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Raffaele Sibilio » 11.La religione


La religione

Si definisce come: “un sistema specifico di idee, norme e pratiche concernenti la sfera sacra, condivise da una comunità di credenti” (Smelser, 2007- 278).
Nello specifico l’insieme delle idee, concerne una serie di credenze sull’uomo e la sua origine, sulla società, sul bene e il male; le norme, invece, sono le indicazioni circa il comportamento da adottare; le pratiche (altrimenti dette rituali) costituiscono un insieme di atti eseguiti secondo norme codificate; la sfera sacra, attiene ad una dimensione fuori dall’ordinario, in altre parole un insieme di attributi e realtà che significano altro rispetto al reale “ordinariamente percepito”.

La classificazione di Bellah

Robert Bellah (1964) classifica le religioni in cinque categorie:

  1. Primitive;
  2. Arcaiche;
  3. Storiche;
  4. Protomoderne;
  5. Moderne.

Il passaggio da una categoria all’altra non indica un progresso verso forme superiori ma, piuttosto, un’evoluzione da forme più semplici a forme più complesse, con la crescita dell’importanza attribuita alla coscienza individuale, al rapporto con la sfera sacra e alla volontarietà dell’appartenenza; tuttavia le forme più semplici possono anche regredire a forme precedenti o non evolversi affatto.
Tale modello non è esaustivo di tutte le religioni.

La classificazione di Weber

Max Weber classifica le religioni in base al loro diverso approccio alla salvezza, in pratica il tipo di comportamento necessario per ottenere la felicità dopo la morte. In particolare utilizza due parametri:

  • La salvezza può essere ottenuta tramite l’approccio passivo e contemplativo del misticismo o tramite l’approccio attivo e autocontrollato dell’ascetismo;
  • La salvezza può essere ottenuta concentrandosi o sulla dimensione mondana o su quella oltremondana

Le religioni occidentali (cattolicesimo, ebraismo…) tendono a privilegiare l’ascetismo; mentre quelle orientali (induismo, confucianesimo…) il misticismo.

Le organizzazioni religiose

Le religioni moderne sono organizzate come:

Chiese, organizzazioni religiose con forti legami con la società, si caratterizzano per un’ampia partecipazione dei membri ed una stretta collaborazione con lo Stato (es. chiesa cattolica);
Sette, gruppi di persone che seguono una dottrina religiosa che si discosta dalla religione dominante; si verifica in questo caso un rifiuto della società testimoniato anche da rapporti contrastati con lo Stato (es. hamish, testimoni di Geova);

Fonte: Wikipedia

Fonte: Wikipedia


Le organizzazioni religiose (segue)

Confessioni, forme intermedie tra la chiesa e la setta, si caratterizzano per scarsa adesione dei membri della società e per buoni rapporti con lo Stato, possono trasformarsi in chiese (es. metodismo, congrezionalismo);
Culti, forme estreme di setta, rifiutano il potere dello Stato e il confronto con altre religioni (es. scientology).

Approcci funzionalisti: religione e magia

Nello studio delle funzioni della religione si distingue la tesi dell’antropologo Malinowski (1955). L’autore confronta religione e magia, sostenendo che gli uomini usano la magia nel tentativo di dominare l’ambiente che li circonda (es. per evitare sciagure o prevedere il futuro). Le religione, invece, tendenzialmente ha una natura meno strumentale.
Cioè la magia è un mezzo per ottenere un fine, la religione è un fine in sé.

Approcci funzionalisti: religione e individuo

Per Freud (1927), invece, la religione nasce dal bisogno di rendere sopportabile l’infelicità e la miseria umana. Ma come sostiene nel L’avvenire di un’illusione, essa è destinata a risolversi in un’illusione sociale, abbandonata quando l’individuo si rende conto che si fonda solo su bisogni psicologici.

Il concetto di illusione si ritrova anche nella teoria di Marx (vedi slide n°11), ma piuttosto che mascherare paure ed ansie, per Marx, la religione maschera le ingiustizie legate al sistema di classe.

La funzione sociale della religione

Durkheim nell’opera Le forme elementari della vita religiosa (1912), sostiene che la religione “è un sistema solidale di credenze e di pratiche relative a cose sacre, cioè separate e interdette, le quali uniscono in un’unica comunità morale, chiamata Chiesa, tutti quelli che vi aderiscono“. Quindi, la religione riflette e rinforza la struttura della società.

