La necessità di promuovere un nuovo approccio alla formazione di un turismo culturale maggiormente aggiornato-qualificato e partecipato attorno al patrimonio urbano delle città storiche è strettamente legato alla conservazione integrata e anche alla rigenerazione urbana sostenibile (vedi Lezioni 2, 3 e 4).
Le difficoltà risiedono nell’inventare o reiventare il locale patrimonio storico urbano: il patrimonio culturale tematizzato e diffuso con nuove tecnologie è secondo noi alla base di una nuova cultura del turismo urbano. Ora questa scientifica informazione-promozione deve secondo noi essere prodotta in maniera “innovativa” sia tramite dei materiali multimediali, quali utili mezzi di informazione se opportunamente costruiti per addivenire ad una reale conoscenza della città storica, sia nella formazione di una coscienza della città e della sua stratificazione storica e delle sue trasformazioni tramite i Musei della città. (vedi le Lezioni 5 e 6). Vanno infatti considerati con attenzione i Musei della città perché offrono una informazione adeguata e di una grande promozione scientifica della cultura della città e di una coscienza del patrimonio urbano e del loro territorio di appartenenza. La costruzione dell’attrattiva Museo e in particolare dei Musei della città per generare sviluppo turistico è sempre più in auge oggi nelle città storiche, sia nella riprogettazione di alcuni specifici manufatti della città da utilizzare a museo e di riutilizzo di strutture edilizie già esistenti, si pensi alle strutture castellane per le città fortificate, sia con la realizzazione di nuovi musei, come opere d’architettura con valore simbolico.
Nella linea dell’attività produttiva di rigenerazione vorremo sottolineare in questa sede al riuso ad uso museale degli arsenali navali nelle città portuali, infrastrutture di rilievo per le città mediterranee, di grande impatto emozionale ed evocativo dello spirito della città di mare e dei suoi traffici mercantili.
E’ solo nell’ultimo decennio che hanno trovato esito un serie di istanze, maturate nel lungo periodo, relative all’aggiornamento/ridefinizione del ruolo del museo nell’ambito di una sostanziale ed estesa riflessione sul patrimonio culturale e sui valori insiti in questo, nell’obiettivo di configurare presidi per la tutela di identità locali, attivando processi di valorizzazione consapevole dello spirito del luogo.
Divulgare per creare cultura urbana è l’obiettivo primario del Museo della città, e come più volte affermato e da più parti, deve essere uno strumento scientifico, informativo e didattico per trasmettere la conoscenza di quello che ha creato la comunità civile in quel luogo urbano nel corso dei secoli. Unico obiettivo “creare cultura per ottenere un maggior rispetto della città storica che vive con il suo territorio”.
I Musei della città sono oggi argomento di forte dibattito e anche molto alla moda, scrive Donatella Calabi, facendo il punto sull’argomento nel 2008 e mettendo in evidenza che questi musei non sono Musei d’arte e di architettura e neanche Musei storici, né Musei civici fondati in molte città fin dall’Ottocento, come istituzione cittadina di tradizione per conservare perlopiù opere e collezioni di varia natura e varia tipologia, però totalmente staccati dall’attualità della città contemporanea. Con i Musei della città degli anni 2000 si cerca di creare un luogo vivo dove si elabora e si mostra la storia urbanistica e architettonica anche contemporanea, utilizzando mezzi e strumenti innovativi a volte anche impressivi e fascinosi nelle città capitali con una storia di lunga data. Si pensi agli esempi dei Musei della città di Amsterdam, di Budapest, al London Museum o al nuovo Museo della città di Tokio-Edo del 2010 in una nuova architettura appositamente progettata o al Museo della città di Granada nell’antica Casa de los Tiros, episodio architettonico caratteristico e protagonista dello sviluppo urbanistico del Barrio Cristiano del Realejo di Granada, dopo la conquista cattolica della città islamica o ancora al museo virtuale della città di Lisbona nel 2012 inagurato nella plaça do commercio.
In Italia la nuova formula museale del Museo della città può essere ricondotta agli anni settanta del ‘900 con obiettivi di grande divulgazione e di conoscenza specialistica, non solo circa le istituzioni cittadine, ma anche sulle forme dell’insediamento, proponendo a un più ampio pubblico nuovi itinerari di storia urbana.“Il museo diventa allora un luogo di mostra permanente della forma urbis, che a poco a poco si estende alle aree limitrofe alla sede espositiva.Le finalità didattiche e divulgative si assommano a quelle della conservazione, soprattutto intendono suggerire all’intera cittadinanza una riappropriazione del passato, non solo delle eccellenze storico artistiche”.
