Le comunità umane al pari di quelle animali condividono modelli di cooperazione, conflitto, dominanza e deferenza, ma si differenziano per la complessità e varietà dei sistemi abitativi, per la specializzazione e divisione del lavoro più sviluppata di quella animale, e modelli di interdipendenza e comunicazione più complessi.
Per una migliore distinzione tra comunità animali e quelle umane può essere utile il concetto di capitale sociale, ossia l’insieme delle relazioni sociali di cui un soggetto individuale o collettivo dispone in un determinato momento. Esso ha le caratteristiche di un bene collettivo, non è divisibile ed i suoi vantaggi vanno a tutti coloro che partecipano alla rete. All’interno di una società, la dotazione di capitale sociale può variare sensibilmente tra le diverse comunità locali (Cartocci 2007).
Il termine comunità ha diverse connotazioni e risulta difficile una definizione univoca. Per Schonore (1973) la comunità è una popolazione che ha radici in uno stesso territorio, che conduce una vita quotidiana interdipendente e che svolge numerose attività rispondenti a bisogni economici e sociali comuni. Tale definizione include sia le popolazioni rurali che urbane ma, al tempo stesso, distingue il concetto di comunità da altre associazioni o gruppi volontari.
È quel processo consistente di concentrazione di popolazione nelle città. Tra il IV e III millennio a.C. si ebbe la comparsa e lo sviluppo delle prime città tra il Tigri e l’Eufrate. Si trattava di “città-stato”, indipendenti, governate da un re-sacerdote. Altre città sorsero lungo i fiumi: Nilo in Egitto, fiume Giallo in Cina, Indo. Tutte queste sorsero in aree particolarmente propizie all’agricoltura e che consentivano anche i contatti commerciali e culturali, promuovendo lo scambio di idee e tecnologie.
Le comunità possono essere classificate in base ad alcuni fattori:
Vi sono caratteristiche specifiche delle moderne comunità :
La distinzione tra comunità tradizionali e moderne non è assoluta, in quanto all’interno di una metropoli vi sono numerose comunità.
È stata la Scuola di Chicago (anni ‘20) la prima ad essersi occupata dello studio della vita urbana, prendendo a modello studi di carattere ecologico. Il metodo dello studio è quello caratteristico delle scienze naturali, ovvero quello dell’osservazione sistematica e della descrizione.
Per Park, Burgess e altri ecologi urbani della Scuola di Chicago si hanno due processi principali:
Tali teorie prendono in considerazione non solo la distribuzione spaziale della popolazione ma anche i rapporti che intercorrono tra i differenti segmenti sociali.
La teoria del nucleo centrale (Christaller, 1933): la distribuzione della popolazione è determinata dalla tecnologia, dalla divisione del lavoro, dal commercio e dalla specializzazione dei villaggi. La popolazione si concentra per gestire scambi commerciali, lavorare o costruire apparati amministrativi.
La teoria delle zone concentriche (Burgess e altri, 1925): la città si sviluppa secondo una serie di anelli concentrici che partono dal centro e sono disposti come segue : centro direzionale, zona di transizione, zona residenziale operaia, zona residenziale della classe media, zona dei pendolari.
La teoria dei settori (Hoyt, 1939): invece degli anelli concentrici, i settori della città si sviluppano lungo le direttrici principali dei trasporti a partire da aree già edificate.
La teoria dei nuclei multipli (Harris e Hulman, 1945): nuovi modelli di espansione urbana. Le città moderne hanno più nuclei residenziali, commerciali ecc.
I primi studi sulle città erano maggiormente incentrati sui modelli di crescita più che sulla vita urbana. Successivamente, gli studiosi si sono interessati ad aspetti come: traffico, rumore, folla, rifiuti.
Ecco alcune delle teorie più rappresentative a riguardo:
La teoria della differenziazione (Wirth, 1938): prende in considerazione due dimensioni:
La teoria della composizione (Gans, 1962): l’individuo vive all’interno di piccoli gruppi intorno ai quali si compongono “mondi” sociali che lo isolano dall’ambiente urbano proteggendolo dal tipo di erosione descritta da Wirth;
La teoria della subcultura (Fischer, 1976): gli ambienti urbani influenzano direttamente le vite personali (come per Wirth), ma aiutano anche a rafforzare i gruppi attraverso le subculture, grazie alla differenziazione. I conflitti non derivano tanto dalla disgregazione dei gruppi quanto al conflitto tra le diverse culture.
Lo studioso francese Augé (1992) sostiene che la modernità capitalistica contemporanea determina un’esperienza diversa dei luoghi e fa una distinzione tra:
1. Introduzione alla Sociologia
2. La cultura
7. Devianza e controllo sociale
9. Disuguaglianza, stratificazione e classi sociali
10. La famiglia
11. La religione
13. Comportamento collettivo e movimenti sociali
Smelser N. J., Manuale di Sociologia – Il Mulino, Bologna 2007 - Capitolo VIII.
Per approfondimenti:
Martinotti G., Metropoli. La nuova morfologia sociale delle città, Il Mulino, Bologna 1993
Mumford L., La città nella storia, Bompiani, Milano 1977
Veron J., L'urbanizzazione nel mondo, Il Mulino, Bologna 2008