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Maurizio Giugni » 10.Acquedotto esterno: Opere di captazione


Captazione delle sorgenti

Classificazione delle sorgenti

La classificazione delle sorgenti può essere effettuata con riferimento:

  • ad elementi geologici (permeabilità, composizioni dei terreni)
  • ad elementi idrologici
  • ad elementi tecnici

Ad esempio, il Gortani considera cinque grandi gruppi:

  • sorgenti di deflusso semplice o di impregnazione
  • sorgenti di emergenza o di valle
  • sorgenti di versamento
  • sorgenti di trabocco o di sfioramento
  • sorgenti artesiane

Captazione delle sorgenti (segue)

Sorgenti di deflusso semplice o di impregnazione
Derivano da impregnazione idrica di formazioni litologiche omogenee permeabili nella zona superficiale ed impermeabili all’interno. Il diverso grado di permeabilità è dovuto a disgregazione meteorica della roccia, o a porosità, o alla fessurazione o carsicità. Ad esempio, le sorgenti di deflusso carsico sono collegate all’interno a vere e proprie reti idrografiche, con portate in genere cospicue.

Sorgenti di emergenza o di valle
Esse vengono a giorno nel thalweg (linea più depressa) delle valli, dove al piano di campagna si interseca il livello delle acque sotterraneee (ciò può avvenire per erosione, per incursione di un corso d’acqua, per sollevamento della falda acquifera).

Sorgenti di versamento
In questo gruppo, il Gortani raccoglie un gran numero di sottotipi di caratteristiche diverse. Ad esempio, le sorgenti di detrito sono quelle dovute alla circolazione dell’acqua che impregna gli ammassi detritici e sgorga all’aperto grazie ad un substrato impermeabile o poco permeabile.

Sorgenti di trabocco o di sfioramento
Sono determinate dallo sfioramento dell’acqua da serbatoi di accumulo in formazioni permeabili (calcari, tufi vulcanici), fasciati tutt’intorno da materiali impermeabili come le argille. Le acque scorrono laddove la cintura impermeabile presenta punti depressi e la sezione di sfioro regola l’andamento della superficie freatica nella formazione acquifera.

Sorgenti artesiane
Le acque vengono in superficie con pressione maggiore della pressione atmosferica, essendo dotate di una certa capacità di risalita.

Captazione delle sorgenti (segue)

Occorre, ancora, distinguere le manifestazioni sorgive in EFFETTIVE ed APPARENTI. Le manifestazioni effettive, che riguardano lo sgorgo delle acque a contatto tra terreni permeabili ed impermeabili, sono dette anche sorgenti GEOLOGICHE. Può accadere, ad esempio, che la sorgente geologica sia coperta da materiali di frana o alluvionali: se detta copertura è permeabile, le acque della sorgente geologica vi si spandono per ricomparire più in basso, dove affiora il materiale impermeabile. Prima cura del tecnico, quindi, deve essere la localizzazione della sorgente geologica, onde evitare di fare affidamento su sorgenti la cui quota di sgorgo può subire variazioni per cause diverse: ciò si ottiene mediante opere di scavo, da effettuare con la dovuta cautela. Nel contempo si disporranno opere provvisorie per il prelievo continuo di campioni di acqua.

D.P.R. 24/05/88 n. 236
Attuazione direttiva CEE n. 80/778 concernente la qualità delle acque destinate al consumo umano.
AREE DI SALVAGUARDIA RISORSE IDRICHE (art. 4):
- Zona di tutela assoluta (sorgenti, pozzi e punti di presa)
- Zona di rispetto (sorgenti, pozzi e punti di presa)
- Zona di protezione (bacini imbriferi ed aree di ricarica delle falde)
La zona di tutela assoluta è adibita esclusivamente ad opere di presa; essa deve essere recintata e provvista di
canalizzazione per le acque meteoriche. Deve avere, inoltre, un’estensione di raggio non inferiore ai 10 m.

