Obiettivo
Analizzare le relazioni tra attività ricreative e territorio, per comprendere la centralità di quest’ultimo nelle dinamiche di sviluppo turistico.
Argomenti
Dagli anni Sessanta del XX secolo, i Geografi hanno elaborato modelli spaziali di interpretazione del fenomeno turistico, la gran parte dei quali è basata sulla origine-destinazione. Per modello s’intende “una versione semplificata della realtà, costruito allo scopo di dimostrare certe proprietà del reale”.
In particolare, sono presi in considerazione:
Toschi ha elaborato il primo schema interpretativo del fenomeno turistico, che risulta ancora oggi di particolare interesse. Il modello, nel distinguere le regioni di partenza (attive), di arrivo (passive) e di transito, consente di analizzare i movimenti di persone, di denaro, di beni ed informazioni che interessano la “stazione” (località) turistica e che assumono la caratteristica, di volta in volta, della univocità e della biunivocità.
Toschi individua quattro tipologie di flussi di natura bidirezionale e di differente intensità:
1 – movimento delle persone (turisti, lavoratori pendolari e stagionali) diretto sia verso la località turistica sia verso l’esterno, con diversa intensità, a seconda della stagione e della destinazione;
2 – movimento di merci e servizi. Lo sviluppo della stazione turistica concorre ad accrescere la domanda di beni materiali ed immateriali (direttamente ed indirettamente legati al comparto);
3 – movimento di capitali. I pagamenti dei turisti, le sovvenzioni concesse dagli Enti pubblici, le tasse pagate dai turisti e dagli operatori residenti, le polizze assicurative, i redditi da lavoro e da capitale ecc. sono impiegati per la crescita dell’attività turistica e dell’indotto;
4. movimento di informazioni che circolano all’interno della località turistica e da/verso l’esterno (passaparola, pubblicità, riviste specializzate, media, informazioni non legate direttamente al turismo ecc.).
Toschi fa riferimento al luogo anziché alla regione, ma la sua costruzione teorica è ancora utile nell’attività di pianificazione turistica.
Mariot individua tre possibili percorsi di collegamento tra la residenza abituale (origine) e un centro turistico (destinazione):
I primi due, che possono anche coincidere, consentono di accedere ai luoghi direttamente. In alternativa, i turisti possono optare per il percorso ricreativo, che, pur essendo talvolta più lungo, offre l’opportunità di godere delle risorse ricettive e ricreative delle località intermedie.
Una variante al modello prevede che l’utente ricorra al percorso ricreativo solo per una parte del viaggio, entrandovi o uscendone in un determinato punto tra l’origine e la destinazione.
Campbell distingue le diverse configurazioni spaziali generate dal turismo itinerante e da quello stanziale e individua le tipologie di turisti in base a tre motivazioni:
Gli spostamenti ricreativi determinano una configurazione che si estende in modo radiale dalla città: i movimenti dai centri urbani durante il fine settimana si orientano verso destinazioni facilmente accessibili (campagna, lago, mare o montagna).
Lo spostamento del turista vacanziere, invece, avviene lungo percorsi lineari, generalmente le autostrade.
Infine, per la terza tipologia, alla configurazione lineare si associa quella radiale se il turista decide di visitare i dintorni di una delle mete di viaggio.
I modelli di origine-destinazione si basano sul fatto che la maggior parte degli spazi turistici, a diversi livelli, può essere area sia di origine che di destinazione.
Lo schema di Thurot considera tre differenti sistemi nazionali A, B e C (ma è estensibile a un numero infinito), all’interno dei quali si ha domanda e offerta turistica, interna e internazionale.
Una parte della domanda generata dal paese B sarà soddisfatta dalle sue strutture, mentre l’altra si orienta verso A e C. Lo stesso accade per il paese A, che, come B, è una realtà ad economia avanzata. Pertanto, A e B sono sia mete sia aree generatrici di turisti internazionali.
