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Francesca Sorrentini » 17.La struttura degli spazi turistici


Articolazione della lezione

Obiettivo
Analizzare le relazioni tra attività ricreative e territorio, per comprendere la centralità di quest’ultimo nelle dinamiche di sviluppo turistico.

Argomenti

  • Modelli spaziali
  • Processo di regionalizzazione
  • Ciclo di vita di una località turistica
  • Sistemi turistici locali

Modelli spaziali di localizzazione turistica

Dagli anni Sessanta del XX secolo, i Geografi hanno elaborato modelli spaziali di interpretazione del fenomeno turistico, la gran parte dei quali è basata sulla origine-destinazione. Per modello s’intende “una versione semplificata della realtà, costruito allo scopo di dimostrare certe proprietà del reale”.

In particolare, sono presi in considerazione:

  • Modelli di mobilità (Toschi, Mariot e Campbell)
  • Modelli origine-destinazione (Thurot e Lundgren)
  • Modelli di evoluzione (Miossec e Butler)

Modello dei movimenti in un centro turistico

Toschi ha elaborato il primo schema interpretativo del fenomeno turistico, che risulta ancora oggi di particolare interesse. Il modello, nel distinguere le regioni di partenza (attive), di arrivo (passive) e di transito, consente di analizzare i movimenti di persone, di denaro, di beni ed informazioni che interessano la “stazione” (località) turistica e che assumono la caratteristica, di volta in volta, della univocità e della biunivocità.
Toschi individua quattro tipologie di flussi di natura bidirezionale e di differente intensità:
1 – movimento delle persone (turisti, lavoratori pendolari e stagionali) diretto sia verso la località turistica sia verso l’esterno, con diversa intensità, a seconda della stagione e della destinazione;
2 – movimento di merci e servizi. Lo sviluppo della stazione turistica concorre ad accrescere la domanda di beni materiali ed immateriali (direttamente ed indirettamente legati al comparto);

Modello dei movimenti in un centro turistico. Fonte: Rocca, p. 81.

Modello dei movimenti in un centro turistico. Fonte: Rocca, p. 81.


Modello dei movimenti in un centro turistico (segue)

3 – movimento di capitali. I pagamenti dei turisti, le sovvenzioni concesse dagli Enti pubblici, le tasse pagate dai turisti e dagli operatori residenti, le polizze assicurative, i redditi da lavoro e da capitale ecc. sono impiegati per la crescita dell’attività turistica e dell’indotto;
4. movimento di informazioni che circolano all’interno della località turistica e da/verso l’esterno (passaparola, pubblicità, riviste specializzate, media, informazioni non legate direttamente al turismo ecc.).

Toschi fa riferimento al luogo anziché alla regione, ma la sua costruzione teorica è ancora utile nell’attività di pianificazione turistica.

Modello dei movimenti in un centro turistico. Fonte: Rocca, p. 81.

Modello dei movimenti in un centro turistico. Fonte: Rocca, p. 81.


Modello di Mariot

Mariot individua tre possibili percorsi di collegamento tra la residenza abituale (origine) e un centro turistico (destinazione):

  • di accesso;
  • di ritorno;
  • ricreativo.

I primi due, che possono anche coincidere, consentono di accedere ai luoghi direttamente. In alternativa, i turisti possono optare per il percorso ricreativo, che, pur essendo talvolta più lungo, offre l’opportunità di godere delle risorse ricettive e ricreative delle località intermedie.
Una variante al modello prevede che l’utente ricorra al percorso ricreativo solo per una parte del viaggio, entrandovi o uscendone in un determinato punto tra l’origine e la destinazione.

Il modello dei flussi turistici tra due località. Fonte: Rocca, p. 82.

Il modello dei flussi turistici tra due località. Fonte: Rocca, p. 82.


