secondo i criteri della castramentatio romana sovrastava l’Emporium e le attrezzature portuali. Oggi (2004-2006) i lavori di restauro archeologico hanno reso possibile la “visita” all’acropoli romana, al disotto del nucleo medievale del Rione Terra. Ai piedi della rocca trovarono localizzazione gli edifici pubblici, il Foro e l’Emporium. Parallelamente, alcuni patrizi romani, costruirono le loro residenze di soggiorno sui punti panoramici nelle vicinanze del castrum e si ebbe una rapida espansione del tessuto cittadino. I principali edifici pubblici: il nuovo grande Foro, l’anfiteatro Flavio, ancora oggi in situ, i grandi complessi termali, noti come «tempio di Nettuno» e «bagno Ortodonico», il Macellum, grande struttura porticata mercantile, anch’essa ancora in situ in tutta la sua spettacolarità architettonica, non lontano dall’odierno porto di Pozzuoli. L’attività portuale incentivò lo sviluppo delle città ed incrementò i notevoli traffici commerciali di tutti i beni prodotti localmente e nell’entroterra. Conseguentemente il centro flegreo ebbe uno sviluppo demografico ed edilizio considerevole, ben oltre l’acropoli, l’odierno Rione Terra con una popolazione di 30-40.000 abitanti.

Puteoli romana ed il paesaggio dei campi ardenti

Nonostante la densità degli insediamenti militari, produttivi e commerciali, il territorio flegreo costituiva una delle principali attrattive ambientali per l’aristocrazia imperiale e per gli imperatori stessi che vi stabilirono le proprie residenze di soggiorno.
La presenza di sontuosi stabilimenti termali, seconde solo a quelle della capitale, e di numerose sorgenti di acque oligominerali, i cui poteri curativi erano noti in tutto il territorio dell’impero, richiamavano un gran numero di viaggiatori dall’Urbe.
Anche nel momento di massima espansione demografica, corrispondente al periodo imperiale romano, quando Puteoli era il porto principale di Roma imperiale, l’immagine ambientale conservava pressoché intatte le sue attrattive residenziali ed ambientali.
I documenti letterari di grandi poeti latini Orazio, nel I secolo a.C., definisce Baia il golfo più splendente del mondo: «Nullus in orbe locus Baiis praelucet amoenis». Parole di Orazio riportate da Joris Hoefnagel, vedutista fiammingo, al centro della splendida iconografia sui Campi Flegrei del 1580, inserita nel I volume del maggiore Atlante di città del mondo il Theatrum urbium di George Braun e Franz Hogenberg nel 1598.

Joris Hoefnagel. I Campi Flegrei nel 1580, tavola inserita nel I volume del maggiore Atlante di città del mondo il  Theatrum urbium di Gorge Braun e Franz Hogenberg. (da T. Colletta, Il Theatrum urbium…,1984).

Joris Hoefnagel. I Campi Flegrei nel 1580, tavola inserita nel I volume del maggiore Atlante di città del mondo il Theatrum urbium di Gorge Braun e Franz Hogenberg. (da T. Colletta, Il Theatrum urbium…,1984).


La rete infrastrutturale del territorio flegreo in epoca romana

La rete delle infrastrutture viarie romane rispondeva all’obiettivo strategico di collegare Puteoli ai principali centri agricoli e commerciali dell’entroterra e della costa. La via Campana, attraverso la piana di Quarto e la Terra di Lavoro, collegava direttamente Puteoli a Capua, e rappresentava l’arteria principale per il commercio e i traffici della regione. La via Antiniana, o via Puteolis Neapolim, attraversava la piana di Agnano e, quindi, mediante la grotta fatta scavare nella collina di Posillipo-la ben nota Cripta Neapolitana, collegava l’area flegrea con la Neapolis, città greca, e poi romana. Con l’imperatore Domiziano si aggiunse la consolare Domitiana, un’arteria costiera che collegava Puteoli e Cuma, alla consolare Appia abbreviando, in tal modo, i tempi di percorrenza per raggiungere Roma.

