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La Corte in Rete » Ferruccio de Bortoli, L'economia italiana e la sfida del mercato globale


Incontro con Ferruccio de Bortoli

L’economia italiana e la sfida del mercato globale

Perché non dobbiamo avere paura dei mercati aperti. Se ne discute con Ferruccio de Bortoli.

Federica offre una sintesi dell’incontro, svoltosi nell’ambito di Come alla Corte di Federico II, ovvero parlando e riparlando di scienza.

Ferruccio de Bortoli

Ferruccio de Bortoli


L’economia italiana e la sfida del mercato globale

Perché non bisogna avere paura della globalizzazione? La prima risposta istintiva è nella storia del nostro Paese, protagonista attivo o passivo di successivi fenomeni di globalizzazione: dall’impero romano, alla Firenze dei banchieri, alla Genova dei commerci, alla Venezia dell’espansione a Oriente, alla Napoli capitale del mediterraneo. Nel 1806 Napoleone costruiva in appena tre anni la strada del Sempione, grazie alla quale Milano si apriva ai commerci europei.

Articolo completo

Ferruccio de Bortoli
Direttore del Sole 24 Ore

Il filmato completo, in streaming, è disponibile su Comeallacorte

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Globalizzazione

Non dobbiamo avere paura della globalizzazione, perché l’abbiamo sempre avuta. Sono cambiate le modalità e le dimensioni. Nei secoli dal XII al XV, ha scritto Carlo Cipolla, gli italiani furono all’avanguardia non soltanto nel progresso economico ma anche in quello tecnologico. Parte della tecnologia meccanica fu assimilata, per poi migliorarla, dagli orientali e dagli arabi. Copiammo noi allora, come copiano loro oggi.
L’economia delle città, nel Medioevo e nel Rinascimento, assomigliava molto a quella degli attuali distretti industriali.
Se guardiamo al contributo alla crescita economica fra Paesi emergenti e Paesi avanzati, non vi è nulla di nuovo, quello che sta accadendo oggi ha semplicemente modalità e velocità del tutto diverse.

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Globalizzazione e ambiente

I critici della globalizzazione si concentrano su diversi aspetti negativi. Il divario crescente fra Paesi poveri e ricchi; la distruzione di posti di lavoro nelle economie più mature, a causa di una concorrenza invincibile soprattutto per il costo della manodopera. Il deterioramento dell’ambiente specie da parte dei nuovi protagonisti della globalizzazione che hanno scarsa cultura ecologica, oltre a non rispettare diritti civili e politici.

Il filmato completo, in streaming, è disponibile su Comeallacorte

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Posizione dell’Italia

Qual è la posizione competitiva dell’economia italiana? L’Italia ha perso quote di mercato nel commercio internazionale, dal 5 per cento del ‘90 al 3,6 per cento del 2005, ma è anche vero che altri Paesi industrializzati hanno fatto peggio. I settori delle cosiddette quattro A (abbigliamento-moda; arredo-casa; alimentari-bevande; automazione-meccanica) hanno avuto nel 2005 un surplus di 85 miliardi di euro, purtroppo quasi annullato dal deficit energetico, ma mostrano soprattutto nelle imprese di media dimensione una vitalità straordinaria.

Il filmato completo, in streaming, è disponibile su Comeallacorte

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Deficit culturale

La scarsa propensione delle imprese e delle istituzioni pubbliche alla ricerca è un altro motivo di preoccupazione.
In realtà vi è un problema di preparazione e consapevolezza della classe dirigente, non solo di quella politica, che non sa programmare il futuro e forse egoisticamente se ne disinteressa.
Il nostro vero deficit è culturale. Senza un’adeguata formazione, senza uno spirito imprenditoriale aperto al rischio, senza il premio al merito e lo slancio all’innovazione, il posto che la globalizzazione ci riserva è quello di un mercato di consumo, il ruolo di anziani gregari egoisticamente ripiegati su se stessi e preoccupati più di importare badanti ucraine che ingegneri indiani.

Il filmato completo, in streaming, è disponibile su Comeallacorte

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Biografia

Ferruccio de Bortoli è nato a Milano il 20 maggio 1953. Laureato in Giurisprudenza all’Università degli Studi di Milano. Giornalista professionista dal 1973. Al Corriere ha cominciato nel 1979 come cronista per poi passare alle pagine economiche. È stato caporedattore dell’Europeo e del Sole 24Ore. Nell’aprile del 1987 torna al Corriere con la qualifica di caporedattore dell’economia e commentatore economico.
Vice Direttore del Corriere della Sera nel dicembre del 1993. È stato nominato Direttore del Corriere della Sera l’8 maggio 1997. Lascia il Corriere della Sera il 14 giugno 2003. È stato nominato Amministratore Delegato di Rcs Libri il 27 giugno 2003. È stato Presidente della Casa Editrice Flammarion S.A. e Vice Presidente dell’Associazione Italiana Editori (A.I.E.). Dal 10 gennaio 2005 è Direttore Responsabile del Sole 24 Ore e Direttore Editoriale del Gruppo Sole 24-Ore.

