Un mistero ancora non risolto: la scomparsa di Ettore Majorana
Nel romanzo di Sciascia, Majorana diventa una figura simbolica dei rapporti tra scienza e storia, un anti-eroe della responsabilità dello scienziato. “Crediamo che Majorana di questo tenesse conto, pur nell’assoluto e totale desiderio di essere “uomo solo” o di “non esserci più”; che insomma nella sua scomparsa prefigurasse, avesse coscienza di prefigurare un mito: il mito del rifiuto della scienza”. Carlo Lucarelli ci guida alla scoperta delle diverse ipotesi che si sono succedute negli anni.
Federica offre una sintesi dell’incontro, svoltosi nell’ambito di Come alla Corte di Federico II, ovvero parlando e riparlando di scienza.
Ci sono alcuni misteri della nostra storia che noi scrittori di romanzi gialli vorremmo non fossero mai accaduti. In molti casi perché così si sarebbero risparmiate reali sofferenze a reali personaggi, ma in altri anche perché avremmo voluto inventarli noi e scriverli in un romanzo invece di trovarceli già fatti in ricordi, testimonianze e saggi. Il “caso Majorana” è uno di questi e non per nulla ha suscitato, tra gli altri, l’interesse di un grande scrittore di mistero e inquietudine come Leonardo Sciascia che a quello dedicò uno dei suoi libri.
Ettore Majorana scompare all’improvviso il 26 marzo del 1938. In ogni scomparsa c’è sempre qualcosa di misterioso ma in questa ci sono tutti gli elementi in grado di fare di un caso di cronaca, per quanto importante e doloroso, un caso da romanzo, destinato a restare impresso nell’immaginario.
Carlo Lucarelli
Scrittore
Il filmato completo, in streaming, è disponibile su Comeallacorte
I misteri che diventano “casi” sono i “misteri misteriosi”. Cinque sono le caratteristiche rappresentative:
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Siamo nel 1938, immaginiamo la scena di un piroscafo che sta solcando il mare, è appena partito da Napoli e si dirige verso Palermo…
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Un uomo riconosciuto per il suo valore scientifico come un genio, con grandi intuizioni, all’epoca professore presso il dipartimento di Fisica dell’Università di Napoli, parte con una certa quantità di denaro, con l’idea di scomparire, poi non scompare ma non riappare…
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All’ipotesi del suicidio non credono gli amici e la famiglia, e nemmeno Sciascia, forse Majorana si spaventa per i risultati a cui si potrebbe arrivare con i suoi studi di fisica, applicabili al progetto della bomba atomica, nel tempo in cui grandi potenze stanno per scontrarsi.
Potrebbe aver pensato di ritirarsi nella pace di un convento? Non si sa, ma ci sono diverse testimonainze e ulteriori ipotesi.
E allora se Ettore Majorana non si è suicidato, non è in convento, è andato forse in Germania? Proprio ad aiutare gli scienziati tedeschi a costruire la bomba per i nazisti? Oppure è andato in Argentina? Oppure è solo scomparso e si può identificare in un barbone che si aggirava in un paesino della Sicilia, bravissimo con i calcoli matematici?
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Carlo Lucarelli è nato nel 1960 a Parma, vive tra Mordano (Bo) e San Marino. Affermato scrittore di letteratura gialla e noir, sa mescolare sapientemente i generi tra loro ottenendo risultati sorprendenti. Il suo percorso narrativo va dai racconti brevi sparsi nelle varie antologie del “Gruppo 13″ (di cui fa parte) alla trilogia giallo-storica con il commissario De Luca pubblicata dalla Sellerio (Carta bianca, L’estate torbida e Via delle Oche); dai fumetti alle sceneggiature; e ancora, racconti saggistica e teatro. È membro di varie associazioni: l’AIEP (Associazion Internazional Escritor de Poliziaco, fondata a Cuba da Paco Ignatio Taibo II) e dell’Associazione Scrittori-Bologna. E’ stato docente di scrittura creativa alla Scuola Holden di Alessandro Baricco a Torino e nel carcere “Due Palazzi” di Padova. Ha creato e curato la rivista telematica “Incubatoio 16″. Ha vinto il “Premio Alberto Tedeschi” con il romanzo “Indagine non autorizzata” nel 1993, il “Premio Mistery” con “Via delle Oche” nel 1996, con il romanzo L’Isola dell’Angelo Caduto è stato finalista al “Premio Bancarella” nel 2000, e nello stesso anno ha vinto il “Premio Franco Fedeli”. Collabora alla collana Stile libero Einaudi nella quale sono inseriti i suoi romanzi Il Giorno del Lupo, Almost Blue e Guernica.
Ermanno Rea
Majorana e Caffè. Misteri non risolti
Antonio Saccone
Sciascia e Majorana
Bruno Preziosi
Majorana a Napoli
Renato Musto
I neutrini. Majorana aveva ragione?
Salvatore Solimeno
Spinori di Majorana ed ottica quantistica
Questa è una congettura. Da prendere, come del resto tutte le congetture, con le molle del dubbio e dello scetticismo. Ruota intorno al nome di un convento – quello di Serra San Bruno, in Calabria – dove lo scrittore Leonardo Sciascia, in un libro indicato a Ettore Majorana, immaginò che fosse potuto andare a nascondersi il più dotato dei “ragazzi” che si raccolsero nella “scuola di Roma” intorno a Enrico Fermi (il libro affaccia il dubbio che nello stesso convento, come sospinto da un medesimo destino e da un non dissimile bisogno di espiazione, si rinchiuderà poi anche il pilota del B29 che sganciò la prima bomba atomica, quella su Hiroshima).
