La quasi totalità dei beni e servizi di cui ciascuno può disporre è resa disponibile dallo scambio.
Si consideri la personale situazione di uno qualunque degli individui membri di una data società. Non produce direttamente gli abiti che indossa, né il cibo di cui si nutre. Ottiene questi beni essenziali, ed altri che desidera, da chi ne ha disponibilità.
In molti casi questi beni sono ottenuti scambiando con individui con cui non si intrattiene alcuna relazione
duratura.
Ci si può chiedere: perché alcuni individui sono indotti a fornire ad altri i beni di cui questi necessitano?
Vi sono diverse possibili risposte. Chi fornisce ad altri qualcosa da cui egli stesso trae utilità potrebbe farlo per generosità, oppure perché riceverà, nell’immediato o in futuro, qualcosa in cambio.
E’ facile costruire qualche esempio per mostrare come sotto condizioni molto generali gli individui possono scambiare in vista del comune vantaggio.
Si considerino 2 individui (A e B) e si supponga che essi intendano accordarsi per effettuare lo scambio di un bene x nella disponibilità di A.
Si supponga che A valuti €10 il bene x in suo possesso. Ciò significa che se A ricevesse una somma maggiore di €10 per rinunciare al bene x, migliorerebbe la propria posizione. Gli economisti denotano con l’espressione «disponibilità ad accettare» (Willingness To Accept, WTA) la più piccola somma di denaro che A è disposto ad accettare per effettuare lo scambio. Nell’esempio essa è pari a €10. A è indifferente tra il bene x e la somma di €10.
Si supponga d’altronde che B valuti €30 il bene x in possesso di A. Ciò significa che se B pagasse una somma minore di €30 per ottenere da A il bene x, migliorerebbe la propria posizione. Gli economisti denotano con l’espressione «disponibilità a pagare» (Willingness To Pay, WTP) la più elevata somma di danaro che B è disposto a pagare per effettuare lo scambio. Nell’esempio essa è pari a €30. B è indifferente tra il bene x e la somma di €30.
I vantaggi che possono ottenersi mediante lo scambio dipendono da questa asimmetria tra la disponibilità ad accettare di una parte e la disponibilità a pagare dell’altra.
Questa asimmetria può generare un surplus di cui si avvantaggiano i partecipanti allo scambio per migliorare la propria posizione.
Se la disponibilità a pagare di B è maggiore della disponibilità ad accettare di A allora vi è spazio affinché uno scambio mutuamente vantaggioso abbia luogo.
Supponiamo infatti che i due individui si accordino per effettuare lo scambio ad un prezzo pari a €20.
La WTA di A è pari a €10; lo scambio pertanto implica per A il conseguimento di un surplus: la differenza tra quanto ottiene (20 €) e quanto sarebbe disposto ad accettare (€10) per cedere il bene x.
La WTP di B è pari a €30; lo scambio pertanto implica per B il conseguimento di un surplus: la differenza tra quanto sarebbe disposto a pagare (30 €) e quanto in effetti paga (20 €) per ottenere il bene x.
Nel caso considerato lo scambio del bene x ad un prezzo pari a €20 è mutuamente vantaggioso. Genera un vantaggio per le parti coinvolte nella transazione.
Riguardo all’esempio precedente è ragionevole presupporre che ciascun individuo sia animato non dalla volontà di contribuire alla realizzazione di un comune vantaggio. Questo potrebbe essere un effetto non intenzionale delle proprie scelte.
E’ plausibile ritenere che ciascuno sia animato solo dal desiderio di ottenere un vantaggio personale.
Ne «La ricchezza delle Nazioni», Adam Smith suggerì che il perseguimento del proprio vantaggio costituisce l’incentivo individuale a scambiare, fornendo ad altri ciò da cui si potrebbe trarre diretta utilità:
It is not from the benevolence of the butcher, the brewer, or the baker, that we expect our dinner, but from their regard to their own interest. We address ourselves, not to their humanity but to their self-love, and never talk to them of our own necessities but of their advantages. Nobody but a beggar chooses to depend chiefly upon the benevolence of his fellow-citizens. (1976 [1776], pp. 26-27)
Frontespizio de «La Ricchezza delle Nazioni», 1776. Immagine da: Wikipedia
Perseguendo il proprio interesse individuale ciascuno contribuisce al benessere della società molto più di quanto farebbe se intendesse perseguire intenzionalmente tale obiettivo.
I have never known much good done by those who affected to trade for the publick good. (1976 [1776], p. 456)
Adam Smith (Kirkcaldy, 5 giugno 1723 – Edimburgo, 17 luglio 1790). Immagine da: Wikipedia
Oltre a porre in rilievo che non dalla benevolenza degli altri ciascuno ottiene ciò di cui ha bisogno, ma dal fatto che ciascuno attende al proprio interesse, ne «La ricchezza delle nazioni» Adam Smith suggerì (in maniera molto più vaga di quanto gli economisti hanno poi inteso) che un sistema economico basato sulla libera iniziativa individuale costituisce un esempio di ordine sociale spontaneo.
“By … directing that industry in such a manner as may be of the greatest value, [the merchant] intends only his own gain, and he is in this, as in many other cases, led by an invisible hand to promote an end which was no part of his intention. (1976 [1776], p. 456)
Adam Smith (Kirkcaldy, 5 giugno 1723 – Edimburgo, 17 luglio 1790). Immagine da: Wikipedia
In sintesi, l’importanza de «La ricchezza delle nazioni» risiede primariamente nella determinazione con cui alcune domande fondamentali sono state poste.