L’obiettivo dei Musei della città è una adeguata ricostruzione della storia della città, quindi deve in generale fare riferimento a diversi modelli contemporaneamente: l’illustrazione della forma urbana, la cartografia storica, l’esposizione dell’archeologia, e specialmente le scoperte dell’archeologia urbana, le feste e le tradizioni urbane etc… La narrazione della storia cittadina è rivolta in una presentazione ai visitatori e turisti con diverse forme di facile comprensione: film, immagini, vedute, quadri, arredamenti,modelli e plastici ricostruttivi, con metodologie e tecniche nuove multimediali ed anche virtuali di restituzione dell’antico… ottenendo risultati eccezionali e straordinari, tutti utili non solo alla ricostruzione della storia delle città, ma anche ad una nuova coscienza dei valori del patrimonio urbano. L’idea di un Museo “dedicato alla storia urbanistica e territoriale, all’edilizia tradizionale e ai mestieri ad essa più direttamente connessi (il muratore, lo scalpellino, il fabbro, il fornaciaio, il vasaio), nasce innanzitutto dalle oggettive condizioni di abbandono materiale e culturale, in cui versa il settore dell’insediamento e del paesaggio tradizionale, in area urbana e rurale”. Con queste parole Enrico Guidoni, nel 1993, commenta l’esigenza di creare un museo di nuovo tipo che possa ricostruire l’unità inscindibile che storicamente lega la città alla campagna attraverso lo studio e la conservazione dei materiali e delle tradizioni costruttive contribuendo così ad una nuova coscienza dei valori storico-ambientali.
L’esperimento del Museo della città e del territorio di Vetralla, nel Lazio, voluto e progettato da Enrico Guidoni negli anni ‘80 in una casa torre della cittadina e oggi curato da Elisabetta De Minicis si differenzia dal cosiddetto “Museo territoriale”, contenitore generico di ogni testimonianza presente all’interno di una determinata area, in quanto recupera non solo la dimensione territoriale del centro laziale, ma consente di valorizzare, in un programma sistematico, anche gli insediamenti medio-piccoli, maggiormente legati al loro territorio, facendo diventare il museo uno strumento di conoscenza, di educazione e di tutela, una determinazione ben lontana dalla logica del “museo chiuso su una dimensione esclusivamente localistica”. Oggi per volere del fondatore in proprietà all’Università della Tuscia (vedi sito web Museo della città e del territorio di Vetralla
Il nuovo tipo di istituzione museale ha lo scopo di promuovere la conoscenza della storia edilizia, urbanistica, territoriale, riunendo la documentazione archivistica, grafica, iconografica, e le testimonianze archeologiche della costruzione, delle tecniche, dei mestieri. La finalità culturale primaria è quella di favorire la catalogazione, la tutela, il recupero del patrimonio nel suo complesso, con particolare attenzione per i materiali da costruzione, le attività produttive legate all’edilizia tradizionale, i problemi di restauro.
Il ruolo di “Museo della città e del territorio”, nell’idea del Guidoni, si realizza in una intensa attività di ricerca, di documentazione, di presenza didattica, in rapporto con tutte le istituzioni pubbliche e le associazioni private interessate, risultando promotore, protagonista, ispiratore di queste attività.
La divulgazione “immediata” consiste nel suscitare “emozione” nel visitatore, con il rappresentare un esempio di “armonia” con l’ambiente che lo circonda e, quindi, l’opportunità di adattare gli edifici storici per il nuovo uso, quale messaggio preciso sul pubblico con interventi mirati.
Così il Museo della coittà e del territorio” nella casa torre di Vetralla, in parte costruito ed in parte scavato, colpisce il visitatore come un ritorno alle origini: alla città murata e alle antiche attività artigiane, alla quale si aggiunge la promozione mediatica (conferenze, mostre, presentazioni di libri, musica, teatro) pubblicizzata attraverso il web ed altri strumenti informativi. L’obiettivo primo è creare cultura per ottenere un “maggior rispetto della città storica che vive con il suo territorio”.
Una corretta e interessante valorizzazione del patrimonio culturale tangibile e intangibile, con azioni ed effetti positivi sul territorio è da rivedersi nell’esperienza del Museo della città e del territorio di Monsummano Terme, realizzato da Carla Romby, storico dell’urbanista fiorentino.
