Gregory Bateson (rif: Bateson su Wikipedia e su Oikos) è un importante filosofo dai molteplici interessi scientifici.
Due delle sue opere più significative sono:
1. Verso un’ecologia della mente
(Steps to an Ecology of Mind, 1972)
2. Mente e Natura
(Mind and Nature, 1980).
G.Bateson. Fonte: Sepiens
Nell’Introduzione alla sua opera Verso un’ecologia della mente così scrive Bateson:
“Argomento di questo libro è la costruzione di un ponte tra i fatti della vita e del comportamento e ciò che oggi sappiamo sulla natura della struttura e dell’ordine“.
Costruire questo ponte significa poter rileggere da una prospettiva nuova il rapporto uomo-natura.
Per Bateson, abbiamo bisogno di appropriarci di un sapere che individui “la colla che tiene insieme le stelle e gli anemoni di mare, le foreste di sequoia le commissioni e i consigli umani“…
Un sapere volto a individuare nella mente umana una forma che invada tutto il reale come principio vitale e che comprenda l’uomo quale riferimento unificante di fatti vitali e di comportamento e la natura come complessità e polimorfità di strutture ordinate.
Ciò che Bateson vuole proporre è una nuova epistemologia come ulteriore prospettiva da cui guardare alla relazione uomo-mondo naturale.
Il fondamento di tale prospettiva è nella consapevolezza non di una banale interazione tra mondi, quanto di una coappartenenza significante quale si determina in un sistema che realizza un modello cibernetico.
Il riferimento tra ecosistema e cibernetica è dovuto alla considerazione dell’ecosistema come un sistema, in cui vige un autocontrollo, un’autoregolamentazione della sua dinamica interna che consente il mantenimento dell’equilibrio necessario alla persistenza della sua stessa struttura.
Molto importante è l’analisi che Bateson propone della civiltà occidentale, nel cui percorso differenziante, vede affermare una frattura incolmabile tra umano e non umano, frattura che rispecchia una differenza valoriale.
Si trattava di una gerarchia intesa “come passi deduttivi dal più perfetto al più rozzo, al più semplice“, che individuava una gradualità di valore considerata fissa, immutabile perché così voluta dell’Essere supremo;
afferma, infatti, Bateson, “la scala esplicativa scendeva con moto deduttivo dall’Essere Supremo all’uomo, alla scimmia giù giù fino agli infusori“.
Dio e l'Universo, particolare della Cappella Palatina di Palermo.Fonte: Homolaicus
Con Lamarck prima e con Darwin in seguito, si capovolse la scala esplicativa, vi fu, infatti, un capovolgimento della tassonomia che non solo metteva al punto iniziale gli infusori sino al termine ultimo: l’uomo, per quanto considerava il percorso dall’uno all’altro come frutto di cambiamenti evolutivi, che vennero posti come spiegazione della nascita della mente.
Nondimeno anche con tale prospettiva capovolta, non si riusciva a dare un’immagine della realtà come sistema globale, governato da leggi omologhe.
C’è un errore epistemologico, come dice Bateson, che ha causato il fraintendimento sul non umano, l’ arrogante ottimismo dominante dell’uomo nei confronti della natura, causa della situazione di crisi attuale.
Per correggere tale errore, per Bateson è necessario un cambiamento di prospettiva che, però, è qualcosa di più del cambiamento del punto di osservazione: è una riconsiderazione del rapporto uomo-natura e del senso del reale, a partire non da una prospettiva umana, bensì da una modalità che riesca a porsi quale nuovo modo di pensare in una dinamica della mente ecologicamente orientata.
La catena degli esseri. Fonte: Pd Astro
Il punto focale della sua proposta per realizzare ciò, è dato dal concetto di modello cibernetico con il quale si decodificano i rapporti di sistemi complessi, in tale caso, l’uomo, la società e l’ecosistema nella sua globalità.
La realtà ha una struttura complessa determinata dall’interrelazione di diversi aggregati che pur nella loro specificità, presentano relazioni comuni e leggi di interrelazione comuni, alle quali anche l’uomo e la mente umana non si possono sottrarre.
Anzi è proprio l’essersi creduti “sottratti” alla dinamica del modello cibernetico di sistema che ha determinato, secondo Bateson, la crisi ecologica.
Interessante e risolutivo per la comprensione della complessità della mente è stato, secondo Bateson, l’aver paragonato, da parte di Russell Wallace, la lotta per l’esistenza, principio cardine dell’evoluzionismo, alla dinamica che si determina nella macchina a vapore dotata di regolatore che controlla e corregge qualunque irregolarità quasi ancor prima che si manifesti.
Nel caso del processo evolutivo al cui apice c’è la mente dell’uomo vige, infatti, un controllo interno, è cioè un sistema cibernetico autocorrettivo così come la macchina a vapore dotata di regolatore;
se in un determinato sistema una variabile cresce ci deve essere un’altra che decresce al fine di mantenere il sistema in equilibrio.
