Obiettivo
Analizzare gli effetti dell’attività mineraria sull’organizzazione territoriale e la disponibilità e le prospettive delle fonti di energia
Argomenti
Le materie prime minerarie ed energetiche costituiscono la base di molte attività produttive e il loro possesso è considerato un fattore strategico per lo sviluppo economico di un paese e per l’evoluzione delle relazioni internazionali.
Con la Rivoluzione industriale è iniziato l’intenso sfruttamento dei minerali, in particolare del ferro come materia prima e del carbone come fonte di energia.
Lo sviluppo industriale si è realizzato sulla base del convincimento che le risorse fossero illimitate. A partire dalla metà degli anni Settanta del XX secolo si è imposto il concetto di esauribilità, che ha incentivato l’attività di prospezione e le politiche di razionalizzazione, sostituzione e riciclaggio delle materie prime.
Gli interventi per razionalizzare l’utilizzo delle riserve sono ancora insufficienti, e talvolta non realistici, come la sostituzione di minerali con altri di recente scoperta.
Anche per il riciclaggio dei minerali, il risparmio è limitato a causa di:
Attualmente la diffusione dell’attività estrattiva si orienta verso la ricerca e lo sfruttamento di risorse localizzate in aree inesplorate e difficilmente raggiungibili (ad esempio, la Nuova Caledonia per il nickel, la Guinea per la bauxite, l’Australia per zinco, ferro, nickel e bauxite. La Russia, a sua volta, ha accresciuto vistosamente le proprie riserve di minerali ferrosi e non, come nickel e rame).
Lo sviluppo tecnologico comporta:
Nelle rocce sono contenuti diversi tipi di minerali, tra i quali generalmente ne prevale uno.
È raro trovare un minerale allo stato puro e nativo, cioè privo di altre sostanze.
Attualmente si conoscono 2.000 minerali, ma l’uomo ne utilizza solo un centinaio.
Tenore = percentuale di minerale contenuta in una roccia. Può variare dal 20% al 75% nei minerali di ferro, mentre in quelli non ferrosi è inferiore al 10%.
I giacimenti minerari si distinguono in:
I giacimenti superficiali sono di più agevole sfruttamento e l’estrazione è definita a cielo aperto (inizialmente si scava dall’alto per poi procedere verso il basso), mentre per quelli di profondità, il metodo più economico consiste nella costruzione di tunnel sotterranei, dai quali si dipartono gallerie e condotte.
Considerato l’enorme impegno finanziario, vengono sfruttati soprattutto i giacimenti ad alto tenore di minerale e abbastaza estesi, poiché la limitata estensione impone investimenti aggiuntivi per creare le infrastrutture necessarie al trasferimento del minerale verso le aree di consumo (ad esempio, lo sfruttamento dei giacimenti della Lorena, per quanto il contenuto ferroso non superi il 30%, è ancora conveniente per la vicinanza ai maggiori centri industriali europei).
Si rileva una profonda diseguaglianza nella distribuzione dei livelli di produzione e di consumo:
L’attuale assetto di mercato è il risultato anche delle dinamiche dei costi di trasporto che, dal secondo dopoguerra, hanno subito una costante riduzione, a causa di:
La conseguenza più vistosa è stata il graduale abbandono dei giacimenti localizzati nelle tradizionali aree industriali a vantaggio di quelli, a più ricco tenore, siti in altri continenti.
Distribuzione geografica delle riserve di alcuni minerali metalliferi di interesse industriale. C. Formica, 1999, p.193.
Si distinguono:
A scala mondiale, le maggiori riserve di minerali ferrosi sono concentrate in Canada, Stati Uniti, Brasile, Venezuela, Russia, Cina, India, Australia, i paesi dell’Africa meridionale e tropicale.
