La questione ambientale presenta una complessità strutturale sia rispetto alla ricchezza degli eventi possibili da considerare, sia rispetto alla pluralità degli ambiti prospettici per le molteplici possibili elaborazioni concettuali ad essa connesse.
Intorno agli anni Sessanta e Settanta del secolo scorso la questione ambientale divenne, ben presto, con il moltiplicarsi delle riflessioni e considerazioni sullo stato del pianeta terra, un’urgenza ambientale che si andava a collocare all’interno di un paradigma più ampio che è stato definito come crisi ecologica.
Albero a forma di Pianeta. Fonte: Gtutti
Con tale espressione si esprime la consapevolezza della condizione a rischio in cui si viene a trovare l’ambiente, inteso nella sua più ampia accezione, in riferimento all’interazione uomo-natura.
Tale condizione è connessa alle potenzialità dello sviluppo scientifico e tecnologico che si rivela anche come una possibile causa di quelle che vengono definite le emergenze ambientali, capaci di causare, se non risolte, la distruzione della vita del pianeta.
Intorno alla seconda metà del ‘900 si è verificata una diffusione notevole, a livello della coscienza pubblica, dei temi propri della riflessione ecologica e si è determinata la giusta pretesa di una sensibilizzazione sempre maggiore tanto da indurre a ricercare e favorire un’educazione ecologica.
E’ prevalsa così l’idea della necessità di proteggere, conservare, e di qui, la nascita di organizzazioni, istituzioni, associazioni ambientaliste che hanno cercato di trovare ed indicare soluzioni all’emergenza ecologica.
Ricordiamo, tra le tante organizzazioni Legambiente, Greenpeace, Earth First, Wwf, Unesco, Sierra club ecc.
Queste organizzazioni, pur partendo da presupposti di tutela e cura con serie e incisive linee programmatiche, si pongono fuori dall’ambito sia di una riflessione scientifica che filosofica.
Esse mostrano una partecipata attenzione ai sintomi di una situazione complessa, che, però, richiede una rielaborazione concettuale più profonda.
Ciò ha determinato uno spostamento semantico della stessa scienza ecologica che finiva per essere intesa più come atteggiamento, una particolare disposizione d’animo verso il non umano, che come ambito di riflessione da fondare sia da una prospettiva scientifica che da una prospettiva metodologica e valoriale quale quella filosofica.
L‘Ecologismo emotivo
Se isolato da una riflessione scientifico-filosofica, si configura come un approccio superficiale, incapace di essere veramente utile alla soluzione della crisi ecologica, per la quale occorre, invece, una considerazione “razionale” del sistema uomo-mondo quale realtà complessa.
L’Etica dell’ambiente consente una riflessione filosofica sui problemi ambientali scaturiti dall’interazione uomo-natura.
Ricerca le motivazioni dell’ agire che li hanno determinati e progettualmente indica i principi ispiratori di un efficace ri-orientamento delle scelte nei confronti del non umano.
In definitiva, riflette su questioni ontologiche e metodologiche che vanno a configurare quel mondo di significati e di riferimenti valoriali che costituiscono la motivazione dell’agire dell’uomo che si relaziona al mondo.
Non è sufficiente voler orientare ecologicamente la scienza, la tecnica, l’economia, intendendo con questo la ricerca dell’equilibrio del sistema considerato.
Non è sufficiente orientare ecologicamente l’impresa, l’azienda o un qualsiasi altro singolo sistema.
Il riferimento valoriale atomizzato, la connessione di sistema e non inter-sistemica è sovente il risultato proprio di un ecologismo emotivo, da superare, perché non scaturente da una organicità di riflessione che deve essere metodologica, ontologica ed etica.
C’è bisogno di un radicale mutamento di prospettiva che la riflessione dovrebbe operare per poter trovare soluzioni, ormai ineludibili, per situazioni complesse causate da un potere che si è mutato in dominio di un’umanità che ha dimenticato che la natura, il non umano è la sua dimora cosmica.
Individuato il fulcro della crisi ecologica nel complesso dispiegarsi nel fattuale del rapporto umano-non umano, ne consegue la necessità logica di una considerazione filosofica delle modalità del darsi di questo rapporto.
Tali modalità ineriscono a ragioni che superano la relazione causalistica e sono riconducibili a concezioni, strutturazioni teoriche e metodologiche significative, fondamento della condizione esistenziale che l’uomo, oggi, vive come crisi ecologica.
Mediante l’analisi filosofica del senso dell’uomo e del suo rapportarsi al mondo si giungerà alla comprensione prima e alla soluzione, se possibile, della crisi ecologica.
Comprensione e soluzione che ricevono un indispensabile supporto dal confronto con l’approccio scientifico ai singoli problemi, ma occorre riflettere sulla considerazione che l’attuale condizione di crisi è stata determinata dalle scelte che l’uomo ha fatto, nel corso del tempo, per sé e per la sua autoaffermazione rispetto al mondo.
Autoaffermazione che si è realizzata nel mondo e sovente contro il mondo, intendendo per mondo il non umano che, troppo spesso, è stato letto solo in termini di utilizzabilità in vista dei fini umani.
I punti focali dell’analisi filosofica del vissuto, ci portano a riflettere su temi quali:
Vengono individuati poi, come ulteriori punti nodali per la comprensione delle ragioni della crisi:
Anni Sessanta e Settanta (slide 1): Nel 1962 fu pubblicato il famoso Silent Spring di Rachel Carson, considerato come uno di quei libri che hanno cambiato il mondo e Barry Commoner, nel ‘71, pubblicò Il cerchio da chiudere, che voleva ricondurre l’uomo ad una riconsiderazione non utilitaristica della natura come risorsa e fondo da sfruttare.
Crisi Ecologica (slide 1): Per un’informazione di base su tale tema Cfr.
Ecologismo emotivo (slide 6): Luigina Mortari considera l’ecologismo emotivo come un atteggiamento che guarda all’ecologia come ad un oracolo a cui rivolgersi per risolvere la crisi ambientale.
Cfr. L. Mortari, Ecologicamente pensando, cultura ambientale e processi formativi, Ed. Unicopli, Milano 1998.
2. L'eccedenza valoriale dell'umano
3. La tecnica il mito del progresso e l'economia
4. La prospettiva antropocentrica biocentrica e scientifica
5. La valorazione: conservazione e preservazione
6. Sostenibilità ed ecocompatibilità
7. L'ecologia della mente di Gregory Bateson
8. John Passmore e la responsabilità per la natura
9. Hans Jonas e il principio responsabilità
10. L'Ethos ecologico-cristiano di Alfons Auer
R.Carson, Silent Spring, Houghton Mifflin Harcourt (HMH), 2002.
B. Commoner, The Closing Circle: Nature, Man, and Technology. New York, Knopf, 1971.
P. Acot, Storia dell'ecologia, Roma, Lucarini, 1989.
E. Odum, Basi di Ecologia, Padova, Piccin, 1992.
2. L'eccedenza valoriale dell'umano
3. La tecnica il mito del progresso e l'economia
4. La prospettiva antropocentrica biocentrica e scientifica
5. La valorazione: conservazione e preservazione
6. Sostenibilità ed ecocompatibilità
7. L'ecologia della mente di Gregory Bateson
8. John Passmore e la responsabilità per la natura
9. Hans Jonas e il principio responsabilità
10. L'Ethos ecologico-cristiano di Alfons Auer
11. L'ecologia profonda di Arne Naess
12. Edgar Morin: oltre l'ominizzazione
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