Nonostante le dimensioni e le proporzioni degli insediamenti produttivi e residenziali – Puteoli era, infatti, una delle più grandi e popolate città dell’Impero con un numero considerevole di «impianti industriali» ed un trafficatissimo emporio commerciale – il golfo flegreo conservava intatto il fascino dovuto alla propria immagine ambientale, determinata dalla leggibilità dell’orografia e dalla ricchezza e varietà della vegetazione, al punto da essere il sito prescelto da gran parte dell’aristocrazia tardo-repubblicana e, quindi, imperiale, per la costruzione di sontuose residenze e per lo sfruttamento delle risorse termali e delle acque oligominerali.

Baia, per la presenza delle “acque” divenne uno dei principali luoghi di attrazione residenziale e di viaggio di tutto l’Impero, ma non costituì mai una vera e propria città, né dal punto di vista amministrativo, né dell’organizzazione delle strutture urbane.
Il nucleo principale dell’insediamento di Baia era occupato dal complesso di edifici termali che sfruttando l’andamento del pendìo naturale dava luogo ad una configurazione riccamente articolata, secondo un razionale impianto urbanistico.

Ancora oggi tutto ciò è facilmente percepibile visitando il “sito archeologico delle Terme di Baia”.

Amedeo Maiuri e la scoperta del “Flegreo”

Scrive Maiuri negli anni ‘50 la sopravvivenza delle città sotto la cenere del Vesuvio, hanno fatto dimenticare quella che fu la grande zona storica della Campania antica, la vera culla di Napoli.

“Della gran fiumana di visitatori che vengono ogni anno, quasi in devoto pellegrinaggio a Pompei ed a Ercolano, appena qualche rivolo giunge alle ripe di Cuma, Baia e Misero. Eppure Pompei ed Ercolano non ebbero alcuna parte predominante negli eventi storici della Campania e si illuminano solo delle drammatiche vicende dell’ultima ribellione degli Italici a Roma, nella cosìdetta guerra sociale.
Tutta la riviera di ponente è invece satura di storia: Cuma capitale di un impero marittimo, destinata a contrastare vittoriosamente agli Etruschi il predominio della Campania, diventa città santa dell’oracolo e, con Virgilio, mediatrice tra Oriente e Roma; Pozzuoli primo grande porto mediterraneo di Roma; Misero base navale dell’impero, Baia sobborgo balneare di Roma imperiale con le sue Terme spettacolari, le sue ville e i suoi palazzi” (A. Maiuri, I Campi Flegrei, 1958).

La rifortificazione del territorio in periodo vicereale spagnolo (1532-1574)
Il lungo Medioevo dei centri Flegrei altera le strutture urbane e territoriali in conseguenza dei continui fenomeni vulcanici-bradisismici che ebbero conclusione con il terribile terremoto e maremoto del 1537.
La distruzione dell’edificato lungo i litorali fu totale e comportò la trasformazione dei luoghi stessi. Una diversa organizzazione ed espansione del costruito si dovette confrontare con una natura modificatasi, si pensi alla nascita vulcanica del Monte nuovo, e con una ridefinizione del paesaggio urbano e del suolo agricolo.

La rifortificazione de territorio flegreo: Baia e Pozzuoli

Puteoli ebbe un periodo di intensa decadenza, causata in parte dalla perdita del ruolo di principale scalo commerciale del Mediterraneo, dovuta al potenziamento del porto di Ostia intorno al 100 d.C., ed in parte dall’intensificazione del fenomeno bradisismico. Il nucleo urbano subì una progressiva contrazione fino a ridursi al castrum fortificato, il rione Terra. Le attività umane si ridussero alla semplice coltivazione della terra e alla pesca per il solo fabbisogno interno. Il patrimonio infrastrutturale di epoca romana (strade e acquedotti) andò rapidamente perduto. Lo sviluppo e la trasformazione urbanistica della città in periodo aragonese fu contrassegnato da un indice di crescita costante della popolazione che non si modificò fino alla peste del 1656, e vide arricchire il territorio flegreo di sontuose ville e casini di diporto, di cui famosa resta quella di Tripergole. La fase di lenta ripresa, dopo le forti calamità naturali della metà del XV secolo, sia demografica che economica, avviò la città, con le diminuite tassazioni e i numerosi Privilegi, promossi dal viceré Toledo, ad una continua crescita edilizia e rinnovamento delle infrastrutture territoriali, si pensi alla nuova strada costiera: la via Napoli. Il vicerè Toledo é ristruttura il centro di Pozzuoli, danneggiato dai molteplici eventi sismici verificatisi intorno all’anno 1538, e dà inizio ad un programma di nuova edificazione del “Borgo” di Pozzuoli, alle pendici del Rione Terra.

