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Maria Di Domenico » 4.La prospettiva antropocentrica biocentrica e scientifica


La prospettiva antropocentrica

l’antropocentrismo e il biocentrismo costituiscono dei paradigmi concettuali cardine delle prospettive da cui analizzare la crisi ecologica e che contemperano scelte, spesso divergenti, anche se confluenti nel comune progetto della fondazione di un’etica nuova per la civiltà tecnologica in cui viviamo.

Leonardo: L’uomo Vitruviano. Fonte: Wikipedia

Leonardo: L'uomo Vitruviano. Fonte: Wikipedia


La prospettiva antropocentrica (segue)

L’antropocentrismo può essere definito come:

  • una particolare prospettiva che pone l’uomo al centro dell’universo il che comporta una prevalenza valoriale dell’umano e l’ implicita considerazione del non umano solo in termini di utilizzabilità, indifferente da un punto di vista etico.
  • spesso viene considerato come un ostacolo alla fondazione di un’etica capace di dare risposte alla crisi ambientale, anzi, radice e causa della crisi stessa.
  • anche da una prospettiva antropocentrica è comunque possibile fondare un etica dell’ambiente: questa la posizione di molti filosofi.

Forme di antropocentrismo

Vi sono delle gradualità di antropocentrismo che determinano una pluralità di riflessioni spesso anche divergenti.

Possiamo distinguere in generale due forme di antropocentrismo:

  • L’antropocentrismo radicale
  • L’antropocentrismo moderato

entrambe queste prospettive, danno un primato valoriale all’uomo.

L’antropocentrismo radicale

Punti focali di tale argomentazione sono:

  • la scelta di non riconoscere la gravità della complessiva situazione ambientale.
  • un’ottimistica fiducia, non tanto nella capacità autorigenerante della natura, quanto e soprattutto nelle possibilità della scienza e della tecnologia di trovare rimedi e soluzioni ai possibili squilibri che esse stesse possono provocare.

La prevalenza valoriale dell’uomo, considerata, da molti, come primaria causa della crisi ecologica, viene vista, invece, come la manifestazione di una reale superiorità della specie umana, dovuta alla sua esclusiva capacità di progettare, di rendersi consapevole del proprio destino e dunque anche di modificarlo mediante l’utilizzo delle altre realtà della comunità biotica.

L’antropocentrismo radicale (segue)

La realtà non umana viene considerata come risorsa (fondo per l’impiego, direbbe Heidegger) da sfruttare con modalità sempre più intensive, con tutti i mezzi che il progresso scientifico e tecnologico mette a disposizione, al fine di garantire le migliori condizioni di vita per l’umanità.

Non esistono diritti se non come diritti dell’uomo.

Per poter rendere sempre più agevole l’esplicitazione e la concretizzazione di tali diritti è eticamente accettabile, anzi, costituisce un imperativo etico, un intensivo sfruttamento del non umano.

L’antropocentrismo radicale (segue)

L’etica che scaturisce da questa prospettiva è stata definita come un’etica della conquista un’etica della frontiera.

Dinanzi a un territorio nuovo, l’uomo-pioniere ne sentiva come dovere la conquista, per sfruttarlo, utilizzarlo al fine di garantire un futuro a sé e ai propri figli.

In tal modo si lasciava sempre meno spazio alla natura selvaggia, e l’ operare umano consisteva nel modificarla e nell’ urbanizzarla, in un’ottica di dominio del naturale.

L’antropocentrismo moderato

Per l’antropocentrismo moderato rimane valido il principio della preminenza valoriale dell’uomo rispetto alla natura non umana.

Questa preminenza non diventa, tuttavia, un’arroganza assoluta che fonda un dominio, ma impone il rispetto ed una giusta valorazione del non umano quale unica possibilità per poter sfuggire ad un destino inesorabile che l’atteggiamento di sfruttamento e indifferenza etica per la natura ha sin qui determinato.

Alla conquista della natura selvaggia. Fonte: Giovanni Caselli

Alla conquista della natura selvaggia. Fonte: Giovanni Caselli


L’antropocentrismo moderato (segue)

L’antropocentrismo moderato propone delle prospettive che si diversificano in molte caratterizzazioni:

  • l’etica della scialuppa di salvataggio (Lifeboat) :

L’uomo, anzi, la specie umana, in questa accezione, viene considerata come suddivisa in tante scialuppe di salvataggio, metafora per indicare gli stati, le nazioni, che hanno il dovere di porre in atto politiche anche di tipo coercitivo nei confronti di paesi, economicamente e tecnologicamente più deboli, al fine di mantenere inalterato l’equilibrio intersistemico garantendo così un futuro alla specie umana.

  • l’etica della navetta spaziale

Con l’immagine della navetta spaziale ci si riferisce al concetto di ecosistema globale, la cui persistenza nel tempo è determinata dall’equilibrio intrasistemico e intersistemico. Mediante una riflessione globalizzante, nella consapevolezza che il destino della specie umana è legato al destino del pianeta terra nella sua complessità, si perviene, infatti, alla convinzione che l’urgenza ambientale non è comunque gestibile mediante progetti parziali e localistici.

Il Biocentrismo

Con il biocentrismo si definisce una scelta che pone al centro della considerazione e valorazione etica la vita in se stessa, spesso intesa, in qualsiasi forma della determinazione fenomenica.