Esperienza positiva degli anni ‘90 del Museo di Monsummano è il Museo della città organizzato nell’antico edificio denominato l’”Hosteria di sua Altezza”. Anche il Museo oggi porta questo nome per volontà della curatrice del progetto e della sua realizzazione: l’arch. Carla Romby.
L’azione del Museo di Monsummano è la tutela dello “spirito dei luoghi” della città e del suo territorio; la visita a questo museo mostra con evidenza come i musei locali, assai più dei grandi musei nazionali, siano destinati a divenire protagonisti della vitalità di un centro urbano (vedi sito web Museo del territorio).
Ancora un esempio certamente positivo di Museo della città è quello del Museo della storia della città di Bologna in Palazzo Pepoli, dove la città è inserita in un discorso più generale riguardante tutto il territorio di appartenenza, nonchè nella compresenza di tutte le attività culturali in esso presenti e stratificate nel corso dei secoli. Il Museo è stato inserito in un palazzo privato nobiliare totalmente restaurato in maniera innovativa.
Il Museo della città di Bologna inaugurato nel 2012 a Palazzo Pepoli si propone di raccontare in modo esplicito e sintetico e accattivante la storia lunga della città e del suo territorio fin dalla fondazione di Bononia ed è anche l’occasione per una revisione storiografica importante per il ruolo svolto dalla città. Il museo infatti nella sua nuova istituzione può suscitare nuovi metodi di interpretare il rapporto della città ed il suo contesto. (vedi il sito web Genus Bononiae. Musei nella Città)
Gli spazi urbani sono infatti parte integrante della vicenda storica narrata nei Musei. perciò la tendenza è oggi in molte città europee la Musealizzazione di edifici monumentali, e per le città di mare, bisogna annoverare i Musei degli Arsenali navali. Questi edifici nella perdita della loro funzione primaria, determinano spesso una perdita della percezione del loro ruolo storico, non differentemente dalle architetture fortificate e dagli edifici militari. Così come le fortezze gli arsenali marittimi necessitano di un riutilizzo a nuovi usi per attuare la salvaguardia di questi antichi spazi urbani carichi di storia essi stessi e di memoria. Ciò ovviamente richiede una conoscenza del significato e delle funzioni che quegli spazi hanno svolto originariamente e in tempi successivi nel contesto urbano, dei loro mutamenti e adattamenti a nuove esigenze e impongono una disponibilità alle modifiche d’uso, al riutilizzo e alle trasformazioni delle antiche strutture voltate, dopo accurati restauri conservativi.
Il recupero a uso museale degli arsenali marittimi di molte città portuali italiane ed europee. La riprogettazione di alcuni specifici manufatti della città da utilizzare a musei dopo un restauro filologico delle strutture si è verificato nelle antiche strutture degli Arsenali navali non più in uso, riappropriandosi di un pezzo di città da parte della popolazioni.
Si attua una riprogettazione a nuovo uso museale di manufatti storicamente significativi come testimonianza della storia cittadina quali gli arsenali. Queste strutture consentono la conservazione continua e aggiornabile del repertorio bibliografico, dei documenti di archivio, delle nuove ricerche storiche, delle opere d’arte, della cartografia originale, di cartografie ricostruttive sulle principali attività marittime, così come delle trasformazioni urbane, nonché degli oggetti storicamente più significativi. A questa documentazione si aggiungono le testimonianze di fotografie e filmati contemporanei o di nuove progettazioni, come ci mostra per primo il recupero del Pavillon de l’Arsenal a Parigi: con la mostra permanente «Paris. La métropole et ses projets”.
L’esposizione permanente nei grandi ambienti voltati del Pavillon a Parigi consacra più di 800 metri quadrati alla storia urbana della capitale francese all’attualità e al divenire della metropoli parigina degli anni 2000.
In tale linea di recupero assume grande rilievola riqualificazione a nuovo uso degli arsenali marittimi di molte città portuali italiane ed europee. In primis certamente bisogna ricordare gli Arsenali di Venezia. La grande cittadella degli Arsenali di Venezia da un lento declino, incapace di soddisfare le enormi esigenze delle moderne forze navali, che comportò il suo parziale abbandono, in anni recenti ha avuto una parziale riqualificazione dei grandi spazi di infrastruttura marittima di rilievo. Si sono rinnovati gli usi inserendovi alcune attività culturali e ponendo attenzione al problema del suo recupero, non solo strutturale, che in ogni caso risulta problematico data la vastità dell’area, ma principalmente di attività culturali e di loisir.