Il paese C, invece, non origina flussi turistici internazionali, ma li riceve (da A e B), così come si limita a soddisfare le esigenze degli utenti interni. Ciò dipende dal basso tenore di vita della popolazione o dai severi vincoli politici che impongono restrizioni sui viaggi all’estero (come nelle realtà dell’ex blocco sovietico).
Lundgren, nel determinare le funzioni turistiche di una località e i flussi che essa attira, stabilisce una “gerarchia della circolazione” in base al “grado di reciproca attrazione di viaggio” dei siti.
In particolare, egli classifica quattro tipi di destinazione:
1. le aree metropolitane hanno una posizione geografica centrale, sono integrate nelle reti di trasporto internazionale e in grado di scambiarsi cospicui flussi turistici;
2. le destinazioni urbane periferiche (suburbi) sono interessate da considerevoli flussi turistici, come le aree metropolitane, ma si differenziano da queste per la prevalenza degli afflussi sui deflussi, dovuta alla minore consistenza demografica e alla presenza di funzioni di rango inferiore;
3. le aree rurali periferiche, rispetto alle due categorie precedenti, sono poco estese, possiedono migliori paesaggi e offrono servizi meno qualificati; I turisti vi si recano direttamente o dopo aver visitato i suburbi e le aree metropolitane;
4. particolari ambienti naturali sono ancora più distanti dalle aree generatrici, presentano una popolazione molto ridotta e sparsa e, spesso, risultano vincolati da regole di gestione restrittive (come i parchi naturali). Queste destinazioni sono completamente dipendenti dai luoghi di origine dei flussi turistici per l’assenza di un’offerta di servizi su base locale.
La gerarchia spaziale evidenziata da Lundgren è uno strumento utile per definire le funzioni di un centro turistico e i relativi flussi.
Miossec analizza il processo di organizzazione territoriale del turismo, articolandolo per stadi di sviluppo. In particolare, egli considera le trasformazioni delle infrastrutture, dell’offerta e del comportamento dei turisti, delle amministrazioni e della popolazione locale. Le quattro fasi, previste dal modello e applicabili a diverse scale, configurano meccanismi di progressiva conquista del territorio da parte dell’attività turistica, attraverso una crescente gerarchizzazione, strutturazione e percezione dello spazio.
Miossec ipotizza una possibile quinta fase in cui la comunità locale decide di ridare vitalità al territorio, con l’attuazione di piani di sviluppo legati alla tutela dell’ambiente e alla creazione di nuove forme di turismo.
Miossec chiarisce che le regioni turistiche possono manifestare forme irreversibili di saturazione, declino e obsolescenza quando si identificano con un’unica funzione turistica.
Il contributo di Miossec risulta fondamentale, in quanto offre una valida concettualizzazione del processo di sviluppo turistico, capace di trovare riscontro in molti casi pratici. Il modello, inoltre, pur prevedendo uno stadio di riconversione e ringiovanimento della regione, come nello schema del ciclo di vita di una località turistica, se ne discosta poiché considera la riscoperta e il recupero soltanto delle risorse e dei valori tradizionali, quali mare, spiaggia, sport ecc.
Secondo il modello generale dell’organizzazione dello spazio turistico, attorno all’area generatrice di flussi (soprattutto grandi città) si creano delle fasce concentriche, il cui livello di fruizione turistica varia in base ai trasporti, ai costi e alle motivazioni del viaggio.
Prima fascia – comprende le località più prossime ai luoghi di irradiazione, verso le quali i turisti si spostano frequentemente per tutto l’anno, utilizzando soprattutto i mezzi di trasporto terrestri e marittimi, mentre è quasi del tutto escluso l’impiego dell’aereo. Sono presenti soprattutto le seconde case e le attrezzature ricettive e pararicettive sono utilizzate da turisti occasionali o da escursionisti.
Seconda fascia – rientrano località più lontane e dalla lunga tradizione turistica, che sono raggiungibili prevalentemente con l’aereo. Dunque, si tratta di un turismo di soggiorno piuttosto che di transito.
Terza fascia – sono inclusi luoghi turistici di recente scoperta, che, nonostante gli esigui flussi, hanno un alto potenziale di attrazione. Lo spostamento è effettuato soprattutto con il mezzo aereo, ma anche con quelli terrestri.
