Obiettivo
Analizzare gli effetti complessi e contradditori derivanti dai rapporti tra turismo e società di accoglienza.
Argomenti
Il turismo è un fenomeno:
Inoltre, il turismo produce effetti contradditori. Esso, infatti, svolge un ruolo positivo sull’economia di un paese o di una destinazione, perché:
Ma può causare:
Generalmente, gli effetti dipendono da:
Richiamo demografico
Il turismo spesso agisce come fattore di crescita urbana e di incremento demografico, soprattutto di aree deboli, e ciò si spiega con:
Ad esempio, a Cancun, tra il 1969 e il 1995, la popolazione residente è passata da meno di 200 a oltre 50.000 abitanti; nel villaggio di Magny-le Hongre, dove sorge Eurodisneyland, i residenti sono cresciuti di oltre 1.000 unità; a Rodi, l’emigrazione verso gli Stati Uniti e il Canada si è arrestata; anche le Baleari e il litorale andaluso hanno registrato elevati tassi di crescita demografica, per le migrazioni sia di stranieri che di spagnoli, a danno, però, dell’entroterra rurale.
Calo demografico
L’indicatore demografico non ha la solidità e il valore che talvolta ad esso si attribuisce, perché il turismo può anche agire come fattore d’invecchiamento e di spopolamento, quando:
Incremento dell’occupazione
Il turismo genera occupazione, quindi è un fattore dello sviluppo locale (ad esempio, alle Hawaii il golf crea 1 posto di lavoro per poco più di 1 ettaro, contro 1 posto ogni 12 nel caso in cui la stessa superficie sia utilizzata per la produzione dello zucchero).
Le valutazioni sono incerte, perché i posti di lavoro sono spesso stagionali, instabili e scarsamente retribuiti.
I posti di lavoro si distinguono in:
Non sempre sussiste una correlazione inconfutabile tra la capacità ricettiva e il volume di occupazione, perché essa dipende dalla composizione della capacità ricettiva, dall’intensità dell’affluenza e dalla gamma delle attività offerte.
La stagionalità dell’occupazione determina:
Mobilità geografica e professionale
Spesso nei paesi ad economia avanzata il lavoro è precario per la stagionalità. Pertanto, i lavoratori sono costretti a spostarsi, dando origine a migrazioni (stagionali, pendolari, frontaliere), che seguono i grandi flussi dei vacanzieri.
Bisogna distinguere tra piccoli e grandi centri turistici, poiché nei primi le imprese, in prevalenza di piccola e media dimensione, fanno ricorso al nucleo familiare o impiegano lavoratori occasionali, non dichiarati, senza una qualificazione professionale e reclutati in un’area limitata; le aziende operanti nelle grandi stazioni, invece, assumono personale specializzato e proveniente da varie regioni (come a Cortina, dove è utilizzata mano d’opera stagionale che giunge da diverse zone).
Un altro aspetto legato alla stagionalità e alla mobilità dell’occupazione è quello della formazione delle risorse umane: l’elevato turn-over, la modesta dimensione delle imprese e gli elevati costi scoraggiano i datori di lavoro ad investire nella preparazione e nell’aggiornamento professionale.
Il principio secondo il quale il turismo produce effetti moltiplicatori sull’occupazione è valido soprattutto per i paesi avanzati e, in genere, le influenze sul reddito e sui posti di lavoro dipendono dal grado d’integrazione tra il turismo e le altre attività economiche.
Generalmente, il turismo si afferma nelle aree dove il sistema economico è consolidato, per cui esso si aggiunge o si sovrappone alle attività preesistenti, determinando effetti indotti e condizioni di complementarità e/o concorrenza.
BENEFICI
Rivitalizzazione dell’agricoltura
Crescita del commercio. Nelle località turistiche si rileva un’elevata concentrazione e una diversificazione di strutture commerciali. Inoltre, sono organizzate iniziative promozionali (come fiere, mercati periodici, sagre), che, talvolta, diventano motivo di attrazione.