Modello di Campbell

Campbell distingue le diverse configurazioni spaziali generate dal turismo itinerante e da quello stanziale e individua le tipologie di turisti in base a tre motivazioni:

  • ricreazione – il turista attribuisce massima importanza all’attività ricreativa;
  • vacanza – il viaggiatore concentra il proprio interesse sul viaggio e sulle possibili tappe da fare lungo il percorso;
  • vacanza/ricreazione - il turista effettua escursioni secondarie, partendo da una base che rappresenta il baricentro per i trasferimenti.

Gli spostamenti ricreativi determinano una configurazione che si estende in modo radiale dalla città: i movimenti dai centri urbani durante il fine settimana si orientano verso destinazioni facilmente accessibili (campagna, lago, mare o montagna).
Lo spostamento del turista vacanziere, invece, avviene lungo percorsi lineari, generalmente le autostrade.
Infine, per la terza tipologia, alla configurazione lineare si associa quella radiale se il turista decide di visitare i dintorni di una delle mete di viaggio.

Modello di Campbell. Fonte: Bencardino – Prezioso, p. 62.

Modello di Campbell. Fonte: Bencardino - Prezioso, p. 62.


Modello di Thurot

I modelli di origine-destinazione si basano sul fatto che la maggior parte degli spazi turistici, a diversi livelli, può essere area sia di origine che di destinazione.

Lo schema di Thurot considera tre differenti sistemi nazionali A, B e C (ma è estensibile a un numero infinito), all’interno dei quali si ha domanda e offerta turistica, interna e internazionale.

Una parte della domanda generata dal paese B sarà soddisfatta dalle sue strutture, mentre l’altra si orienta verso A e C. Lo stesso accade per il paese A, che, come B, è una realtà ad economia avanzata. Pertanto, A e B sono sia mete sia aree generatrici di turisti internazionali.

Il paese C, invece, non origina flussi turistici internazionali, ma li riceve (da A e B), così come si limita a soddisfare le esigenze degli utenti interni. Ciò dipende dal basso tenore di vita della popolazione o dai severi vincoli politici che impongono restrizioni sui viaggi all’estero (come nelle realtà dell’ex blocco sovietico).

Domanda e offerta di turismo interno (nastro nero) e internazionale (nastro bianco e tratteggiato) in paesi a economia avanzata (A e B) e in via di sviluppo (C). Fonte: Rocca, p. 84.

Domanda e offerta di turismo interno (nastro nero) e internazionale (nastro bianco e tratteggiato) in paesi a economia avanzata (A e B) e in via di sviluppo (C). Fonte: Rocca, p. 84.


Modello di Lundgren

Lundgren, nel determinare le funzioni turistiche di una località e i flussi che essa attira, stabilisce una “gerarchia della circolazione” in base al “grado di reciproca attrazione di viaggio” dei siti.
In particolare, egli classifica quattro tipi di destinazione:

1. le aree metropolitane hanno una posizione geografica centrale, sono integrate nelle reti di trasporto internazionale e in grado di scambiarsi cospicui flussi turistici;
2. le destinazioni urbane periferiche (suburbi) sono interessate da considerevoli flussi turistici, come le aree metropolitane, ma si differenziano da queste per la prevalenza degli afflussi sui deflussi, dovuta alla minore consistenza demografica e alla presenza di funzioni di rango inferiore;

Gerarchia spaziale dei flussi turistici. Fonte: Rocca, p. 85.

Gerarchia spaziale dei flussi turistici. Fonte: Rocca, p. 85.


Modello di Lundgren (segue)

3. le aree rurali periferiche, rispetto alle due categorie precedenti, sono poco estese, possiedono migliori paesaggi e offrono servizi meno qualificati; I turisti vi si recano direttamente o dopo aver visitato i suburbi e le aree metropolitane;
4. particolari ambienti naturali sono ancora più distanti dalle aree generatrici, presentano una popolazione molto ridotta e sparsa e, spesso, risultano vincolati da regole di gestione restrittive (come i parchi naturali). Queste destinazioni sono completamente dipendenti dai luoghi di origine dei flussi turistici per l’assenza di un’offerta di servizi su base locale.