Pozzuoli. Rione Terra e Torre (foto dell’a. 2006).

Pozzuoli. Rione Terra e Torre (foto dell'a. 2006).

Castello di Baia dal mare (foto dell’a. 2006).

Castello di Baia dal mare (foto dell'a. 2006).


Pozzuoli città fortificata

Il viceré spagnolo, comprendendo il valore e il ruolo strategico dei luoghi flegrei, intraprese la sua intensa opera di rifortificazione con una serie di torri e roccaforti, con relativo stanziamento di nuove truppe.
La trasformazione del castello di Baia in forte bastionato alto sul livello del mare e a controllo del golfo puteolano e del Capo Miseno è emblematica di questo momento storico; la forte presenza fortificata è ancora leggibile nel territorio flegreo in tutta la sua imponenza.

La nuova pianificazione e ristrutturazione della città di Pozzuoli e l’inserimento in una cinta fortificata al cui capo era il palazzo turrito del viceré spagnolo, la costruzione di un sistema di torri di avvistamento, oggi in parte recuperate, testimonia la volontà di una operazione complessiva di rifortificazione di tutto il territorio Flegreo in una visione complessiva di difesa. (da T. Colletta, Pozzuoli città fortificata, 1987)
Difesa ed importanza del porto vicereale di Pozzuoli più volte riconosciuto dai viceré Filippo IV nel 1643, infatti, concesse a Pozzuoli il privilegio di non dover essere venduta con le altre città demaniali: “poiché è luogo di marina, e tiene sotto di sé quattro porti, che sono quelli di Baia, di Miseno, di Nisida e di Pozzuoli, e due Fortezze delle migliori del regno, quali sono quelle di Baia e di Nisida, oltre le torri di Miseno, del Monte di Procida, Gaveta e altre”.

Pozzuoli. Rione Terra, rocca a difesa del Borgo, visto dal mare durante i lavori di restauro del 2006-2007 (foto dell’a. 2007).

Pozzuoli. Rione Terra, rocca a difesa del Borgo, visto dal mare durante i lavori di restauro del 2006-2007 (foto dell'a. 2007).


La fama dell’iconografia del territorio flegreo

La ricca iconografia urbano-territoriale dei Campi Flegrei dal XVI al XIX secolo

La ricchezza del paesaggio ambientale e monumentale dei Campi Flegrei è testimoniata dalla cospicua iconografia e cartografia urbana cinque-seicentesca.
La rappresentazione della cittadina flegrea e del suo golfo ed i monumentali edifici romani di Pozzuoli, Tripergole e Baia furono celebrati già in età classica.

Sul finire del secolo XV, l’ambiente flegreo attrae Francesco di Giorgio, frà Giocondo (che vi si reca accompagnato da Jacopo Sannazaro) e Giuliano da Sangallo, i quali disegnano i resti di edifici e copiano epigrafi e dopo di loro Bramante, Raffaello, Falconetto incrementano la conoscenza dell’architettura romana e contribuiscono a preparare il nuovo linguaggio del classicismo romano. Si deve però all’artista portoghese Francisco de Hollanda, nell’itinerario da Roma a Napoli per rilevare i monumenti napoletani, la prima suggestiva veduta di Pozzuoli nell’arco intero del suo golfo nel ben noto disegno del 1539.

Per tutto il Cinquecento e il Seicento, pur se note le tecniche scientifiche per la rappresentazione topografica planimetrica, i tecnici artisti propendono per le vedute di tipo prospettico, per le loro più evidenti caratteristiche iconografiche: si pensi alle ben note mappe del Cartaro e iconografie dell’Hoefnagel risultano, letture topograficamente attente, non trasfigurate, ma realmente guardate, vere delineatio riprese da un punto di stazionamento alto dalle colline. Paesaggio ambientale complessivo colto da un punto di osservazione e stazionamento lungo il principale e più antico collegamento di Napoli con il Flegreo e poi con Roma: la Puteolis-Neapolim per colles, la Via Antiniana, all’altezza della chiesa di S. Gennaro, dopo la Solfatara. (da T. Colletta, Atlanti di città …, 1985).