D.L. 02/02/2001 n. 31
Attuazione della direttiva 98/83/CE relativa alla qualità delle acque destinate al consumo umano.

Captazione delle sorgenti (segue)

L’opera di presa sarà costituita da:

  • Bottino di presa (ben incassato nella roccia)
  • Vasca di calma e sedimentazione (20-30 cm/s)
  • Vasca di misura (stramazzo Thompson sino a circa 50 l/s)
  • Vasca di presa o di carico, con battente adeguato (2-3 m)

È, inoltre, necessario prevedere intorno all’opera di presa un’adeguata zona di protezione della sorgente, da individuare sulla base dello studio idrogeologico.

Fonte: G. Ippolito: Appunti di costruzioni idrauliche, Edizione aggiornata a cura di Giuseppe De Martino, Liguori Editore, Napoli

Fonte: G. Ippolito: Appunti di costruzioni idrauliche, Edizione aggiornata a cura di Giuseppe De Martino, Liguori Editore, Napoli


Captazione delle sorgenti (segue)

Fonte: G. Ippolito: Appunti di costruzioni idrauliche, Edizione aggiornata a cura di Giuseppe De Martino, Liguori Editore, Napoli

Fonte: G. Ippolito: Appunti di costruzioni idrauliche, Edizione aggiornata a cura di Giuseppe De Martino, Liguori Editore, Napoli


Captazione delle sorgenti (segue)

Fonte: G. Ippolito: Appunti di costruzioni idrauliche, Edizione aggiornata a cura di Giuseppe De Martino, Liguori Editore, Napoli

Fonte: G. Ippolito: Appunti di costruzioni idrauliche, Edizione aggiornata a cura di Giuseppe De Martino, Liguori Editore, Napoli


Captazione delle sorgenti (segue)

Nel caso in cui l’affioramento della sorgente non sia concentrato in un punto e rappresenti un affioramento continuo su una linea di contatto tra terreno acquifero e terreno impermeabile, la captazione dell’acqua potrà essere effettuata mediante una galleria filtrante, non dissimile dai manufatti costruiti per captare le falde freatiche.

Fonte: G. Ippolito: Appunti di costruzioni idrauliche, Edizione aggiornata a cura di Giuseppe De Martino, Liguori Editore, Napoli

Fonte: G. Ippolito: Appunti di costruzioni idrauliche, Edizione aggiornata a cura di Giuseppe De Martino, Liguori Editore, Napoli


Captazione di acque superficiali

Prese da laghi naturali o artificiali
Le opere di presa da un lago sono costituite da una torre di presa munita di diverse luci disposte a diversa profondità, onde tener conto:

  • delle variazioni di quota dell’invaso
  • delle diverse temperature, anche in dipendenza dalle stagioni. In ogni caso, essendo l’acqua più calda in superficie e più fredda in profondità, il gradiente termico dà luogo a lenti fenomeni di mescolamento (streaming)
  • delle eventuali variazioni dei caratteri organolettici dell’acqua con la profondità
Fonte: G. Ippolito: Appunti di costruzioni idrauliche, Edizione aggiornata a cura di Giuseppe De Martino, Liguori Editore, Napoli

Fonte: G. Ippolito: Appunti di costruzioni idrauliche, Edizione aggiornata a cura di Giuseppe De Martino, Liguori Editore, Napoli


Captazione di acque superficiali (segue)

Prese da fiume
Se la portata da derivare è modesta, sarà sufficiente un impianto di pompaggio in fregio al fiume, avendo cura di disporre la condotta di aspirazione al di sotto del livello di magra. Ovviamente, la pompa sarà sommersa o meno a seconda dell’altezza intercorrente tra il livello di magra e quello, superiore al livello di massima piena, a cui si installerà il motore.

