Da cum-ire = andare insieme, convenire
In un passo di Gellio, tratto dalle Noctes Atticae (15.27.5), si specifica la modalità della distribuzione della popolazione nelle ripartizioni politiche: Item in eodem libro hoc scriptum est: «Cum ex generibus hominum suffragium feratur, ‘curiata’ comitia esse; cum ex censu et aetate ‘centuriata’; cum ex regionibus et locis ‘tributa‘»
Nello stesso libro di Lelio Felice (è il primo ad Quintum Mucium) trovo scritto: «Quando si vota per generi di persone i comizi si dicono curiati, quando si vota secondo il censo e l’età, si dicono centuriati, quando invece in base alle regioni e luoghi si dicono tributi».
Funzioni dei comitia curiata:
Formazione della legione: 100 fanti da ogni curia = 3000 uomini
Funzionamento:
In epoca repubblicana si riuniscono solo i 30 littori in rappresentanza delle 30 curie.
Convocati per mezzo di un calator, ad opera dei pontefici per compiere determinati atti: ad es.
testamentum calatiis comitiis; detestatio sacrorum.
Nel tempo aumentano di numero:
Caratteristiche
Censo: almeno 100.000 assi.
NB: alla prima classe erano aggregate:
NB: alla V classe erano aggregate 2 centurie di:
Al di sotto del censo minimo vi erano i proletarii: costituivano una sola centuria esente da compiti militari.
1 centuria = 1 voto
(oggi, 1 persona = 1 voto)
80 centurie della I classe + 18 di cavalieri = 98
che è già maggioranza su 193 centurie totali.
Fonte: [Liv. 1.43.11, v. scheda seguente]
Liv. 1.43.1. Ex iis, qui centum milium aeris aut maiorem censum haberent, octoginta confecit centurias, quadragenas seniorum ac iuniorum; [2] prima classis omnes appellati; seniores ad urbis custodiam ut praesto essent, iuvenes ut foris bella gererent. arma his imperata galea, clipeum, ocreae, lorica, omnia ex aere, haec, ut tegumenta corporis essent; [3] tela in hostem hasta que et gladius. additae huic classi duae fabrum centuriae, quae sine armis stipendia facerent; datum munus, ut machinas in bello ferrent. [4] secunda classis intra centum usque ad quinque et septuaginta milium censum instituta, et ex iis, senioribus iunioribus que, viginti conscriptae centuriae. arma imperata scutum pro clipeo et praeter loricam omnia eadem. [5] tertiae classis [in] quinquaginta milium censum esse voluit; totidem centuriae et hae eodem que discrimine aetatium factae. nec de armis quicquam mutatum, ocreae tantum ademptae. [6] in quarta classe census quinque et viginti milium; totidem centuriae factae. arma mutata, nihil praeter hastam et verutum datum. [7] quinta classis aucta; centuriae triginta factae. fundas lapidesque missiles hi secum gerebant. His accensi cornicines tubicinesque, in duas centurias distributi. Undecim milibus haec classis censebatur. [8] Hoc minor census reliquam multitudinem habuit; inde una centuria facta est immunis militia. Ita pedestri exercitu ornato distributoque equitum ex primoribus civitatis duodecim scripsit centurias. [9] Sex item alias centurias, tribus ab Romulo institutis, sub iisdem quibus inauguratae erant nominibus fecit. Ad equos emendos dena milia aeris ex publico data, et quibus equos alerent, viduae attributae, quae bina milia aeris in annos singulos penderent. Haec omnia in dites a pauperibus inclinata onera. [10] Deinde est honos additus; non enim, ut ab Romulo traditum ceteri servaverant reges, viritim suffragium eadem vi eodemque iure promisce omnibus datum est, sed gradus facti, ut neque exclusus quisquam suffragio videretur et vis omnis penes primores civitatis esset. [11] Equites enim vocabantur primi; octoginta inde primae classis centuriae; ibi si variaret, quod raro incidebat, institutum ut secundae classis vocarentur, nec fere unquam infra ita descenderunt, ut ad infimos pervenirent.
