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Francesca Sorrentini » 7.Dalla localizzazione industriale alla competitività territoriale


Articolazione della lezione

Obiettivo
Analizzare l’organizzazione dell’industria moderna e le principali trasformazioni dello spazio industriale.

Argomenti

  • Lo stabilimento e l’impresa
  • I principali rami dell’industria manifatturiera
  • Le imprese industriali multinazionali
  • L’impresa globale
  • Le piccole imprese nello scenario globale

Classificazione delle industrie e dei prodotti

Nell’organizzazione dell’industria moderna si distinguono:

  • lo stabilimento = l’unità di produzione non include né la direzione né la contabilità autonoma;
  • l’impresa = l’unità finanziaria mette a disposizione i capitali necessari e coordina l’attività produttiva.

Industria di BASE – Partendo dalle materie prime, con un umero di operazioni relativamente limitato fabbrica i prodotti intermediari.

Industria MANIFATTURIERA o di TRASFORMAZIONE - Parte dai prodotti intermediari e, attraverso una gamma di operazioni più o meno ampia, fabbrica oggetti finiti.

  • Industrie di beni strumentali producono soprattutto macchinari che costituiscono strumenti utilizzati per altre attività industriali o per infrastrutture civili (locomotive, motori navali, materiale elettrico ecc).
  • Industrie di beni di consumo producono oggetti destinati destinati a soddisfare bisogni diretti.

Classificazione delle industrie e dei prodotti (segue)

Principali rami dell’industria di base

  • Siderurgia: riguarda la produzione e la lavorazione industriale dell’acciaio e della ghisa a partire da minerali o da rottami ferrosi.
  • Metallurgia: comprende attività di raffinazione e trasformazione di minerali non ferrosi.
  • Chimica primaria: produce acidi inorganici, materie plastiche, fibre sintetiche e altre sostanze che poi vengono trasformate dalla chimica fine in prodotti più complessi.

Principali rami dell’industria manifatturiera

  • Tessile: comprende tutte le attività che trasformano la fibra in tessuti.
  • Meccanica: costruzione di mezzi di trasporto pesanti e leggeri, macchine strumentali e utensili, carpenteria metallica, strumenti elettronici e ordigni bellici. E’ il ramo più complesso e importante per valore aggiunto e manodopera impiegata (settore automobilistico, settore elettronico).
  • Alimentare: comprende tutte le operazioni di trattamento e trasformazione dei prodotti vegetali ed animali.
  • Chimica fine o secondaria: fabbrica prodotti ad alto contenuto tecnologico (medicinali, cosmetici, coloranti, additivi per alimenti, acidi utilizzati dall’industria della fotografia, ecc).

Classificazione delle industrie e dei prodotti

L’industria di base svolge un ruolo fondamentale nello sviluppo economico di un paese:

  • fornisce materiali per realizzare infrastrutture civili (strade, ponti, ferrovie, ..);
  • fornisce prodotti per le industrie manifatturiere che hanno alta intensità di manodopera.

Sono gestite soprattutto dallo Stato, a causa dei lunghi tempi di ammortamento dei capitali investiti.

Le imprese multinazionali

Le trasformazioni più vistose dello spazio industriale dipendono dal comportamento delle imprese di grande dimensione, che, essendo in grado di travalicare gli ambiti regionali o nazionali, spesso assumono un’organizzazione multinazionale.

Multinazionali
Aziende che si distinguono per i cospicui investimenti diretti all’estero, pur mantenendo i centri decisionali nei paesi di origine.

Investimenti diretti all’estero (IDE)
Trasferimenti di capitali per la creazione di nuove attività produttive o per l’acquisizione di imprese già operanti.

Allo scoppio della Seconda guerra mondiale gli IDE erano rivolti soprattutto all’America latina e all’Asia, mentre dagli anni Settanta si sono concentrati nelle realtà economicamente avanzate.

Le imprese multinazionali

L’espansione del sistema di produzione è dovuta a:

  • possibilità di scomporre il ciclo produttivo;
  • sviluppo delle infrastrutture di trasporto e di comunicazione;
  • omogeneizzazione dei mercati;
  • progressiva eliminazione delle barriere commerciali.