Fonte: G. Ippolito: Appunti di costruzioni idrauliche, Edizione aggiornata a cura di Giuseppe De Martino, Liguori Editore, Napoli

Fonte: G. Ippolito: Appunti di costruzioni idrauliche, Edizione aggiornata a cura di Giuseppe De Martino, Liguori Editore, Napoli


Captazione di acque superficiali (segue)

Impianti a deflusso

Per utilizzare in maniera consistente le risorse disponibili, occorre invece realizzare un impianto a deflusso, costituito da:

  • traversa (con relative opere di dissipazione)
  • opere di presa e chiarificazione
  • opere di adduzione

Si può altresì provvedere a formare una falda freatica artificiale, captando acqua dal fiume e distribuendola su un’area costituita da sabbie permeabili poggianti su uno strato impermeabile. Si viene così a creare una falda sotterranea o, più spesso, un ravvenamento (con conseguente incremento della portata) di una falda esistente, che verrà poi utilizzata con opere all’uopo realizzate.

Fonte: G. Ippolito: Appunti di costruzioni idrauliche, Edizione aggiornata a cura di Giuseppe De Martino, Liguori Editore, Napoli

Fonte: G. Ippolito: Appunti di costruzioni idrauliche, Edizione aggiornata a cura di Giuseppe De Martino, Liguori Editore, Napoli


Captazione di falde

L’acqua meteorica, una volta raggiunto il suolo, scorre negli interstizi presenti tra un granello e l’altro del terreno e, se raggiunge uno strato impermeabile, riempie per intero gli interstizi, saturando il terreno e costituendo una falda idrica sotterranea.

Si definisce coefficiente di porosità n il rapporto tra il volume dei vuoti ed il volume totale del terreno.
La porosità assume valori differenti in base al tipo di terreno, variando orientativamente tra 0.1 e 0.3 per le ghiaie, tra 0.3 e 0.4 per le sabbie e sino a 0.45 per le argille.
Una volta raggiunta la saturazione, si crea una forte attrazione tra le molecole dello strato superficiale dei granelli e le molecole idriche che formano un sottile strato di spessore molecolare, detto di adsorbimento.
Inoltre, se vi è presenza d’aria tra un granello e l’altro, l’acqua è soggetta al fenomeno di adesione: la superficie liquida tende, cioè ad aderire ai singoli granelli.

L’entità dei suddetti fenomeni di adsorbimento e di adesione è legata alla superficie di contatto tra acqua e granelli: immaginando il granello di terreno come una sfera, minore ne è il diametro, maggiore è il rapporto superficie/volume e, quindi, maggiore è l’entità dei fenomeni.

Captazione di falde (segue)

Il coefficiente di immagazzinamento S è il rapporto tra il volume d’acqua che può liberarsi per un moto gravitazionale ed il volume totale del terreno. Ovviamente risulta S<n a causa dei fenomeni descritti. La differenza è dell’ordine del 5% per le ghiaie, raggiunge il 10% per le sabbie medie ed il 30% per le sabbie limose. Le argille, invece, in virtù della loro struttura colloidale, risultano praticamente impermeabili.
Saturato il terreno al di sopra dello strato impermeabile, l’acqua inizia il suo moto di filtrazione.
Per lo studio di tale moto, si assume valida l’ipotesi di Darcy, ossia che la velocità dell’acqua V sia legata alla cadente piezometrica J tramite un coefficiente f, definito coefficiente di permeabilità.

  • per le argille f = 10-9 ÷ 10-6 cm/s
  • per le sabbie medie f = 10-6 ÷ 10-3
  • per le ghiaie medie f = 10-3 ÷ 10-1
  • per le ghiaie grosse f = 1 ÷ 10

Captazione di falde (segue)

Il coefficiente di permeabilità è fortemente influenzato dalla distribuzione dimensionale dei granelli, ossia dalla curva granulometrica, e dalla posizione reciproca dei granelli, ossia dalla forma e dal grado di compattamento.
Se i granuli hanno la forma allungata, tendono ad assestarsi in una medesima direzione ed i percorsi idrici più agevoli sono quelli in direzione parallela a quella dei granuli, mentre meno agevoli sono quelli in direzione ortogonale.
Ne deriva, quindi, una anisotropia del mezzo, ossia il coefficiente f assume valori differenti in senso orizzontale ed in senso verticale.
Inoltre, è da osservare che l’ipotesi di linearità del Darcy è da ritenere valida se le velocità di filtrazione non superano 0.3÷0.4 m/s, ossia se non si determinano moti turbolenti.

