Obiettivo
Conoscere l’articolazione e la localizzazione delle attività terziarie.
Argomenti
In passato il terziario era considerato un settore residuale, mentre oggi il suo peso è preponderante, a causa dei mutamenti nell’organizzazione industriale e dell’evoluzione dei sistemi socioeconomici.
In tutti i paesi si è registrata una crescita degli occupati nelle attività terziarie, accompagnata da una diminuzione di quelli impiegati nel settore agricolo, e in particolare nelle realtà industrializzate l’aumento è stato tanto più forte quanto maggiore è stato il tasso di sviluppo economico. Pertanto, la percentuale di occupati nel terziario è un chiaro indicatore di benessere economico e sociale.
Nelle realtà sottosviluppate, invece, il terziario presenta differenze nei caratteri strutturali e spaziali, poiché spesso accoglie i lavoratori espulsi dai settori primario e secondario, che praticano attività con scarsissima produttività (piccolo commercio, servizi personali).
L’incremento del numero di occupati non significa, però, che da una fase industriale basata sulla produzione materiale si sia passati ad una fondata sul terziario. Infatti, la produzione industriale non si riduce, ma si registra una forte crescita delle attività terziarie rivolte all’industria e all’agricoltura, cioè attività di progettazione, di ricerca applicata, di programmazione informatica, di telecomunicazioni.
Inoltre, accanto ai servizi rivolti alla produzione (alle imprese industriali) o al terziario (terziario del terziario), che divengono sempre più strategici per lo sviluppo economico, si è verificata l’espansione di numerosi servizi per il consumo finale, anche a causa di:
Considerato che:
Pertanto, si rende necessaria una classificazione, sempre più articolata, del settore dei servizi, ragionando in particolare sulla funzione economica e sulla posizione gerarchico-territoriale degli stessi.
I criteri di classificazione dei servizi sono due:
1. Merceologico –Si basa sul tipo di servizio offerto, non distingue la qualità e il livello delle attività e, dunque, non consente di individuare il destinatario finale. Distingue i seguenti comparti:
2. Funzionale – Considerata la qualità del servizio, si distinguono:
La localizzazione delle attività terziarie sul territorio non è uniforme e segue la distribuzione spaziale della popolazione:
Il servizio offerto è più raro e specializzato a mano a mano che si passa dai centri piccoli a quelli grandi. Pertanto, quanto maggiore è la concentrazione spaziale dei servizi tanto più forte è la loro capacità di attrarre popolazione dal territorio circostante (raggio di azione).
In base al raggio geografico dell’utenza si distinguono tre tipi di servizi:
La distribuzione delle attività terziarie segue una logica gerarchica, alla quale corrisponde una distribuzione gerarchica degli insediamenti. Tuttavia, la posizione di questi ultimi non corrisponde alla quantità di popolazione: i servizi rari sono concentrati in poche città, ma Milano, ad esempio, pur avendo lo stesso numero di abitanti di Napoli, si posiziona su un livello gerarchico più alto, così come Tokyo rispetto a Città del Messico.
L’organizzazione gerarchica dei centri, che dipende dalla localizzazione «spontanea» delle attività terziarie, può essere modificata o indirizzata dalla politica territoriale dello Stato. Con tali interventi è possibile limitare la concentrazione di un numero eccessivo di attività terziarie (sia banali sia rare) nella stessa zona.
La localizzazione di attività terziarie e industriali non sempre si concentra nelle grandi città, anche per l’incremento dei costi di insediamento, di congestione ed ecologici.
Ne consegue che molti servizi, per i quali la distanza non assume importanza (servizi telematici), si espandono in aree decentrate.
Tale processo di depolarizzazione non interessa i servizi superiori e le attività quaternarie, che, invece, accentuano la tendenza alla concentrazione nei principali centri.
Walter Christaller (1893-1969) teorizza in merito alle leggi che determinano il numero, la distribuzione e la dimensione delle città, sulla base della distribuzione dei beni e dei servizi offerti.
Concetti sui quali si fonda il modello:
Postulati relativi alle caratteristiche:
del territorio
del mercato
dell’agire degli operatori
Christaller considera la città come il luogo di produzione (o di offerta) di servizi. I consumatori per acquistarli dovranno recarsi nelle aree urbane, percorrendo distanze più o meno ampie. Ne consegue che ogni punto di offerta di un servizio avrà la sua area di mercato, determinabile con i concetti di soglia e di portata.
Il prezzo di un bene o di un servizio è dato da:
costo di localizzazione + costo di produzione + costo di trasporto
Se ipotizziamo l’impossibilità di agire sui costi di localizzazione e di produzione, l’unico fattore in grado di mutare il prezzo effettivo è il costo di trasporto. Quindi, all’aumentare della distanza dal luogo di offerta aumenterà il prezzo effettivo del servizio e, di conseguenza, diminuirà la domanda dello stesso.
