Le ansamicine sono una classe di antibiotici di dimensioni e complessità strutturale ragguardevoli.
L’ansamicina naturale che riveste la maggiore importanza in terapia è la rifamicina B.
Questo antibiotico, dotato di interessante attività antitubercolare, non è mai stato sviluppato come farmaco per le sue mediocri proprietà farmacocinetiche.
Tuttavia la rifamicina B è stata utilizzata come composto di riferimento per preparare un analogo semisintetico dotato di proprietà antibatteriche ottimali sia in vitro che in vivo: la rifampicina.
La rifampicina è un’ansamicina semisintetica derivata dalla rifamicina B.
Nella sua struttura è presente un ossidrile fenolico acido (posizione 1 del nucleo naftalenico) e un anello piperazinico basico. Prevale come zwitterione al pH fisiologico.
Appare di colore rosso-arancio in virtù di un esteso cromoforo.
La rifampicina agisce come antibatterico inibendo la RNA-polimerasi DNA-dipendente.
La sua azione è selettiva per cui non si lega in misura apprezzabile alla RNA-polimerasi delle cellule di mammifero.
La rifampicina risulta battericida nei confronti di numerosi batteri gram-positivi, di alcuni gram-negativi (Neisseria meningitidis, Neisseria gonorrhoeae, Haemophylus influenzae, Legionella pneumophila, Brucella, Helicobacter pylori), dei micobatteri (M. tubercolosis, M. leprae, M. avium complex).
Alcuni ceppi batterici acquisiscono resistenza alla rifampicina producendo forme mutate della DNA-polimerasi prive di affinità per questo antibiotico.
Per ridurre il rischio di selezionare ceppi resistenti la rifampicina viene di solito associata ad altri farmaci antibatterici nelle terapie di lunga durata.
La rifampicina è indicata nelle seguenti infezioni:
Le dosi abituali di rifampicina nell’adulto sono comprese tra 600 e 900 mg/die in due o tre somministrazioni giornaliere.
L’unica modalità di somministrazione della rifampicina è per via orale.
La rifampicina ha una biodisponibilità orale di circa il 90% (inclusi i metaboliti attivi come il 25-desacetil derivato).
Si distribuzione bene nei tessuti e nei fluidi.
Ha un volume apparente di distribuzione di 1 L/Kg.
Viene eliminata per metabolizzazione (40%), escrezione renale (30%) ed escrezione biliare (30%).
La sua emivita plasmatica si aggira sulle 5 ore all’inizio della terapia e si assesta nei due settimane successive sulle 3 ore.
Questo fenomeno è dovuto all’effetto di induzione enzimatica svolto dall’antibiotico.
La rifampicina è un farmaco abbastanza maneggevole.
I suoi possibili effetti indesiderati includono nausea, vomito e, più raramente, disturbi epatici e reazioni di ipersensibilità.
La rifampicina è controindicata:
durante il primo trimestre di gravidanza poiché studi su animali hanno evidenziato effetti teratogeni.
In caso di accertata ipersensibilità alla rifampicina o ad altri antibiotici strutturalmente correlati (es. rifapentina, rifabutina, rifaximina).
La rifampicina è un induttore di numerosi enzimi di biotrasformazione. Per tale motivo accelera la velocità di eliminazione propria e di altri farmaci sottoposti a metabolizzazione.
Questo effetto si traduce in una riduzione dell’efficacia del farmaco co-somministrato.
Per risolvere questo tipo di problema può essere opportuno aggiustare la posologia del farmaco interagente con la rifampicina e/o monitorare i suoi livelli plasmatici.
Quali sono le principali indicazioni terapeutiche della rifampicina?
Che tipo di interazioni può dare la rifampicina con altri farmaci?
Qual è il meccanismo d’azione della rifampicina?
La rifampicina è:
A un antibiotico naturale
B un antibiotico aminoglicosidico
C un inibitore della sintesi proteica ribosomiale
D un inibitore di tipo suicida
E un antibiotico semisintetico ad ampio spettro
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