Il moto filtrante ha luogo in presenza di una differenza di potenziale gravitazionale, cioè di livello, tra un punto ed un altro. E’ possibile schematizzare due tipi di falde: la falda freatica e quella artesiana.
La prima è confinata inferiormente ma non superiormente, ossia la parte superiore della zona satura è a contatto con l’aria; la seconda è confinata tra due strati impermeabili ed in tal caso lo stato filtrante può anche essere in pressione.
In pratica in un pozzo in falda artesiana il livello sale fino alla superficie piezometrica, che può trovarsi al di sopra dello strato filtrante e, a volte, anche al di sopra della quota del terreno; in un pozzo in falda freatica, l’acqua si trova allo stesso livello di quella esterna.

Captazione di falde (segue)

Falda freatica ed artesiana

Falda freatica ed artesiana


Pozzo in falda freatica

ρ: raggio del pozzo
h0: profondità dell’acqua nel pozzo
f: coefficiente di permeabilità
H: profondità della falda indisturbata
R: raggio d’influenza del pozzo, ossia distanza alla quale la superficie della falda si raccorda a quella indisturbata durante il funzionamento del pozzo a regime

Falda freatica

Falda freatica


Pozzo in falda freatica (segue)

La portata emunta è funzione quadratica della depressione δ = H-h0 rispetto al livello di quiete nel pozzo a regime.
Per il raggio di influenza del pozzo R possono assumersi i seguenti valori:

per limi sabbiosi R = 10 ÷ 20 m
per sabbie limose R = 30 ÷ 50 m
per sabbia fine R = 50 ÷ 80 m
per sabbia media R = 80 ÷ 150 m
per sabbia grossa R = 150÷ 280 m

In prima battuta può porsi R pari a 50 – 100 D (con D diametro del pozzo).

Pozzo in falda artesiana

ρ: raggio del pozzo
e: potenza della falda
f: coefficiente di permeabilità
H0: profondità dell’acqua nel pozzo
H: profondità della falda indisturbata
R: raggio d’influenza del pozzo, ossia distanza alla quale la superficie della falda si raccorda a quella indisturbata durante il funzionamento del pozzo a regime

Falda artesiana

Falda artesiana


Pozzo in falda artesiana (segue)

In tal caso, la relazione tra Q e δ risulta lineare. E’ utile aggiungere che, pur mantenendo basse le velocità dell’acqua nello strato filtrante, la portata totale emunta genera delle perdite di carico nel pozzo, per cui il valore di δ aumenta progressivamente. Di conseguenza la curva Q = f(δ) assume gli andamenti tratteggiati in figura, per cui nella realtà la differenza di comportamento tra pozzo artesiano (andamento lineare) e pozzo freatico (andamento curvilineo) è spesso mascherata dalla presenza delle perdite di carico nella canna del pozzo.


Galleria filtrante

Nell’emungimento di una falda, in quiete e molto estesa, a mezzo di un pozzo il fenomeno presenta caratteri di simmetria rispetto all’asse del pozzo.
Nel caso di una galleria filtrante, invece, l’opera è immersa nella falda e caratterizzata da una certa lunghezza. In genere, la funzione Q(δ) viene dedotta per via sperimentale.

Caso semplice: galleria filtrante ad asse rettilineo, poggiante sul piano impermeabile orizzontale di una falda indefinita di piccolo spessore ed inizialmente in quiete.