Quarta fascia – si estende a tutto il mondo, poiché rientrano le destinazioni molto lontane, dove le risorse non sono state ancora valorizzate e i turisti sono attratti dal fascino della “novità” e della “scoperta”.
Le cinture, però, sono elastiche e non perfettamente concentriche, poiché i fattori politici, ambientali, economici ecc. possono deformarle. Ad esempio, l’aumento del reddito medio nel paese generatore può provocare la dilatazione delle fasce, mentre una diminuzione può causarne il restringimento.
Inoltre, all’interno di ciascuna cintura si può trovare un centro di emissione secondario che riproduce, in dimensioni minori, il modello del centro d’irradiazione primario.
Butler, ispirandosi alla teoria del ciclo di vita del prodotto, e, per grandi linee, al modello di Miossec, sostiene che una località turistica svolge un ciclo di vita che passa di solito attraverso varie fasi evolutive, ciascuna connotata da un diverso andamento della domanda, da specifiche configurazioni dell’offerta, da precise problematiche di crescita e da differenti assetti territoriali:
1. scoperta – pochi visitatori, alla ricerca della tranquillità e della bellezza paesaggistica, si dirigono verso una località sconosciuta al grande mercato turistico e dove mancano infrastrutture e strutture;
2. esplorazione – la comunità locale, considerate le potenzialità di sviluppo turistico, comincia ad organizzare l’offerta e nascono le prime attività (soprattutto familiari), aumentano le occasioni di reddito e di occupazione;
3. sviluppo o decollo – l’accresciuta notorietà del centro al livello nazionale e internazionale fa aumentare i flussi turistici e il settore pubblico interviene incisivamente, creando le infrastrutture atte a garantire l’accessibilità e fornendo gli approvvigionamenti idraulici ed energetici e gli altri servizi di pubblica utilità. Poiché spesso il sistema locale non è in grado di sostenere l’aumento del numero di visitatori, affluiscono anche capitali esterni, che rischiano, nel tempo, di spiazzare o sostituire quelli locali. A ciò si aggiunge il pericolo di un deterioramento dei servizi e dell’ambiente per il maggior uso delle strutture e per l’incremento dei turisti;
4. consolidamento – la località ha raggiunto una specializzazione nel turismo, che diventa l’attività principale, se non l’unica. La clientela continua a crescere, ma con ritmi meno sostenuti delle fasi precedenti, al punto da rendere necessaria l’adozione di interventi per prolungare la stagione turistica. Si manifestano i primi danni ambientali, che tendono ad allontanare i segmenti più remunerativi della domanda;
5. stagnazione – la stazione raggiunge il massimo numero di presenze. Gli impatti prodotti dal superamento della capacità di carico (congestione, degrado ambientale) stimolano una forte opposizione verso il turismo da parte della comunità locale. Pertanto, gli ulteriori afflussi turistici si manifestano esclusivamente nelle aree periferiche;
6. declino – avendo perso forza attrattiva, il centro turistico registra una costante riduzione della quota di mercato, a vantaggio di nuove mete. Il sistema economico entra in crisi (contrazione dell’occupazione e delle imprese), fino all’uscita definitiva della stazione dal mercato turistico;
7. ringiovanimento – in alternativa al declino, la località può recuperare posizioni, implementando politiche turistiche mirate a creare nuove motivazioni di viaggio e di soggiorno e a indirizzare l’offerta verso diversi segmenti di domanda (ad esempio, affiancando alle tradizionali risorse nuove attrattive complementari di natura artificiale, come casinò, parchi giochi, campi da golf; oppure valorizzando risorse fino a quel momento trascurate).
Partendo dallo schema di Butler e dal modello di Miossec, Pollice individua quattro distinte tipologie di regioni:
Regioni turistiche potenziali
Regioni turistiche in espansione
Regioni turistiche mature
Regioni turistiche sature
I processi involutivi descritti possono produrre il declino dell’area turistica, caratterizzato dalla flessione della domanda e dalla progressiva dequalificazione dell’offerta. Per rimediare a tale situazione risulta necessario impegnare cospicui investimenti, che non sempre gli operatori locali sono in grado di sostenere.