La funzione sociale della religione (segue)

Tale affermazione viene spiegata dall’autore attraverso un processo circolare dove: all’inizio la struttura sociale organizza l’esperienza individuale; le persone cercano una spiegazione di questa influenza fuori da sé e di conseguenza generano religioni che riassumono la struttura stessa; per esprimere tali credenze gli individui si rifanno a rituali, che hanno l’effetto di consolidare il gruppo e le sue credenze, controllando il comportamento dei membri e rafforzando la struttura sociale; in questo modo si ritorna all’anello iniziale.

Approcci conflittualisti alla religione

La teoria del conflitto considera le credenze religiose uno strumento per perpetuare la posizione delle classi sociali privilegiate a scapito di quelle più svantaggiate. Quest’ultime, grazie alle religioni sopportano più facilmente le ingiustizie come la povertà, la disuguaglianza in vista di una vita migliore in un altro mondo. Tale condizione, favorisce sentimenti di rassegnazione e accettazione delle proprie condizioni sociali. Marx, infatti, considerava la religione un’illusione, un mito consolatore di fronte alle asprezze della vita (ingiustizia e sfruttamento del sistema di classe). È in questo senso che la definisce l’oppio dei popoli.

Religione e capitalismo

Weber nell’analisi del rapporto tra il calvinismo e lo sviluppo del capitalismo, mostra la potente forza di trasformazione sociale che può essere attribuita alla religione. Nella sua opera, L’etica protestante e lo spirito del capitalismo (1904-1905), infatti, mostra come l’etica della religione protestante, in particolare quella calvinista, sia verosimilmente stata una delle concause dell’affermazione del capitalismo.
I calvinisti credevano nella predestinazione, ma prova della grazia divina era il successo economico. Inoltre, le virtù calviniste erano anche quelle capitaliste: i profitti dovevano essere reinvestiti in attività produttive e non spesi in frivolezze.

Tendenze attuali: la secolarizzazione

Le principali tendenze nell’epoca moderna sono la secolarizzazione, la perdita d’influenza sulla società da parte delle credenze e delle istituzioni religiose. Tale declino è causato da numerosi fattori, tra cui il progresso scientifico che rende sempre più difficile accettare cose che non possono essere verificate; l’affermazione dello stato-nazione che si occupa solo dei bisogni materiali dei cittadini; il capitalismo e il consumismo, che diffondono valori materialistici come il successo e il denaro; i compromessi religiosi, nati per il timore di possibili conflitti; l’attenuazione del senso di comunità che caratterizza la società postmoderna.

Tendenze attuali: ecumenismo e fondamentalismo

Ulteriori tendenze sono rappresentate dall’ecumenismo, la collaborazione tra religioni diverse, nato soprattutto per contrastare il fenomeno della secolarizzazione e dal fondamentalismo. Quest’ultimo è un fenomeno particolarmente complesso che può esprimersi con diversi atteggiamenti. L’elemento comune ai vari movimenti è la volontà di difendere la retta fede (ortodossia) e il retto comportamento (ortoprassi) attraverso metodi e ideologie nuove, con aggiornate strutture organizzative.

Nuovi movimenti religiosi

Nuovi movimenti religiosi sono sorti in tutto il mondo, una nascita che per molti rappresenta un adattamento alla società attuale. Tali movimenti sono generalmente caratterizzati da:

  • individualismo (l’enfasi è sul coinvolgimento religioso del singolo, le preoccupazioni principali riguardano la “salvezza” dell’individuo, lo sviluppo della sua identità);
  • esperienzialità (l’enfasi è sull’esperienza e la fede personale, come conseguenza del carattere precedente);
  • pragmatismo (devozione e fede crescono di fronte a risultati concreti, visibili);

Nuovi movimenti religiosi (segue)

  • sincretismo (maggiore tolleranza verso altre prospettive e sistemi religiosi, anzi molti nuovi movimenti combinano elementi di più religioni);
  • apertura organizzativa (intesa come la possibilità futura di creare organizzazioni religiose che coinvolgono tutti gli aspetti della vita dei loro seguaci).

I materiali di supporto della lezione

N. J. Smelser, Manuale di sociologia, Bologna, Il Mulino, 2007- capitolo 15

Per approfondimenti:

È. Durkheim, Le forme elementari della vita religiosa, Edizioni di Comunità, Milano, 1963

F. Ferrarotti e al., Forme del sacro in un'epoca di crisi, Liguori, Napoli, 1978

B.R. Wilson, La religione nel mondo contemporaneo, Il Mulino, Bologna, 1985

M. Introvigne, Il sacro postmoderno. Chiesa, relativismo e nuovi movimenti religiosi, Gribaudi, Milano, 1996

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