Quali regolarità si possono individuare osservando il complesso delle transazioni che si realizzano tra gli individui?
Come può realizzarsi un adeguato coordinamento tra le azioni autonomamente intraprese?
Ovvero: com’è possibile che le azioni degli individui che incidono sull’allocazione delle risorse (ovvero sulla destinazione delle risorse disponibili tra usi alternativi) siano tra di esse compatibili?
Nel prosieguo di questa lezione si cercherà di rendere maggiormente intellegibili queste domande.
Frontespizio de «La Ricchezza delle Nazioni», 1776. Immagine da: Wikipedia
Quando ciascuno degli individui appartenenti ad un dato gruppo agisce animato da obiettivi suoi propri, il risultato potrebbe essere caotico, oppure, d’altro canto, potrebbe profilarsi un ordine. In quest’ultimo caso l’ordine s’instaurerebbe senza l’intervento di un’autorità sovraordinata rispetto agli individui stessi (es: l’allenatore di una squadra di calcio; l’autorità di governo che impone una certa regolamentazione). In tal caso si parla di un’ ordine che si profila spontaneamente; di un coordinamento che avviene senza l’intervento di un’autorità «centrale».
Nei sistemi economici di tipo pianificato non v’è nulla, in linea teorica, di spontaneo. Il coordinamento è imposto dal centro. L’allocazione delle risorse è imposta dal centro.
In un sistema di mercato l’allocazione delle risorse è determinata in modo decentrato. Il coordinamento tra gli individui è reso possibile dal sistema di prezzi.
Naturalmente occorre distinguere tra un modello puro di mercato in cui l’allocazione è interamente determinata dalle scelte che ciascuno effettua sulla base dell’osservazione dei soli prezzi (che riflettono correttamente il «valore sociale» delle risorse), dalle reali economie di mercato, in cui l’allocazione delle risorse è determinata «anche» dai prezzi (che peraltro potrebbero non riflettere il «valore sociale» delle risorse)
Nel corso di queste lezioni sentirete spesso espressioni del tipo «Ordine spontaneo», «Coordinamento decentrato». Comune a queste espressioni è dunque l’idea di un ordine che si realizza senza l’intervento di un’autorità sovraordinata rispetto agli individui; di un’autorità che possa in una qualche misura determinarne in comportamenti.
Non tutti gli scambi mutuamente vantaggiosi vengono posti in essere.
Gli economisti utilizzano l’espressione «fallimenti del mercato» per indicare i casi in cui il coordinamento che spontaneamente si realizza tra gli individui non è socialmente soddisfacente.
I casi in cui ciò tipicamente avviene sono i seguenti:
In tutti questi casi esistono scambi mutuamente vantaggiosi che non vengono effettuati da individui razionali interessati a migliorare la propria posizione. I fallimenti di mercato sono il frutto di circostanze che nel complesso delineano una situazione simile a quella descritta dal «dilemma del prigioniero». Tutti gli individui coinvolti in tale situazione agiscono razionalmente, ma l’esito è socialmente insoddisfacente.
Il Dilemma del prigioniero ben esemplifica una situazione nella quale ciascun individuo persegue razionalmente il massimo vantaggio individuale ma l’esito è socialmente insoddisfacente.
Ipotesi
2 individui posti in celle separate sono accusati di aver commesso un delitto
Non possono comunicare tra loro.
Ciascuno può decidere se «cooperare» con l’altro (nel qual caso la strategia è quella di non confessare di aver commesso il delitto) oppure «non cooperare» (nel qual caso la strategia è quella di confessare di aver commesso il delitto).
In ogni casella sono riportati i payoffs (le vincite) di ciascun giocatore per ogni data combinazione di strategie (il numero a sinistra della virgola è il payoff del giocatore riga; il numero a destra è il payoff del giocatore colonna).
I payoff rappresentano anni da trascorrere in prigione.
In questo gioco la strategia non cooperativa è una strategia c.d. «dominante», ; tale strategia è la migliore per ogni possibile scelta dell’altro giocatore. L’esito sarà pertanto non cooperativo (avessero gli individui cooperato avrebbero scontato un solo anno di galera e non cinque).
1. Interdipendenza e benefici dello scambio
2. La Domanda
3. Offerta, interazione domanda-offerta e determinazione del prezzo
4. Determinazione equilibrio di mercato. Elasticità della domanda e dell'offerta
5. Struttura dei costi delle imprese
6. Teoria del consumatore: i fondamenti
7. Teoria del Consumatore - Parte Seconda
10. Equilibrio Generale, Economia del Benessere
11. Monopolio
12. Oligopolio
Una trattazione più approfondita del materiale discusso in queste slides è reperibile in Richard G. Lipsey e A. Chrystal, Economia, 2006, Zanichelli, capp. 1-2.
Una buona definizione di economia di mercato è reperibile on-line: Princeton
Su Adam Smith, si veda anche la voce disponibile su Treccani
La letteratura sul dilemma del prigioniero (e sui fallimenti di mercato) è sconfinata.
Si veda Treccani
DARP (questo articolo è più avanzato, ma ancora alla portata di studenti che seguono un corso base di economia)
Un'interessante prospettiva su sviluppo e fallimenti del mercato (dovuta al premio Nobel Joseph Stiglitz) è reperibile su JStore