E’ ben noto che tutti gli esseri viventi vivono immersi in un fluido, sia esso l’aria dell’atmosfera oppure l’acqua degli oceani, dei laghi e dei fiumi; tali fluidi sono sempre in movimento, sia all’interno che all’esterno degli organismi viventi, ed è proprio tale mobilità a renderli così utili al mantenimento della vita. Ciò rende molto importante la conoscenza dei meccanismi che regolano tali processi, sia essi avvengano in atmosfera che nelle acque superficiali e sotterranee.
La Meccanica dei Fluidi Ambientale (EFM) è la disciplina che studia i processi che determinano il trasporto e le trasformazioni attraverso l’idrosfera e l’atmosfera, sia su scala locale che su scala regionale e globale, delle sostanze che caratterizzano e/o influenzano la qualità di questi due ambienti naturali. Nell’ambito della Meccanica dei Fluidi Ambientale, la disciplina che limita il suo campo di studio ai processi che hanno luogo solo nell’idrosfera, e che è oggetto di questa trattazione, è detta Idraulica Ambientale (IA). In entrambi i casi, la scala dei problemi trattati è, perciò, molto ampia e varia dai millimetri ai chilometri e le grandezze considerate siano sia la massa che la quantità di moto ed il calore. Come già accennato, i processi studiati dall’Idraulica Ambientale sono, fondamentalmente ,di 2 tipi:
Cosa differenzia l’Idraulica Ambientale rispetto a discipline affini ?
Rispetto alla Meccanica dei Fluidi classica, che si interessa del moto di fluidi in sistemi artificiali, quali tubazioni, pompe, turbine, etc., dove, inoltre, possono scorrere diversi tipi di fluidi e in un ampio intervallo di valori della pressione e della temperatura, l’IA si occupa di un solo fluido, l’acqua, all’interno di sistemi naturali, quali fiumi, laghi, falde, etc., e in un campo piuttosto ristretto di temperature e di pressioni.
L’IA condivide alcuni problemi con l’Idraulica classica, come ad esempio, lo studio delle correnti a pelo libero, anche se l’Idraulica classica è interessato soprattutto alla valutazione ed al controllo dei livelli idrici, delle portate e delle velocità e delle azioni sulle infrastrutture idrauliche, mentre l’IA è rivolta soprattutto allo studio del trasporto dei contaminanti nei corpi idrici superficiali e sotterranei.
Se, poi, gli obiettivi principali della Meccanica dei Fluidi e dell’Idraulica classiche sono la progettazione e la gestione di sistemi antropici, l’Idraulica Ambientale è, invece, finalizzata alla previsione ed alle scelte decisionali. Infatti, tipico problema della IA è la previsione dei valori che assumono, per effetto dei fenomeni di trasporto e trasformazione, le concentrazioni degli inquinanti. Tuttavia, la IA fornisce anche un supporto alle decisioni, nella gestione ecocompatibile degli scarichi inquinanti di natura antropica.
Infine, se la Meccanica dei Fluidi e l’Idraulica classiche vedono la turbolenza come un elemento negativo, perché essa determina delle resistenza indesiderate, l’IA ne considera soprattutto gli aspetti positivi, in termini di una migliore dispersione dei contaminanti.
Tab. 1.1: La Tabella riassume le principali affinità e differenze fra la EFM ed IA e le altre discipline affini.
I problemi di contaminazione ambientale affrontati dalla Idraulica Ambientale sono, generalmente, descritti utilizzando lo schema concettuale che fa distinzione fra fonte o sorgente di contaminazione, concentrata o diffusa, via di diffusione o vettore della contaminazione e bersaglio o recettore della contaminazione:
Nella Tabella qui sotto vengono mostrati i principali problemi di qualità delle acque. Ciascuno di essi può essere analizzato suddividendolo nelle sue principali componenti:
Numerose sono le sostanze studiate dall’Idraulica Ambientale. Una prima, importante distinzione va fatta fra le sostanze soggette solo ai processi di trasporto, dette sostanze conservative o inerti, e quelle che subiscono anche processi di trasformazione, dette sostanze non-conservative o reattive, quali, ad esempio, materia organica o alcuni composti chimici organici. Le sostanze oggetto dell’Idraulica Ambientale possono essere classificate, secondo la loro crescente pericolosità per l’ambiente, come segue:
Tali sostanze possono essere introdotte nei corpi idrici secondo diverse modalità ed attraverso diverse superfici di interfaccia, quali, ad esempio, il pelo libero di un lago nel caso di inquinanti atmosferici o lo strato di sedimenti contaminati presente sul fondo di un fiume. E’ utile suddividere le possibili sorgenti di inquinamento in due ampie categorie:
Quali sono le differenze fra inquinamento convenzionale e inquinamento tossico?