Il sinus Baianum nelle vedute degli Atlanti di città

Per comprendere l’importanza di questa cittadina e la validità strategica, caratteri fondamentali acquisiti con la rinascita in periodo vicereale, oltre alle fonti storiche, bisogna attendere la metà del Seicento e gli interventi e lo zelo dell’illustre prelato spagnolo Léon y Cardenas, arbitro delle sorti di Pozzuoli dal 1633 al 1647 e promotore della carta militare celebrativa conservata a Parigi e da noi “riscoperta” nel 1987. Al De Cuneo va riconosciuto dunque il merito di aver posto per la prima volta l’attenzione alla città vicereale nella nuova configurazione urbanistica, voluta dal viceré Toledo ed attuata negli anni successivi.

La mappa manoscritta intitolata «Puteolorunt fidelis civitas» – come si legge nel cartiglio a nastro in alto al centro – ritrae la città dal mare come doveva apparire a chi arrivasse al porto da nord-ovest, verso la metà del XVII secolo. È un’iconografia celebrativa certamente innovativa, rispetto a quelle precedentemente ricordate; perché invece di rappresentare Pozzuoli da terra, cioè dall’antica strada puteolana per Napoli, all’altezza della chiesa di San Gennaro, e cogliere il promontorio naturale del Rione Terra dall’accesso principale dominante il golfo di Baia, illustra la città da mare, da un punto di vista inconsueto, quindi, per Pozzuoli. Non più un’ampia visione delle vestigia delle «antichità» lungo il litorale, ma una nuova visione di Pozzuoli.
«Il Borgo nuovo», strutturato intorno alla piazza grande e chiuso da una cinta di trincee bastionate ai margini della marina, con funzione di porto ai piedi del nucleo arroccato con la cattedrale.

La forte presenza di viaggiatori stranieri nei Campi Flegrei tra il XVI e il XVIII secolo e la cospicua produzione di guide, diarii, descrizioni sui «bagni termali» e sulle «antichità», mostrano il carattere storico-antiquario e le esigenze del tour condotto nel viaggio, non differentemente dall’iconografia topografica celebrativa. La precipua volontà di celebrazione del mito partenopeo dei campi ardenti prevale sulle ragioni di un fedele rilevamento dei luoghi.

Dal sinus Baianum all’ambiente urbano odierno

È con l’iconografia del 1768 tratta dal volume del Paoli su le «Antichità di Pozzuoli» che si evidenzia una approfondita conoscenza storico-geografica ed un profilo sintetico del contesto paesistico. L’iconografia settecentesca, che diventerà un modello per quelle successive, dava modo di cogliere l’intero arco del golfo – l’ampia insenatura del Sinus Baiano – fino a Ischia e Procida, e il promontorio di Miseno e l’emergenza del castello aragonese di Baia, nonché i fenomeni vulcanici della Solfatara.
Conformazione del territorio e degli insediamenti attuato nel rispetto dei luoghi ma soprattutto con lo sviluppo delle caratteristiche e delle risorse peculiari del sito in un continuo dall’antichità greco-romana fino al periodo preindustriale.
L’alterazione del costruito urbano e territoriale e l’occupazione dell’ambiente naturale
La pratica urbanistica moderna trascurerà fino a dimenticare lo stretto rapporto fra uomo, pratiche di trasformazione ed ambiente naturale. All’inizio del secolo, l’accelerazione dello sviluppo capitalistico costruisce grandi impianti industriali e infrastrutture specializzate, quali unità produttive all’interno di un complesso sistema economico, comportando l’alterazione del territorio come sistema integrato ed equilibrato uomo-natura.

Il Borgo ed il tessuto edilizio dell’odierna Pozzuoli, dal Rione Terra durante i lavori del 2006 (foto dell’a.2006).

Il Borgo ed il tessuto edilizio dell'odierna Pozzuoli, dal Rione Terra durante i lavori del 2006 (foto dell'a.2006).


