Le idee geniali. Da Archimede a Fermi
“Le meraviglie del pensiero induttivo: come indirizzare i giovani verso le sorprese della cultura scientifica”. Se ne discute con Carlo Bernardini.
Federica offre una sintesi dell’incontro, svoltosi nell’ambito di Come alla Corte di Federico II, ovvero parlando e riparlando di scienza.
È possibile farsi una sorpresa da soli? Regalarsi una cosa imprevista che dà molto piacere a chi la riceve, noi stessi? Sì è possibile. Basta avere un’idea geniale. Di questi ‘effetti sorpresa’ è ricco il pensiero induttivo, quello tipico della ricerca fenomenologica sulla realtà naturale. Non è un caso se le emozioni dense di idee geniali sono disseminate nella storia del pensiero scientifico, particolarmente in alcune scienze come la fisica; ma in tutte le scienze c’è questo momento del bagliore, del lampo mentale che illumina la soluzione di un problema che ci arrovella. Non di rado, la genialità confina con la semplicità: la semplificazione è una scorciatoia verso la soluzione, la risposta a un interrogativo.
Carlo Bernardini
Fisico – Professore Emerito
Università degli Studi di Roma ‘La Sapienza’
Il filmato completo, in streaming, è disponibile su Comeallacorte
A cosa dovrebbe portare un buon insegnamento? Come si accende la genialità?
Molto spesso ci troviamo ad affrontare un problema nuovo. Se si tratta di un problema della natura, è importante che per ragionarci e capire come lo si risolve dobbiamo farcene una “rappresentazione mentale” adeguata.
Come si possono fabbricare le rappresentazioni mentali?
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Archimede escogitò un metodo per ragionare con numeri molto grandi.
Se oggi utilizziamo le “potenze di 10″ e la nozione di “ordine di grandezza” lo dobbiamo ad Archimede.
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Per affermare che gli atomi esistono, bisogna fare un esperimento in cui “li si vede”. Per cercarli bisogna avere un’idea di quanto possono essere grandi. Appaiono Thomas Young e Pierre Simon De Laplace.
Sulla base delle loro intuizioni, Jean Perrin riuscì a misurare il numero di Avogadro.
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Anche la luce sente l’azione gravitazionale di una stella come il Sole? Come verificarlo?
Per riuscirci si sarebbe dovuto oscurare il sole, l’occasione fu l’eclissi a cui partecipò Arthur Eddington.
Durante un’eclisse di Sole vediamo che le stelle intorno al suo bordo si allontanano un po’…
Queste ed altre ancora le storie e le idee della fisica che possono produrre sorpresa ed emozione.
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Carlo Bernardini è nato a Lecce il 22 aprile 1930 e si è laureato in Fisica presso l’Università di Roma il 19 marzo 1952. Ha iniziato poco dopo a lavorare, sotto la direzione del Professore Giorgio Salvini, nel gruppo teorico del sincrotrone guidato dal Professore Enrico Persico. Al completamento del sincrotrone ha partecipato alla progettazione, realizzazione e messa in opera del primo anello di accumulazione per elettroni e positroni (AdA, Frascati – Orsay) ideato dal Professore Bruno Touschek. A completamento del lavoro con AdA (1964) ha effettuato esperimenti presso il sincrotrone dei Laboratori Nazionali di Frascati dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, su: Verifica dell’elettrodinamica quantistica, Fotodisintegrazione del Deuterio con fotoni polarizzati, Scattering di elettroni su nuclei (in collaborazione con Orsay). Ha collaborato all’avvio di un esperimento di produzione multipla di adroni su ADONE prima di trasferirsi sulla cattedra di Fisica generale presso l’Università di Napoli (1969). Richiamato a Roma nel 1971 è stato Direttore della locale sezione dell’INFN, successivamente Preside di Facoltà e membro della giunta esecutiva dell’INFN e, dopo una breve parentesi parlamentare (VII Legislatura, Senato), direttore del primo corso di dottorato in Fisica. È attualmente Professore Emerito presso la Facoltà di Scienze MFN dell’Università di Roma, la Sapienza.
