l’antropocentrismo e il biocentrismo costituiscono dei paradigmi concettuali cardine delle prospettive da cui analizzare la crisi ecologica e che contemperano scelte, spesso divergenti, anche se confluenti nel comune progetto della fondazione di un’etica nuova per la civiltà tecnologica in cui viviamo.
Leonardo: L'uomo Vitruviano. Fonte: Wikipedia
L’antropocentrismo può essere definito come:
Vi sono delle gradualità di antropocentrismo che determinano una pluralità di riflessioni spesso anche divergenti.
Possiamo distinguere in generale due forme di antropocentrismo:
entrambe queste prospettive, danno un primato valoriale all’uomo.
Punti focali di tale argomentazione sono:
La prevalenza valoriale dell’uomo, considerata, da molti, come primaria causa della crisi ecologica, viene vista, invece, come la manifestazione di una reale superiorità della specie umana, dovuta alla sua esclusiva capacità di progettare, di rendersi consapevole del proprio destino e dunque anche di modificarlo mediante l’utilizzo delle altre realtà della comunità biotica.
La realtà non umana viene considerata come risorsa (fondo per l’impiego, direbbe Heidegger) da sfruttare con modalità sempre più intensive, con tutti i mezzi che il progresso scientifico e tecnologico mette a disposizione, al fine di garantire le migliori condizioni di vita per l’umanità.
Non esistono diritti se non come diritti dell’uomo.
Per poter rendere sempre più agevole l’esplicitazione e la concretizzazione di tali diritti è eticamente accettabile, anzi, costituisce un imperativo etico, un intensivo sfruttamento del non umano.
L’etica che scaturisce da questa prospettiva è stata definita come un’etica della conquista un’etica della frontiera.
Dinanzi a un territorio nuovo, l’uomo-pioniere ne sentiva come dovere la conquista, per sfruttarlo, utilizzarlo al fine di garantire un futuro a sé e ai propri figli.
In tal modo si lasciava sempre meno spazio alla natura selvaggia, e l’ operare umano consisteva nel modificarla e nell’ urbanizzarla, in un’ottica di dominio del naturale.
Per l’antropocentrismo moderato rimane valido il principio della preminenza valoriale dell’uomo rispetto alla natura non umana.
Questa preminenza non diventa, tuttavia, un’arroganza assoluta che fonda un dominio, ma impone il rispetto ed una giusta valorazione del non umano quale unica possibilità per poter sfuggire ad un destino inesorabile che l’atteggiamento di sfruttamento e indifferenza etica per la natura ha sin qui determinato.
Alla conquista della natura selvaggia. Fonte: Giovanni Caselli
L’antropocentrismo moderato propone delle prospettive che si diversificano in molte caratterizzazioni:
L’uomo, anzi, la specie umana, in questa accezione, viene considerata come suddivisa in tante scialuppe di salvataggio, metafora per indicare gli stati, le nazioni, che hanno il dovere di porre in atto politiche anche di tipo coercitivo nei confronti di paesi, economicamente e tecnologicamente più deboli, al fine di mantenere inalterato l’equilibrio intersistemico garantendo così un futuro alla specie umana.
Con l’immagine della navetta spaziale ci si riferisce al concetto di ecosistema globale, la cui persistenza nel tempo è determinata dall’equilibrio intrasistemico e intersistemico. Mediante una riflessione globalizzante, nella consapevolezza che il destino della specie umana è legato al destino del pianeta terra nella sua complessità, si perviene, infatti, alla convinzione che l’urgenza ambientale non è comunque gestibile mediante progetti parziali e localistici.
Con il biocentrismo si definisce una scelta che pone al centro della considerazione e valorazione etica la vita in se stessa, spesso intesa, in qualsiasi forma della determinazione fenomenica.
Non c’è prevalenza di alcuna determinazione biotica rispetto ad un’altra perché ciascuna forma vivente realizza una propria intrinseca finalità congruente e necessaria alla vita dell’ecosistema globale.
