In un primo approccio possiamo intendere per Storia dell‘urbanistica quel complesso di ricerche, che unitamente ad altre discipline quali la storia della città e la storia urbana convergono alla risoluzione dei problemi inerenti la nascita e la formazione, lo sviluppo e le trasformazioni delle città. Una storia specialistica e particolare dunque, ma pur sempre una storia e come tutte le specializzazioni storiografiche e le altre scienze, ha anch’essa una sua storia e segue la periodizzazione delle scienze della storia.
In tal senso va inteso che il periodo da noi analizzato nel corso semestrale riguarda il periodo storico successivo alla rivoluzione francese (1789) ed arriva fino all’altro ieri ed in tal senso contemporanea.
E’ implicito che in un campo così vasto e complesso, che l’interesse verso la città promuove, si trovino a confluire più competenze (storici, geografi, urbanisti , architetti, sociologi, economisti, antropologi etc…) e quindi applicazioni di metodologie diverse e diversi risultati, pur se l’oggetto della riflessione storica è lo stesso, cioè avendo tutti la città come oggetto di studio. Per gli architetti interessano le trasformazioni della città.
La città ha avuto una sua evoluzione nel tempo e si è articolata in vario modo, nello stesso luogo e no, ha avuto esperienze urbane di varia natura in una combinazione di successivi apporti delle varie generazioni che non possono essere ridotti al solo gioco di casualità locali e frazionate, ma vanno indagate con i metodi della storia, cui si deve fare riferimento.
Il metodo d’indagine di lettura della città contemporanea
Per gli architetti così come per i pianificatori e urbanisti interessa la città reale così come si è effettivamente costruita ed oggi si conserva nelle sue caratteristiche principali.
Si vuole infatti arrivare a spiegare in dettaglio il metodo di indagine di lettura della città che si è scelto nella ricerca da noi condotta da più di venti anni e che si vuole perseguire nell’insegnamento.
Metodo storico di indagine sulla città costruita che si basa sullo studio delle fonti: scritte e iconografiche e principalmente sulla fonte primaria che è la città stessa, come complesso manufatto urbano nella sua presenza reale odierna, dalla quale non si può prescindere e che quindi va indagata sul campo con tutti i suoi elementi.
Il metodo d’indagine di lettura della città contemporanea
In generale si può dire: che “la città è una delle forme attraverso le quali si è organizzata la coabitazione umana, ma questo non è sufficiente per rendere conto della specificità delle città osservate nella loro realtà”.
Si pensi al caso della città di Napoli e alla specificità urbana del suo centro urbano originario di fondazione greca, con continue trasformazioni e modifiche nel corso dei secoli: dal romano al tardo antico, ai secoli medievali, al Cinque, Sei-Sette-Ottocento e fino ai nostri giorni.
Va sottolineata l’utilità della foto aerea per la lettura del tessuto urbano stratificato.
Napoli. La stratificazione architettonica e urbanistica del centro storico inserito nella World Heritage List dell’UNESCO dal 1995, visto dal piazzale di San Martino (foto dell’a., 2011)
Il Metodo storico di indagine sulla città costruita si basa sullo studio delle fonti: scritte e iconografiche e principalmente sulla fonte primaria che è la città stessa, come complesso manufatto urbano nella sua presenza reale odierna, dalla quale non si può prescindere e che quindi va indagata sul campo con tutti i suoi elementi.
Come giustamente afferma il Tenenti nelle sue Conclusioni del 1989: in questi studi il termine città viene usato prevalentemente facendo riferimenti alla dimensione, al numero degli abitanti, alla sua importanza politica, all’esistenza in essa di istituzioni particolari, senza il più delle volte analizzarne lo sviluppo storico e le trasformazioni subite da quelle città nei diversi momenti storici.