Christian Vassallo
L'originalità scientifico filosofica di Archimede
Vittorio Silvestrini
Colpi d'ala del pensiero induttivo
Luciano Carbone
Intricati equilibri
Maurizio Torrini
I due geni che misero fine al genio
Renato Musto
Enrico Fermi e il secolo breve
Vissuto nel III secolo a.C., l’aurora di quell’età ellenistica dipinta da Lucio Russo come teatro della rivoluzione scientifica ‘dimenticata’, non v’è arcipelago dello scibile che la navicella del suo ingegno non abbia osato lambire: dalla geometria all’aritmetica, dalla meccanica all’ottica, dall’astronomia all’ingegneria. Parliamo di Archimede, il genio alla cui più intima quotidianità il simpatico aneddoto vitruviano accostò uno dei casi più famosi di serendipity. Ma quell’«héurka!» gridato da un uomo nudo, che da un capriccio di Ierone II avrebbe finito col trovare per caso nella sua vasca da bagno la legge dell’idrostatica, direbbe poco, in fondo, sull’importanza del suo irripetibile operato, se non ci premurassimo di coglierne l’originalità scientifico-filosofica.
Christian Vassallo
Dottorando di Scienze Filosofiche
Università degli Studi di Napoli Federico II
Il motore primo che spinge la civiltà umana verso conquiste sempre nuove, è l’attitudine dell’uomo a lanciare a sé stesso sempre nuove sfide, per il semplice gusto di vincerle. Di queste sfide, le più dense di soddisfazione e di positivi frutti sono quelle che riguardano le attività del pensiero; e ciò tanto più se il risultato conseguito non è un singolo raggiungimento conoscitivo, ma lo sviluppo di un metodo (un procedimento) che l’inventore mette a disposizione di chiunque voglia poi usarlo.
Vittorio Silvestrini
Professore di Fisica Generale
Università degli Studi di Napoli Federico II
Qualche osservazione ingenua su genialità e normalità
Il termine genialità richiama subito alla mente un suo possibile contrario: la normalità. Essa si presenta, infatti, come il superamento di una situazione difficile attraverso un espediente inaspettato che fuoriesce appunto da ciò che è normale, usuale. La coppia genialità-normalità evoca allora con immediatezza un’altra coppia: creatività-metodo. Con essa tende a confondersi, ma non a identificarsi. In effetti la prima richiama situazioni uniche e irripetibili, nella seconda invece ci si imbatte spesso nell’esperienza quotidiana. Ma anche altre coppie vengono evocate con maggiore o minore forza e distanza. Si pensi ad arte-scienza, induzione-deduzione o, più in generale, a slancio-stasi e perfino, per chi ama le teorie freudiane, a eros-thanatos.
Luciano Carbone
Professore di Analisi Matematica
Università degli Studi di Napoli Federico II
I due libri che danno vita, agli inizi del XVII secolo, a quella scienza che è divenuta la nostra scienza, il Sidereus Nuncius – l’Avviso sidereo – di Galileo (1610) e il Discorso del metodo – l’introduzione ai Saggi: Diottrica, Meteore e Geometria – di Descartes (1637) volevano dare a tutti la possibilità di compiere il medesimo percorso che li aveva condotti a rivoluzionare il sapere contemporaneo. Cartesio offrendo il modello della propria vita per edificare un mondo adeguato alla ragione, la bona mens, la cosa più egualmente e uniformemente distribuita tra gli uomini, si tratti di francesi o cinesi, di cannibali o tedeschi, Galileo mostrando come costruire quello strumento – il cannocchiale – con cui provare in modo ’speditissimo e sicurissimo’ la possibilità del copernicanesimo, fondamento della sua nuova fisica.
Maurizio Torrini
Professore di Storia della Scienza
Università degli Studi di Napoli Federico II
L’eccezionale intreccio tra scoperte scientifiche, destino personale e vicenda mondiale contenuto nella vita di Enrico Fermi, permette di gettare uno sguardo, veloce ma intenso, sullo scorso secolo, da quando, nel suo precoce studio da autodidatta vi era ancora occasione per un trattato in latino – segno di un’antica universalità della scienza -, ai primi importanti lavori, negli anni ‘20, pubblicati in tedesco, lingua dominante nella cultura dell’epoca, fino al periodo americano dal 1939, alla morte nel 1954.
Renato Musto
Professore di Fisica Teorica
Università degli Studi di Napoli Federico II
Scarica il dossier a cura della redazione di Come alla Corte – Edizione 2007-2008
Carlo Bernardini: Le idee geniali. Da Archimede a Fermi
Christian Vassallo: L'originalità scientifico filosofica di Archimede
Come alla Corte di Federico II, dossier: Le idee geniali. Da Archimede a Fermi
Luciano Carbone: Intricati equilibri
Maurizio Torrini I due geni che misero fine al genio