Un “globalizzato” sta meglio di altri?

Il dibattito relativo agli effetti della globalizzazione sulla distribuzione mondiale della ricchezza è molto vivo nei media e fra la gente comune. Da un lato si sostiene che la globalizzazione è una grande opportunità per far crescere l’ammontare mondiale di ricchezza e, quindi, del benessere, dall’altro, la globa-lizzazione è bollata come l’ennesima forma di sfruttamento delle classi più povere da parte delle “multinazionali”. Proviamo a fare un pò di chiarezza.

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Massimo Marrelli
Professore di Scienze delle Finanze
Università degli Studi di Napoli Federico II


Il sistema agroalimentare e ambientale tra sviluppo e sostenibilità

È davvero necessario, signori, che io vi dimostri l’utilità dell’agricoltura? Chi dunque provvede ai nostri bisogni, chi dunque ci fornisce gli alimenti se non l’agricoltore? Come ci vestiremmo noi, come ci nutriremmo senza l’agricoltore? (Flaubert, “Madame Bovary”).
E’ ancora attuale questa domanda, riletta dopo 150 anni, rispetto alla complessità del sistema agricolo-alimentare-ambientale che da allora si è andata sviluppando?

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Giancarlo Barbieri
Professore di Produzioni Vegetali
Università degli Studi di Napoli Federico II


Patrimonio culturale, creatività, sviluppo

L’Italia è presente con successo nel mercato mondiale per la moda, il design, il patrimonio di arte, creatività, per il suo straordinario paesaggio culturale. Saprà mantenere questa sua posizione strategica? In Italia (ed anche in Campania) si registra una delle maggiori concentrazioni di siti riconosciuti dall’UNESCO come patrimonio dell’umanità. Ciò suggerisce di ripensare l’approccio alle politiche di sviluppo, valorizzando con la massima attenzione questa qualità di eccellenza, se si vuole rimanere competitivi.

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Luigi Fusco Girard
Professore di Economia Urbana
Università degli Studi di Napoli Federico II


Intervenire per l’ambiente conviene anche economicamente

È da tempo ricorrente l’affermazione secondo la quale intervenire per l’ambiente conviene anche economicamente. Il concetto è stato rilanciato con forza negli ultimissimi tempi in seguito alla montante preoccupazione per il surriscaldamento globale e alla necessità di tagliare drasticamente le emissioni di gas serra. Poiché queste provengono prevalentemente dai combustibili fossili utilizzati per la produzione di energia e per il movimento di tutti i mezzi di trasporto, questi settori vengono studiati con maggiore attenzione.

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Ugo Leone
Professore di Politica dell’ambiente
Università degli Studi di Napoli Federico II

Fonte: Wikipedia

Fonte: Wikipedia


I beni culturali per il rilancio del sistema Italia

Declino, crisi, peggioramento, decadenza, arretratezza…. Nelle analisi sullo stato di salute dell’economia italiana l’utilizzo di queste parole è sempre più ricorrente. Il sistema produttivo italiano non sembra più in grado di reagire alla concorrenza proveniente, da un lato, dai grandi gruppi multinazionali che la fanno da padrone nei settori cosiddetti high tech e dall’altro dai paesi emergenti (India, Cina, Brasile) che, grazie ai bassi costi, sono sempre più competitivi nei settori più tradizionali e non solo.

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Stefano Consiglio
Professore di Organizzazione Aziendale
Università degli Studi di Napoli Federico II

Fonte: Flickr

Fonte: Flickr


La prospettiva è “riposizionarsi”

I primi anni del nuovo secolo sono stati caratterizzati, a livello globale, dalla crescita travolgente delle economie dell’Oriente asiatico e, parallelamente, da una sostanziale stagnazione dell’economia dell’Europa Occidentale, del Giappone e degli stessi Stati Uniti. Questi differenti andamenti hanno sconvolto in pochi anni le precedenti graduatorie dei paesi per ricchezza prodotta, sono stati generati dalla straordinaria convergenza di alcuni processi giunti contemporaneamente a maturazione negli ultimi anni del secolo scorso, e sono destinati a lasciarci in eredità uno scenario globale profondamente diverso dal passato.

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Paolo Stampacchia
Professore di Economia e Gestione delle Imprese
Università degli Studi di Napoli Federico II

Scarica il dossier a cura della redazione di Come alla Corte – Edizione 2006-2007


Le lezioni del Corso

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Progetto "Campus Virtuale" dell'Università degli Studi di Napoli Federico II, realizzato con il cofinanziamento dell'Unione europea. Asse V - Società dell'informazione - Obiettivo Operativo 5.1 e-Government ed e-Inclusion

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