Le piazze storiche: la costruzione delle piazze, storia, tipologia, modelli visuali e funzionali
Le piazze storiche delle città italiane rappresentano i luoghi privilegiati per lo studio dello sviluppo urbano di un determinato centro, non solamente dal punto di vista urbanistico ma anche da quello economico, sociale, funzionale e rituale. Storicamente infatti la piazza è definibile come uno spazio d’uso pubblico e di significativa qualità architettonica e urbanistica, centro di convergenza o baricentro di un determinato territorio urbano. La piazza centrale o il sistema di piazze che costituiscono il cuore della città costituisce di per sè il luogo prescelto della rappresentazione della centralità della presenza delle pubbliche istituzioni, civili e religiose, perchè è delimitata dai principali monumenti cittadini in cui si incarnano le più significative memorie storiche e ogni privilegiata funzione pubblica. La piazza è luogo di riunioni, di spettacoli, di prediche, di cerimonie, di processioni, nonchè il luogo privilegiato dello scambio e dell’attività commerciale, del contatto della comunità con il mondo esterno, dell’informazione in quanto simbolo materializzato della storia pubblica di quella comunità. Pertanto dal punto di vista culturale storico, scientifico, le piazze prodotte nell’ambito della cultura urbana dell’Occidente costituiscono lo spazio formale della comunità insediata, il nucleo spaziale ove si realizza l’intersezione di storia civile, movimenti culturali, tendenze artistiche, cultura materiale, immaginazione collettiva, proiezioni simboliche, ritualità consolidate, tradizioni popolari e consuetudini comportamentali. (cfr. C. Dardi, Place d’Italie, in “Agorà”, n.1, Roma 1987). Per tutti questi motivi e per altri a questi intrecciati la piazza costituisce uno degli elementi focali all’interno della storia degli insediamenti nel loro complesso.
La sconfinata campionatura e la variegata complessità delle piazze d’Europa, quale si è venuta configurando nel corso del suo ultimo millennio di storia, emerge in tutta evidenza quale significativa ed operante presenza strettamente interconnessa con la storia delle città europee e con la storia stessa d’Europa.
Basti pensare, come dice il Dardi, alle cento e cento piazze del mercato, della cattedrale, del castello, delle piazze sagrato, alle piazze civiche, alle piazze ducali, alle places royales, agli squares, alle piazze della Repubblica, alle piazze del Municipio, alle piazze d’armi, per cogliere l’intreccio profondo che lega storia civile e storia urbana.
Le piazze sono strettamente legate al clima mite del Mediterraneo da qui anche la moltiplicazione di questi spazi specialmente in Italia e nella Bassa Europa contornate da portici nei paesi più freddi; la piazza come spazio aperto sarebbe impensabile in un paese estremamente caldo o troppo freddo.
Anche da queste considerazioni deriva la centralità del tema delle piazze per la storia delle città d’Europa.
Si può ben dire con Enrico Guidoni, che ha organizzato nel 1989 un covegno internazionale sulle Piazze storiche, all’Università di Reggio Calabria (i cui atti sono oggi tutti pubblicati nel numero monografico di “Storia della città”, nn.54-56, 1993).
“La storia delle piazze italiane è un tema centrale e nodale per la storia dell’urbanistica e per la storia delle città italiane ed europee”.
All’interno della storia urbana europea Italia, Francia e Spagna costituiscono campi privilegiati di sviluppo, diffusione e sperimentazione della figura spaziale della piazza.
Nell’ambito del paesaggio urbano europeo, le piazze d’Italia costituiscono un episodio di tale ricchezza e complessità, un modello culturale di tale valore, che proprio dallo studio di queste Camillo Sitte, alla fine del secolo scorso, ha costruito quella teoria dell’arte civica ed urbana.
Egli per primo investigò il fenomeno piazza, la sua nascita e le sue trasformazioni, i suoi problemi di progetto e i suoi valori d’uso, del suo ruolo e significato nel famoso, e più volte tradotto, libro: Der Stadt Bau. L’urbanistica secondo i suoi fondamenti artistici, nel 1889 a Vienna a noi più noto con il titolo italiano: L’arte di costruire le città, datogli dal Martin nella sua traduzione francese.