L’aspetto rilevante è che da questa prospettiva ci rendiamo conto che tutto il sistema-mondo si comporta, proprio, come un sistema autocorrettivo, tendente a realizzare il mantenimento di un equilibrio che non rappresenta un valore aggiunto alla causa della persistenza nel tempo del sistema stesso, ma ne indica una legge strutturale.
Bateson propone l’individuazione di tre sistemi autocorrettivi quali modelli cibernetici:
Ma non lo fa per porne in risalto le differenze quanto per mostrare come, dal più piccolo aggregato sino all’aggregato sistemico globale, la legge della dinamica conservativa è la stessa: “ciò che vale per le specie che vivono insieme in un bosco, – afferma infatti – vale anche per i raggruppamenti e i generi di persona di una società che similmente si trovano in un difficile equilibrio di dipendenza e competizione“.
Forse non pienamente condivisibile è l’analisi che Bateson propone dell’organismo individuale inteso come un sistema autocorrettivo organizzato in modo cibernetico e sistemico, la sua riflessione, tuttavia, è ricca di spunti significativi per la comprensione di quell’atteggiamento mentale, sin qui scelto, causa della scissione tra uomo e ambiente.
L’uomo, sostiene infatti Bateson, commette l’errore di pensare in modo finalizzato e trascura la natura sistemica del mondo.
La coscienza, organizzata in termini di finalità non coglie più quella necessaria saggezza quale conoscenza del più vasto sistema interattivo che fa comprendere che pensare per raggiungere un fine, da parte della coscienza, è uno sbaglio.
Certamente la possibilità stessa dell’etica si fonda sulla capacità della coscienza di porsi fini e che siano fini etici, ed è facile vedere in questa prospettiva batesoniana l’impossibilità della fondazione di un’etica, se non come empatico riferimento al tutto che genera, quasi meccanicamente, la giusta postura etica.
In realtà, a mio avviso, ciò che Bateson vuole privilegiare, nella sua argomentazione, è il porre l’accento sulla carenza di saggezza che, quasi sempre, accompagna il porre fini da parte della coscienza individuale.
Si tratta, molto spesso, di fini egoistici, avidi e stolti, come egli dice, resi ancor più incisivi dalla tecnica moderna, da macchine sempre più possenti tanto che la finalità cosciente ha ora il potere di turbare gli equilibri del corpo, della società e del mondo biologico intorno a noi. C’è la minaccia – conclude Bateson – di un fatto patologico, di una perdita di equilibrio.
L’uomo quale coscienza, si pone fini parcellizzati, estratti dalla mente totale, che, secondo Bateson, non gli consentono di comprendere fino in fondo la sua stessa natura sistemica e, soprattutto, che la creatura globale è sistemica.
Ma è sufficiente una consapevolezza diffusa di ciò, per rendere possibile il superamento di un atteggiamento unilaterale e falsificante della comprensione del mondo?
Probabilmente è così radicale il mutamento di prospettiva, che Bateson auspica, che ne va dell’agire complessivo dell’uomo, agire che deve arricchirsi di una qualificazione, che Bateson non individua come principio morale, ma che considera, addirittura, come un elemento di filosofia scientifica: l‘umiltà, l’unica pratica etica che farà superare l’arroganza dell’uomo che si è creduto autocrate, dotato di potere assoluto su un universo fatto di fisica e chimica.
“Non siamo i capitani della nostra anima“, afferma Bateson.
Il mondo ci sfugge perché noi stessi siamo parte di quel mondo che, forse, possiamo cogliere nella sua significanza sistemica soltanto attraverso un tipo di relazione quale quella che è determinata dall’ispirazione artistica, dove l’artista, come egli dice, lasciando poco spazio alla mente cosciente, nell’esperienza creativa, si rivolge al tutto, sentendo in esso, come riflesso, il suo stesso io, quale modello cibernetico.
E’ nella cibernetica, infatti, che ribadisce Bateson, è “latente il mezzo per conseguire una nuova e forse più umana filosofia, un mezzo per cambiare la nostra strategia del controllo e un mezzo per vedere le nostre follie in una prospettiva più vasta”.
E’ evidente che, oggi, è diffusa “una patologia dell’epistemologia”, che si rivela nella modalità di cogliere se stessi e il mondo. La cibernetica, facendoci conoscere i sistemi complessi e la loro dinamica rappresenta, quindi, non solo un “contributo al cambiamento”, perché ci permette di cambiare atteggiamento mentale nei confronti del mondo.
Anche James Lovelock dedica un paragrafo della sua opera maggiore alla cibernetica. Gaia stessa è considerata come un’entità complessa.
Lovelock ribadisce che “la funzione primaria di molti sistemi cibernetici è di mantenere un’evoluzione ottimale attraverso condizioni mutevoli, verso uno scopo predeterminato“.