La gerarchia spaziale evidenziata da Lundgren è uno strumento utile per definire le funzioni di un centro turistico e i relativi flussi.

Gerarchia spaziale dei flussi turistici. Fonte: Rocca, p. 85.

Gerarchia spaziale dei flussi turistici. Fonte: Rocca, p. 85.


Modello dinamico di sviluppo del turismo

Miossec analizza il processo di organizzazione territoriale del turismo, articolandolo per stadi di sviluppo. In particolare, egli considera le trasformazioni delle infrastrutture, dell’offerta e del comportamento dei turisti, delle amministrazioni e della popolazione locale. Le quattro fasi, previste dal modello e applicabili a diverse scale, configurano meccanismi di progressiva conquista del territorio da parte dell’attività turistica, attraverso una crescente gerarchizzazione, strutturazione e percezione dello spazio.

  • Fase 0 o pre-turistica – Il territorio è conosciuto nei suoi caratteri geografici essenziali, mancano stazioni turistiche e gli operatori locali e i residenti sono divisi tra coloro i quali reputano il turismo un’occasione di sviluppo e quelli che sono di parere opposto.
  • Fase 1 o pioniera – Il turismo si afferma gradualmente con la nascita della prima stazione, che libera il territorio dall’isolamento. I visitatori, però, hanno ancora una percezione sommaria dell’area e i residenti osservano con curiosità o indifferenza il fenomeno.
Modello dinamico di sviluppo del turismo.

Modello dinamico di sviluppo del turismo.


Modello dinamico di sviluppo del turismo (segue)

  • Fase 2 o dell’imitazione – In seguito al successo della prima stazione turistica si avvia il decollo dell’intero territorio e si intensificano i collegamenti tra i vari centri, nei quali crescono occupazione, consumi e servizi. I turisti aumentano e quelli più assidui acquisiscono una migliore percezione del luogo; i residenti si rendono conto dell’importanza del turismo.
  • Fase 3 o dell’organizzazione – Si forma un sistema gerarchico di centri di villeggiatura specializzati e si implementano complesse reti di trasporto. I prezzi di soggiorno variano in base ai diversi siti e/o anche alla qualità delle strutture ricettive. Si creano le prime forme di separazione/segregazione sia tra differenti tipologie di turisti sia tra visitatori e residenti.
  • Fase 4 o satura – Il paesaggio sovraccarico di infrastrutture e la congestione delle comunicazioni accentuano l’incompatibilità tra visitatori e comunità locali, nonché la fuga dei turisti verso altre destinazioni, per il venire meno delle condizioni ambientali che all’origine erano state il motivo di richiamo.
Modello dinamico di sviluppo del turismo.

Modello dinamico di sviluppo del turismo.


Modello dinamico di sviluppo del turismo (segue)

Miossec ipotizza una possibile quinta fase in cui la comunità locale decide di ridare vitalità al territorio, con l’attuazione di piani di sviluppo legati alla tutela dell’ambiente e alla creazione di nuove forme di turismo.
Miossec chiarisce che le regioni turistiche possono manifestare forme irreversibili di saturazione, declino e obsolescenza quando si identificano con un’unica funzione turistica.
Il contributo di Miossec risulta fondamentale, in quanto offre una valida concettualizzazione del processo di sviluppo turistico, capace di trovare riscontro in molti casi pratici. Il modello, inoltre, pur prevedendo uno stadio di riconversione e ringiovanimento della regione, come nello schema del ciclo di vita di una località turistica, se ne discosta poiché considera la riscoperta e il recupero soltanto delle risorse e dei valori tradizionali, quali mare, spiaggia, sport ecc.

Modello dinamico di sviluppo del turismo.

Modello dinamico di sviluppo del turismo.