La grande lezione dello storico viennese Sitte sta proprio nell’attenzione che egli rivela all’arte dello spazio, alle piazze come capolavoro dell’arte urbana, e movendo da questo riconoscimento egli procede ad analisi e misurazioni, verifiche e confronti, di molte piazze italiane ed europee, arricchendo il suo testo di preziose immagini di piante e rilievi di piazze.
Nello studio del Sitte le piazze sono analizzate in più capitoli: la piazza diseguale e senza forma, la piazza con episodio centrale, la piazza alla confluenza di strade; in tutti i capitoli l’architetto viennese pone attenzione alla forma delle piazze. Egli misura gli edifici, gli innesti delle strade, la disposizione dei monumenti, la collocazione delle fontane, l’isolamento della cattedrale o l’adiacenza del palazzo proprio come se si trattasse di un monumento.
La grande intuizione del Sitte è proprio nell’idea che la piazza sia il risultato di variegati apporti individuali, una lenta costruzione collettiva, una complessa stratificazione di linguaggi diversi un monumento corale e va studiato come si studia un’opera d’arte, usando i parametri e adottando i canoni con cui si studio l’unicum irripetibile prodotto dell’attività creativa.
La lettura del Sitte, benchè fondamentale nell’aver per primo posto all’attenzione del grande pubblico i “principi artistici” su cui si fonda e s’impiantano le piazze storiche d’Europa, non definisce nè approfondisce la storia di questi spazi pubblici: come formazione e sviluppo, nè tantomeno ne propone una datazione e un’attribuzione. È esemplare il caso della piazza San Pietro paragonata nella forma ellittica alla piazza Navona, senza operarne alcuna giustificazione storica ma solo formale. Il Sitte cioè non opera una storia delle piazze, ma ne individua e ne sottolinea i suoi fondamenti artistici al pari di un monumento.
Ora è evidentemente impossibile analizzare le decine di migliaia di piazze storiche italiane o farle rientrare in una scala di valori, o in categorie tipologiche, è invece utile evidenziare le possibilità di lettura storico-urbanistica offerta dalle piazze ed il criterio imprescindibile della reciproca comparazione anche se ciascuna piazza, come ciascuna architettura o ciascun insediamento rappresenta un’individualità e non un’astrazione tipologica.
Bisogna invece studiare le piazze storiche come prodotto di una stratificazione progettuale, secondo parametri e modelli ampliamente diffusi e presenti in diversi periodi storici e in diverse aree in numerose esemplificazioni. Non bisogna cioè studiare le piazze come sommatoria dei monumenti che le circondano, ma bisogna analizzare le piazze come spazio vuoto urbanistico progettato e realizzato secondo intendimenti ben precisi in un momento storico e poi ove il caso riprogettato, riedificato, rinnovato in successivi momenti. Bisogna cioè studiare la piazza storica non differentemente dall’analisi storica urbanistica di tutto il centro urbano: sulla base delle fonti storiche descrittive e sulle fonti iconografiche e cartografiche, ricostruendone l’originaria base progettuale e la sua stratificazione. Bisogna cioè fare una storia delle piazze secondo il metodo d’indagine storico-urbanistico e seguire le indicazioni svolte da Enrico Guidoni nei suoi scritti su “Storia della città” e nel volume da noi scelto come libro di testo: “Le Piazze storiche italiane da Medioevo al Novecento”, 2005. Questa necessità è maggiormente sentita proprio per quelle piazze, dal medioevo all’epoca moderna, in cui non si riscontra una progettazione univoca e definita in un dato momento storico. Sono ben poche le piazze d’autore, cioè costruite secondo un unico progetto da una mano nota e realizzate secondo quegli stessi intendimenti, conservatesi a tutt’oggi in quella forma. Nella maggior parte dei casi la progettazione storica della piazza risulta un grande processo creativo collettivo, una successione di svariati interventi nel medesimo contesto, identico luogo fisico, continuamente modificato e ridefinito in base a modalità collaudate di rapporti visuali-scenografici e funzionali tra pubblico e privato tra monumento e spazio vuoto. Basti pensare, solo per fare un esempio alle innumerevoli riconferme del forum d’epoca romana nella piazza comunale medievale e moderna. Nel momento cioè in cui di solito vien fatto risalire l’atto di nascita della piazza italiana, cioè agli inizi del Medioevo.