Prescindendo dai tratti estremi, si potrà assumere l’ipotesi di moto piano per i piani verticali perpendicolari all’asse della galleria. Supporremo, inoltre, che la depressione δ non sia notevole e che con buona approssimazione si possano considerare le superfici isopieziche piane e verticali e, di conseguenza, i vettori velocità di filtrazione orizzontali e normali al piano verticale che contiene l’asse della galleria.

Fonte: G. Ippolito: Appunti di costruzioni idrauliche, Edizione aggiornata a cura di Giuseppe De Martino, Liguori Editore, Napoli

Fonte: G. Ippolito: Appunti di costruzioni idrauliche, Edizione aggiornata a cura di Giuseppe De Martino, Liguori Editore, Napoli


Galleria filtrante (segue)

Per una generica isopiezica, AB, di altezza h e larghezza unitaria, si ha: vedi figura 2.

Ammettendo che, a distanza finita L, le depressioni della falda siano tanto piccole da potersi trascurare, si avrà: vedi figura 3.

Galleria filtrante. Fonte: G. Ippolito: Appunti di costruzioni idrauliche, Edizione aggiornata a cura di Giuseppe De Martino, Liguori Editore, Napoli
Fig. 1
Fig. 3

Well Points

Indichiamo con:
d: massima distanza dall’asse del well point del perimetro della zona da prosciugare
Δ: depressione minima che si vuole provocare

Ipotesi: la falda, inizialmente stagnante, è alimentata tutt’intorno a distanza R da un serbatoio di capacità infinita a livello costante H.

Schema di well point

Schema di well point


Costruzione dei pozzi

Dal momento stesso in cui gli uomini hanno scelto una dimora stabile hanno iniziato a scavare i pozzi.
Già Omero sapeva che l’acqua sorgiva e quella dei pozzi provengono da acque sotterranee; ma soltanto più tardi Vitruvio diede indicazioni per lo scavo di un pozzo: utilizzare pietre grezze per il rivestimento del pozzo “affinché le vene acquifere non vengano ostruite”, e fare attenzione al pericolo della fuoriuscita di gas, che poteva essere controllato con torce.
Anticamente, i pozzi venivano scavati a mano, senza utilizzare macchine: l’unico strumento che poteva essere d’aiuto era l’argano. Di solito i pozzi presentavano sezione cilindrica con un diametro tra i 90 e i 100 cm.
I pozzi più antichi sono del Neolitico. Ad Atlit Yam in Israele è stato trovato un pozzo che risale al periodo 8100-7500 a.C.: è il più antico conosciuto. Altri dello stesso periodo sono stati individuati a Kissonerga-Mylouthkia e Shillourokambos (Cipro).
Anche nella Bibbia si parla di alcuni pozzi: il pozzo di Lacai-Roi (nella Genesi), il pozzo di Betlemme (nel Secondo libro di Samuele), il pozzo di Bet-Eked (nel secondo libro dei Re), il pozzo di Giacobbe (nel Vangelo di Giovanni) e il metaforico pozzo dell’Abisso (l’Inferno, nell’Apocalisse).

Costruzione dei pozzi (segue)

La più antica tecnica costruttiva è quella dei pozzi in falda freatica, realizzati mediante un anello, del diametro di qualche metro, in pietra o mattoni, di cui si provoca il progressivo affondamento scavando all’interno della muratura e sotto il perimetro della muratura stessa (pozzo auto affondante). Man mano che la muratura affonda, si procede a costruire gli strati superiori.

Con tale tecnica si raggiungono ordinariamente profondità di 10÷15 m (ma sono stati costruiti anche pozzi profondi fino a 50÷60 m) e si emungono portate da pochi m3/h fino a 10÷15 m3/h.

L’acqua da tali pozzi veniva attinta mediante secchi mentre oggi l’attingimento viene effettuato tramite gruppi di sollevamento.