Le catalogazioni e gli studi sono difatti impostati su caratteri quantitativi come servono a studi geografici o anche poleo-geografici, cioè a tutto quel settore di studi di geografia urbana nei vari aspetti metodologici, dal momento della loro formazione ad iniziare dagli studi di Patrick Geddes al principio del Novecento al volume di geografia urbana di U.Toschi, (La città, Torino Utet 1966), poi ripreso da B. Cori (Storia urbana e discipline geografiche in Italia, negli Atti del Convegno di Lucca del 1976. pp. 75 sgg).
Lo studio della storia dell’urbanistica contemporanea:l’orientamento in atto della intera disciplina storica verso nuovi interessi, verte sulla “riscoperta dei metodi storici della progettazione urbana e delle stratificazioni temporali che hanno prodotto i sistemi insediativi” ed in tal senso proprio può offrire anche più di un solido argomento alla impostazione di metodi di intervento coerenti con le esigenze attuali e future” (da E. Guidoni, p.5 dell’Editoriale al n.5 di “Storia della città“, 1982).
In tal senso, e ci tengo a sottolinearlo, si pone con tutta evidenza la precisa coscienza del ruolo tecnico, dell’allievo architetto, ma anche politico del ricercatore nell’ottica di un superamento di schemi ed abitudini e deformazioni specialistiche.
Bisogna analizzare, scrive il Guidoni (Storia dell’ Urbanistica. Il Medioevo. sec.VI-XI,Bari 1991, p. 4 dell’Introduzione) l’urbs, ovvero la città materiale, mentre fino ad oggi troppo spesso si è tenuto in maggiore considerazione la civitas, ovvero l’insieme dei cittadini (per approfondimenti consulta il sito Web dell’Associazione Storia della Città).
Talchè si è avuto il distaccco delle fonti dalla realtà materiale delle città: dalla loro origine, formazione e trasformazione e dall’analisi dei suoi elementi primari (impianto, mura, piazze, strade, tessuti urbani, architetture civili e religiose e militari etc..), mentre si è avuto fino ad oggi una prevalenza di considerazione verso la città dei cittadini.
L’analisi delle città iuxta propria principia
Bisogna cio è seguire nel dettaglio le modifiche del tessuto urbano per quanto si riferisce agli ultimi cinque secoli e rintracciare quel disegno progettuale specificamente urbano, basato sul costruito reale, che come scrive sempre il Guidoni potrebbe identificarsi con la Gramsciana “estrinsecazione sociale” del progetto del singolo o dei singoli operatori.”
E’ sopratutto sulla consistenza reale dell’urbs o meglio di alcune delle sue parti che si è esercitata positivamente oggi la ricerca archeologica, specialmente per la città antica e per la città altomedievale e medievale, per cui scarseggiano le fonti scritte, operando più o meno intensamente in tutti i paesi europei.
A riguardo si possono considerare positivamente gli esempi di archeologia urbana svolti a Napoli: la cattedrale o Duomo ( 1970-1980) e il monastero di San Lorenzo(1980- 1990), il porto in piazza Municipio (2003-2004) per le evidenze stratificate della città grecoromana.
La città va studiata sopratutto in quanto insieme di strutture costruite – la città di pietre- analizzate nella loro evoluzione, nelle loro implicazioni reciproche, e i loro condizionamenti multipli, oltre che nei loro significati sociali e culturali nel senso più largo, nel loro uso e nella loro destinazione.
Non solo quindi come dice bene il Guidoni secondo i tradizionali criteri di descrizione, di cronaca e di amministrazione, ma con accento alla realtà materiale della città: la restituzione planimetrica attuale e storica, il rilievo delle fabbriche, l’iconografia e la cartografia storica , le case, il tessuto delle strade e delle piazze, l’archeologia di questi elementi, ovvero, rintracciati con lo scavo, ove non fossero più a vista.
Identicamente secondo lo stesso metodo va studiato il territorio della città, ossia il paesaggio urbano circostante e facente parte dell’insediamento.