Nel 2003 nasce, su iniziativa dell’Agenzia del Demanio e del Comune di Venezia, La Società Arsenale spa con l’obiettivo di fare rivivere le grandi infrastrutture marittime cinquecentesche, promuovendo, attivando e gestendo importanti progetti di valorizzazione. Nell’agosto 2012 infatti il compendio costituente l’Arsenale di Venezia, con esclusione delle porzioni utilizzate dal Ministero della difesa per i suoi specifici compiti istituzionali, in ragione delle caratteristiche storiche e ambientali, era stato trasferito in proprietà al Comune di Venezia. E’ il Comune che ne assicura l’inalienabilità, l’indivisibilità e la valorizzazione attraverso l’affidamento della gestione e dello sviluppo alla Società Arsenale di Venezia SpA.
In tale linea di recupero e valorizzazione delle infrastrutture marittime, non più in uso, vanno inseriti i Grandi arsenali reali di Barcellona con la costruzione del Museo marittimo della città storica aperto a mostre, conferenze esposizioni temporanee e permanenti come quella sulle grandi navi spagnole.
Il Museo offre con esposizioni permanenti l’opportunità di comprendere l’attività militare e commerciale di più secoli della capitale catalana.
Nella rinascita urbana della città portuale di Barcellona di cui abbiamo parlato lungamente nella Lezione n.10 si inserisce il recupero, dopo un attento restauro delle grandi strutture lignee e murarie degli Arsenali reali non più in uso e la loro trasformazione a museo marittimo. I grandi spazi degli antichiAarsenali reali oltre a costituire un importante museo dell’opera infrastrutturale tra le più grandi in Europa oggi conservatesi sono stati adibiti a Museo della storia navale della città portuale catalana.
Va ricordato che gli arsenali vicereali napoletani della metà del Cinquecento, di poco quindi successivi a quelli di Barcellona, erano di grande ampiezza e costruiti a navate con capriate lignee (ben 11 navate); questa grande infrastruttura marittima di cui abbiamo numerose testimonianze cartografiche, iconografiche e fotografiche, sono stati demoliti dopo i cospicui danni avuti nella seconda guerra mondiale, non differentemente da quelli imponenti della città portuale di Marsiglia. (vedi Lezione n.9)
Nel loro antico sito ci sono oggi i Giardini del Molosiglio vicino alla Darsena navale Acton (vedi T. Colletta, Napoli città portuale e mercantile …, 2006, cap.VI)
Valencia (Spagna). Gli arsenali nel porto del Grau, oggi in recupero per uso museale (foto dell'a. 2011)
Né si possono tralasciare di ricordare in questo excursus gli Arsenali Medicei di Pisa, oggi Museo della storia dell’antica repubblica Marinara e futura sede per la conservazione ed esposizione al pubblico delle due grandi navi romane scoperte nei primi anni 2000 alla stazione ferroviaria di San Rossore.
Gli Arsenali Medicei di Pisa ospiteranno il Museo delle Antiche Navi di Pisa, le imbarcazioni di epoca romana scoperte nel 1998 durante i lavori per la Stazione di San Rossore, dove tutt’ora è presente il Cantiere di recupero e restauro. Cantiere-laboratorio del legno che ospita per il restauro anche le tre Navi romane della Neapolis, delle quali si spera di poter vedere presto un allestimento museale nella stazione ” Municipio”del Metrò Linea n.1 secondo il progetto dell’arch. portoghese Alvaro Siza.
Il Cantiere delle Antiche Navi, quando le navi saranno restaurate, sarnno collocate nella struttura degli Arsenali Medicei pronta per accoglierle: Pisa avrà così il suo tanto atteso museo della città portuale fluviale.
Contemporaneamente l’Amministrazione Comunale, grazie ai progetti PIUSS, sta recuperando i vicini Arsenali Repubblicani (precedenti ai Medicei) struttura adiacente alle mura, l’area della Cittadella, la Torre Guelfa, i vecchi Macelli e le ex-Stallette per ampliare l’offerta museale e creare un’area a servizio del futuro Museo delle Navi.
Tra gli Arsenali marittimi ancora in allestimento per un uso futuro a museo bisogna ricordare gli Arsenali medievali della città di Valencia in Spagna in allestimento nel momento dell’aggiudicazione della Coppa America nel 2010.