Secondo Sciascia, Majorana intuì, grazie alla sua forte sensibilità, quale destino tragico stessero spalancando al mondo le ricerche in campo atomico in corso un po’ dappertutto e in particolare in Italia. Anzi la “visione” lo sgomentò talmente da indurlo a una clamorosa protesta (contro la scienza). E perciò scomparve.
Ermanno Rea
Scrittore
«Prediligeva Shakespeare e Pirandello»: l’informazione, divulgata da Edoardo Amaldi, uno dei «ragazzi» raccolti negli anni Trenta intorno ad Enrico Fermi nel mitico laboratorio di via Panisperna, la si legge come epigrafe al volumetto, sospeso tra pamphlet e fiction, che a metà degli anni Settanta Leonardo Sciascia dedica al caso Majorana. Mettere in evidenza, sulla soglia paratestuale, quelle opzioni letterarie è il modo più suggestivo e inquietante per rinvenire nell’amletica, presaga estraneità al suo tempo le ragioni profonde della volontà di Ettore Majorana di non intricarsi più con gli altri, di preparare, organizzare con esattezza matematica l’enigma della propria scomparsa.
Antonio Saccone
Professore di Letteratura Italiana moderna e contemporanea
Università degli Studi di Napoli Federico II
Majorana arrivò a Napoli verso il 10 Gennaio 1938 e concordò col preside di tenere la lezione inaugurale il 13 gennaio. Ad essa gli studenti iscritti al corso non furono invitati, mentre furono presenti, oltre a qualche familiare, fra cui la madre, alcuni professori della Facoltà; fra questi era sicuramente presente Renato Caccioppoli.
La prima lezione tenuta agli studenti fu tenuta il 15 gennaio, l’ultima il 24 marzo. Gli studenti presenti a tutte le lezioni furono Nella Altieri, Gilda Senatore, Laura Mercogliano, Nada Minghetti, Sebastiano Sciuti e Savino Coronato, allievo di Caccioppoli che si laureerà in matematica proprio nel ‘38. Nessun altro, come testimoniatomi da Gilda Senatore e Sebastiano Sciuti, assisté alle lezioni di Majorana, salvo, sporadicamente, Mario Cutolo.
Le lezioni proseguirono regolarmente, salvo una lunga interruzione, dal 18-2 al 9-3, dovuta ad una sospensione delle attività didattiche per la visita del Re, di Hitler e di Mussolini.
Bruno Preziosi
Professore di Struttura della materia
Università degli Studi di Napoli Federico II
Nei periodi gloriosi della fisica fenomeni inattesi vengono previsti da teorie molto generali e poi ben presto confermati. Un magico accordo sembra allora regnare tra natura e ragione. Nel 1928 Paul Dirac, descrivendo le particelle di spin ½ in modo consistente con la relatività speciale e la meccanica quantistica, predisse l‘antimateria. Oltre all’elettrone deve esistere una particella di massa e spin eguali, ma di carica opposta, il positrone, scoperto da Carl Anderson nel 1932. Da allora l’antimateria è una presenza costante nella scienza e nella fantascienza. Non sempre la corrispondenza tra teoria ed esperimenti è così rapida e felice. Nel 1937 Ettore Majorana introdusse per le particelle neutre di spin ½ “una descrizione teorica, in armonia con i metodi generali della meccanica quantistica”, per cui “non vi è più nessuna necessità di presumere l’esistenza di antineutroni o antineutrini”. La previsione si è rivelata errata per il neutrone, che una carica, detta barionica, legata all’interazioni forte, distingue dall’antineutrone. Ma per il neutrino la questione è aperta: è una particella di Dirac, con una nuova carica, la leptonica, ed una sua antiparticella, o di Majorana, coincidente con l’antiparticella?
Renato Musto
Professore di Fisica Teorica
Università degli Studi di Napoli Federico II
Positron Discovery. Fonte: Wikipedia
Ettore Majorana ha attraversato la fisica degli anni ‘30 come una meteora producendo lavori caratterizzati da grande attenzione alle novità sperimentali dell’epoca e dall’eleganza della formulazione matematica. L’importanza di molte sue idee è andata crescendo nel tempo. Solo negli anni 50-60 si cominciò ad apprezzare la sua rappresentazione di campi spinoriali. Lo stesso dicasi per la sfera di Riemann-Majorana-Bloch, che sta fornendo una rappresentazione efficace della evoluzione dei qubit in computazione quantistica. Un’idea di cosa siano gli spinori di Majorana ce la si può fare immaginando una particella puntiforme capace di ruotare su se stessa, nonostante l’estensione spaziale nulla. Il lettore non diffidi della propria difficoltà ad accettarla, se a Goudsmith ed Uhlenbeck che chiedevano di ritirare la propria nota sullo “spin” dell’elettrone, Ehrenfest ebbe a replicare che “non c’era troppo da preoccuparsi essendo gli autori molto giovani e della cui stupidità non c’era tanto da vergognarsi”.
Salvatore Solimeno
Professore di Struttura della materia
Università degli Studi di Napoli Federico II
Scarica il dossier a cura della redazione di Come alla Corte – Edizione 2006-2007
Antonio Saccone: Sciascia e Majorana
Bruno Preziosi: Majorana a Napoli
Carlo Lucarelli: Il mistero Majorana
Ermanno Rea: Majorana e Caffè. Misteri non risolti
Renato Musto: I neutrini. Majorana aveva ragione?
Salvatore Solimeno: Spinori di Majorana ed ottica quantistica