Modello generale dell’organizzazione dello spazio turistico

Secondo il modello generale dell’organizzazione dello spazio turistico, attorno all’area generatrice di flussi (soprattutto grandi città) si creano delle fasce concentriche, il cui livello di fruizione turistica varia in base ai trasporti, ai costi e alle motivazioni del viaggio.
Prima fascia – comprende le località più prossime ai luoghi di irradiazione, verso le quali i turisti si spostano frequentemente per tutto l’anno, utilizzando soprattutto i mezzi di trasporto terrestri e marittimi, mentre è quasi del tutto escluso l’impiego dell’aereo. Sono presenti soprattutto le seconde case e le attrezzature ricettive e pararicettive sono utilizzate da turisti occasionali o da escursionisti.
Seconda fascia – rientrano località più lontane e dalla lunga tradizione turistica, che sono raggiungibili prevalentemente con l’aereo. Dunque, si tratta di un turismo di soggiorno piuttosto che di transito.

Modello generale dell’organizzazione dello spazio turistico.

Modello generale dell'organizzazione dello spazio turistico.


Modello generale dell’organizzazione dello spazio turistico (segue)

Terza fascia – sono inclusi luoghi turistici di recente scoperta, che, nonostante gli esigui flussi, hanno un alto potenziale di attrazione. Lo spostamento è effettuato soprattutto con il mezzo aereo, ma anche con quelli terrestri.
Quarta fascia – si estende a tutto il mondo, poiché rientrano le destinazioni molto lontane, dove le risorse non sono state ancora valorizzate e i turisti sono attratti dal fascino della “novità” e della “scoperta”.
Le cinture, però, sono elastiche e non perfettamente concentriche, poiché i fattori politici, ambientali, economici ecc. possono deformarle. Ad esempio, l’aumento del reddito medio nel paese generatore può provocare la dilatazione delle fasce, mentre una diminuzione può causarne il restringimento.
Inoltre, all’interno di ciascuna cintura si può trovare un centro di emissione secondario che riproduce, in dimensioni minori, il modello del centro d’irradiazione primario.

Modello generale dell’organizzazione dello spazio turistico.

Modello generale dell'organizzazione dello spazio turistico.


Ciclo di vita di una località turistica

Butler, ispirandosi alla teoria del ciclo di vita del prodotto, e, per grandi linee, al modello di Miossec, sostiene che una località turistica svolge un ciclo di vita che passa di solito attraverso varie fasi evolutive, ciascuna connotata da un diverso andamento della domanda, da specifiche configurazioni dell’offerta, da precise problematiche di crescita e da differenti assetti territoriali:
1. scoperta – pochi visitatori, alla ricerca della tranquillità e della bellezza paesaggistica, si dirigono verso una località sconosciuta al grande mercato turistico e dove mancano infrastrutture e strutture;
2. esplorazione – la comunità locale, considerate le potenzialità di sviluppo turistico, comincia ad organizzare l’offerta e nascono le prime attività (soprattutto familiari), aumentano le occasioni di reddito e di occupazione;

Ciclo di vita di una località turistica. Fonte: Formica, 2006, p. 168

Ciclo di vita di una località turistica. Fonte: Formica, 2006, p. 168

Fasi caratterizzanti il ciclo di vita di una località turistica. Fonte: Formica, 2006, p. 168

Fasi caratterizzanti il ciclo di vita di una località turistica. Fonte: Formica, 2006, p. 168


Ciclo di vita di una località turistica (segue)

3. sviluppo o decollo – l’accresciuta notorietà del centro al livello nazionale e internazionale fa aumentare i flussi turistici e il settore pubblico interviene incisivamente, creando le infrastrutture atte a garantire l’accessibilità e fornendo gli approvvigionamenti idraulici ed energetici e gli altri servizi di pubblica utilità. Poiché spesso il sistema locale non è in grado di sostenere l’aumento del numero di visitatori, affluiscono anche capitali esterni, che rischiano, nel tempo, di spiazzare o sostituire quelli locali. A ciò si aggiunge il pericolo di un deterioramento dei servizi e dell’ambiente per il maggior uso delle strutture e per l’incremento dei turisti;