Un Museo che è anche “portale” turistico della città si è realizzato tra il 2011 ed il 2012 ad Amalfi. Il Museo negli Arsenali medievali di Amalfi è base d’obbligo per divenire un ente attivo nel formulare politiche di salvaguardia del patrimonio e un interlocutore importante per la gestione dei processi di trasformazione e di sviluppo della cittadina egemone della costiera.
Lo studio e l’esposizione delle memorie storico-artistiche della città di Amalfi sono argomenti rilevanti che mettono necessariamente in gioco un gran numero di competenze scientifiche e di capacità tecniche.
Il “Museo della Bussola e del Ducato marinaro di Amalfi” realizzato negli Arsenali di Amalfi enfatizza soprattutto il momento storico della Repubblica marinara di Amalfi come città egemone del Ducato di Amalfi di cui si presentano cartografie e piante territoriali, per fornire una sorta di “guida” turistico-storica della città.
Il Museo si inserisce nella linea delle istituzioni essendo stato promosso dal Comune ed è volto a mostrare il proprio passato, sulla base di finanziamenti importanti e sulla base di un grande sforzo organizzativo e di ricerca scientifica svolto da numerosi anni dal “Centro di Cultura e Storia Amalfitana”. Oggi punto focale e laboratorio di ricerca, che potrà proporre nuovi programmi di ricerca su temi riguardanti la storia della città in tutte le sue componenti. E va visto come una prima conclusione delle ricerche svolte dopo anni di ricerca storica sulla città di Amalfi e sul suo ruolo nella storia del territorio.
Vale ricordare che il dominio marittimo di Amalfi nasce e si sviluppa tra IX e XII secolo. La piccola cittadina costiera con la sua flotta riesce a conservare una posizione commerciale di assoluto privilegio e a raggiungere un fronte a mare, all’auge della sua potenza marinara, di circa 400 metri per una superficie totale del centro abitato di 7. 4000 metri quadrati: città-stato dall’839 ed indipendente fino al 1135. Un insediamento portuale quello di Amalfi che pur non essendo di grandi dimensioni, come quello napoletano, fu l’unico tra i centri marittimi della Campania a raggiungere nell’altomedioevo un’importanza paragonabile a quella di altri grandi porti mediterranei. L’antica Repubblica marinara di Amalfi fino al 1082 potè infatti godere, nell’ambito dell’impero bizantino, degli stessi privilegi dei veneziani.
Il Museo espone: le Pandette di Giustiniano del 1135 nella copia anastatica del 1910, la Tabula de Amalpha in vigore dal Duecento fino al secolo XVI , le Consuetudines Civitatis Amalphiae del 1274 e il Tarì, la ben nota moneta amalfitana che fu in uso in tutte le città portuali del Mediterraneo, anche nella vicina Napoli città portuale d’età ducale. A questi documenti si aggiungono preziose miniature medievali e rarissime Cronache del 1656 di André Du Saussay, sculture d’epoca romana e medievale, antiche pergamene, codici e manoscritti, un repertorio fotografico di usi e costumi locali di grande interesse.
Gli Antichi arsenali medievali della Repubblica di Amalfi presentano al loro interno il “Museo della Bussola e del Ducato marinaro di Amalfi” primo museo della città storica di Amalfi e della sua rilevanza nell’alto medioevo campano.
Bisogna riconoscere la grande occasione è stata portata a compimento per l’impegno del Centro di Cultura e Storia Amalfitana e per la realizzazione di cospicue opere di restauro da parte del Comune di Amalfi e della Soprintendenza ai Beni Architettonici di Salerno sulle antiche strutture medievali e sui grandi arconi ad ogiva.
Ciò che più conta però è aver messo a segno, non solo il restauro architettonico degli antichi Arsenali della Repubblica di Amalfi, ma l’attuazione all’interno della grande struttura medievale voltata il “Museo della Bussola e del Ducato marinaro di Amalfi”, inaugurato nel 2011.
L’iniziativa del Museo della città e il recupero degli Arsenali si traduce anche in ricadute sul turismo culturale e sono in grado di investire anche il tessuto economico della cittadina egemone del Ducato. Infine questa nuova attrattiva culturale può generare effetti di riqualificazione dell’intorno urbano e/o al sistema insediativo di cui fa parte Amalfi, nell’esigenza di attivare dispositivi adatti a mettere in luce/ri-scoprire memorie e identità locali. Certamente è molto adatta a promuovere e attivare processi di valorizzazione consapevole dello spirito del luogo, fondamentale per le popolazioni locali e non solamente per visitatori.