Ci si propone cioè, da una parte, di tendere verso una sintesi, e uno sguardo d’insieme, dall’altra di costituire una conoscenza articolata e dialettica degli uomini creatori e della loro produzione collettiva, ossia una conoscenza globale adeguata.
Non è affatto certo che la storia delle città e del paesaggio esista già, nè sopratutto che esistano già gli storici capaci di realizzarla in maniera integrale; ma ciò che è importante è che ciascuno dovrà apportare in maniera convergente il suo prezioso contributo ad un sapere che è in via di elaborazione!
Il Corso dell’anno accademico 2013-2014 affronta il tema del dibattito contemporaneo sulla conservazione e recupero delle città storiche e del paesaggio e sui temi attuali della valorizzazione delle città per il turismo culturale secondo le più recenti considerazioni a livello internazionale, quale parte integrante della storia dell’urbanistica contemporanea.
In particolare affronta il tema della “Città portuale” quali città maggiormente rappresentative nella storia della città e del paesaggio urbano. Si riconosce infatti alle città portuali il ruolo di parte della città maggiormente significante e riassuntiva dei valori urbani e identitari di molte città di mare storiche e particolarmente rilevante per l’indagine sulla riqualificazione urbana dei waterfronts.
In particolare saranno studiate le città portuali del Mediterraneo come crocevia di culture e luoghi dalla presenza di una lunga e costante stratificazione storica, ancora oggi presente e di grande significato per il paesaggio storico urbano attuale. Di alcune città portuali più significanti si affrontano i lineamenti di storia della città, privilegiando in un lungo arco temporale ed in un ampio spazio geografico quei momenti che permettono di approfondire le trasformazioni avvenute e le odierne stratificazioni urbanistiche, attraverso le fonti scritte, iconografiche e cartografiche”.
Esiste uno stretto rapporto tra le strutture materiali ereditate dal passato e la ricerca storica sulle città. Si propone l’ottica conservativa dello studio delle città.
E’ quindi da vedersi strettamente collegato l’interesse per lo studio della città storica e tutta la problematica inerente la conservazione e la tutela dei centri storici. Non si può quindi non fare riferimento al ben noto passaggio concettuale da una tutela rivolta al singolo monumento ad una conservazione integrata dell’intero insieme urbano, del suo territorio e del suo intorno ambientale. Siamo agli inizi degli anni ‘60 quando viene scritta la “carta di Venezia” ben nota a voi dai corsi di Restauro. Il 1964 è da rivedersi quale momento fondativo per la disciplina storia dell’urbanistica, in Italia. Si comincia proprio in quegli anni a rendersi conto dell’importanza dei manufatti urbani, degli insediamenti storici minori come dei quartieri storici delle grandi città o di parti di esse e come per essi debba costituirsi un settore di studi specifici per l’approfondimento di alcuni temi particolari che non possono far capo alla tradizionale metodologia di studio della storia dell’arte.
Il campo d’indagine non si limita più ad un singolo oggetto, sia esso un pezzo artistico o un monumento, ma ad un intero insieme urbano: una città, in quanto organismo spazialmente ed ideologicamente circoscritto. L’oggetto città va studiato nel complesso stratificarsi dei suoi differenti elementi costitutivi: non solo dell’impianto urbano d’origine, ma anche delle sue cinte urbane, le mura, le strade, le piazze, gli edifici emergenti: le chiese, cattedrali, palazzi, castelli, torri, fortezze etc… ; ma anche l’edilizia storica ed i tessuti insediativi che ne costituiscono parte integrante; nonché deve essere analizzato lo stretto rapporto di reciprocità esistente tra questa città- insediamento e il territorio circostante, sia o no di sua appartenenza, non più quindi città e territorio vanno considerati come protagonisti di due storie contrapposte e separate.
La città è inserita nel paesaggio circostante e questo ne fa parte come un insieme unitario.
Tutti questi elementi, ovvero manufatti urbani, vanno ovviamente studiati quali prodotti dinamicamente nel tempo e quindi in termini storici precisi e puntuali.
