L’archeologo: un lavoro difficile per la storia dell’uomo
“Archeologia tra scoperta, misteri e conoscenze: alle radici della nostra storia”
Nell’immaginario comune, l’archeologia è legata al mistero, alla visione di tesori nascosti, a miti e mitologia, che hanno trovato ampio spazio anche nella letteratura e nella cinematografia. Ma chi è davvero l’archeologo? Giovanna Greco delinea la figura dell’archeologo, avvolto da sempre in un’aurea di avventura romantica, a partire dalla Atene del V sec. e dai racconti di Tucidide fino ai giorni nostri. Federica offre una sintesi dell’incontro, svoltosi nell’ambito di Come alla Corte di Federico II, ovvero parlando e riparlando di scienza.
Il fascino di un passato più o meno remoto ha, da sempre, sedotto l’uomo che ha raccolto e conservato oggetti antichi senza, il più delle volte, coglierne il loro reale significato; l’antico si è andato identificando, nel corso del tempo, con la rovina o con la bella statua, tanto più carica di suggestioni quanto maggiore la distanza temporale, divenendo paradigma di categorie universali: dalla bellezza, alla meraviglia, all’ideale della perfezione. Tutta la letteratura ha costruito, intorno alla figura dell’archeologo, un’immagine di romantico isolamento, ben espressa in un dipinto di De Chirico del 1937 dove l’archeologo solitario è un personaggio inquietante che ’scava dentro di sé’ e la passione per gli studi archeologici era già stata analizzata da Freud, come una sorta di fuga dalla realtà. Nell’immaginario collettivo personaggi come Martin Mystere o Indiana Jones fanno da sfondo al mestiere dell’archeologo e la cattiva divulgazione accentua sempre il mistero, la caccia al tesoro nascosto, la scoperta sensazionale, senza mai chiedersi un perché o fornire una prova.
Giovanna Greco
Professore di Archeologia classica
Università degli Studi di Napoli Federico II
Il filmato completo, in streaming, è disponibile su Comeallacorte
Come è cambiata nel tempo la disciplina dell’archeologia? E come è percepita la figura dell’archeologo dall’immaginario collettivo?
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Ogni manufatto è un documento.
Alla base della disciplina ci sono quattro fasi: catalogazione, datazione, interpretazione, spiegazione.
Resta centrale l’attività dello “scavo”.
La terra è un libro che tutto conserva. È facile sfogliarlo, il problema è leggerlo, documentarlo e conservarlo.
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Alla foce del Sele, a pochi chilometri da Paestum, c’è il santuario di Hera e nel tempo è stata rinvenuta una quantità considerevole di lastre scolpite che rappresentano l’immaginario collettivo dell’uomo greco.
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Ma come si configura oggi la figura dell’archeologo? Come si forma? Cosa persegue? E quali sono gli sbocchi occupazionali al giorno d’oggi?
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Giovanna Greco è professore ordinario, dall’1 novembre 2001, di Archeologia e Storia dell’Arte greca e romana; ricopre insegnamenti di Archeologia Classica, Archeologia ed antichità della Magna Grecia, Metodologia e tecnica dello scavo archeologico.
Ha avviato e coordinato il corso triennale di Cultura ed Amministrazione dei beni culturali in un progetto internazionale con l’Università di Goerlitz/Zittau.
Bianca Ferrara
Il museo narrante alla foce del Sele (Paestum)
Salvatore D'Agostino
Archeologia e ingegneria
Giovanni Paternoster
La fluorescenza a raggi X (XRF) e i beni culturali
Antonio Massarotti
Cosa resta del passato
Filippo Barattolo
Quando la paleontologia incontra l'archeologia
Inaugurato l’8 novembre del 2001, il Museo Narrante è stato il primo museo archeologico virtuale; racconta la storia del santuario di Hera, impiantato alla foce del Sele dai coloni greci che fondarono Poseidonia nel primi decenni del VI sec. a.C.
Una vecchia casa colonica dell’Ente Bonifica, la Masseria Procuriali, utilizzata già negli anni delle prime scoperte come deposito per i materiali dello scavo, è stata riadattata a sede museale. La struttura, del tutto innovativa, non offre un’esposizione di reperti ma, con emozionanti e coinvolgenti racconti, presenta la storia del santuario, della sua fondazione e della sua riscoperta. Entrando nel Museo si viene accolti dalle leggende sull’origine mitica del culto di Hera legate all’arrivo degli Argonauti guidati da Giasone, e dalla storia dei coloni greci che arrivano nella pianura pestana.