Dai cittadini che avevano un censo di centomila assi o più (Servio) trasse ottanta centurie, quaranta di anziani e quaranta di giovani; [2] tutti costoro formarono la prima classe; i seniores furono assegnati alla difesa della città; gli iuniores furono destinati, invece, alle campagne esterne. Le armi loro prescritte furono: l’elmo, il clipeo, gli schinieri e la corazza, tutti in bronzo, per meglio difendere il corpo: come armi offensive ebbero l’asta ed il gladio. [3] A questa prima classe furono aggregate due centurie di fabri, disarmati, addetti al servizio delle macchine da guerra. [4] Alla seconda classe erano assegnati coloro che avevano un censo inferiore a centomila e superiore ai settantacinquemila assi: formavano in tutto venti centurie, di seniores e iuniores insieme. Tranne la corazza ed uno scudo rettangolare al posto del clipeo, le armi prescritte erano le stesse dei soldati della prima classe. [5] Il censo prescritto per la terza classe volle che fosse di cinquantamila assi; il numero delle centurie era lo stesso, distinte anch’esse con lo steso criterio dell’età. Le armi non erano diverse, erano eliminati solo gli schinieri. [6] Nella quarta classe il censo minimo era di venticinquemila assi: le centurie erano sempre venti. Le armi, però, cambiavano: non avevano che l’asta ed un giavellotto. [7] La quinta classe, di maggiore ampiezza, era costituita da trenta centurie. Questi soldati portavano fionde e pietre da scagliare contro i nemici.
Ad essi erano aggregati i suonatori di corno e di tuba, distribuiti in due centurie. Il censo richiesto per questa classe era di undicimila assi. [8] Tutti gli altri che avevano un censo minore furono organizzati in una sola centuria, esente da compiti militari. Così equipaggiata ed organizzata la fanteria, (Servio) levò dodici centurie di cavalieri dai primiores, i maggiorenti della città. [9] Creò poi altre sei centurie (sempre di cavalieri), tre delle quali istituite da Romolo, sotto gli stessi nomi con cui erano state a suo tempo inaugurate.Per comprare i cavalli furono assegnati diecimila assi tolti dalla casse pubbliche e per mantenerli furono tassate per duemila assi l’anno le vedove. [10] Tutti questi oneri furono trasferiti dai poveri ai ricchi. Ma ad essi fu dato un maggiore potere politico; infatti il voto non fu più concesso individualmente a ciascuno, senza distinzione e con gli stessi effetti giuridici, così come Romolo aveva stabilito e avevano mantenuto fermo gli altri re; ma furono introdotte delle gradazioni, in modo che nessuno sembrasse escluso dal voto ma al tempo stesso tutto il potere politico andasse ai maggiorenti della città. [11] I cavalieri, infatti, erano chiamati a votare per primi; seguivano poi le ottanta centurie della prima classe; a quel punto, solo se non vi era unanimità – il che si verificava di rado – accadeva che si chiamassero a votare gli iscritti della seconda classe; ma quasi mai si scese tanto in basso da arrivare a far votare persino gli infimi, i più poveri tra i cittadini.
Liv. 1.43.12. Nec mirari oportet hunc ordinem qui nunc est post expletas quinque et triginta tribus, duplicato earum numero centuriis iuniorum seniorumque, ad institutam ab Ser. Tullio summam non convenire. Quadrifariam enim urbe divisa [regionibus] collibus qui habitabantur, partes eas tribus appellavit,ut ego arbitror, ab tributo; nam eius quoque aequaliter ex censu conferendi ab eodem inita ratio est; neque eae tribus ad centuriarum distributionem numerumque quicquam pertinuere.
Non c’è da meravigliarsi che l’ordinamento quale oggi è in vigore dopo che si è giunti a trentacinque tribù, numero che si raddoppia con la suddivisione in centurie degli iuniores e dei seniores, non corrisponda più al totale stabilito da Servio Tullio. Egli infatti, dopo aver diviso la città in quattro parti secondo i colliabitati, chiamò quelle parti «tribù», da «tributo» io penso: da lui, infatti, fu introdotto il criterio di distribuire equamente il peso diquesto tributo secondo il censo; ma quelle tribù (di Servio) nonavevano niente a che fare con la divisione ed il numero delle centurie.
Un’etimologia inversa si trova in:
Tributo è detto da tribù, perché quella somma che era richiesta al popolo era esatta presso i singoli individui in base alle tribù secondo il censo.
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A. Corbino, La capacità deliberativa dei comitia curiata, in Le strade del potere, Torre, Catania, 1994, 65-90