L’agorà-forum di Neapolis odierna piazza San Gaetano, cuore dell’amministrazione civile per tutto il Medioevo. Le piazze delle città umbre: Assisi, Todi, Spoleto, Narni, Orvieto … le piazze della Cattedrale e le piazze del palazzo pubblico o di città. Nascono in questo momento storico due matrici organizzative distinte:
In entrambi i casi si concentrano nella piazza i principali investimenti pubblici e ivi si esprime al massimo grado la cultura artistica cittadina.
Le piazze comunali italiane esprimono cioè, accanto ad esigenze di funzionalità politica, commerciale rappresentativa, quella ricerca scenografica e prospettica che poi darà una impronta determinante alla progettazione delle piazze in epoca rinascimentale.
È questo filo conduttore, valido anche in età barocca, è proprio quello della ricerca della progettazione del più efficace rapporto visivo e scenografico tra il monumento dominante (sede dell’istituzione che promuove la progettazione della piazza) l’edilizia circostante e il complesso della città.
Le piazze, ha più volte evidenziato il Guidoni (cfr. Relazione introduttiva al Convegno sulle Piazze storiche del 1989, oggi nel numero monografico di “Storia della città”, 1993) ubbidiscono a criteri compositivi codificati: e questi seguono una particolare modellistica progettuale.
Bisogna quindi nella ricerca storica sulla piazza individuare il momento e le ragioni della progettazione dei rapporti visivi e scenografici tra i monumenti dominanti, l’edilizia e le strade che la legano alla città nella sua interezza. Questa si articola in una grande varietà di soluzioni che sostanziano il modo di organizzare gli spazi: spazio simmetrico con fondale monumentale, spazio allungato , soluzioni che forzano l’effetto prospettico, come le piazze trapezoidali e che vanno indagati e studiati. Uno degli approcci possibili per individuare le trasformazioni urbane ed architettoniche è la modellistica. Questa può interpretarsi come un sussidio strumentale alla comprensione degli schemi sovrastrutturali imposti dal potere economico e politico sull’organizzazione dello spazio.
La comparazione statistica dei centri e delle loro parti , tra cui le piazze assumono punto nodale, è l’unica possibilità dalla quale possono scaturire i modelli storici realmente rivelatori di una intenzionalità pianificatrice. Questo discorso è stato affrontato dal Guidoni nel volume” Arte e Urbanistica in Toscana 1000-1354″ del 1971 a riguardo di molte piazze toscane: Piazza dei Miracoli, piazza del Campo, Piazza della Signoria, piazza di Volterra … Ed è stato ripreso nella ricerca storica sulle piazze italiane degli anni 2002-2004 con uno specifico approfondimento e riferito ad un più ampio confronto italiano ed europeo. Per avere una attendibilità scientifica in questa ricerca della modellistica per le piazze storiche, però non si deve compiere un discorso piattamente “iconologico”, applicando metodi puramente formalistici, ma si deve individuare una specifica modellistica disciplinare, inserita tra l’ideologia del potere e gli interventi tecnici realizzati.
Notevoli sotto questo aspetto, sono da considerarsi le acquisizioni apportate dal Guidoni nei suoi numerosi studi sulla città medievale tra cui il volume “Il campo di Siena” (Guidoni, Roma 1965) in cui si delinea e si studia il modello che ha condotto alla particolarissima forma a manto del campo piu famoso d’Italia.
Il campo dei Miracoli di Pisa (Guidoni, Arte e urbanistica in Toscana 1000-1315, Roma 1970) in cui è studiato il particolare modello triangolare d’impianto della piazza rispetto ai segni astrologici e la conseguente studiata logica della localizzazione del Battistero, Cattedrale, Torre pendente e solo successivamente del Camposanto. La forma urbana di alcune piazze toscane: simboli e tecniche progettuali. La piazza si propone quindi, dal punto di vista della ricerca scientifica storico-urbanistica come luogo del progetto e l’individuazione dell’atto progettuale è per noi l’interesse tecnico urbanistico prevalente da indagare.