Lo studio e il ripensamento sulle strutture urbane e territoriali si fa piattaforma complessa per una impostazione del rapporto tra storia del centro e utilizzazione moderna delle strutture materiali ereditate dal passato.
In tal senso, cioè nell’ottica conservativa, potremmo dire, ma su questo vi ritorneremo più volte vanno indagate e conosciute e capite le ragioni e la dinamica storica e politica dei centri storici.
E siamo qui al punto nodale della storia urbanistica sul quale non mi fermerò mai di ripetere più volte che essa è un settore disciplinare che fonda la propria impostazione disciplinare sul metodo storico di approccio alla problematica complessa dello studio delle città e delle strutture insediative urbane e territoriali.
Sul come procedere, cioè per l’approccio metodologico operativo di conoscenza e sulle proposte di concreti modelli di partenza per una conoscenza sufficientemente fondata del patrimonio culturale e insediativo costituito dai centri abitati antichi, torneremo nelle prossime lezioni.
Amalfi antica città portuale. Il centro abitato di origine medievale visto dal mare (foto dell’a. 2004)
I laureati magistrali in Pianificazione territoriale urbanistica e paesaggistico-ambientale (PTUPA) saranno in grado di interpretare i processi e i contesti urbani, locali e vasti nei quali la dimensione territoriale gioca un ruolo rilevante; di progettare interventi complessi e sostenere la definizione delle strategie delle amministrazioni, imprese e istituzioni locali.
A tal fine la formazione conseguita nella laurea di base sarà arricchita con conoscenze umanistiche (antropologiche, sociali, giuridiche e storiche) e tecnico-scientifiche (manageriali, valutative e ambientali).
Le conoscenze storiche riguardano ovviamente la città ed il suo territorio ed il suo paesaggio ambientale con specifici approfondimenti alle trasformazioni del periodo contemporaneo della città costruita. In tal senso il Corso in oggetto approfondisce la storia dell’urbanistica e lo studio delle strutture materiali e l’organizzazione dello spazio delle città contemporanea.
Questa disciplina risulterà fondamentale per il laureando nel Corso di laurea PTUPA per analizzare il contesto urbano storico e ambientale nel quale dovrà operare con un’adeguata progettazione consapevole delle qualità e valori presenti nelle diverse configurazioni urbanistico-territoriali.
Il laureato specialista dovrà possedere la preparazione necessaria, anche in campo storico urbanistico nell’analisi sul costruito urbano, oltre ad usare le teorie, le tecniche e i metodi per condurre tecnicamente procedure di governo dei contesti territoriali e progettare interventi complessi.
Il Corso si articola in due fasi.
La prima fase è a carattere prevalentemente metodologico e affronterà la definizione della conservazione integrata delle città storiche ed il ruolo nell’odierna pianificazione urbana. Le Politiche urbane per le città storiche italiane inserite nella Lista del Patrimonio Mondiale UNESCO.
Questi temi faranno riferimento al libro di testo di cui è qui la fotografia della copertina
Unitamente saranno affrontati i temi della valorizzazione ad uso turistico delle città storiche e sulla problematica attuale della rigenerazione dei waterfronts storici.
Una seconda fase sarà incentrata sulle città portuali e su come sia venuta a formarsi nelle diverse epoche storiche il loro paesaggio urbano attraverso le trasformazioni di lungo periodo. Si affronterà inoltre l’identificazione dei waterfronts storici e come questi sono rappresentati nelle iconografie e cartografie urbane.
Il Corso nella seconda fase approfondisce il campo disciplinare delle città portuali del Mediterraneo i affronterà la ricostruzione dei processi formativi delle città storiche secondo il metodo storico fondato sulla diversificazione e l’uso delle fonti (fonti scritte e d’archivio;fonti iconografiche e cartografiche, pre-catastali e catastali, specialistiche e storico-interpretative).