L’ambiente portuale odierno di Pozzuoli

La configurazione attuale del territorio flegreo ha perso quasi del tutto il suo carattere di sistema di riferimento, in quanto la crescita urbana, priva di controllo e di un piano operante, ha stravolto il carattere nucleare e specializzato dei centri flegrei.
Bacoli, Monte di Procida, Quarto e Pozzuoli hanno superato i loro confini naturali rappresentati dai crinali dei crateri vulcanici che ne disegnavano i quartieri; con l’accresciuta edificazione si è attuata la perdita costante della macchia mediterranea e delle tipiche coltivazioni a terrazza, fondanti del paesaggio ambientale.

La densità edilizia, ma soprattutto il disordine edilizio dei nuovi insediamenti, è il frutto di una politica disorientata e confusionaria di amministrazione del territorio, in cui l’intervento pubblico, invece di essere momento di coagulazione e organizzazione, ha sempre costituito la premessa di un incontrollato e diffuso abusivismo che ha contribuito a cancellare gli elementi qualificanti dell’immagine ambientale, dei suoi segni naturali e dei suoi segni culturali.

Pozzuoli: il porto odierno, ripreso dal Rione terra (foto dell’a. 2006).

Pozzuoli: il porto odierno, ripreso dal Rione terra (foto dell'a. 2006).


Il territorio flegreo oggi

Gli interventi urbanistici si sono contrapposti alla morfologia del sito provocando le trasformazioni dei luoghi storici (Quartieri Solfatara, INA Arco Felice, Quartiere Tojano, Quartiere Monteruscello etc..).
Anche la scelta delle localizzazioni degli impianti industriali non sembra dettata da criteri di conservazione e sviluppo delle risorse paesaggistiche, né da criteri di ottimizzazione della funzionalità delle industrie stesse (la Selenia al lago Fusaro, l’ILVA a Bagnoli, l’Olivetti-Pirelli, la cantieristica navale di Baia, etc..).

Gli effetti di particolari scelte localizzative di impianti produttivi o di complessi residenziali non opportunamente pianificati, si pensi agli insediamenti industriali e alla cantieristica navale a Baia, hanno prodotto uno sviluppo improprio del litorale che una volta ospitava le ville imperiali romane e le imponenti Terme a contatto con il mare. Si configura oggi uno schema di sviluppo non per nuclei di città flegree, ma una fascia continua residenziale sull’asse viario della Domiziana. Alcuni interventi di natura infrastrutturale, come la costruzione di grandi opere e di assi di nuova viabilità, hanno contribuito a modificare le linee di sviluppo storico, incentivando il fenomeno dell’edilizia abusiva.

Il costruito urbano del territorio flegreo visto dalla punta di Miseno (foto dell’a. 2006).

Il costruito urbano del territorio flegreo visto dalla punta di Miseno (foto dell'a. 2006).


La necessità di conservare il patrimonio paesaggistico e urbano

Oggi tali scelte vengono valutate negativamente in quanto hanno consentito la distruzione irreversibile di un bene collettivo e nella nuova consapevolezza della necessità improrogabile di “conservare” i Beni storici ambientali e storico-culturali ereditati dal passato ci si avvia verso una maggiore tutela di questo Patrimonio di Beni.
Si è coscienti che la “conservazione integrata”, così come promulgata dalle Istituzioni Internazionali (UNESCO, ICOMOS, ICCROM, Consiglio d’Europa, etc..) risulta vincolante per lo sviluppo e la valorizzazione delle risorse paesistiche e archeologiche, mete privilegiate del turismo culturale.

Gli studi archeologici e la “conservazione” del Patrimonio di Beni dei Campi Flegrei

L’attività scientifica e di tutela, svolta, curata e promossa dalla Soprintendenza Archeologica di Napoli e Caserta, rappresenta indubbiamente un segnale positivo.
I problemi del territorio, della sua conservazione e della sua tutela sono diventati di fondamentale ed improrogabile importanza. Ciò si verifica soprattutto in un settore, come quello degli studi archeologici, che riveste un ruolo primario anche in un campo complesso come quello della storia urbana e territoriale.

