L’analisi della volatilità risponde alla esigenza di una valutazione dell’incertezza di rendimenti futuri.
Al concetto di volatilità vengono associate misure statistiche di variabilità (varianza).
Problema: la volatilità non è direttamente osservabile, ma gode di alcune caratteristiche comunemente osservate nelle serie dei rendimenti.
Varianza storica:
Spesso la varianza storica è approssimata da , poiché la media dei rendimenti, se la serie ha alta frequenza , è pressoché nulla.
Varianza mobile:
,
In cui è l’ampiezza dell’intervallo su cui calcolare la varianza. Mantenendo costante tale intervallo, si procede aggiungendo un’osservazione (ed eliminando la meno recente) sino alla fine della serie (tempo T).
Viene attribuito lo stesso peso ad ogni osservazione. Una variante è la varianza mobile esponenziale.
Vi è forte analogia con l’exponential smoothing. indica la costante di lisciamento.
è la stima della volatilità al tempo
.
Quanto più si avvicina ad uno, tanto più la volatilità risulta persistente poiché non viene dato alcun peso all’osservazione più recente.
Empiricamente si pone compreso tra 0,8 e 0,9. Volendo, si potrebbe stimare tale parametro esattamente come avviene per l’exponential smoothing.
Aggregazione:
in cui indica il mese di gennaio,
indica i giorni di apertura nel mese di gennaio,
il mese di febbraio, e così via.
Una volta calcolata la varianza all’interno del mese, si attribuisce tale misura a tutte le osservazioni dello stesso mese.
1. Richiami ai processi stocastici
4. Analisi dei rendimenti – Parte prima
5. Analisi dei rendimenti – Parte seconda
6. Analisi dei rendimenti - Parte terza
7. Analisi della volatilità - Parte prima
8. Analisi della volatilità - Parte seconda
9. Analisi della volatilità - Parte terza
10. Analisi della volatilità - Parte quarta
11. Analisi della volatilità - Parte quinta
12. Analisi della volatilità - Parte sesta