Alcune teorie hanno posto l’attenzione sulla dimensione “oggettiva” del rischio altre su quella “soggettiva”, evidenziando il concetto di percezione individuale e le cause che la determinano.
Di fronte ad un stesso evento, reale o potenziale, le percezioni degli individui possono essere completamente differenti tra loro. Lo stesso fenomeno può essere percepito in modo più o meno rischioso e ciò dipende dalle caratteristiche sociali, culturali e psicologiche-individuali.
L’importanza dell’aspetto percettivo è evidente anche nel concetto di disastro, definibile come un evento traumatico che sconvolge le attività quotidiane della società sia per le conseguenze prodotte sulle strutture, sia per la percezione dell’esistenza della possibilità di altri eventi causati da variabili incontrollabili.
Terremoto Abbruzzo- Fonte: Casaluci
Un disastro esclusivamente naturale non esiste, ogni disastro è sempre sociale, in quanto “consiste nell’effetto che un evento catastrofico naturale produce sugli esseri viventi” (Sibilio, 2003, 35). Sono i comportamenti umani e le loro conseguenze a far sì che un evento naturale abbia effetti disastrosi.
Tsunami- Fonte: 3mfuture
Lo studio degli aspetti percettivi e culturali è dunque prioritario nella sociologia dei rischi e dei disastri.
Da qualsiasi punto di vista sia analizzi il rischio, esso si rivela sempre un costrutto socio-culturale (Amendola, 1995), in quanto si lega alle società e alle loro culture, che a loro volta influenzano il modo in cui l’individuo percepisce i rischi e la sua capacità di controllarli.
Douglas e Wildavsky (1982), ad esempio, classificarono gli individui per tipi ideali a seconda del tipo di percezione e di reazione di fronte ad eventi catastrofici (teoria culturale del rischio), in base alla condivisione di valori e atteggiamenti.
Posizione opposte erano sostenute dal paradigma psicometrico (Slovic, 1987), che pur riconoscendo l’importanza degli aspetti scoio-culturali, lasciava agli eventi oggettivi un ruolo determinante e prioritario.
Negli ultimi anni si è affermata la tendenza a realizzare una sintesi che cerchi di integrare i due approcci secondo una logica in cui le caratteristiche socio-culturali-psicologiche funzionano da catalizzatori nelle dinamiche di amplificazione di certi elementi oggettivi.
La dimensione soggettiva emerge anche nella distinzione di Luhmann (1991) tra il concetto di rischio e quello di pericolo: un osservatore percepisce un “rischio” quando un potenziale danno futuro dipende da sue decisioni; una situazione di “pericolo”, quando il potenziale danno si lega a decisioni altrui.
Quindi, il rischio dipende dall’osservatore, non è un fatto oggettivo né oggettivamente osservabile, ma si costruisce sulla base di elementi culturali e in seguito a processi di attività decisionale e di negoziazione politica.
Data tale distinzione, lo stesso Luhmann afferma che la società contemporanea tende a percepire il futuro sempre più in termini di rischio, piuttosto che di pericolo.
Lo spostamento dal pericolo al rischio è individuabile nell’aumento delle capacità tecniche e scientifiche che a sua volta incrementa le possibilità decisionali dell’uomo.
Covello, nella sua analisi psicologica, ha individuato 47 fattori che influenzano la percezione del rischio tra cui le convinzioni religiose, il livello di fiducia, la capacità di autocontrollo (1983, 1992).
Anche se non è possibile realizzare un modello generale sempre valido, i principali fattori che determinano le diverse percezioni individuali e la distanza tra queste e l’oggettività del rischio sono:
A questi andrebbero aggiunti molti altri fattori, tra cui la fiducia nelle istituzioni, la memoria storica di eventi simili, il ruolo dei media…
1. Introduzione alla Sociologia
2. La cultura
7. Devianza e controllo sociale
9. Disuguaglianza, stratificazione e classi sociali
10. La famiglia
11. La religione
13. Comportamento collettivo e movimenti sociali
R. Sibilio, Analisi sociologica e rischi ambientali, Torino, Giappichelli editore, 2003 - capitolo 4.
Per approfondimenti:
F. Beato, Teorie sociali del rischio: tra razionalità, cultura, individuo e gruppo, in 'Caos', anno 2, n. 5, 1998.
V.T. Covello, Effective Risk Communication, New York, Plenum Press, 1989.
A. Marinelli, La costruzione sociale del rischio. Modelli e paradigmi interpretativi nelle scienze sociali, Milano, Angeli, 1993.