Secondo Lovelock, il riferimento alla cibernetica ci fa comprendere che, per l’ecosistema, non è più valida la categoria di causa ed effetto, quanto quella di struttura circolare poiché non c’è possibilità di stabilire cosa è causa e cosa è risposta alla causa e inoltre un altro punto epistemico importante è che, come nei sistemi cibernetici il tutto è superiore alle parti, così anche la vita stessa ha un valore che supera quello dei suoi componenti.
Secondo Bateson l’errore epistemologico che sta alla base della comprensione del sistema globale è una falsificazione di un’ autenticità relazionale.
Sfuggire all’errore, significa comprendere la natura della mente.
Occorre definitivamente considerare, come afferma Jung (rif: Jung su Wikipedia e su Filosofico), che ci sono due modi di spiegazioni o mondi di comprensione: il pleroma e la creatura.
Nel pleroma ci sono solo forze ed urti; nella creatura vi è la differenza.
Il pleroma costituisce, dunque, il mondo nella sua fisicità, mentre la creatura è l’insieme del mondo dei significanti, della comunicazione dei significati.
E tuttavia non vi è dualismo inconciliabile tra essi, ma relazione continua.
Ciò rende esplicita la complessità della mente.
Ciò che pensa, infatti, per Bateson, non è solo questa o quella mente individuale, ma è il sistema totale, costituito dall’uomo e dall’ambiente e che, pertanto, procede per tentativi ed errori.
L’epistemologia cibernetica, dunque, consente di superare il dualismo uomo-natura. Se la mente individuale è immanente nel corpo e nei messaggi esterni al corpo, esiste, tuttavia, una Mente più vasta, di cui la mente individuale è solo un sottosistema.
Come afferma Bateson: Nell’impianto concettuale dell’evoluzionismo l’unità di sopravvivenza era la singola specie, oggi, questa va individuata nell’organismo più l’ambiente, nel sistema totale, quale sistema pensante, e dunque ciò che deve sopravvivere è tale sistema inteso come unità di sopravvivenza evolutiva (…) coincidente con l’unità mentale.
Appare ora chiaro che l’errore epistemologico consiste proprio nello scegliere un’unità di sopravvivenza non corretta.
L’ecologia, da questa prospettiva, consisterà proprio nello studio dell’interazione e della sopravvivenza delle idee e dei programmi (cioè differenze, complessi di differenze ecc.) nei circuiti.
L’ecologia non sarà perciò la scienza che ricerca soluzioni parcellizzate, quanto un progetto epistemico, volto a riconsiderare il nostro modo di relazionarci al mondo e questo perché, ormai, siamo consapevoli che “la nostra non è l’unica maniera di essere uomini” ed è, dunque, “concepibile che la si possa cambiare”.
Bateson ha indicato, in definitiva, un itinerario per una corretta modalità di interpretare il senso dell’uomo e del mondo.
Il punto nodale è cogliere nel superamento della scissione oggettivante e classificatoria della gerarchia classica, la volontà di pervenire ad una saggezza che, certamente, è vicina all’atteggiamento etico, saggezza che, come dice lo stesso Bateson, è luce.
Come terapeuti – afferma, infatti - abbiamo un dovere (…) far luce in noi stessi (…) cercare di far luce negli altri (…) aiutarli e rinforzarli in tutto ciò che di saggio vi sia in loro…
Per Modello Cibernetico: Cfr. P. Acot, Storia dell’ecologia ; N. Weiner, La cibernetica, Milano 1953.
Per Lovelock: Cfr. J. Lovelock, Gaia. Nuove idee sull’ecologia, tr. it. a cura di V. B. Landucci, Bollati Boringhieri, Torino 1981.
2. L'eccedenza valoriale dell'umano
3. La tecnica il mito del progresso e l'economia
4. La prospettiva antropocentrica biocentrica e scientifica
5. La valorazione: conservazione e preservazione
6. Sostenibilità ed ecocompatibilità
7. L'ecologia della mente di Gregory Bateson
8. John Passmore e la responsabilità per la natura
9. Hans Jonas e il principio responsabilità
10. L'Ethos ecologico-cristiano di Alfons Auer
G. BATESON, Verso un'ecologia della mente, tr. it. a cura di G. Longo, Ed. Adelphi Milano 1976.
P. ACOT, Storia dell'ecologia; N. WEINER, La cibernetica, Milano 1953.
J. LOVELOCK, Gaia. Nuove idee sull'ecologia, tr. it. a cura di V. B. Landucci, Bollati Boringhieri, Torino 1981.
2. L'eccedenza valoriale dell'umano
3. La tecnica il mito del progresso e l'economia
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8. John Passmore e la responsabilità per la natura
9. Hans Jonas e il principio responsabilità
10. L'Ethos ecologico-cristiano di Alfons Auer
11. L'ecologia profonda di Arne Naess
12. Edgar Morin: oltre l'ominizzazione
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