EFFETTI NEGATIVI
Se il turismo si afferma in una regione in modo intensivo causa un processo di trasformazione non solo economico, ma anche socio-culturale, particolarmente accentuato nel caso in cui tra gli ospiti e i residenti intercorrono notevoli differenze negli stili di vita.
La dinamica evolutiva può essere analizzata per fasi:
1) fase di idillio. I turisti si inseriscono in modo discreto nel contesto che li ospita, stabilendo un rapporto costruttivo di reciproco scambio;
2) fase di competizione/conflitto. L’aumento dei visitatori oltre una certa soglia crea problemi di convivenza e incomprensioni con la comunità locale, che manifesta insofferenze nei confronti dei visitatori, anche a causa della comune fruizione delle strutture;
3) fase di separazione. Tra i turisti e i residenti si creano nette divisioni e i contatti avvengono soltanto attraverso canali codificati (agenzie, guide ecc.);
4) fase di assimilazione. Gli operatori esterni all’area avviano iniziative turistiche senza alcun coinvolgimento delle risorse e degli attori locali. Ciò significa che capitale, imprenditoria, manodopera qualificata e processi innovativi hanno origine e si sviluppano al di fuori delle destinazioni turistiche (sviluppo esogeno).
Il turismo rispetto alla popolazione può essere:
a) FONTE DI CONFLITTI
Rivelatore di disuguaglianze. Spesso accade nei Paesi del Terzo Mondo, dove un turista può spendere in un giorno quanto un residente guadagna in un mese. Inoltre, le comunità locali sono escluse dalla gestione del sito e limitate nel consumo di alcuni beni, che diventano troppo costosi a causa degli effetti inflazionistici.
Fattore di perversione
Sconvolge gli abituali ritmi di vita. L’incontro con abitudini di vita diverse può destabilizzare profondamente i valori delle popolazioni di accoglienza e la preservazione del loro habitat se si antepongono necessità di tipo economico.
Produce tensioni, contraddizioni, divergenze d’interesse all’interno delle società locali. Ad esempio, tra gli agricoltori che desiderano ingrandire le loro proprietà fondiarie e quelli che se ne vogliono disfare al miglior prezzo possibile; tra commercianti favorevoli ad una crescita turistica sostenuta e i proprietari di seconde case che vogliono, invece, frenarla, preoccupati della propria tranquillità; tra i giovani, più propensi ai cambiamenti, e gli anziani, meno disponibili ad accogliere nuove attività ecc.
Destruttura culture locali. Le attività turistiche talvolta accrescono la fragilità delle risorse cultuali, già minate dalla debole democrazia o dal ritardo economico (come i PVS).
b) UN’OPPORTUNITÁ DI SVILUPPO PER LE POPOLAZIONI LOCALI
1. Oggetto di studio e metodi della geografia
2. Il problema ambientale nelle società contemporanee
3. L'organizzazione territoriale degli spazi agricoli
5. La produzione mineraria ed energetica
6. L'organizzazione territoriale dell'industria: teoria e fattori
7. Dalla localizzazione industriale alla competitività territoriale
8. Commercio e organizzazione dello spazio economico
9. Il settore terziario: natura e localizzazione dei servizi
10. Dinamica, distribuzione e mobilità territoriale della popolazione
11. Uso e struttura dello spazio urbano
12. Il processo evolutivo del turismo a scala internazionale
13. Caratteristiche e potenzialità delle risorse nelle loro implicazioni territoriali
14. Le risorse turistiche naturali e artificiali
15. Caratteri del comportamento turistico
17. La struttura degli spazi turistici
BENCARDINO F., PREZIOSO M., Geografia del turismo, Milano, McGraw-Hill, 2007.
DEWAILLY J-M., FLAMENT E., Geografia del turismo e delle attività ricreative, Bologna, CLUEB, 1993.
Altri riferimenti bibliografici:
CASARI M., Turismo e geografia, Milano, Hoepli, 2008.
FORMICA C., Lezioni di geografia del turismo, Napoli, Editrice Ferraro, 2006.
INNOCENTI P., Geografia del turismo, Roma, Carocci, 2007.