L’accresciuta complessità delle attività turistiche ha determinato l’esigenza di rivedere i primi modelli teorici di analisi per adeguarli alla nuova realtà.
L’internazionalizzazione dei mercati, lo sviluppo di destinazioni turistiche nuove e competitive, la diffusione di tecnologie informatiche hanno determinato una profonda riconfigurazione della domanda e dell’offerta, mettendo in luce i nuovi fattori di competitività e di squilibrio.
Il corretto approccio delle politiche di sviluppo turistico richiede il passaggio da interventi “calati dall’alto” e di tipo settoriale, che considerano il territorio quale mero contenitore di risorse da sfruttare, ad iniziative mirate alla valorizzazione delle potenzialità locali con il coinvolgimento degli stakeholder. In questo senso, il territorio è promotore del proprio sviluppo e, quindi, costituisce esso stesso un fattore di competitività.
La territorializzazione delle politiche turistiche prevede:
In Italia, il decentramento si è manifestato soprattutto a partire dagli anni Ottanta del XX secolo. Lo Stato, infatti, ha compreso la necessità di delegare la materia turistica, attribuendo poteri ad organi locali di governo o istituendo organi sub-regionali.
LA SPECIFICITÀ DI CIASCUNA REALTÀ TURISTICA IMPONE LA REALIZZAZIONE DI PIANI DI SVILUPPO DIFFERENZIATI
In sintesi, nell’approccio sistemico assumono un ruolo determinante:
Tale approccio ha significato il trasferimento di funzioni alle Regioni italiane che non sempre hanno intrapreso azioni efficaci, a causa di:
a) incapacità di gestire la complessità del turismo, preferendo interventi puntuali piuttosto che piani strategici integrati;
b) l’eterogeneità dei contesti regionali ha richiesto strategie d’intervento diversificate (entità subregionali o sub-provinciali);
c) la difficoltà di individuare realtà territoriali sistemiche.
Il legislatore, anche al fine di migliorare la qualità e l’efficienza dell’offerta e di assicurare il radicamento territoriale di essa ha emanato la Legge 29 marzo, 2001, n. 135 «Nuova legge sul turismo», nella quale è espressamente riconosciuta la dimensione territoriale dello sviluppo turistico. Nell’articolo 5 è prevista l’istituzione dei Sistemi Turistici Locali (STL) definiti come
“contesti turistici omogenei o integrati, comprendenti ambiti appartenenti anche a regioni diverse, caratterizzati dall’offerta integrata di beni culturali, ambientali e di attrazioni turistiche, compresi i prodotti tipici dell’agricoltura e dell’artigianato locale, o dalla presenza diffusa di imprese turistiche singole o associate“.
La Legge sostiene:
Fasi di costituzione del STL:
Con la Legge 135/2001 sono stati attribuiti agli Enti locali funzioni strategiche per lo sviluppo turistico italiano. In particolare, i Comuni assumono un ruolo di protagonisti nel processo di costituzione e gestione dei STL, così come le altre imprese e gli attori locali che concorrono alla qualità dell’offerta.
In sintesi, le novità del nuovo modello organizzativo sono:
1. Oggetto di studio e metodi della geografia
2. Il problema ambientale nelle società contemporanee
3. L'organizzazione territoriale degli spazi agricoli
5. La produzione mineraria ed energetica
6. L'organizzazione territoriale dell'industria: teoria e fattori
7. Dalla localizzazione industriale alla competitività territoriale
8. Commercio e organizzazione dello spazio economico
9. Il settore terziario: natura e localizzazione dei servizi
10. Dinamica, distribuzione e mobilità territoriale della popolazione
11. Uso e struttura dello spazio urbano
12. Il processo evolutivo del turismo a scala internazionale
13. Caratteristiche e potenzialità delle risorse nelle loro implicazioni territoriali
14. Le risorse turistiche naturali e artificiali
15. Caratteri del comportamento turistico
17. La struttura degli spazi turistici
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