Il grafico a sinistra indica che il prezzo pagato dal consumatore, per un dato bene o servizio, è direttamente proporzionale alla distanza tra il luogo di residenza del consumatore e quello dell’offerente.
Il grafico a destra, invece, mostra come all’aumentare della distanza, e quindi del prezzo, la quantità domandata di un bene tende a diminuire.
Al crescere della distanza dal punto di vendita aumenteranno proporzionalmente i costi di trasporto che il consumatore dovrà sostenere. Lo stesso accadrà nel caso in cui sia il produttore a trasportare il bene verso il consumatore.
Pertanto, secondo Christaller la domanda sarà massima in prossimità del luogo di produzione, sarà decrescente allontanandosi da questo luogo, fino ad annullarsi.
Anche per Christaller esisterà un luogo in cui risiede il consumatore “indifferente”, ovvero colui il quale ha un interesse limitato ad acquistare il servizio da quel punto di offerta.
Individuando tutti i consumatori “indifferenti” è possibile delimitare l’area di mercato del produttore.
Si avranno n località centrali che si configurano come centri di offerta di un servizio e n aree di mercato circolari di uguale ampiezza. L’organizzazione dello spazio assume la struttura di tanti centri tra loro tangenti, tra i quali, però, ci sono delle aree la cui popolazione non è servita.
Ponendo il vincolo che tutti i consumatori debbano essere serviti, sarà necessario prevedere una parziale sovrapposizione delle aree di mercato. Pertanto, i commercianti di un determinato servizio entrano in concorrenza per attirare i consumatori delle zone di intersezione. Accettando l’ipotesi che i consumatori si rechino al negozio o ufficio che consente di ridurre il costo di trasporto, le zone di sovrapposizione dei cerchi sono divise da una bisettrice e le aree di mercato diventano esagonali.
Gli esagoni risultano più piccoli per alcuni servizi, più grandi per altri. Infatti, alcuni servizi rari, che non possono essere presenti in tutti i luoghi centrali, si collocano all’interno di reti di esagoni di dimensioni più vaste. Esistono, pertanto, località centrali di rango differente, cioè di ordine inferiore e superiore. Ogni località centrale di rango più elevato offre più beni e servizi rispetto a quelli di grado inferiore.
La quantità e qualità dei servizi aumentano al crescere delle dimensioni demografiche del centro abitato.
Christaller ha dedotto un modello in cui le città, i centri minori, i villaggi sono disposti a distanze regolari tra loro, secondo linee geometriche che formano delle reti esagonali.
Al centro dell’esagono si immagina la città principale, sui vertici quelle minori, mentre i lati potrebbero rappresentare le vie di comunicazione.
Christaller ha individuato sette livelli o ordini diversi che compongono la scala gerarchica. A tale proposito si evidenzia che:
I rapporti tra località centrali di livello differente, secondo Christaller, avvengono secondo una regola ben precisa, detta sistema K, in cui K indica quanti centri di ordine inferiore sono serviti da un centro di ordine immediatamente superiore.
Il numero dei centri varia a seconda della funzione e, in particolare, secondo tre principi:
Alcuni limiti del modello:
1. Oggetto di studio e metodi della geografia
2. Il problema ambientale nelle società contemporanee
3. L'organizzazione territoriale degli spazi agricoli
5. La produzione mineraria ed energetica
6. L'organizzazione territoriale dell'industria: teoria e fattori
7. Dalla localizzazione industriale alla competitività territoriale
8. Commercio e organizzazione dello spazio economico
9. Il settore terziario: natura e localizzazione dei servizi
10. Dinamica, distribuzione e mobilità territoriale della popolazione
11. Uso e struttura dello spazio urbano
12. Il processo evolutivo del turismo a scala internazionale
13. Caratteristiche e potenzialità delle risorse nelle loro implicazioni territoriali
14. Le risorse turistiche naturali e artificiali
15. Caratteri del comportamento turistico
17. La struttura degli spazi turistici
FORMICA C., Lo spazio geoeconomico. Strutture e problemi, Torino, UTET, 1999.
Ulteriori riferimenti bibliografici:
CAPPELLIN R., Teorie e modelli dello sviluppo spaziale delle attività di servizio, “Giornale degli Economisti”, 1990, n. 3-4, pp. 205-229.
CHRISTALLER W., Le località centrali della Germania meridionale.
PENNAROLA F., Economia e organizzazione delle attività terziarie, Milano, Etas Libri, 1995. Un'indagine economica-geografica sulla regolarità della distribuzione e dello sviluppo degli insediamenti con funzioni urbane (taduzione italiana), Milano, Franco Angeli, 1980.