Far conoscere il patrimonio culturale presente nella città può incentivare secondo noi una maggiore consapevolezza e propensione della comunità cittadina alla salvaguardia dello stesso ed se bene indirizzato promuove rispettose modifiche e trasformazioni.
Come molto opportunamente si legge nel pieghevole, distribuito ai numerosi turisti che affollano dal 2011 le antiche strutture ad arconi murari ad ogiva, l’arsenale è un monumento prezioso a testimonianza della potenza marinara di Amalfi, un unicum nel Mezzogiorno, perchè è l’unico tra gli arsenali del Sud d’Italia giunto fino ai nostri giorni nella sua configurazione in due lunghe e alte navate in pietra e malta, sebbene non integra, essendo parte di una più grande struttura originaria.
Il centro portuale e mercantile di Amalfi si costituisce intorno al suo poderoso arsenale e cantiere navale e alla darsena antistante, intorno a queste strutture si svolgeva la vita stessa della cittadina, chiusa entro le mura collinari già dal X secolo.
Le trasformazioni subite dal fronte a mare della cittadina costiera nel corso dei secoli hanno modificato l’antica struttura cantieristica e militare, che, come le porte marittime, si apriva direttamente sull’approdo sulla riva -lo scario- per facilitare lo scambio delle merci ed i traffici marittimi.
Oggi l’Arsenale/ Museo non apre sulla riva del mare, ma sul litorale e la strada costiera, cioè in posizione arretrata dalla costa. Per la scientificità con cui è stato organizzato, il museo della città storica di Amalfi pone con tutta evidenza la rilevanza che la repubblica marinara ebbe nell’alto medioevo campano e in tutto il bacino del Mediterraneo con la presenza di “colonie di mercanti amalfitani”- le Malfitanie - in tutte le principali città portuali del Mediterraneo orientale ed occidentale. (vedi T. Colletta, Città portuali del Mediterraneo.., 2012)
Gli Arsenali medievali di Amalfi e i perduti Arsenali di Napoli
A riguardo della rilevanza di bene architettonico unico degli Arsenali marittimi di Amalfi, va sottolineato che gli arsenali angioini- aragonesi della vicina città portuale di Napoli non esistono più, essendo stati completamente ristrutturati e in parte demoliti nei grandi lavori operati lungo il litorale durante il viceregno spagnolo e poi dalla capitale borbonica dal Settecento fino alla fine dell’Ottocento.
Inoltre va ricordato che il grande arsenale vicereale napoletano, costruito alla metà del Cinquecento sotto il palazzo vicereale, come è ben noto, fu demolito dopo i grandi danni dei bombardamenti della II guerra e sul luogo della sua estensione di ben 11 navate a capriate fu progettato un grande giardino pubblico: i giardini del Molosiglio ancora oggi in situ.
La città portuale di Napoli non conserva gli arsenali angioini trecenteschi, come quelli vicereali spagnoli, costruiti ex novo in luogo più controllato a fini militari vicino alla nuova residenza vicereale nell’ultimo trentennio del Cinquecento. Di questi ultimi si ha testimonianza solamente dalla documentazione storica descrittiva, iconografica e cartografica e dalle foto d’archivio.
L’imponente architettura medievale dell’arsenale amalfitano è fortunatamente invece ancora in situ e presenta due navate parallele coperte da una doppia serie di volte a crociera separate e sorrette da dieci poderosi pilastri, consolidate nei recenti restauri degli anni 2000. All’interno della struttura medievale è stato allestito negli anni 2010-2011 il Museo della storia della città.
Nel “Museo della Bussola” è presentata al pubblico una ricca raccolta di preziosi documenti scritti ed iconografici riguardanti la storia urbana di Amalfi e anche una serie di testimonianze sull’evoluzione degli strumenti di orientamento nautico, tra cui la famosa Bussola che,come è unanimamente riconosciuto, è stata inventata dall’amalfitano Flavio Gioia nel 1302 e ha rivoluzionato le tecniche di navigazione aprendo le vie marittime ad Amalfi verso nuovi itinerari.