Alle piazze di Pisa e di Siena dedicheremo una specifica lezione per la loro rilevante costruzione urbana (vedi Lezione n. 4).
Lo studio dell’evoluzione storica delle piazze deve quindi procedere secondo un metodo d’indagine che privilegia il progetto e questo progetto è sempre condizionato da precise intenzionalità visuali e rappresentative.
Proprio in questo senso la piazza storica può essere definita come uno degli elementi prioritari della costruzione della città, poichè ne rivela e ne trasmette i valori pubblici e monumentali.
Nello studio delle piazze bisogna tener presente:
I modelli visuali e funzionali: Storia e tipologia delle piazze (da AA.VV. La piazza storica italiana, Padova 1993).
Dalla fine del Medioevo l’attività progettuale che si esercita sulle piazze italiane ha come obiettivo primario una chiara intenzionalità scenografica e la chiarezza geometrica dell’impianto; ciò si verifica nelle piazze del centro nord dal Medioevo al Seicento, ma anche nell’Italia meridionale.
L’obiettivo è sempre una migliore visibilità degli edifici pubblici e rappresentativi.
La casistica di questi modelli nei rapporti istituitisi tra monumenti e spazio urbano vuoto sono stati studiati dal Guidoni e sono riscontrabili in molte piazze dal Medioevo all’Età contemporanea.
Questi sono da noi qui riportati. Elenchiamo ora questi modelli suddivisi in 10 schemi.
La costruzione delle piazze: i differenti schemi progettuali delle piazze ed i modelli visuali e funzionali.
I principali schemi individuati (10 Modelli) sono tratti dal testo di Guidoni (cfr. Le piazze storiche d’Italia, Manuale operativo 1989 e oggi nel volume AA.VV. La piazza storica italiana, Padova, Marsilio, 1993) fanno tutti riferimento ad una linea di progettazione scenografica delle piazze italiane, che si ritrova però anche in ambito europeo e a partire dal periodo rinascimentale anche nelle città coloniali.
Gli schemi, che seguono illustrati planimetricamente, privilegiano l’individuazione del rapporto tra il monumento e lo spazio o i monumenti e il vuoto: un rapporto nel quale confluiscono dal periodo medievale cultura urbanistica e cultura figurativa, modelli architettonici e specificità d’uso e di funzione.
1. La visione diagonale della chiesa, con un’entrata principale ed una laterale.
2. La chiesa ed il palazzo con i fronti ad angolo retto. Il punto di vista nell’angolo è il migliore per la visione degli edifici.
3. Il confronto tra i due Fronti degli edifici: Chiesa e palazzo. La relazione è in asse.
4. La piazza rettangolare con gli edifici monumentali in posizione allineata e frontale.
5. Spazi urbani in asse con una prospettiva divergente: A- Strada trapezoidale con effetto di approccio alla chiesa frontale.
6. Piazza trapezoidale con piccoli edifici nei due lati diagonali e con un asse principale.
7. Piazza quadrata con angoli smussati.
8. Piazza circolare.
9. Piazza esagonale con sistema di strade radiali.
10. Piazza semicircolare ad esedra, con visione simmetrica.
Per ciascuno dei 10 modelli, ora evidenziati, possono individuarsi molteplici esemplificazioni.
1. La chiesa e il suo spazio già in epoca paleocristiana, il sagrato, il quadriportico di origine romana e islamica e da scenografie assiali nel Cinque-Seicento.
2. Le piazze di mercato allungate, quale allargamento di un percorso, o come spazio proggettato, di origine nordica.
3. La piazza o slargo triangolare, incrocio viario, nodo di traffico, molto diffusa, spesso di margine o di risulta, spesso con elemento centralizzante.