Fonte: G. Ippolito: Appunti di costruzioni idrauliche, Edizione aggiornata a cura di Giuseppe De Martino, Liguori Editore, Napoli

Fonte: G. Ippolito: Appunti di costruzioni idrauliche, Edizione aggiornata a cura di Giuseppe De Martino, Liguori Editore, Napoli


Costruzione dei pozzi (segue)

Pozzi più profondi vengono realizzati tramite perforazione. Il tipo di perforazione più semplice, con la quale si raggiungono anche profondità di alcune centinaia di metri, è quello attuato mediante sonde a percussione.

La sonda è costituita da un cilindro in acciaio munito inferiormente di bordo tagliente e di una valvola.

La sonda viene sollevata per alcuni metri e poi lasciata cadere; il bordo tagliente, quindi, penetra nel terreno che rimane all’interno della sonda stessa grazie alla presenza della valvola sul fondo.

Quando si incontrano materiali più duri è necessario utilizzare mezzi più pesanti. La sonda non è più cava, presenta un tagliente inferiore a forma di scalpello e raggiunge un peso anche di due tonnellate. Per allontanare i detriti si sostituisce periodicamente lo scalpello ad una cucchiaia.

Immagini tratte da: G. Ippolito: Appunti di costruzioni idrauliche, Edizione aggiornata a cura di Giuseppe De Martino, Liguori Editore, Napoli.


Costruzione dei pozzi (segue)

Con la perforazione a percussione si ottengono fori di diametro sino ad 800 mm. Se, però, si attraversano strati di terreni incoerenti, occorre evitare i franamenti interni, calando nel foro una camicia o colonna di protezione, costituita da tratti tubolari giuntati a manicotto. Questa tubazione, per effetto del peso proprio, scivola verso il basso arrestandosi, dopo alcune decine di metri, a causa dell’attrito laterale. A questo punto la perforazione deve procedere con un diametro più piccolo in modo da poter inserire la colonna di protezione co-assialmente alla prima.

Sonda a percussione

Sonda a percussione


Costruzione dei pozzi (segue)

Terminata la perforazione, nel pozzo viene calata la colonna d’esercizio, che è costituita da elementi tubolari in acciaio, saldati di testa, e di diametro inferiore al più piccolo diametro della colonna di lavoro.

In corrispondenza degli strati acquiferi, la tubazione presenta delle feritoie, larghe alcuni millimetri ed alte alcuni centimetri. In tal modo, le velocità previste per la portata di esercizio non superano i 20÷30 cm/s.

L’intercapedine tra colonna di lavoro e colonna di esercizio avrà uno spessore tra i 10 ed i 15 cm e sarà riempita con brecciolino o ghiaia di pezzatura compresa tra 5 e 10 cm. Questo brecciolino costituisce il filtro, cioè lo strato che trattiene le particelle solide trascinate dalla corrente liquida.

Al di sopra ed al di sotto dello strato filtrante, l’intercapedine è riempita da conglomerato cementizio o da un tampone di argilla, in modo da evitare che le diverse falde vengano messe in comunicazione tra loro. Questo è particolarmente importante quando si deve emungere acqua potabile da una falda artesiana, perché di solito la falda freatica è inquinata.

Fasi della realizzazione di un pozzo

Fasi della realizzazione di un pozzo


Costruzione dei pozzi (segue)

Posta in opera la colonna di esercizio, il brecciolino e l’eventuale tampone, la colonna di lavoro può essere rimossa, sollevandola per tratti.