Non c’è prevalenza di alcuna determinazione biotica rispetto ad un’altra perché ciascuna forma vivente realizza una propria intrinseca finalità congruente e necessaria alla vita dell’ecosistema globale.

E’ un valore, quello della vita, intrinseco, assoluto, non riconducibile a finalità estrinseche anche se finalità dell’uomo

Il Biocentrismo moderato

Per il biocentrismo moderato hanno diritto ad una valorazione etica non solo i soggetti morali ma anche i cosiddetti pazienti morali:

  • i primi sono individualità biotiche in grado di compiere la scelta e i secondi sono il riferimento e i destinatari di un’obbligazione morale.
  • la capacità di sentire o la consapevolezza di sé come progetto di vita costituiscono un altro discrimine per comprendere la necessità di un allargamento della considerazione morale al non umano.

Il Biocentrismo radicale

Le affermazioni del biocentrismo moderato costituiscono, comunque, una naturale premessa concettuale per il passaggio ad una prospettiva biocentrica di tipo radicale.

Questo passaggio si determina mediante l’estensione della comunità morale non solo ad individualità variamente caratterizzate, quanto a totalità significanti come le specie, gli ecosistemi, sino alla considerazione etica di tutta la biosfera.

Il biocentrismo radicale, definito anche come ecocentrismo considera queste totalità come sopraorganismi aventi peculiari interessi e, pertanto, degni di considerazione morale.

Il Biocentrismo radicale (segue)

Un modello di biocentrismo radicale che ha avuto una forte risonanza e diffusione è la cosiddetta etica della terra teorizzata da Aldo Leopold.

  • Il valore delle individualità biotiche è dato proprio dal rapporto di funzione con il tutto (l’ecosistema globale) che costituisce il depositario del vero valore intrinseco da preservare e considerare per la scelta della motivazioni dell’agire.
  • Primo dovere dell’uomo, infatti, è quello di accettare la propria condizione di essere una parte e non la più significativa di un tutto che ha valore.

La prospettiva scientifica

La prospettiva scientifica ha dato un contributo notevole alla riflessione filosofica sul tema della relazione uomo-natura.
E’ dalla scienza, infatti, che ci proviene il concetto di sistema, ecosistema ed ecosistema globale.

  • Per sistema bisogna intendere la relazione tra le parti di un tutto mediante una correlazione qualificata da una particolare caratteristica.
  • Per ecosistema va intesa la possibilità della persistenza nel tempo di determinate peculiarità di un sistema, condivise e funzionali al tutto, per una specifica tipologia di rapporti tra le parti.
  • Per ecosistema globale va inteso il riferirsi reciproco di più sistemi (relazione intersistemica) considerati nella loro complessa totalità.

La prospettiva scientifica (segue)

La prospettiva scientifica dà vita alla cosiddetta ecologia degli ecosistemi.

L’ecologia scientificamente orientata studia, dunque, il sistema-mondo come una strutturazione a rete di più ecosistemi, dai più elementari a quelli più complessi, relativamente alla loro strutturazione e qualificazione interna e allo loro dinamica, sia interna che esterna ed usa concettualizzazioni volte ad individuare descrizioni morfologiche e soprattutto di dinamica funzionale.

  • Essa si avvale di paradigmi scientifici di diverse prospettive: quella chimica, fisica, climatologica, economica ecc.
  • non si limita al rilevamento dei loro risultati, ma elabora concettualizzazioni che le permettono un metodo di indagine proprio, che si avvale di concetti, oltre quello paradigmatico di ecosistema, di concettualizzazioni quali nicchia ecologica, diversità, successione ecologica, climax ecc.

La prospettiva scientifica (segue)

Metodologicamente usa i modelli cioè la rappresentazione della trama strutturale del sistema su un piano matematico idealizzato.

Ciò può consentire una conoscenza utile, non solo per una descrizione fenomenica, ma per indicare le condizioni reali o ipotizzabili, necessarie per “conservare” il singolo sistema per la finalità ultima dell’equilibrio inter-sistemico.
Inoltre consente di operare scelte tali da favorire o non una variabile del sistema che, nel modello idealizzato, mediante formulazione di previsioni di sviluppo di uno o più variabili, darà dei risultati che ne indicheranno il possibile orientamento.

La prospettiva scientifica (segue)

Questo tipo di approccio si avvale di strumenti matematici di confronto e calcolo, come ad esempio le funzioni di somiglianza probabilistica di W. Goodall o l’algebra delle matrici, il cui uso consente la formulazione di modelli logico-formali che riflettono la dinamica strutturale e spazio-temporale, dell’ecosistema o degli ecosistemi considerati.

Un altro aspetto qualificante l’apparato concettuale del metodo dell’ecologia scientifica e che ha avuto un’influenza su considerazioni di più ampio orizzonte semantico, è il paradigma della relazione, direttamente proporzionale, esistente tra stabilità sistemica e biodiversità.

La biodiversità, infatti, in caso di un cambiamento della dinamica sistemica, permette di migliorare le probabilità di persistenza dell’ecosistema in quanto la distruzione di una singola nicchia ecologica e della specie che la occupa non determina il collasso completo e definitivo del sistema.

Note di approfondimento

Nicchia ecologica (slide 16): Relazioni significanti per la sua esistenza, che una specie ha nel suo spazio ecologico.

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