4. Le piazze religiose e la veduta diagonale delle piazze pubbliche italiane comunali ad iniziare dal Duecento. La direzione preordinata evoluta e progettata della visione degli edifici pubblici e religiosi ….Orvieto, Narni … e tutti gli esempi toscani: Firenze, Prato, San Gimignano…
5. La piazza con fondale in sintonia con le ricerche prospettiche rinascimentali. Firenze la piazza della SS. Annunziata. Il peso dell’edificio frontale che assume il ruolo di fondale, viene fortemente ribadito con elementi monumentali secondari. Piazza Farnese a Roma, piazza del Gotico a Piacenza, Piazza S. Ignazio a Roma. Le piazze incrocio: i Quattro canti di Palermo.
6. Le piazze come spazio a divergenza prospettica, le piazze trapezoidali: radicato schema progettuale dell’urbanistica delle città italiane: già presente in periodo medievale: la piazza di Pienza. La Piazza del Campidoglio a Roma è una variante della piazza con fondale, perchè i valori della visione sono divergenti come strumento di modificazione dell’immagine urbana: modello infatti impropriamente definito ad imbuto, di tipica estrazione scenografica, non da scena teatrale ma da esperienze vissute di mediazione del rapporto che si stabilisce tra osservatore e monumento, tramite la visione a cannocchiale.
7. La piazza con elemento isolato centralizzante: è il tipo più elementare di spiazzo di uso pubblico: un pozzo, una fonte, una pietra culturale, un albero sacro fa da elemento regolatore di ogni ulteriore ampliamento diventa il luogo di riunione delle comunità. E’ documentato ovunque in tutti i paesi e villaggi europei ed italiani: fontane, obelischi, colonne, guglie, monumenti ripropongono dall’età medievale all’età barocca come oggetti simbolo della centralità dello spazio l’organizzazione spaziale e culturale di questi vuoti urbani, dall’età medievale all’età attuale l’elemento centrale è sempre geometricamente e visualmente correlato con lo spazio complessivo ed i singoli edifici pubblici.
8. La piazza proggettata come sistema simmetrico complesso, piazze e spazi quadrati, pentagonali, esagonali, ottagonali scaturiscono dalla progettazione delle città nuove o comunque da interventi rigidamente programmati.
La piazza quadrata, spesso porticata è caratteristica delle città fondate in Europa tra XIII -XIV sec. Les bastides francesi ad esempio può avere un accesso frontale. Il modello della piazza quadrata è ripreso dalla trattatistica urbanistica militare rinascimentale: La piazza di Palmanova nel Veneto (per la Piazza Grande di Palmanova vedi Lezione n.19) e di Granmichele in Sicilia.
Le piazze poligonali come arricchimento della croce di strade: di cui l’asse principale è costituito da una strada con fondale..orientato su una chiesa o palazzo pubblico possono avere modelli planimetrici rotondi, quadrati, ottagonali. Parigi e le places royales (La place Royale oggi des Vosges, La place Vendome, La place des Victoires, La Place Madeleine-Concorde..).
9. Le piazze ad esedra porticata subordinata ad un fondale: tipico modello architettonico monumentale ideato nel Rinascimento sulla scorta di modelli classici, applicato anche nelle ville barocche, ma emerso con tutta forza in Europa nel Settecento. Lo scopo di questi impianti è di recingere uno spazio di solito porticato davanti alla facciata di un edificio religioso o civile che si vuole valorizzare come fondale, chiudendo la piazza all’esterno del tessuto cittadino, ogni reale contatto con la città.
Il modello che puo definirsi neoclassico, si protrae fino alla prima metà dell’Ottocento: Piazza del Duomo di Terracina, Piazza di San Niccolò a Catania, Piazza del Plebiscito a Napoli. Foro Murat del 1804, dove il fondale del palazzo reale domina completamente la scena e la chiesa di S. Francesco di Paola, inserita a metà del portico in posizione assiale contrapposta, appare chiaramente subordinata. (alla piazza del Plebiscito dedicheremo una Lezione. Vedi Lezione n.15 )
10. La piazza giardino ottocentesca: sul modello degli “Squares” inglesi, l’urbanistica ottocentesca europea ha prodotto un modello ricorrente di piazza rettangolare o comunque regolare, occupata nell’area centrale da un recintato, talvolta organizzato attorno ad un monumento centrale. Londra , gli squares e a Parigi ,Place de l’Etoile, a Napoli, Piazza della Borsa. Si tratta di piazze costruite in funzione di un edificio pubblico che fa da fondale monumentale: palazzo di giustizia, stazione, prefettura, teatri con o senza portici. Su questa base si sviluppa la ricerca progettuale della prima metà del Novecento. Le piazze del periodo fascista: le piazze di Latina, Sabaudia, dell’EUR, la piazza Marina a Palermo.