Il tema della tutela e della valorizzazione del patrimonio storico archeologico con particolare attenzione ad alcune tematiche emergenti, innanzitutto la relazione strettamente integrata tra la valorizzazione degli scavi e la musealizzazione dei beni archeologici, questione da sempre impegnativa e problematica, viene messa al primo posto in considerazione della crescente richiesta della collettività di riappropriazione del proprio patrimonio storico e culturale.

Il restauro del tempio di Augusto-cattedrale di Pozzuoli

Di fronte alla necessità di proteggere un patrimonio storico di indiscutibile valore sono scattati interventi straordinari ed urgenti derivanti da questioni di gestione del territorio e in conseguenza la Soprintendenza Archeologica ha elaborato un piano di salvaguardia, con i primi interventi urgenti (Anfiteatro Flavio e l’Arco Felice), e di recupero in una prospettiva integrata con le Amministrazioni locali ed i progettisti dei piani delle aree storiche e con la produzione delle carte archeologiche fin dalla metà degli anni ‘80.

Sempre in questo ambito un cenno merita indubbiamente il ruolo che sta svolgendo l’archeologia subacquea con le ricerche nella fascia costiera che va da Pozzuoli a Miseno (dal Portus Iulius a punta Epitaffio) riportando alla luce un’area sommersa un tempo in continuità con la zona costiera.

Per concludere è da ricordare l’importanza delle ricerche svolte nel Rione Terra e la scoperta della Puteolis romana negli anni 2000, nonché il Concorso Nazionale per il progetto di restauro del Tempio di Apollo sul Rione Terra per un ritorno ad uso di Cattedrale di Pozzuoli (2004-2006), lavori di recupero oggi in atto.

Pozzuoli: Rione Terra. Il tempio di Augusto antica cattedrale della città oggi in via di restauro architettonico (foto dell’a. 2006).

Pozzuoli: Rione Terra. Il tempio di Augusto antica cattedrale della città oggi in via di restauro architettonico (foto dell'a. 2006).


Archeologia urbana a Pozzuoli: la stratificazione della città storica

Infatti l’ottica monumentalistica, che ha a lungo pervaso gli studi sul territorio, ha finalmente lasciato spazio a considerazioni più attente alla complessità degli elementi preromani, romani e medievali che si sono stratificati nel tempo per giungere alla formazione dell’attuale assetto.

La connessione archeologia/storia urbanistica che abbiamo illustrato nella Lezione n.11, ha, in quest’area di studio più che altrove, messo in evidenza l’impossibilità di risolvere la conoscenza del territorio con i soli strumenti della storia locale o della storia dell’architettura, che spesso hanno poca aderenza o che comunque da soli non bastano a comprendere lo sviluppo particolare di un’area storica.

Conseguentemente la tutela dei Campi Flegrei non può essere delegata alla salvaguardia del territorio urbano senza valorizzare gli aspetti complessivi della sua cultura, di cui le preesistenze archeologiche sono una preziosa testimonianza, unitamente agli altri Beni materiali (architettonici, urbanistici, storici etc) e immateriali (antropologici, religiosi, di feste e tradizioni etc), tutti necessari per una conservazione integrata e conseguente adeguata valorizzazione dell’intero territorio ed al controllo del suo assetto.

Pozzuoli: Rione Terra,  la scoperta dell’antica strada romana sotto la via Duomo durante i lavori di restauro  (foto dell’a. 2006).

Pozzuoli: Rione Terra, la scoperta dell'antica strada romana sotto la via Duomo durante i lavori di restauro (foto dell'a. 2006).


Copertina ed Indice del volume II della “storia dell’Urbanistica/Campania”

Copertina ed Indice  del volume II della Rivista “Storia dell’Urbanistica/Campania”.

Copertina ed Indice del volume II della Rivista “Storia dell'Urbanistica/Campania".


“Storia dell’urbanistica /Campania” III

Copertina ed Indice  del volume III della Rivista “Storia dell’Urbanistica/Campania”.

Copertina ed Indice del volume III della Rivista “Storia dell'Urbanistica/Campania".