Per quanto riguarda i minerali non metallici, i principali giacimenti zolfiferi sono localizzati negli Stati Uniti e in Giappone; i fosfati sono abbondanti in Marocco, Stati Uniti, Russia e Cina; infine, le maggiori aree produttrici di sali potassici sono Canada, Bielorussia, Giordania, Israele, Germania e Stati Uniti.
L’attività mineraria provoca effetti sull’organizzazione territoriale delle regioni interessate.
A livello mondiale, il fabbisogno di energia ricavata da ogni fonte è in continua crescita.
Fonti energetiche
Se si suddividono i settori finali di consumo dell’energia in cinque categorie generali, risulta che l’industria occupa il primo posto, seguita dal comparto residenziale, dai trasporti, dai servizi e altri utilizzi minori, come l’agricoltura.
Fonti di energia
Dalla Rivoluzione industriale la gran parte dell’energia proviene da fonti non rinnovabili, ad eccezione dell’energia idroelettrica.
Il carbone, che nei primi tre decenni del XX Secolo copriva oltre il 60% del consumo totale, è stato sostituito gradualmente dal petrolio e dal gas naturale e, in alcuni casi, dall’energia nucleare.
L’attuale fabbisogno di energia è soddisfatto in modo particolare dal petrolio. Tuttavia, negli ultimi trent’anni, la crescita del suo prezzo e la riduzione delle riserve hanno provocato un calo del consumo di petrolio, a vantaggio dell’energia nucleare e del gas naturale.
Prospettive dei consumi energetici
Il petrolio e il gas sono idrocarburi, cioè composti di carbonio e idrogeno combinati in molecole più o meno complesse, che si trovano allo stato liquido e gassoso.
Il petrolio si contraddistingue dalle altre fonti energetiche per l’elevata flessibilità rispetto alle variazioni della domanda, considerate la minore quantità di manodopera necessaria per la sua produzione, l’entità relativamente bassa degli investimenti e i più brevi tempi di redditività.
I maggiori giacimenti petroliferi sono localizzati in:
Il gas è estratto congiuntamente con il petrolio, ma, a differenza di quest’ultimo, è difficile da immagazzinare sul luogo di estrazione ed è trasportabile soprattutto con tubazioni.
Nello scorso decennio la rete mondiale dei gasdotti era di 850.000 km (escludendo la distribuzione al consumo), di cui la metà è ubicata negli Stati Uniti e nel Canada e un quarto tra Russia e Ucraina.
La scoperta di nuovi giacimenti nell’Europa occidentale (Groninga nei Paesi Bassi e Lacq nei Pirenei francesi) e le massicce importazioni dalla Russia, dall’Algeria e, un pò meno, dalla Libia hanno fatto crescere di molto il consumo del gas, rendendolo parzialmente sostitutivo del petrolio.
Il Carbone presenta una localizzazione meno rigida rispetto alla risorsa idroelettrica e costi relativamente bassi (quasi la metà dell’olio combustibile), anche se si rilevano:
Pertanto, l’uso ai fini energetici di questa risorsa è in buona parte dipendente dalla localizzazione dei giacimenti, a meno che i luoghi di consumo non siano ben collegati alle miniere, ad esempio attraverso i fiumi navigabili, che rendono agevole il trasporto.
Le aree nelle quali si concentrano i bacini carboniferi sono
Il Carbone costituisce anche un’importante materia prima. Esso deriva dalla trasformazione di immense foreste che, in tempi remoti, furono sommerse da coltre di terreno proveniente dalle catene montuose, tramite le acque.
Quattro categorie di carbone:
1. antracite
2. litantrace
↓
maggiore quantità di carbonio, elevata capacità calorifica, meno residui
3. lignite
4. torba
↓
sviluppano meno calore e lasciano molti residui
Figura a lato: Gran parte della materia prima è utilizzata per la produzione di energia elettrica e, a grande distanza, per la produzione di coke, indispensabile al comparto metallurgico.
L’energia nucleare si ricava dall’uranio e dal torio mediante il decadimento radioattivo, un procedimento naturale che consiste nella produzione di energia dai nuclei degli atomi di sostanze radioattive che, disgregandosi, rilasciano radiazioni.