Il Corso si soffermerà ad analizzare in dettaglio l’evoluzione storica delle maggiori città portuali mediterranee ad est: Istanbul, Famagosta, Akko e ad ovest Palermo, Amalfi, Bari, Genova, Marsiglia, Barcellona, Valencia e Napoli, affrontando la loro storia urbana: formazione e trasformazione-procedendo “secondo un metodo di indagine che privilegi il progetto” e questo progetto è sempre condizionato da precise intenzionalità visuali e rappresentative” in un lungo arco temporale fino alle trasformazioni urbane in età contemporanea .
Si soffermerà inoltre sulle infrastrutture delle città portuali (approdi, moli, arsenali, dogane, magazzini etc) e dei luoghi di mercato (le piazze, le logge, i banchi ,le fontane etc.. ) e il loro ri-uso attuale per una valorizzazione turistica delle antiche strutture.
La ragion d’essere di questa ricerca a più voci sulle “Città portuali del Mediterraneo” è la pubblicazione di un mio lungo lavoro di storia urbana su Napoli città portuale e mercantile dove ho potuto verificare la ricchezza delle colonie mercantili forestiere e straniere nella città partenopea vicino al mare e la loro influenza nella costruzione della città nuova medievale (detta “la città bassa”)lungo la costa marina tra il nuovo porto a ovest e il mercato a est.
Lo scambio culturale tra il Dipartimento di Conservazione dei Beni architettonici dell’ Università di Napoli “Federico II” e la Maison des Sciences de l’Homme, Aix en Provence, entrambe attive nel campo disciplinare degli studi storici e storici urbanistici delle città del bacino del Mediterraneo ha dato luogo ad una proficua collaborazione nell’intento di ampliare le prospettive di ricerca con un impulso nuovo, di comparazione e confronto, dal quale si sono avuti interessanti risultati.
I temi affrontati ed i casi portati all’attenzione nel volume da parte dei numerosi studiosi, storici, architetti, archeologi, restauratori etc..sono focalizzati sulle città portuali del commercio marittimo e riguardano principalmente le città le città del Mezzogiorno d’Italia, come della Francia meridionale, ossia dell’Europa mediterranea.
I temi intorno ai quali verte la ricerca di storia dell’urbanistica sono la definizione del fenomeno e delle fonti, lo studio degli archivi, l’appropriazione e la ripartizione dello spazio urbano, l’inserimento spaziale e la geografia dell’insediamento straniero e la costruzione di architetture dello scambio commerciale nelle città storiche di lunga tradizione come Marsiglia e Napoli, entrambe di fondazione greca, con un’estensione alla riflessione anche a città portuali del bacino sud del Mediterraneo, sinora non sufficientemente indagato, e più particolarmente alle città costiere (Bari, Taranto, Brindisi, Reggio, Salerno ) delle due sponde dell’Italia tirrenica e adriatica e delle città portuali francesi, come Marsiglia, ma anche Famagosta, Akko nell’area orientale del Mediterraneo e le colonie Arberesh e Dalmati delle coste molisane e calabresi dell’Italia meridionale.
Particolare approfondimento sarà rivolto alla città portuale di Napoli, città patrimonio del mondo, inserita nella Lista W.H.L. dell’UNESCO dal 1995.
Napoli città patrimonio del mondo dal 1995. In giallo l’estensione del tessuto del centro storico inserito nella Lista UNESCO, in rosa la parte originaria del nucleo greco-romano (da T. Colletta,Napoli città portuale mercantile…, 2006)
Le città portuali storiche del Mediterraneo e la necessità di una presa di coscienza della loro forte stratificazione bi-millenaria ha fatto sì che si è concentrato l’interesse sulla formazione di una cultura urbana conservativa maggiormente aggiornata-qualificata e partecipata a riguardo del patrimonio delle città storiche e specialmente di quelle portuali del Mediterraneo.
