La situazione nel mondo
Secondo l’International Labour Office, si registrano ogni anno
La situazione in Europa
Ogni anno si registrano
L’82% delle malattie professionali e il 90% degli infortuni mortali si verificano nelle PMI.
Obiettivo della Commissione UE entro il 2012: riduzione del 25% del numero di infortuni e di malattie professionali.
Concetto di infortunio
Per infortunio professionale si intende l’evento accidentale che si verifica nello svolgimento dell’attività lavorativa, per effetto di una causa esterna, e che produce lesioni fisiche obiettivamente riscontrabili. Sua caratteristica sostanziale è la concentrazione nel tempo, ossia la breve durata (a differenza di quanto accade nel caso delle malattie professionali).
Condizioni che devono verificarsi perché si possa parlare di infortunio professionale
Conseguenze che devono derivarne per poter ottenere l’indennizzo
Tra gli infortuni professionali si comprendono anche quelli in itinere, ossia gli infortuni che si verificano lungo il percorso effettuato per raggiungere o rientrare dal posto di lavoro. Vengono riconosciuti, purché
È considerata infortunio sul lavoro anche l’infezione carbonchiosa.
Parametri di valutazione del rischio infortunistico
Settori produttivi a maggior indice di incidenza
Le costruzioni sono al 1° posto tra le cause di incidenti gravi, responsabili di morte e di invalidità permanente.
Principali cause degli infortuni in edilizia
Nel settore industria e servizi
Tipi di attività in cui è diviso il settore costruzioni e % di infortuni. Fonte: inail.it
Fattori che incidono sulla frequenza e gravità degli infortuni
Per quanto riguarda la presenza di lavoratori stranieri, una ricerca dell’Istituto Italiano di Medicina Sociale presentata nel 2004 ha rilevato che i differenti gruppi nazionali di immigrati sono diversamente esposti al rischio infortunistico, in relazione ai settori prioritari di inserimento, vale a dire
In caso di infortunio
Il lavoratore deve
Il datore di lavoro deve
Nella denuncia e nel certificato medico vanno indicati
In caso di morte o di prognosi superiore a 30 giorni, si configura, rispettivamente, l’ipotesi di omicidio colposo o di lesioni colpose e scatta l’indagine da parte dell’Autorità giudiziaria.
In base al Rapporto Annuale INAIL 2011, presentato nel luglio 2012
Numero totale di infortuni sul lavoro: 725.174 (-6,6% rispetto al 2010 e -26,9% rispetto al 2002), di cui:
Casi mortali: 920 (-5,4% rispetto al 2010), di cui:
Infortuni per ramo di attività:
Casi mortali per ramo di attività:
Infortuni per sesso:
Casi mortali per sesso:
Infortuni tra i lavoratori stranieri
Andamento del fenomeno infortunistico a livello regionale
Regioni con il maggior numero di infortuni:
Secondo i dati INAIL, in tutte le regioni si è registrata una contrazione del numero di infortuni, con una evidenza più significativa nel centro-sud:
Fonte: INAIL
Concetto di malattia professionale
Per malattia professionale o tecnopatia si intende una malattia che si contrae nell’esercizio e a causa dell’attività lavorativa svolta e che comporta un’alterazione definitiva dello stato di salute, tale da ridurre la capacità lavorativa del soggetto interessato. Essa è dovuta all’azione nociva, lenta e protratta nel tempo di un fattore di rischio, al quale il lavoratore può essere esposto per effetto delle mansioni cui è adibito (malattia professionale da rischio diretto) o per il fatto di trovarsi, seppure addetto ad altri incarichi, nel luogo di lavoro a rischio (malattia professionale da rischio ambientale).
Differenza rispetto all’infortunio
La differenza sta nella durata prolungata dell’azione dell’agente lesivo: sviluppandosi lentamente e manifestandosi a distanza di tempo dall’esposizione al rischio, risulta meno visibile.
Malattie correlate al lavoro
Sono quelle per le quali il lavoro svolto è una delle cause, ma non l’unica: il quadro clinico non è specifico e la diagnosi non è di certezza, ma di probabilità o di possibilità.