4. consolidamento – la località ha raggiunto una specializzazione nel turismo, che diventa l’attività principale, se non l’unica. La clientela continua a crescere, ma con ritmi meno sostenuti delle fasi precedenti, al punto da rendere necessaria l’adozione di interventi per prolungare la stagione turistica. Si manifestano i primi danni ambientali, che tendono ad allontanare i segmenti più remunerativi della domanda;

Ciclo di vita di una destinazione turistica.
Fonte: Formica, 2006, p. 168

Ciclo di vita di una destinazione turistica. Fonte: Formica, 2006, p. 168

Fasi caratterizzanti il ciclo di vita di una località turistica. Fonte: Formica, 2006, p. 168

Fasi caratterizzanti il ciclo di vita di una località turistica. Fonte: Formica, 2006, p. 168


Ciclo di vita di una località turistica (segue)

5. stagnazione – la stazione raggiunge il massimo numero di presenze. Gli impatti prodotti dal superamento della capacità di carico (congestione, degrado ambientale) stimolano una forte opposizione verso il turismo da parte della comunità locale. Pertanto, gli ulteriori afflussi turistici si manifestano esclusivamente nelle aree periferiche;

6. declino – avendo perso forza attrattiva, il centro turistico registra una costante riduzione della quota di mercato, a vantaggio di nuove mete. Il sistema economico entra in crisi (contrazione dell’occupazione e delle imprese), fino all’uscita definitiva della stazione dal mercato turistico;

7. ringiovanimento – in alternativa al declino, la località può recuperare posizioni, implementando politiche turistiche mirate a creare nuove motivazioni di viaggio e di soggiorno e a indirizzare l’offerta verso diversi segmenti di domanda (ad esempio, affiancando alle tradizionali risorse nuove attrattive complementari di natura artificiale, come casinò, parchi giochi, campi da golf; oppure valorizzando risorse fino a quel momento trascurate).

Ciclo di vita di una destinazione turistica.
Fonte: Formica, 2006, p. 168

Ciclo di vita di una destinazione turistica. Fonte: Formica, 2006, p. 168

Fasi caratterizzanti il ciclo di vita di una località turistica. Fonte: Formica, 2006, p. 168

Fasi caratterizzanti il ciclo di vita di una località turistica. Fonte: Formica, 2006, p. 168


Classificazione tipologica delle regioni turistiche

Partendo dallo schema di Butler e dal modello di Miossec, Pollice individua quattro distinte tipologie di regioni:
Regioni turistiche potenziali

  • Presenza di risorse culturali e paesaggistiche capaci di sviluppare sufficienti livelli di domanda e di offerta
  • Attività turistica marginale
  • Pochi investimenti nel turismo

Regioni turistiche in espansione

  • La domanda e l’offerta crescono sia sul piano quantitativo sia su quello tipologico
  • Diversificazione dei servizi pararicettivi e complementari
  • Espansione territoriale del turismo
  • Investimenti infrastrutturali per fini turistici
  • Iniziative imprenditoriali esogene

Classificazione tipologica delle regioni turistiche (segue)

Regioni turistiche mature

  • La domanda continua ad aumentare, ma con incrementi progressivamente decrescenti
  • Stabilizzazione dell’articolazione temporale e della tipologia dei flussi
  • Riorganizzazione dell’offerta in relazione ai target più significativi
  • Esaurimento del processo espansivo
  • Periferie in crescita
  • Gerarchizzazione e specializzazione dello spazio

Regioni turistiche sature

  • Saturazione del potere di attrazione del contesto territoriale sui flussi di visitatori, ma non delle infrastrutture
  • Riduzione della domanda
  • Decremento dei prezzi
  • Calo dei profitti
  • Contrazione degli investimenti
  • Dequalificazione dei flussi turistici e dell’immagine dell’area

Classificazione tipologica delle regioni turistiche (segue)

I processi involutivi descritti possono produrre il declino dell’area turistica, caratterizzato dalla flessione della domanda e dalla progressiva dequalificazione dell’offerta. Per rimediare a tale situazione risulta necessario impegnare cospicui investimenti, che non sempre gli operatori locali sono in grado di sostenere.