Pozzo in esercizio

Pozzo in esercizio


Costruzione dei pozzi (segue)

Se si deve trivellare un pozzo in terreni completamente rocciosi non è possibile adottare il metodo a percussione. Si usa in tal caso una sonda a rotazione munita in testa di una corona di scalpelli in acciaio speciale che tagliano la roccia con moto rotatorio.
In alternativa agli scalpelli, possono usarsi dei rulli dentati che disgregano la roccia.
Occorre garantire, inoltre, l’affondamento verticale, ottenuto imprimendo un moto rotatorio ad una piattaforma rotante. Naturalmente, trattandosi di rocce, non esiste il problema del franamento e, quindi, della colonna di lavoro, il diametro della perforazione può perciò rimanere costante. Sorge, invece, il problema dell’eliminazione dei detriti, risolto mediante circolazione d’acqua messa in pressione al livello della testa ruotante mediante apposita tubazione.
In questi ultimi anni si è diffusa la tecnica della circolazione inversa, che consiste nell’aspirare l’acqua, invece, di immetterla in pressione. Lo scalpello mobile ha forma anulare e scorre verticalmente attorno alla tubazione di aspirazione; l’acqua viene immessa dall’alto nella zona anulare. Con questa tecnica non è necessaria la colonna di lavoro perché il diametro della perforazione è maggiore, consentendo una costruzione più rapida, a discapito,però, di maggiori costi per i filtri ed i tamponamenti. I detriti vengono, quindi, trascinati nella corrente in salita a forte velocità. Si possono così realizzare pozzi fino a 200 m di profondità ed emungere portate dell’ordine di 300÷500 m3/h.

Sonde a rotazione

Sonde a rotazione


Costruzione dei pozzi (segue)

In terreni ghiaiosi si usano oggi anche pozzi a raggiera, costituiti da una camera cilindrica in cemento del diametro di alcuni metri dalla quale vengono infissi a raggiera nel terreno circostante tubi forati orizzontali del diametro di 150÷200 mm. Si possono così emungere portate anche di 1000 m3/h.

A livello del terreno viene poi costruita una cameretta in muratura detta avampozzo. La tendenza attuale è di costruire l’avampozzo interrato. Dal fondo di esso parte verso il basso la colonna di esercizio.

Pozzo a raggiera

Pozzo a raggiera


Esercizio dei pozzi

Eseguita la trivellazione del pozzo, sarà necessario procedere allo spurgo, ovvero all’eliminazione del materiale più sottile che circonda il filtro.
Si cala nel pozzo una pompa provvisoria con una portata di targa superiore a quella di esercizio, si avvia il pompaggio, regolando la portata a bassi valori strozzando la saracinesca di mandata.
Se il pozzo emunge da una falda artesiana, il regime della velocità si stabilisce istantaneamente, mentre se si è in falda freatica occorre attendere la formazione del conoide di depressione intorno al pozzo, il che richiede un tempo che può essere anche di varie ore. Durante questo tempo, il livello idrico scende progressivamente nel pozzo.
Se l’acqua è sempre limpida, l’operazione di spurgo è terminata, altrimenti si ripete l’operazione a gradini. In totale occorrono due o tre giorni.
Terminato lo spurgo, occorre prelevare campioni d’acqua, soprattutto nel caso di utilizzo a scopo potabile.
Un pozzo ben costruito ed esercito in condizioni normali, 24 ore su 24, “dura” mediamente 15 anni o più.

Durante l’esercizio del pozzo può verificarsi un progressivo abbassamento del livello dinamico. In tal caso il filtro è in via di ostruzione. Si può procedere, quindi, all’operazione di pistonatura, che consiste nel far cadere più volte una sonda nel pozzo ed immediatamente sollevarla. Si ingenerano, in tal modo, onde di pressione nell’acqua che si propagano nel filtro, provocando la rimozione del materiale fino.

I materiali di supporto della lezione

Ippolito G., Appunti di Costruzioni Idrauliche, Liguori Editore, Napoli.

Milano V., Acquedotti, Hoepli.

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Progetto "Campus Virtuale" dell'Università degli Studi di Napoli Federico II, realizzato con il cofinanziamento dell'Unione europea. Asse V - Società dell'informazione - Obiettivo Operativo 5.1 e-Government ed e-Inclusion

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