Malattie professionali tabellate
Sono quelle elencate in apposite tabelle definite dalla legge (una per l’industria, una per l’agricoltura) e ritenute indennizzabili, in quanto di sicura origine lavorativa. Riportate per la prima volta nell’allegato n. 4 al D.P.R. n. 1124 del 30 giugno 1965 (Testo unico delle disposizioni per l’assicurazione obbligatoria contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali), sono state aggiornate nel 1994 e nel 2008 . Per esse, purché denunciate entro i termini previsti, vige la presunzione legale di esistenza di un rapporto causa-effetto tra lavoro svolto e malattia contratta: il lavoratore non deve presentare alcuna prova, ma solo documentare di aver svolto quel tipo di lavoro o di essere stato esposto ad una certa sostanza morbigena.
Malattie professionali non tabellate
Sono quelle non previste dalle tabelle di cui sopra, ma per le quali, a seguito della sentenza179/1988 della Corte Costituzionale, è stata introdotta la possibilità di indennizzo: in tal caso, però, spetta al lavoratore l’onere della prova, ossia produrre la documentazione che permetta di evidenziare il nesso eziologico lavoro-malattia
(Vige, dunque, il sistema misto).
Fattori principali di rischio
Fattori legati all’organizzazione del lavoro
Fattori emergenti presenti soprattutto nel settore terziario
Azioni da sviluppare per ridurre i casi di malattie professionali
In caso di malattia professionale
Il lavoratore deve
Informare il datore di lavoro entro 15 giorni dalla manifestazione della malattia, mediante invio del primo certificato medico (la data della manifestazione si identifica con il 1° giorno di astensione dal lavoro o, in caso non vi sia stata astensione, con quella del certificato medico). La denuncia oltre i termini previsti fa perdere al lavoratore l’indennizzo relativo ai giorni precedenti.
Il datore di lavoro deve
Denunciare all’INAIL, entro 5 giorni dalla data di ricevimento del 1° certificato medico, la malattia professionale del lavoratore. La denuncia va presentata utilizzando l’apposito modulo, corredata dal certificato medico stesso (dal 10/03/2010 è possibile inviarla anche per via telematica). La denuncia oltre i termini previsti fa scattare una sanzione amministrativa.
Obiettivi
La Commissione Europea, il 19/09/2003, ha rivolto agli Stati membri una Raccomandazione sulle malattie professionali volta a
Tale raccomandazione, sostitutiva di quella precedentemente diffusa il 22 maggio ‘90 (n. 90/326/ EEC), si è resa necessaria, tra l’altro, per tener conto dei dati scaturiti dal progresso scientifico e tecnologico nel campo delle malattie professionali.
Azioni da sviluppare secondo la Raccomandazione
Nel 2011 si è confermato il trend crescente delle denunce di tecnopatie, già evidenziatosi negli anni precedenti. Tale incremento, più che ad un peggioramento delle condizioni di lavoro, è attribuibile alla maggiore consapevolezza di lavoratori e datori di lavoro e all’emersione di patologie in passato sottovalutate o non denunciate in quanto non tabellate.
Vi sono state denunce cosiddette “plurime”, ossia denunce contemporanee, da parte dello stesso lavoratore, di più malattie connesse alla sua funzione.
Le patologie da amianto, in crescita nel corso degli anni, hanno fatto registrare nel 2011 una lieve contrazione: 2.250 denunce, contro le 2.294 del 2010.
In aumento le tecnopatie segnalate complessivamente da lavoratori stranieri: 2.640 casi, corrispondenti a +8,1% rispetto al 2010.
1. Infortuni e malattie professionali
2. Principali malattie professionali denunciate nel comparto industriale
3. Fattori di rischio fisici: rumore - vibrazioni
4. Fattori di rischio fisici: radiazioni ionizzanti- campi elettromagnetici - videoterminali
5. Rischio biologico - Rischio Chimico e variabili che lo influenzano
6. Agenti chimici pericolosi per la sicurezza e per la salute
8. Agenti cancerogeni. L'amianto
9. Rischio da altri agenti cancerogeni
10. Gestione dell'emergenza - impianti ad alto rischio
11. Sistema di gestione della salute e sicurezza sul lavoro (SGSL)
12. Normativa di riferimento sul sistema sicurezza sul lavoro in Italia
14. Esempi di lavorazioni pericolose: la produzione di pvc
15. Esempi di lavorazioni pericolose: il caso del petrolchimico di Porto Marghera
16. Esempi di lavorazioni pericolose: produzione e applicazione degli asfalti
17. Esempi di lavorazioni pericolose: il trattamento dei rifiuti
18. Esempi di lavorazioni pericolose: cokerie - industria tessile – industria della gomma
Dubini R. – Molfese F., Salute e sicurezza dei Lavoratori sui luoghi di lavoro, II Edizione, Napoli, Esselibri S.p.A., 2003.