L’approccio sistemico

L’accresciuta complessità delle attività turistiche ha determinato l’esigenza di rivedere i primi modelli teorici di analisi per adeguarli alla nuova realtà.

L’internazionalizzazione dei mercati, lo sviluppo di destinazioni turistiche nuove e competitive, la diffusione di tecnologie informatiche hanno determinato una profonda riconfigurazione della domanda e dell’offerta, mettendo in luce i nuovi fattori di competitività e di squilibrio.

Il corretto approccio delle politiche di sviluppo turistico richiede il passaggio da interventi “calati dall’alto” e di tipo settoriale, che considerano il territorio quale mero contenitore di risorse da sfruttare, ad iniziative mirate alla valorizzazione delle potenzialità locali con il coinvolgimento degli stakeholder. In questo senso, il territorio è promotore del proprio sviluppo e, quindi, costituisce esso stesso un fattore di competitività.

La territorializzazione delle politiche turistiche prevede:

  • il decentramento istituzionale;
  • la contestualizzazione degli interventi.

In Italia, il decentramento si è manifestato soprattutto a partire dagli anni Ottanta del XX secolo. Lo Stato, infatti, ha compreso la necessità di delegare la materia turistica, attribuendo poteri ad organi locali di governo o istituendo organi sub-regionali.

LA SPECIFICITÀ DI CIASCUNA REALTÀ TURISTICA IMPONE LA REALIZZAZIONE DI PIANI DI SVILUPPO DIFFERENZIATI

L’approccio sistemico

In sintesi, nell’approccio sistemico assumono un ruolo determinante:

  • il territorio, con le sue risorse storico-culturali, ambientali, nonché con le sue reti di soggetti e di imprese;
  • la territorialità, cioè la risposta collettiva del livello locale fondata sull’interazione tra soggetti e luoghi e sul rapporto dinamico tra componenti sociali e ciò che di materiale e immateriale è proprio del territorio;
  • le qualità sociali e ambientali, come elementi centrali di nuovi equilibri territoriali;
  • la sostenibilità territoriale dello sviluppo, cioè la capacità di riprodurre il capitale territoriale e di conservarne l’ identità;
  • il passaggio dai modelli del government a quelli della governance, cioè dalla imposizione autoritaria delle scelte alla costruzione negoziale del consenso su specifici progetti, mediante forme di partenariato e di cooperazione interistituzionale.

L’approccio sistemico (segue)

Tale approccio ha significato il trasferimento di funzioni alle Regioni italiane che non sempre hanno intrapreso azioni efficaci, a causa di:
a) incapacità di gestire la complessità del turismo, preferendo interventi puntuali piuttosto che piani strategici integrati;
b) l’eterogeneità dei contesti regionali ha richiesto strategie d’intervento diversificate (entità subregionali o sub-provinciali);
c) la difficoltà di individuare realtà territoriali sistemiche.

Il legislatore, anche al fine di migliorare la qualità e l’efficienza dell’offerta e di assicurare il radicamento territoriale di essa ha emanato la Legge 29 marzo, 2001, n. 135 «Nuova legge sul turismo», nella quale è espressamente riconosciuta la dimensione territoriale dello sviluppo turistico. Nell’articolo 5 è prevista l’istituzione dei Sistemi Turistici Locali (STL) definiti come
contesti turistici omogenei o integrati, comprendenti ambiti appartenenti anche a regioni diverse, caratterizzati dall’offerta integrata di beni culturali, ambientali e di attrazioni turistiche, compresi i prodotti tipici dell’agricoltura e dell’artigianato locale, o dalla presenza diffusa di imprese turistiche singole o associate“.