Il discorso potrebbe continuare con i molti esempi di piazze progettate da architetti moderni e contemporanei per i quali il tema della piazza è stato uno dei principali argomenti di riflessione progettuale progettualità attenta e consapevole ove ritroviamo la piazza storica come spazio privilegiato della vita associata.
La Letteratura sulle piazze è amplia ed anche sulla storia delle piazze.
Il discorso sulle Piazze è molto importante nella storia delle città e pertanto vi torneremo nelle prossime Lezioni. Il discorso sulle piazze va però sempre ricondotto alla metodologia d’indagine corretta storico-urbanistica: faremo quindi nelle prossime lezioni degli Esempi di lettura e di ricerca:
- Lezione 14: Esempi di lettura e di ricerca: La piazza dei Miracoli di Pisa e la Piazza del Campo di Siena in Toscana.
- Lezione15: Esempi di lettura e di ricerca: Piazza Plebiscito a Napoli. Le piazze ad uso pubblico: Piazza Plebiscito o Largo di Palazzo o Foro Murat. Le trasformazioni dal piano Toledano all’intervento del Bianchi del 1834.
- Lezione 16: Esempi di lettura e di ricerca: le Piazze e i Larghi religiosi napoletani. Analisi storico urbanistica corretta delle trasformazioni dei larghi e Piazze di Napoli, da noi operata nel 1989 per il convegno sulle piazze sulla base dello studio del 1985 sulla cartografia pre-catastale della città di Napoli: Largo del Mercatello o Piazza Dante, trasformazioni dall’area fuori la porta Reale d’epoca cinquecentesca al progetto non totalmente realizzato di Luigi Vanvitelli del 1752-54. Le piazze o larghi privati: nobiliari o religiosi tra gli esempi possibili: nel centro antico: Largo o piazza del Gesù, Largo San Gaetano o antico agorà foro di Neapolis, Piazza dei Banchi Nuovi, Piazza o Largo San Domenico; Larghi nei Borghi: Piazza o Largo Santa Maria degli Angeli a Pizzofalcone; Piazza San Ferdinando e Piazza Carità e Piazza dei Martiri, Piazza di S.Maria alla Sanità e Piazza dei Miracoli e Piazza San Severo.
- Lezione 17: Piazza del Mercato a Napoli. Trasformazioni dall’epoca angioina di scelta di localizzazione del mercato ad oriente della città, all’epoca seicentesca di nuove possibilità d’uso ,fino al progetto tardo settecentesco di Francesco Securo.
Il nostro riferimento di base sarà il volume di testo su “Le piazze storiche” del 2005.
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Le Lezioni su “Le piazze storiche” sono una sintesi delle mie ricerche condotte su Napoli e sulle altre città della Campania:
Le piazze seicentesche a Napoli e l'iniziativa degli ordini religiosi, in Storia della città, nn.54-56, 1993, pp.103-115.
Benevento, catasti storici, piazze e cinte murarie, numero monografico di "Storia dell'Urbanistica/Campania", n.IV, 1997 (in collaborazione con M. Aceto, F. Belardelli) Piazza Plebiscito a Napoli, in “Piazze storiche dal Medioevo al Novecento a cura di E.Guidoni, Roma, Kappa Edizioni 2006, pp. 237-259, tav.col.p.135.
Piazza Grande a Palmanova (in collaborazione con F. Scattolin) in “Piazze storiche dal Medioevo al Novecento a cura di E. Guidoni, Roma, Kappa Edizioni 2006, pp.137-155, tavv.col. p.128.