Un giorno nella Pompei antica
Ci sono molti modi per trascorrere un giorno nell’antica Pompei. Uno di essi consiste nel seguire le tracce dei suoi abitanti attraverso le celebri “scritture di strada”.
Eva Cantarella ci accompagna in questo percorso alla scoperta di nuove visioni.
Federica offre una sintesi dell’incontro, svoltosi nell’ambito di Come alla Corte di Federico II, ovvero parlando e riparlando di scienza.
Ci sono molti modi per trascorrere un giorno nell’antica Pompei. Uno di essi consiste nel seguire le tracce dei suoi abitanti attraverso le celebri ’scritture di strada’.
Le fonti di conoscenza della società pompeiana, infatti, non sono solo i documenti materiali. Anche se non esiste traccia di opere letterarie locali, esistono alcuni documenti scritti: si pensi, ad esempio, alle tavolette cerate su cui teneva la contabilità il banchiere L. Cecilus Iucundus, importantissime per conoscere la vita economica della città, così come – per fare un altro esempio – i sigilli sulle anfore di vino che venivano spedite all’estero. Ed esistono le migliaia d’iscrizioni rimaste sui muri della città, dove i suoi abitanti usavano scrivere considerazioni, riflessioni e avvertimenti di ogni genere: sberleffi o minacce ai nemici, raccomandazioni di votare per un certo candidato alle elezioni locali, dichiarazioni d’amore o registrazioni di imprese erotiche che si teneva a pubblicizzare, e via dicendo.
Eva Cantarella
Professore di Istituzioni di diritto romano
Università degli Studi di Milano
Il filmato completo, in streaming, è disponibile su Comeallacorte
Una scrittura antica e libera. Gli spazi non sono quelli istituzionali, il contenuto è molto vario: dai manifesti elettorali, alle dichiarazioni d’amore, dagli avvisi commerciali, agli insulti ai nemici e alle maledizioni.
Ho pensato di limitarmi al tema della condizione femminile, per cui le scritture di strada sono molto importanti, perchè ci parlano di tutte le donne senza distinzione di classi.
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Agli scavi di Pompei, un caso interessante è rappresentato dalle iscrizioni in corrispondenza del termopolio di Asellina, Via dell’Abbondanza, perchè dimostra l’interesse delle donne per la politica. Ogni anno a Pompei si tenevano le elezioni locali, la propaganda elettorale era sostenuta dai sostenitori e non direttamente dal candidato, probabilmente i manifesti venivano scritti di notte, utilizzando anche sigle, quelli al termopolio sono firmati da donne.
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Anche qui è interesante notare i casi di scrittura “femminile”, molti componimenti poetici, a dimostrazione del fatto che le donne dell’epoca non hanno reticenze a scrivere dei loro amori sui muri. Questo evidenzia una straordinaria emancipazione femminile, ma che effetto ha questa emancipazione sugli uomini?
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Gli uomini pompeiani erano di tempra diversa dai romani? Non sono stati scossi dalla forte emancipazione delle loro donne? O la loro eccessiva esaltazione della virilità attraverso le scritture sui muri cela un senso di inquietudine?
Pompei sembra dimostrare che l’emancipazione femminile era un fenomeno di massa e non di èlite.
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Eva Cantarella è professore ordinario nella Facoltà Giurisprudenza dell’Università di Milano e Global Visiting Professor nella Law School della New York University. Ha insegnato nelle Università di Camerino, Parma, Pavia, nell’Università Bocconi di Milano, nell’Università del Texas (Austin) e nell’Università di Santiago de Compostela.
Nel 2002 è stata nominata “Grande Ufficiale della Repubblica Italiana” dal Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi. Nello stesso anno è stata nominata membro onorario dell’Accademia Finlandese delle Scienze. Collabora abitualmente alle pagine culturali del ‘Corriere della sera’. Ha scritto più di cento saggi e sedici libri, molti dei quali tradotti in inglese, francese, spagnolo, tedesco e greco. Tra di essi: Secondo natura. La bisessualità nel mondo antico, 6 ediz. Milano, Rizzoli, 2000 – I supplizi capitali in Grecia e a Roma, 3 ediz. Milano, Rizzoli, 1998 – Passato prossimo. Donne romane da Tacita a Sulpicia, Milano, Feltrinelli, 1998 – Un giorno a Pompei (con L. Jacobelli), Napoli, Electa, 1999 – Itaca, Eroi, donne, potere tra vendetta e diritto, Milano, Feltrinelli 2002 (vincitore del premio Bagutta 2002) – L’amore è un dio, Milano, Feltrinelli 2007 – Il ritorno della vendetta, Milano, Rizzoli, 2007.