Bianca Ferrara
Assegnista di ricerca
Università degli Studi di Napoli Federico II
I rapporti tra Archeologia e Ingegneria, nella moderna accezione delle due discipline, hanno storie relativamente recenti, in quanto l’archeologia si è sviluppata come ’scienza dell’antichità solo alla fine del XIX secolo. In precedenza gli archeologi, assommavano in sé funzioni complesse, dallo scavo alla catalogazione ed interpretazione dei reperti, dalla conservazione, al restauro, alla musealizzazione. Essi acquisivano sul campo una diffusa cultura del costruire connotata da ‘regole dell’arte’ e dall’uso di materiali tradizionali che si poneva in stretta continuità con la storia del tessuto edilizio e monumentale antico; l’archeologo Amedeo Maiuri, ad esempio, non sentiva certo la necessità di consultare un ingegnere nello scavo e nella ricomposizione della Casa dei Vettii a Pompei.
Salvatore D’Agostino
Professore di Scienza delle Costruzioni a riposo
Università degli Studi di Napoli Federico II
Negli ultimi 60 anni si è assistito ad un notevole sviluppo delle metodologie scientifiche nel campo dei Beni Culturali, dall’archeologia alla storia dell’arte. Tali metodologie hanno permesso di ampliare ed approfondire la conoscenza delle società e delle culture del passato. Accanto al ben noto metodo del radiocarbonio, che ha permesso di datare molti reperti di natura biologica, altre tecniche sono state sviluppate e applicate per studiare e caratterizzare i materiali costituenti i Beni Culturali. Tali studi si sono rivelati non solo indispensabili per la diagnostica, il restauro e la conservazione (i più importanti musei e istituti, come il Louvre e l’Istituto Centrale del Restauro, dispongono di avanzatissimi laboratori scientifici), ma anche utilissimi per determinare la provenienza delle materie prime e per ricostruire le tecnologie di realizzazione dei manufatti; fattori legati allo sviluppo e agli scambi sia commerciali che culturali. Tra le metodologie fisiche, finalizzate allo studio dei materiali, vi è la fluorescenza ai raggi X.
Giovanni Paternoster
Professore di Fisica sperimentale
Università degli Studi di Napoli Federico II
L’antropologo francese Marc Augè oppone luoghi a spazi: se uno spazio è un’entità geometrica, un luogo è un’entità antropologica, racchiude nei segni evidenti lasciati da eventi naturali e dall’azione dell’uomo, esigenze di sopravvivenza o manifestazioni della sua creatività, l’evoluzione della relazione fra natura e uomo e sostanzia l’identità culturale di una comunità, caratterizzata dai suoi valori storici, artistici, ambientali. Questa consapevolezza è antica: basta pensare al mito di Mnemosine, la divinità che impersona la memoria per i greci ma è anche la madre delle muse, di tutte le abilità artistiche umane.
Antonio Massarotti
Dirigente di ricerca Istituto di Cibernetica ‘Eduardo Caianiello’ – CNR
La Paleontologia è la disciplina che studia i fossili, cioè testimonianze di organismi delle passate epoche geologiche, giunti a noi preservati nelle rocce. L’etimologia dal greco significa letteralmente “discorso sugli esseri antichi”. Il fossile non sempre, anzi, quasi mai, corrisponde all’organismo in toto. Di grandi e voraci squali di 50 o 60 milioni di anni fa non resta, per esempio, nella roccia, che qualche sparuto dente. Comunemente rimane la parte più resistente, il guscio, lo scheletro o parte di esso. Sono questi gli elementi che testimoniano la presenza dell’organismo nel sedimento. Le tecniche di indagine paleontologica, pertanto, sono tese a ricavare in maniera diretta o indiretta le maggior informazioni a partire da questi esigui resti fossili. L’interesse scientifico della Paleontologia abbraccia tutta la storia della vita sulla terra e quindi spazia su tempi geologici di decine e centinaia di milioni di anni, se non miliardi. Epoche della terra di molto precedenti alla comparsa dell’uomo.
Filippo Barattolo
Professore di Paleontologia
Università degli Studi di Napoli Federico II
Scarica il dossier a cura della redazione di Come alla Corte – Edizione 2008-2009
Antonio Massarotti: Cosa resta del passato
Bianca Ferrara: Il museo narrante alla foce del Sele (Paestum)
Come alla Corte di Federico II, dossier: L'archeologo: un lavoro difficile per la storia dell'uomo
Filippo Barattolo: Quando la paleontologia incontra l'archeologia
Giovanna Greco: L'archeologo: un lavoro difficile per la storia dell'uomo
Giovanni Paternoster: La fluorescenza a raggi X (XRF) e i beni culturali