La produzione di energia nucleare si articola in due fasi:
La quantità di energia prodotta è di gran lunga superiore a quella ottenuta da una analoga quantità di carbone o di petrolio (1 kg di uranio produce la stessa quantità di energia ottenuta da 100 ton di carbone).
La produzione di energia nucleare è concentrata in:
La produzione di energia nucleare non è limitata soltanto a quelle Nazioni che dopo la Seconda guerra mondiale avevano messo a punto tecnologie basate sulle armi atomiche, ma anche quelle che hanno acquisito centrali nucleari per accrescere il loro peso nello scenario politico internazionale.
La costruzione di centrali atomiche è molto costosa sia per la grande quantità dei materiali impiegati (come calcestruzzo, cemento armato) per creare schermaggi contro le radiazioni, sia per la realizzazione delle strutture atte a contenere i materiali radioattivi nel caso di incidenti.
L’impatto ambientale è di non trascurabile portata, a causa dei pericoli della radioattività.
La strategia energetica nucleare si basa su alcuni capisaldi fondamentali:
Sono da considerarsi energie rinnovabili quelle forme di energia generate da fonti che, per loro caratteristica intrinseca, si rigenerano o non sono “esauribili” nella scala dei tempi “umani” e, per estensione, il cui utilizzo non pregiudica le risorse naturali per le generazioni future.
L’energia idroelettrica sfrutta la trasformazione dell’energia potenziale gravitazionale (posseduta da masse d’acqua in quota) in energia cinetica nel superamento di un dislivello, grazie ad un alternatore accoppiato ad una turbina, che la trasforma in energia elettrica.
La potenza di un impianto idroelettrico dipende da due parametri:
In base alla dimensione del salto geodetico, gli impianti idroelettrici si possono suddividere in:
In base alla portata, gli impianti idroelettrici si possono suddividere in:
I maggiori paesi produttori sono dotati di particolari condizioni naturali:
Il 44% dell’energia idroelettrica mondiale è prodotto in Canada, Cina, Usa e Brasile.
Si noti che Norvegia, Paraguay e Brasile producono con l’idroelettrico oltre l’80% dell’elettricità che consumano.
Il mancato sfruttamento del notevole potenziale idroelettrico mondiale dipende essenzialmente dagli ingenti investimenti, ma anche dai pericoli di rottura delle dighe, a causa di eventi naturali (come movimenti sismici, eruzioni vulcaniche).
Di certo concorrono a limitarne l’utilizzo la facilità di attingere da altre fonti energetiche (carbone e petrolio) e l’indisponibilità di capitali, unitamente alla scarsa domanda industriale nella gran parte dei paesi equatoriali.
Energia ottenuta dal calore
Energia ottenuta dai movimenti della Terra
1. Oggetto di studio e metodi della geografia
2. Il problema ambientale nelle società contemporanee
3. L'organizzazione territoriale degli spazi agricoli
5. La produzione mineraria ed energetica
6. L'organizzazione territoriale dell'industria: teoria e fattori
7. Dalla localizzazione industriale alla competitività territoriale
8. Commercio e organizzazione dello spazio economico
9. Il settore terziario: natura e localizzazione dei servizi
10. Dinamica, distribuzione e mobilità territoriale della popolazione
11. Uso e struttura dello spazio urbano
12. Il processo evolutivo del turismo a scala internazionale
13. Caratteristiche e potenzialità delle risorse nelle loro implicazioni territoriali
14. Le risorse turistiche naturali e artificiali
15. Caratteri del comportamento turistico
17. La struttura degli spazi turistici
FORMICA C., Lo spazio geoeconomico. Strutture e problemi, Torino, Utet, 1999.
Altri riferimenti bibliografici:
CONTI S., DEMATTEIS ET AL, Geografia dell'economia mondiale, Torino, Utet Università, 2006.