Il ciclo di vita del prodotto

Per analizzare i seguenti fenomeni: trasferimento tecnologico, diffusione delle multinazionali, distribuzione geografica delle varie fasi del processo produttivo è necessario fare riferimento alla Teoria del ciclo di vita del prodotto. Essa prevede diversi stadi:

Innovazione
Sperimentazione di nuovi prodotti e di innovative tecniche produttive. Il nuovo prodotto, costoso e accessibile a pochi consumatori, è realizzato e venduto nei paesi sviluppati.

Maturità
Il prodotto è realizzato su più ampia scala con una diminuzione dei costi di produzione. Cresce l’incidenza del lavoro meno qualificato e gli impianti di produzione sono decentrati nei paesi o regioni che hanno una solida struttura industriale, pur non possedendo una spiccata capacità tecnologica.

Standardizzazione
Il prodotto è ormai maturo e la tecnologia impiegata è accessibile ai produttori imitatori. Il mercato è saturo e le imprese hanno convenienza a decentrare la produzione verso i paesi a basso costo del lavoro (manodopera abbondante e poco qualificata). In questa fase, il paese in cui il bene era stato originariamente introdotto diventa da esportatore importatore dello stesso bene prodotto altrove (come Asia sud-orientale, America Latina e Mediterraneo extra-europeo).

Il ciclo di vita del prodotto (segue)

Il modello evidenzia una nuova struttura dei rapporti funzionali fra le unità produttive, meno condizionata dal vincolo della distanza, grazie all’innovazione tecnologica e alla diffusione dei sistemi di comunicazione. Ne consegue una divisione del lavoro fra regioni e paesi diversi, che determina, inoltre, una crescente interdipendenza fra le economie all’interno del sistema industriale mondiale e l’affermazione di «nuovi spazi industriali».

Stadi di sviluppo del prodotto, secondo Raymond Vernon.

Stadi di sviluppo del prodotto, secondo Raymond Vernon.


Impresa globale

Dagli ultimi due decenni del XX Secolo si sono affermate nuove performance dell’impresa, basate sulla ricerca di alleanze e su accordi di cooperazione con altri soggetti (in alcuni casi concorrenti). In particolare si sono rilevate:

  • Acquisizioni – Le unità acquisite mantengono la propria autonomia giuridica e funzionale, ma rientrano in una più ampia rete d’impresa.
  • Joint Ventures e Accordi di cooperazione – Le imprese autonome collaborano in specifiche iniziative produttive (sperimentazione e sviluppo tecnologico, nonché commercializzazione), mediante l’utilizzo sinergico delle risorse conferite da ciascuna impresa, ma partecipano anche all’equa suddivisione dei rischi legati all’investimento.
  • Alleanze strategiche– Le imprese ubicate in aree diverse, ma impegnate nello stesso comparto, stipulano accordi di collaborazione per la ricerca di vantaggi competitivi e continuano ad operare ognuna all’interno del proprio mercato (cioè non si scontrano tra loro).

Impresa globale (segue)

Si afferma l’impresa globale, cioè un’impresa multinazionale più flessibile e libera di localizzarsi in diversi continenti, la quale, nell’intento di minimizzare i costi (di produzione, di approvvigionamento della materia prima, dei semilavorati e della tecnologia), scompone in molteplici fasi il ciclo produttivo.

Caratteristiche:

  • possiede una flessibilità organizzativa e produttiva;
  • è impegnata nella produzione sia di beni altamente specializzati sia di quelli standardizzati per il consumo di massa; alcune unità locali sono dedite alle produzioni specializzate, altre in quelle standardizzate, altre ancora lavorano su entrambe;
  • le sue unità produttive assumono comportamenti differenti nella scelta della localizzazione: per alcune il differenziale di costo (soprattutto salariale) costituisce il principale fattore localizzativo, per altre, invece, è la tecnologia.

A differenza dell’impresa multinazionale quella globale

- persegue una strategia di adattamento e di integrazione nel contesto ospitante;

- integra in una strategia mondiale le attività appartenenti al core business, mentre lascia alle unità all’estero l’autonomia di decidere sulle funzioni aziendali critiche, che variano da paese a paese.

Impresa globale (segue)

Con l’impresa globale si afferma il fenomeno della fornitura internazionale: alcune imprese, autonome o appartenenti a gruppi, si specializzano nella produzione di materie prime o di semilavorati, diventando fornitori delle stesse in ogni parte del mondo (ad esempio, le componenti elettroniche provenienti da Taiwan, Singapore, Hong Kong; le parti di autovetture prodotte in Corea, India e Thailandia; l’orologeria realizzata nelle Mauritius).