I catasti e la storia urbanistica delle città campane

Nell’Editoriale della “Storia dell’Urbanistica/Campania” n.IV su “Benevento. Catasti Storici mura e piazze” Enrico Guidoni scriveva della rilevanza della tematica sui catasti per la storia urbanistica di cui abbiamo parlato nelle Lezioni precedenti (Lezioni 5, 6 e 7). Il numero della Rivista affronta l’argomento parlando specificamente dei catasti del Mezzogiorno e di Benevento in particolare, unica città meridionale che possiede il catasto fin dal 1823 perché faceva parte dello Stato Vaticano.
L’utilizzazione delle antiche fonti catastali costituisce un importante strumento di lavoro nello studio delle nostre città. Nel caso di Beneuento ciò è particolarmente evidente dato che, trattandosi di una enclave ecclesiastica, il Catasto Piano-Gregoriano ne documenta l’impianto con estrema precisione in un ‘epoca anteriore rispetto alla stragrande maggioranza delle città meridionali.
L’attenzione che questo fascicolo riserva ad una tematica di così vasta portata si proietta quindi verso possibilità future che possono così sintetizzarsi: «rettificazione» della planimetria ottocentesca sulla base del catasto attuale, in modo da eliminare le approssimazioni del rilievo e rendere operativa questa fònte anche in funzione della tutela e dell’analisi storico-critica – archeologica di dettaglio; e inserimento progressivo, su questa base, di ogni altro dato documentario signifìcativo, a partire dagli estimi. Grazie al lavoro così opportunamente intrapreso da Teresa Colletta, Benevento potrà diventare un caso di studio priuilegiato tanto più importante in quanto la città ha conservato preziose tracce anche dell’impianto altomedievale. Solo la fonte catastale infatti consente quella informazione insieme generalizzata e tecnicamente controllabile che costituisce il fondamento di ogni indagine stelle fàsi più antiche, e su quella continuità nella trasformazione che lega la città del 2000 alla città del Medioevo.
(dall’Editoriale di Enrico Guidoni).

“Storia dell’Urbanistica/Campania” IV

Copertina ed Indice  del volume IV della Rivista “Storia dell’Urbanistica/Campania”.

Copertina ed Indice del volume IV della Rivista “Storia dell'Urbanistica/Campania".


“Storia dell’Urbanistica /Campania” V

Copertina ed Indice  del volume V della Rivista “Storia dell’Urbanistica/Campania”.

Copertina ed Indice del volume V della Rivista “Storia dell'Urbanistica/Campania".


“Storia dell’Urbanistica/Campania” VI

Copertina ed Indice  del volume VI della Rivista “Storia dell’Urbanistica/Campania”.

Copertina ed Indice del volume VI della Rivista “Storia dell'Urbanistica/Campania”.


Le lezioni del Corso

I materiali di supporto della lezione

La Lezione è una sintesi della mia Relazione su: La “Storia dell'urbanistica/Campania”: un contributo per una nuova storiografia urbana tenuta alla Giornata di studio: "La storia dell'urbanistica: un tema specialistico e pluridisciplinare", Firenze, 13-14 Ottobre 2006, organizzata dall'Università degli Studi di Firenze - Associazione Nazionale Storia della Città e della Relazione al Workshop su "I Campi Flegrei" organizzato dall'Istituto Calzabini di Napoli nel marzo 2006, I Campi Flegrei, una storia urbana e territoriale di "lunga durata" pubblicata nel 2007.

Per un approfondimento sulla storia urbanistica su "I Campi Flegrei e Pozzuoli”:

A. Maiuri, I Campi Flegrei, Istituto Poligrafico dello Stato, Roma 1958.

P. Sommella, Forma e urbanistica di Pozzuoli romana, Studi storia antica, vol.IV, Pozzuoli 1980.

A. Maiuri, Itinerario Flegreo, Napoli, Bibliopolis 1983.

T. Colletta, Atlanti di città del Cinquecento, Napoli, ESI, 1985.

T. Colletta (a cura di), Pozzuoli e i Campi Flegrei, numero monografico "Storia dell'Urbanistica/Campania n.I", 1987.

AA. VV., I Campi Flegrei, tra mito e storia, G. Macchiaroli Editore, Napoli, 1987

S. De Caro, Pozzuoli, il Rione Terra, Electa Napoli, 2006.

AA.VV.,Tempio-Duomo di Pozzuoli, progettazione e restauro, Giannini, Napoli 2006.

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