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Roberto Maglio » 13.Le valutazioni di fine periodo


Valori delle rimanenze a fine periodo

Per un’impresa in normale funzionamento i valori delle operazioni in corso sono valutati tenendo conto di come si potranno svolgere le attività produttive in futuro.

  • Attività : saranno valutate come beni disponibili per le produzioni future.
  • Passività: saranno valutate come obbligazioni future da soddisfare.

La valutazione dei beni disponibili è connessa alle loro prospettive di utilizzo nelle future combinazioni produttive.
Tale valutazione è funzione dei ricavi futuri realizzabili dalla chiusura del circuito produttivo.
La misura di tali ricavi dipende dal prezzo o della vendita diretta del bene (valore di realizzo diretto) o della vendita del bene realizzato col concorso di quel fattore produttivo (valore di realizzo indiretto).

Valore di realizzo diretto

Valore di presumibile realizzo diretto

Si utilizza per valutare prodotti finiti, merci, semilavorati.

Rappresenta la quota-parte del prezzo che l’impresa ritiene di poter realizzare vendendo direttamente il bene in rimanenza.

Si determina in funzione del rapporto tra il costo del bene in rimanenza e il costo totale della combinazione produttiva cui il bene partecipa.

Valore di realizzo diretto – esempio 1

Si attiva una combinazione produttiva per acquistare e vendere la merce A
Costo di acquisto merce A = 60
Costi di vendita

Trasporti/assicurazioni = 5
Provvigioni = 5

Costi per servizi vari = 10
Costo totale della produzione = 80

Costo bene in rimanenza (60) / Costo totale della produzione (80)
si applica al Prezzo presunto di vendita (100), per cui si avrà il vslore presumibile come inidcato nella figura a lato.


Valori rimanenze: ipotesi utilizzata in pratica


Valori rimanenze: seconda ipotesi


Valori rimanenze: terza ipotesi


Valori rimanenze: quarta ipotesi


Valore di realizzo indiretto

Valore di presumibile realizzo indiretto
Si utilizza per valutare i beni non destinati alla vendita diretta, (ffs, ffr, semilavorati).

Quota-parte del presunto prezzo che l’impresa ritiene di poter realizzare vendendo il prodotto realizzato col concorso del bene in rimanenza.
Si determina in funzione del rapporto tra il costo del bene in rimanenza e il costo totale della combinazione produttiva cui il bene partecipa.

Valore di realizzo indiretto – esempio 2

Si attiva una combinazione produttiva per produrre e vendere il prodotto B
Costo di acquisto materia a 50
Costo di acquisto materia b 10
Costo lavoro 30
Costo energia 20
Costi di vendita

Trasporti/assicurazioni 10
Provvigioni 20

Costi per servizi vari 10
Costo totale della produzione 150

Costo bene a in rimanenza (50) / Costo totale della produzione (150)
si applica al Prezzo presunto di vendita (120)


Valutazione rimanenze – attività

I valori di presumibile realizzo diretto ed indiretto rappresentano i valori massimi che possono essere assegnati alle attività.
Oltre tali limiti i valori attribuiti sono non ragionevoli, poiché irrealizzabili nelle prospettive della attività futura dell’impresa.


Valutazione rimanenze – passività

I valori delle passività possono essere rappresentati da una fascia di valori compresi tra il valore nominale dell’obbligazione e il valore di presumibile estinzione.


Principio di prudenza

La valutazione delle rimanenze è strumentale alla determinazione di un reddito di esercizio attendibile;
Le «operazioni in corso» vanno iscritte ai valori con la maggiore probabilità di essere recuperati dai ricavi futuri
La valutazione avviene al costo, quando questo è più basso del valore di presumibile realizzo, ossia il valore più basso tra quelli ragionevoli (principio della prudenza).

Finalità del principio della prudenza
Non attribuire al periodo in chiusura utili futuri presunti, rivenienti dal collocamento sul mercato dei prodotti ad un prezzo superiore al costo.
Tali utili presunti, infatti, appartengono al periodo in cui saranno realizzati i ricavi.

Il principio della prudenza si applica:

  • attività : Solo quando il valore di presumibile realizzo è superiore al costo;
  • passività: Solo quando il valore di presumibile estinzione è inferiore al valore nominale.

Convenzioni per la valutazione delle rimanenze

1) Convenzione del minor valore per le attività o convenzione del costo.

Le attività vanno iscritte al costo di acquisizione o di produzione o al valore di presumibile realizzo se inferiore al costo.

2) Convenzione del maggior valore per le passività.

La passività vanno iscritte al valore nominale o al valore presumibile estinzione se superiore al valore nominale.

3) Imputazione al periodo dei costi futuri presunti.

Costi/perdite futuri presunti derivanti da rischi specifici e che già gravano sulla gestione al tempo tn vanno anticipati all’esercizio in chiusura.

Capitale di funzionamento

Identifica un insieme di attività e passività valutate secondo prudenza in un’ottica di continuazione della vita dell’impresa.
È determinato per assegnare a ciascun periodo la porzione di reddito proveniente dai processi produttivi compiuti in quello stesso periodo.


Capitale di liquidazione

È il valore che può essere assegnato al capitale nella fase di cessazione dell’attività d’impresa per liquidazione dell’attivo e del passivo.

I beni perdono il vincolo di destinazione e hanno un valore correlato alla loro singola attitudine allo scambio.

Supponiamo che:

  • il valore di cessione degli immobili sia €12.000
  • il valore di cessione degli impianti sia € 1.000
  • il 25% dei crediti non è recuperabile

Capitale economico

Rappresenta il valore a cui un complesso può essere scambiato, tenendo conto delle aspettative future.

La domanda che possiamo porci è : quanto siamo disposti a pagare per la seguente impresa?


I materiali di supporto della lezione

Cavalieri ─ Franceschi, Economia aziendale, vol. I, seconda edizione, Giappichelli, Torino, 2008.

Cerbioni-Cinquini-Sostero; Contabilità e bilancio, seconda edizione McGraw-Hill, 2006.

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