Sulla base di questi nuovi elementi organizzativi si ha la nuova divisione internazionale del lavoro. In passato, le aree del sottosviluppo approvvigionavano di materie prime i paesi sviluppati (centrali), che, dopo aver realizzato i prodotti finiti, li rivendevano anche alle economie in ritardo per coprire i costi di acquisto delle risorse naturali.
Attualmente, la situazione è mutata per la capacità di alcune economie in ritardo di attivare al loro interno processi produttivi.

Il sistema industriale globale

Triade Globale – Il mondo economico è organizzato essenzialmente intorno a una macrostruttura tripolare (Nord America, Europa e Asia orientale e sudorientale), i cui vertici raccolgono gran parte della produzione, del commercio e degli investimenti diretti.

Cina e India sono economie emergenti, non più strettamente in posizione subalterna rispetto alle economie della Triade: ad esempio, la Cina è un importante ambito di origine di IDE, rivolti soprattutto al Sudest asiatico, ma anche, e in misura crescente, agli Stati Uniti, all’Africa, all’America latina e all’Europa.

Il sistema industriale globale (segue)

Il sistema industriale globale presenta una struttura territoriale articolata, in modo gerarchico, su tre livelli.

  • I grandi centri metropolitani dei paesi industriali avanzati, ove più immediato e agevole è il contatto reciproco fra i soggetti (New York, San Francisco, Los Angeles, Tokyo, Londra, Parigi…), accolgono le funzioni di decisione, pianificazione strategica, ricerca e sviluppo.
  • Le aree già dotate di una consolidata base industriale, che, da un lato, tende a riconvertirsi verso attività a più alto contenuto tecnologico e, dall’altro, si ridimensiona a vantaggio del settore terziario (città della Rhur, città padane, Chicago, Detroit, Boston..). Questi grandi centri industriali, dunque, accolgono altre funzioni produttive che richiedono lavoro qualificato e infrastrutture specifiche (trasporti, energia, scuole professionali ecc.).
  • Le aree di decentramento delle funzioni produttive più standardizzate. Tra questi paesi rientrano anche i cosiddetti NIC (New Industrialized Countries: Taiwan, Singapore, Corea del Sud, Hong Kong…), che, in alcuni comparti, hanno sviluppato un’industrializzazione autonoma, cioè indipendente dalle imprese multinazionali straniere.

Le piccole imprese nello scenario globale

              • Le nuove forme di organizzazione flessibile della produzione
              • La crescente differenziazione dei mercati
              • L’aumento del costo del lavoro nei paesi sviluppati

↓ ↓ ↓

hanno concorso all’affermazione delle piccole imprese, altamente specializzate e contrapposte ai sistemi verticalmente integrati (grandi imprese).
Le regioni periferiche dei paesi industrializzati hanno registrato, di recente, i più alti tassi di sviluppo delle piccole imprese, a differenza degli scorsi decenni, allorquando i processi di industrializzazione e di urbanizzazione hanno riguardato le grandi imprese.

Le piccole imprese nello scenario globale

Le piccole imprese, proprio per la loro elevata flessibilità, sono sempre più coinvolte, unitamente a quelle di grandi dimensioni, nella ricerca e nello sviluppo di produzioni tecnologicamente avanzate.

  • L’impresa innovativa è quella che impegna cospicui investimenti in Ricerca e Sviluppo (R&S) di prodotti e di tecnologie produttive;
  • l’attività di R&S, oltre ad essere svolta dalla grande impresa, si realizza all’interno delle unità di piccole dimensioni, fra le quali si stabiliscono stretti legami e reciproci scambi di informazioni e di personale tecnico, al fine di creare le condizioni utili alla produzione di innovazioni sia di prodotto sia di processo.

I materiali di supporto della lezione

FORMICA C., Lo spazio geoeconomico. Strutture e problemi, Torino, Utet, 1999.

Altri riferimenti bibliografici:

CONTI S., Geografia economica. Teoria e metodi, Torino, Utet, 1996.

GAROFOLI G., Impresa e territorio, Bologna, Il Mulino, 2003.

VANOLO, Geografia economica del sistema-mondo. Territori e reti nello scenario globale, Torino, UTET Libreria, 2006.

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Progetto "Campus Virtuale" dell'Università degli Studi di Napoli Federico II, realizzato con il cofinanziamento dell'Unione europea. Asse V - Società dell'informazione - Obiettivo Operativo 5.1 e-Government ed e-Inclusion

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