E’ un valore, quello della vita, intrinseco, assoluto, non riconducibile a finalità estrinseche anche se finalità dell’uomo
Per il biocentrismo moderato hanno diritto ad una valorazione etica non solo i soggetti morali ma anche i cosiddetti pazienti morali:
Le affermazioni del biocentrismo moderato costituiscono, comunque, una naturale premessa concettuale per il passaggio ad una prospettiva biocentrica di tipo radicale.
Questo passaggio si determina mediante l’estensione della comunità morale non solo ad individualità variamente caratterizzate, quanto a totalità significanti come le specie, gli ecosistemi, sino alla considerazione etica di tutta la biosfera.
Il biocentrismo radicale, definito anche come ecocentrismo considera queste totalità come sopraorganismi aventi peculiari interessi e, pertanto, degni di considerazione morale.
Un modello di biocentrismo radicale che ha avuto una forte risonanza e diffusione è la cosiddetta etica della terra teorizzata da Aldo Leopold.
La prospettiva scientifica ha dato un contributo notevole alla riflessione filosofica sul tema della relazione uomo-natura.
E’ dalla scienza, infatti, che ci proviene il concetto di sistema, ecosistema ed ecosistema globale.
La prospettiva scientifica dà vita alla cosiddetta ecologia degli ecosistemi.
L’ecologia scientificamente orientata studia, dunque, il sistema-mondo come una strutturazione a rete di più ecosistemi, dai più elementari a quelli più complessi, relativamente alla loro strutturazione e qualificazione interna e allo loro dinamica, sia interna che esterna ed usa concettualizzazioni volte ad individuare descrizioni morfologiche e soprattutto di dinamica funzionale.
Metodologicamente usa i modelli cioè la rappresentazione della trama strutturale del sistema su un piano matematico idealizzato.
Ciò può consentire una conoscenza utile, non solo per una descrizione fenomenica, ma per indicare le condizioni reali o ipotizzabili, necessarie per “conservare” il singolo sistema per la finalità ultima dell’equilibrio inter-sistemico.
Inoltre consente di operare scelte tali da favorire o non una variabile del sistema che, nel modello idealizzato, mediante formulazione di previsioni di sviluppo di uno o più variabili, darà dei risultati che ne indicheranno il possibile orientamento.
Questo tipo di approccio si avvale di strumenti matematici di confronto e calcolo, come ad esempio le funzioni di somiglianza probabilistica di W. Goodall o l’algebra delle matrici, il cui uso consente la formulazione di modelli logico-formali che riflettono la dinamica strutturale e spazio-temporale, dell’ecosistema o degli ecosistemi considerati.
Un altro aspetto qualificante l’apparato concettuale del metodo dell’ecologia scientifica e che ha avuto un’influenza su considerazioni di più ampio orizzonte semantico, è il paradigma della relazione, direttamente proporzionale, esistente tra stabilità sistemica e biodiversità.
La biodiversità, infatti, in caso di un cambiamento della dinamica sistemica, permette di migliorare le probabilità di persistenza dell’ecosistema in quanto la distruzione di una singola nicchia ecologica e della specie che la occupa non determina il collasso completo e definitivo del sistema.
Nicchia ecologica (slide 16): Relazioni significanti per la sua esistenza, che una specie ha nel suo spazio ecologico.
2. L'eccedenza valoriale dell'umano
3. La tecnica il mito del progresso e l'economia
4. La prospettiva antropocentrica biocentrica e scientifica
5. La valorazione: conservazione e preservazione
6. Sostenibilità ed ecocompatibilità
7. L'ecologia della mente di Gregory Bateson
8. John Passmore e la responsabilità per la natura
9. Hans Jonas e il principio responsabilità
10. L'Ethos ecologico-cristiano di Alfons Auer
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10. L'Ethos ecologico-cristiano di Alfons Auer
11. L'ecologia profonda di Arne Naess
12. Edgar Morin: oltre l'ominizzazione
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