Arturo De Vivo
Pompei e la paura del terremoto
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Vita "quotidiana" a Pompei
Marilena Cipollaro
Una molecola di DNA per comprendere evoluzione, etnia e migrazioni
Chiara Renda
Il "gusto" di visitare Pompei
Annamaria Ciarallo
Le scienze naturali e la vita quotidiana di Pompei
Il 5 febbraio del 62, sotto l’impero di Nerone, un violento terremoto colpisce Pompei. Questa la testimonianza di Seneca (che, forse erroneamente, nomina tuttavia i consoli del 63):
Ho appreso, ottimo Lucilio, che Pompei, l’affollata città della Campania situata là dove si congiungono da una parte le coste di Sorrento e di Stabia, dall’altra quelle di Ercolano e cingono con un golfo ameno il mare che dal largo lì si ritrae, è crollata in seguito a un terremoto che ha causato danni in tutta la zona circostante… e ha devastato con ingenti rovine la Campania, mai al sicuro da una simile calamità, ma finora incolume, se pure tante volte attraversata da paura.
È questo l’inizio del VI libro delle Ricerche sulla natura (Naturales quaestiones), libro dedicato ai terremoti e concepito come un instant book, sull’onda dell’emozione del sisma campano, i cui effetti, ancora oggi visibili nei restauri in corso negli edifici danneggiati e negli immobili abbandonati, fermati nel tempo dall’eruzione del Vesuvio nel 79, si ritiene possano essere rapportati al IX grado della scala Mercalli.
Arturo De Vivo
Professore di Letteratura latina
Università degli Studi di Napoli Federico II
Per autorità e grazie al maggior agio che loro permette di compiere approfondite e documentate ricerche, altri molto meglio di me possono discutere su come si svolgesse la vita quotidiana a Pompei prima dell’eruzione fatale.
Argomento da molti ripreso: sia studiosi, come Robert Etienne del quale da qualche giorno piangiamo la scomparsa, sia invece letterati, romanzieri, autori cinematografici. La stupefacente conservazione che dell’antica città ci hanno lasciato le ceneri del Vesuvio induce a credere che quella vita così tragicamente interrotta abbia ancora una parvenza di continuità: è difficile resistere al fascino del continuiamo, talvolta travestito da modernismo. Ma, analizzando le interpretazioni che dell’antica vita quotidiana di Pompei sono state finora proposte, non è arduo scorgervi il segno distintivo lasciato, sull’interprete, dal modello culturale dominante al momento della sua attività.
Pier Giovanni Guzzo
Soprintendente per i Beni Archeologici di Napoli e Pompei
‘Nihil durare potest tempore perpetuo, cum bene sol nituit, redditur oceano; decrescit Phoebe quae modo plena fuit. Sic Venerum feritas saepe fit aura levis’
A. Maiuri, ‘Pompei’, 17a Ed. (1986), 3,
Itinerari dei Musei, Gallerie e Monumenti
Questi versi furono ritrovati su una delle pareti della casa dei Polibii, probabilmente scritti da un compositore invidioso della posizione economica raggiunta da Caio Giulio Polibio, un liberto riuscito a riscattarsi dalla sua posizione di ’schiavo’. Anche se la metrica è discutibile e l’ultimo verso sembra essere stato aggiunto in seguito, il messaggio a Polibio è chiaro: ricordati che tutto cambia, ora sei ricco, ma poi…
Marilena Cipollaro
Professore di Biologia Molecolare
Seconda Università degli Studi di Napoli
L’esperienza di una visita all’antica Pompei ha il fascino di una suggestione unica: la possibilità di appartenere per il tempo della sua passeggiata ad un mondo diverso che si offre cristallizzato dalla lava, in un eterno presente. È inevitabile quindi che tutti gli oggetti, i luoghi di una città indaffarata e ricca di contrasti, non tanto dissimile in questo dalle nostre, incuriosisca e spinga a immaginare anche ciò che non si può vedere: gli odori, i rumori, i sapori che impregnavano Pompei. D’altronde è nota la fama di città ‘ricca’ e godereccia, così come la rappresentano le testimonianze letterarie.
Chiara Renda
Ricercatore di Letteratura latina
Università degli Studi di Napoli Federico II
L’eruzione del 79 d.C. seppellì non solo le antiche città vesuviane, ma anche il vastissimo territorio che le includeva, ma ragioni storiche e scientifiche hanno fatto sì che delle antiche città vesuviane, dal momento in cui esse tornarono alla luce, si conoscessero soprattutto gli aspetti urbanistici e artistici.
È, infatti, solamente da poco più di un decennio che le scienze naturali nelle loro più moderne acquisizioni, ad esempio l’uso della palinologia, applicate alle scienze archeologiche hanno permesso di conoscere gli ambienti naturali che caratterizzavano il territorio vesuviano del 79 e con essi le risorse disponibili per le antiche popolazioni.
Annamaria Ciarallo
Responsabile Laboratorio di Ricerche Applicate
della Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici
di Napoli e Pompei
Scarica il dossier a cura della redazione di Come alla Corte – Edizione 2008-2009
Annamaria Ciarallo: Le scienze naturali e la vita quotidiana di Pompei
Arturo De Vivo: Pompei e la paura del terremoto
Chiara Renda: Il "gusto" di visitare Pompei
Come alla Corte di Federico II, dossier: Un giorno nella Pompei antica
Eva Cantarella: Un giorno nella Pompei antica
Marilena Cipollaro: Una molecola di DNA per comprendere evoluzione, etnia e migrazioni