L’inquinamento convenzionale interviene, modificandolo, sul ciclo naturale della produzione e della decomposizione della sostanza organica, mentre, l’inquinamento tossico è legato in massima parte a sostanze di natura antropica e la loro presenza comporta intossicazione o interferisce con i processi naturali.
L’inquinamento convenzionale può anche determinare solo danni di natura solo estetica, mentre quello tossico provoca gravi danni, molto spesso non visibili per lungo tempo, alla salute dell’uomo e dell’ambiente.
L’inquinamento convenzionale è legato a pochi inquinanti, non più di 10, mentre esistono decine di migliaia di composti organici potenzialmente responsabili di effetti tossici nell’ecosistema acquatico. Inoltre, in molti casi, si sa poco sui processi di trasformazione che essi subiscono e sui loro effetti sulla salute ambientale.
Ai fini della loro modellazione matematica, gli inquinanti convenzionali sono solo in forma disciolta, mentre il trasporto e le trasformazioni delle sostanze tossiche sono strettamente connesse ai fenomeni di adsorbimento del tossico sui solidi presenti in sospensione o sul fondo del corpo idrico; infatti, tali sostanze possono trovarsi sia in forma disciolta nella colonna idrica e/o nell’acqua interstiziale dei sedimenti, sia in forma particolata, ossia adsorbita sui solidi sospesi e/o nei sedimenti.
Un altro aspetto importante, che influenza sia la fase di analisi che quella di intervento, è quello legato alla scala temporale degli effetti dell’inquinamento. In linea di principio, si possono considerare due categorie di effetti:
I processi di trasporto studiati dall’Idraulica Ambientale sono i seguenti: l’advezione è il fenomeno per cui la sostanza disciolta o sospesa si muove insieme al volume idrico in cui si trova che è trasportato, ad esempio, dalla corrente fluviale; la diffusione molecolare è un meccanismo di trasporto legato ad un gradiente di concentrazione della sostanza disciolta o sospesa all’interno del corpo idrico; la diffusione turbolenta è un meccanismo di trasporto legato alla turbolenza; la dispersione è il meccanismo di trasporto legato alla presenza di un gradiente di velocità nel corpo idrico; il trasporto interfase determina, invece, il passaggio della sostanza disciolta o sospesa attraverso una delle interfaccia ambientali, quali quelle fra atmosfera ed acqua e fra acqua e sedimenti di fondo; a secondo del tipo di sostanza coinvolta e del verso del moto si hanno la volatilizzazione e l’absorbimento, all’interfaccia aria-acqua, e la deposizione e la risospensione, che riguardano, invece, il trasporto dei solidi attraverso l’interfaccia acqua-sedimenti. Infine, un ulteriore processo di trasporto che determina un passaggio di fase è quello rappresentato dai fenomeni di adsorbimento-desorbimento, nei quali sostanze disciolte vengono adsorbiti su una matrice solida o, viceversa, ritornano in soluzione dopo essere stati adsorbiti.
Nell’ambito dei processi di trasformazione di alcuni tipi di sostanze disciolte si hanno:
Nell’Idraulica Ambientale, così come in altre discipline, è possibile utilizzare diversi approcci nella risoluzione dei problemi applicativi ed è impossibile stabilire a priori quale sia quello più adatto. In linea generale, si può far ricorso, dopo aver effettuata una prima valutazione dell’ordine di grandezza di una problema, all’analisi teorica, alla indagine sperimentale, alla modellazione fisica ed, infine, alla modellazione matematica.
Un primo aspetto da considerare è, senza dubbio, la conoscenza esatta del problema da affrontare che si riflette sulla scala spaziale e temporale da considerare.
La scala spaziale più piccola nei problemi dell’Idraulica Ambientale è quella atomico-molecolare, dove hanno luogo le reazioni nucleari e chimiche. La scala immediatamente superiore è quella dei più piccoli vortici turbolenti, detta anche scala di Kolmogorov, alla quale la viscosità sopprime la turbolenza; essa è tipicamente inferiore al millimetro nei processi di IA. I modelli matematici non sono in grado di risolvere questa scala, ma essa è importante, anche perché è all’incirca su tale scala che agiscono i moti Browniani, responsabili della diffusione molecolare, e gli effetti di attrito hanno luogo sulle interfaccia ambientali. La scala immediatamente superiore interessa il livello del singolo organismo che, però, è oggetto di altre discipline, come la biologia.
Al di sopra di questa c’è la scala locale, dove gli inquinanti non sono più considerati individualmente ma sono misurati in termini di concentrazione all’interno di un fluido continuo. A tale livello, l’attenzione è rivolta al moto nei pressi di una singola sorgente inquinante, come il getto derivante da uno scarico industriale in un corpo idrico superficiale. Per affrontare queste situazioni reali occorre individuare e conoscere i singoli processi in gioco.