Il centro storico marittimo della cittadina della costiera conserva a lungo la sua tradizione portuale e la trama della città storica mantiene ben chiara la connotazione di maggiore interesse marittimo dell’insediamento, ma non avrà ulteriori sviluppi urbani, come quelli verificatisi a Napoli divenuta capitale del regno nel 1282.
Sono queste le ragioni della permanenza della struttura portuale di Amalfi, a tutt’oggi, non essendo stata soggetta a fenomeni accelerati di espansione, trasformazione e sostituzione come la vicina capitale del regno meridionale.
Una città portuale che sfrutta le alleanze politiche con il mondo arabo verso cui esporta materie prime legname, olio e schiavi etc: queste dettero vita ad una grande prosperità fondata sul commercio internazionale.
Possiamo affermare che Amalfi per prima sperimenta un’urbanistica delle città marinare, oggi leggibile negli ambienti voltati ad ogiva dei suoi antichi Arsenali.
Il “Museo della Bussola e del Ducato Marinaro di Amalfi” espone numerosi cimeli che testimoniano con autorevolezza le fondamentali realtà dell’antico Ducato di Amalfi sulle quali si è fondata l’autonomia politica della città portuale di Amalfi e la sua straordinaria floridità economica ed artistica per i secoli medievali.
Ciò che però merita il nostro maggiore interesse sono le ricostruzioni cartografiche operate da valenti studiosi e storici amalfitani in 20 anni di ricerca e collazionati dal Centro di Storia e Cultura amalfitana. Questi documenti mostrano l’entità dell’antico Ducato di Amalfi, delle sue fortificazioni, del suo sviluppo arroccato in quartieri ed il suo ramificarsi nel Mediterraneo con la costituzione di numerose colonie, della ricchezza delle navi mercantili e della qualità delle loro merci; anche la composizione dei tipi differenti di derrate da trasportare e degli scambi effettuati con le altre città portuali del Mediterraneo sono illustrate in tavole a colori.
I grandi spazi voltati dell’arsenale amalfitano sono stati inaugurati nel 2011 e sono stati utilizzati come sede di un convegno scientifico di grande apertura verso il Mediterraneo ed in confronto con il mare interno del Giappone (2 e 3 giugno 2012): “Città e culture dell’acqua al tempo delle repubbliche marinare” con la presenza di numerosi relatori italiani e giapponesi.
Nel complesso bisogna dire che il “Museo” negli antichi Arsenali della repubblica di Amalfi si aggiunge alle altre preziosità ed emergenze monumentali di “valore eccezionale universale” (O.U.V.) della Costiera Amalfitana, inserita dal 1997 nella Lista del Patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO. Di questo patrimonio fa parte per il grande prestigio l’antica Città egemone del Ducato di Amalfi.
1. La storia dell’urbanistica contemporanea. Una storia specialistica
2. La conservazione integrata ed il suo ruolo nella pianificazione urbanistica delle città storiche
3. Città storiche e turismo culturale
4. Città storiche e Turismo Culturale. L’uso distorto del turismo nelle città storiche
T. Colletta, Napoli città portuale e mercantile. La città bassa il porto e il mercato dall’VIII al XVIII secolo, Kappa edizioni, Roma 2006.
T. Colletta ( a cura di), Città portuali del Mediterraneo.I luoghi dello scambio commerciale e le colonie di mercanti stranieri tra Medioevo ed Età Moderna, Franco Angeli, Roma-Milano 2012.
T. Colletta (a cura di), Città storiche e Turismo culturale. Città d’arte o città di cultura? Marketing urbano o turismo culturale?, Giannini editore, Napoli 2013. Una Sintesi del Convegno di Ravello è in “Territori della cultura” rivista on line del CUEBEC, n. 8, 2012, pp.76-84, veicolata insieme al “Quotidiano dell’Arte. Il giornale del Patrimonio culturale”.
T. Colletta, Multilayered Mediterranean Port Towns and historical cultural landscape. Integrated conservation strategies, in T. Colletta (editor), The relevance of the integrated conservation of cultural heritage for a creative, resilient and sustainable city, ACTA of CIVVIH Meeting , Naples, Italy, 3-5 September 2012, Franco Angeli, Roma 2013, pp. 35-48.
T. Colletta, Il recupero ad uso museale degli Antichi arsenali della Repubblica di Amalfi, in rivista on line “ Territori di cultura , 2013”.
T. Colletta, Arsenali navali marittimi e musei della città, in “Tria”,n.2, 2014.