Nel direct costing non assume importanza l’allocazione dei costi indiretti agli oggetti di costo.
Il direct costing si fonda sulla suddivisione dei costi in 2 classi fondamentali:
Costi di capacità: sono quelli sostenuti per l’acquisizione delle strutture necessarie a garantire una certa potenzialità di produzione.
Sono indipendenti dal livello di produzione e sono detti anche costi sommersi.
Costi di utilizzo della capacità: sono quelli relativi all’acquisizione dei fattori produttivi necessari per l’ottenimento di un certo volume di produzione.
Si definiscono anche costi eliminabili (o evitabili).
Nel breve periodo la grandezza economica indicativa della variabilità dei risultati è il Margine di contribuzione che è la differenza:
Ricavi – Costi variabili
Margine di contribuzione: rappresenta la capacità di un certo prodotto di contribuire alla copertura dei costi fissi (e a creare utile).
Su di esso si basano i giudizi di convenienza, la sua massimizzazione corrisponde a quella dell’utile netto di periodo.
Cu: costo unitario di prodotto
v: costi variabili unitari
Q: volume di produzione
K: costi fissi totali
Cu: v + K/Q
RG1
Direct costing semplice, in esso si evidenziano:
Si ipotizza che i costi fissi siano tutti comuni.
Direct costing evoluto, in esso si evidenziano:
Si considerano nel DC evoluto anche i costi fissi specifici (o speciali) che sono quelli impiegati in maniera specifica per l’ottenimento del prodotto oggetto del calcolo (ad es. amm. Costi di impianto esclusivi o spese pubblicità esclusive).
Il direct costing evoluto trova applicazione nei casi in cui assume rilevanza la differenziazione di tecnologia produttiva o di mercati.
Il direct costing evoluto trova applicazione, ad esempio, nelle aziende multidivisionali ove esistono strutture organizzative autonome ed è possibile individuare i costi fissi specifici.
Il margine di contribuzione come strumento per le decisioni di breve periodo.
Scelte relative al mix di prodotti.
Il Mcu in presenza di eventuali vincoli all’espansione della produzione e/o delle vendite.
Il d.c. è impiegabile nelle decisioni di breve termine finalizzate al miglior sfruttamento della struttura esistente. Esso considera solo i costi suscettibili di variazione nel breve periodo.
Ricavi netti
- Costi variabili
= Margine di contribuzione
- Costi fissi
= Utile (perdita) netta
In alcune imprese operanti in diversi settori di attività, con produzioni a tecnologia diversificata, con prodotti sostenuti da politiche di marketing differenti, si preferisce il modello del direct costing evoluto.
Ricavi netti
- Costi variabili
= Margine di contrib. lordo
- Costi fissi speciali
= Margine di contr. semilordo
- Costi fissi comuni
= Utile (perdita) netta
1) Decision di make or buy
Costo di produzione del prodotto alfa
Conviene accettare l’offerta di un fornitore che offre lo stesso prodotto a 80.000?
2) Decisioni di mix
L’obiettivo aziendale è la max del m.c. complessivo e, dunque, va espresso il m.c. unitario in funzione del fattore limitativo dell’attività aziendale (h uomo, h macchina)
Esempio: Quale prodotto conviene produrre?
3) Accettazione o rifiuto di ordini marginali
Prodotto alfa
Conviene accettare un ordine straordinario ad un prezzo più basso di quello di listino (ad es. € 6.000) che non comporti il rifiuto di altri ordini?