Ad un livello superiore, detto scala di sistema, occorre, poi, considerare i sistemi nel loro insieme, ossia un lago, un fiume o un acquifero. In tal caso, i movimenti del fluido sono il risultato di diversi processi che hanno luogo simultaneamente; ad esempio, l’idrodinamica di un lago nasce dalla sovrapposizioni di diversi processi, quali correnti indotte dal vento, onde, stratificazione termica e moti convettivi. E’ chiaro che al crescere delle dimensioni del sistema analizzato aumentano sia la scala spaziale che quella temporale da considerare per seguire l’evoluzione del sistema.
Il primo approccio, di comune impiego, è quello matematico-teorico, basato sulla formulazione di concetti che si traducono, poi, in equazioni che occorre, infine, risolvere. Nel caso dell’Idraulica Ambientale questo approccio è basato sulle equazioni di Navier-Stokes, utilizzate per definire il campo di moto, e sulle equazioni che esprimono il trasporto dei contaminanti all’interno della massa fluida. Tali equazioni possono avere forma diversa a secondo del numero e del tipo dei processi di trasporto considerati; nel caso più generico, si utilizza l’equazione tridimensionale della diffusione advettiva in moto turbolento per una sostanza reattiva. L’approccio teorico è, però, possibile solo introducendo delle semplificazioni spesso eccessive, quali, ad esempio, considerare delle geometrie semplici e/o trascurare i processi ritenuti secondari. In tal caso, i risultati, anche se indubbiamente validi, sono di limitata utilità in situazioni più complesse e possono anche essere inadeguati se i concetti teorici e le semplificazioni introdotte sono sbagliate.
Il secondo approccio classico è quello basato sull’osservazione sperimentale, basato su indagini di campo che forniscono dati di campo, diretti o indiretti. Le misurazioni possono essere svolte in continuo, come nella gestione di un fiume, oppure occasionalmente, all’interno di un certo progetto di ricerca. Un tipico esempio di misurazione di campo è quello in cui si usa un tracciante per determinare la propagazione di una sostanza pericolosa in un corpo idrico superficiale attraverso la misura della sua concentrazione in diversi punti a valle del punto di immissione. Anche se ogni misurazione è affetta da errori di misura, i risultati delle indagini di campo sono utili per definire meglio la dinamica dei fluidi naturali e per formulare delle relazioni predittive, sia pure di limitata applicabilità.
Un terzo approccio è costituito dai modelli fisici, da realizzare in laboratorio, che, sebbene molto più costosi dei modelli matematici, hanno il vantaggio, rispetto a questi, di offrire la possibilità di osservare direttamente il fenomeno fisico, talvolta difficile da simulare. Inoltre, le esperienze di laboratorio hanno il pregio, rispetto alle indagini di campo, di consentire un miglior controllo dei parametri in gioco. Tuttavia, anche i modelli fisici presentano i loro limiti, legati, in sostanza, alla loro effettiva capacità di riprodurre il fenomeno fisico senza ottenere dei risultati affetti da degli effetti di scala.
Un quarto approccio, molto frequente, utilizza modelli matematici, ossia traduce i diversi processi fisici, chimici e biologici da studiare in equazioni matematiche, che sono, poi, risolte quasi sempre attraverso metodi numerici. Il loro vantaggio è assai evidente, in quanto effettuando delle simulazioni dove variano la formulazione del problema e/o i valori dei parametri in gioco si possono ottenere rapidamente un gran numero di risultati utili a comprendere meglio il comportamento del sistema naturale in studio. Tali simulazioni sono, poi, di solito effettuate per riprodurre nel dettaglio lo stato attuale di un certo sistema e fare delle previsioni circa la sua futura evoluzione in diversi possibili scenari. In quest’ultimo caso, non essendo ovviamente possibile fare misure su un impianto non ancora esistente, la modellazione matematica è l’unico strumento a disposizione. Ciononostante, la simulazione su modello matematico presenta anch’essa i suoi limiti, in un certo senso, intrinseci, legati alla evidente soggettività presente nella fase della formulazione del modello e nella scelta delle equazioni che rappresentano i processi fisici considerati. Infine, occorre tenere conto della variabilità spaziale e temporale di tutti i parametri di un modello, che determina un certo grado di incertezza, spesso non prevedibile con precisione, nei suoi risultati. Pertanto, anche un modello matematico, per quanto sofisticato, resta una rappresentazione parziale della realtà fisica.
1. Introduzione all'Idraulica Ambientale
2. Le Grandezze dell'Idraulica Ambientale
4. Le Leggi di Conservazione - Parte prima
5. Le Leggi di Conservazione - Parte seconda
6. La Turbolenza - Parte prima
7. La Turbolenza - Parte seconda
9. L'Advezione e la Diffusione Molecolare
10. L'Advezione e la Diffusione Molecolare - parte seconda
11. La diffusione turbolenta e la dispersione
12. I processi di trasformazione
13. Il processo di gas-transfer
14. Distribuzione della velocità in un canale. Circolazione nei laghi
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