L’approccio sistemico (segue)

La Legge sostiene:

  • l’identificazione del prodotto con il territorio;
  • la presenza di forze e di capacità di aggregazione locale;
  • la competitività del sistema basata sulla sinergia tra i soggetti (imprese turistiche e quelle complementari e di supporto, residenti, Enti locali) e quegli elementi (risorse attrattive primarie naturali, umane, culturali ecc. e infrastrutture che ne agevolano la fruizione) che compongono il STL;
  • il soddisfacimento delle esigenze dei consumatori/turisti;
  • la realizzazione di strategie di processo e di competizione territoriale;
  • il superamento dei problemi di frammentazione dell’offerta.

L’approccio sistemico (segue)

Fasi di costituzione del STL:

  • indirizzo (lo Stato fissa i principi e gli obiettivi);
  • promozione (gli Enti locali territoriali e i soggetti privati hanno il compito di sostenere lo sviluppo del territorio di riferimento);
  • riconoscimento (a cura delle Regioni).

Con la Legge 135/2001 sono stati attribuiti agli Enti locali funzioni strategiche per lo sviluppo turistico italiano. In particolare, i Comuni assumono un ruolo di protagonisti nel processo di costituzione e gestione dei STL, così come le altre imprese e gli attori locali che concorrono alla qualità dell’offerta.

L’approccio sistemico (segue)

In sintesi, le novità del nuovo modello organizzativo sono:

  • l’importanza della dimensione territoriale dell’offerta turistica;
  • l’integrazione fra le varie componenti del sistema;
  • la caratterizzazione del STL strutturata sulle peculiarità dell’ambito geografico;
  • l’affermazione non solo di ambiti turisticamente affermati e con elevata concentrazione di imprese turistiche, ma anche di aree ricche di risorse e con un alto potenziale di sviluppo;
  • il superamento della tradizionale separazione tra le politiche per il turismo e quelle per i beni culturali;
  • l’attribuzione di un valore primario alla promozione e alla programmazione “dal basso”;
  • la dimensione territoriale del STL è variabile, perché non è vincolata dalla Legge né a parametri di ampiezza o di consistenza dell’offerta né ai confini amministrativi degli Enti territoriali.

I materiali di supporto della lezione

BENCARDINO F., PREZIOSO M. , Geografia del turismo, Milano, McGraw-Hill, 2007.

DEWAILLY J-M. , FLAMENT E. , Geografia del turismo e delle attività ricreative, Bologna, CLUEB, 1993.

Altri riferimenti bibliografici:

CAMPBELL C.K. , “An Approach to Research in Recreational Geography”, in Minghi J.V. (ed.), The Geographer and the Public Environment, B.C. Geographical Series, n.7, Occasional Papers in Geography, Tantalus, pp. 85-90.

CASARI M. , Turismo e geografia, Milano, Hoepli, 2008.

FORMICA C. , Lezioni di geografia del turismo, Napoli, Editrice Ferraro, 2006.

LOZATO-GIOTART J.P. , Geografia del turismo., Milano, Hoepli, 2008.

LUNDGREN J.O.J. , “Geographic Concepts and the Development of Tourism Research in Canada”, in GeoJournal, 8, 1, 1984, pp. 17-25.

MIOSSEC J.M. , “Elémentes pour une théorie de l'espace touristique”, in Les Chaiers du Tourisme, serie C36, Aix-en-Provence, 1976.

MIOSSEC J.M. ,“L'image touristique comme introduction à la géographie du tourisme”, in Annales de Géographie, 86, pp.55-70.

PEARCE D.G. , Turismo oggi. Flussi e regioni nel mercato delle vacanze, Torino, Edizioni Ulisse, 1989.

POLLICE F. , Territori del turismo. Una lettura geografica delle politiche del turismo, Milano, Franco Angeli, 2002.

TOSCHI U. , Corso di geografia economica generale, Bari, Macri, 1948.

TOSCHI U., “Aspetti dell'economia turistica in Italia”, in Atti del XVII Congresso geografico Italiano, Bari, 1957, vol.II, pp. 443-690.

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