In particolare per le città del mediterraneo in cui la loro ricchezza è costituita dalla stratificazione storica millenaria, bisogna operare una conoscenza delle diversità del patrimonio culturale nelle diverse fasi della costruzione urbana, in cui anche l’archeologia urbana può essere di grande aiuto alla comprensione delle città antiche portuali. Si pensi a Napoli e a Marsiglia.
Il passato delle città e la loro stratificazione storica così come i loro fronte-mare storici hanno un posto preminente nella rigenerazione urbana così come nella conservazione integrata: dall’archeologia alle scoperte urbane del sottosuolo, alle nuove stazioni della metropolitana e alle nuove piazze nel centro storico, ai Monumenti restaurati, ai Musei della città etc.. possono rappresentare un buon punto di partenza per una più generale riqualificazione delle città storiche.
Sappiamo bene che non ci sono storie urbane valide per tutte le città, ma ciascuna città ha una sua storia particolare e un suo patrimonio urbano differenziato dagli altri da conoscere e conservare; in tal senso è necessario una qualificata conoscenza scientifica di ogni singola arte urbana presente nelle città storiche e particolarmente nelle città portuali nodo di tutte le attività economiche e punto di incontro di popolazioni per più secoli: e questo lavoro è un incentivo positivo al lavoro per gli storici dell’urbanistica per promuovere una scientifica informazione di conoscenza dei valori urbani e di identificazione dello spirito di quel luogo.
Nella linea dell’attività produttiva di rigenerazione metteremo in luce il riuso degli arsenali navali nelle città portuali, infrastrutture di rilievo per le città mediterranee, di grande impatto emozionale ed evocativo dello spirito della città di mare e dei suoi traffici mercantili.
I Musei della città possono essere sia di nuova costruzione, dal forte valore simbolico, ma il saggio si concentra su quelli che attuano il riuso di antiche strutture architettoniche e in particolar modo sulla riqualificazione degli spazi degli arsenali navali marittimi, medievali e cinquecenteschi, delle città portuali del Mediterraneo: quali quelli di Venezia, Pisa, Barcellona, Valencia e Amalfi, valida testimonianza della loro identità di città di mare.
Questo tema verrà trattato in una specifica lezione.
1. La storia dell’urbanistica contemporanea. Una storia specialistica
2. La conservazione integrata ed il suo ruolo nella pianificazione urbanistica delle città storiche
3. Città storiche e turismo culturale
4. Città storiche e Turismo Culturale. L’uso distorto del turismo nelle città storiche
Questa Lezione è una sintesi tratta dai miei lavori e ricerche ai quali rimando per ulteriori approfondimenti:
T. Colletta, Pozzuoli città fortificata in epoca vicereale.Una mappa inedita conservata alla Biblioteca Nazionale di Parigi, in "Storia dell'Urbanistica.Campania I", numero monografico su Pozzuoli a cura di T. Colletta, luglio-dic. 1988, pp.7- 40, ill.36.
T. Colletta, Napoli e Amalfi tra IX e XII secolo, (con E. Giacalone),numero monografico di "Storia dell'Urbanistica / Campania", n.VI, 2002, pp. 120. Recensito da A. Milone in “Rassegna del Centro di cultura e Storia Amalfitana”, N.5, Anno XIII(XXXIII dell’intera serie), giugno 2003, pp.211-214.
Testi di riferimento:
T. Colletta, Napoli città portuale e mercantile. La città bassa, il porto ed il mercato dall'VIII al XVII secolo, Kappa Edizioni, Roma 2006.
T. Colletta ( a cura di), Città portuali del Mediterraneo. I luoghi del commercio e delle colonie dei mercanti stranieri, Roma Milano,Franco Angeli,2012, pp.1-158.
T. Colletta (editor), The role of the integrated conservation of cultural heritage for a creative ,resilient, and sustainable city, Franco Angeli, Roma-Milano 2013,pp. 1-150
Associazione Storia della Città